Due sconfitte che meritano attento esame

Due sconfitte che meritano attento esame J PRIMI RISULTATI... Due sconfitte che meritano attento esame Le squadre, si sa, sono organismi delicati. Chi lavora per prepararle, chi le costruisce con 1 migliori pezzi a disposizione non sa, poi, al momento della lotta, se la sua creatura funzionerà a meraviglia o se il motore si incepperà e tutto andrà « arrosto ». E' noto quanto è successo domenica in occasione della «. prima » del campionato. Grandi affermazioni di compagini che ancora alla vigilia parevano male in arnese e severe sconfitte di unità dalle quali si attendeva un esordio brillantissimo. Le sorprese vengo- no ora spiegate col fatto che si è all'inizio appena e che ci sono nelle varie inquadrature, parecchi ritoc chi da effettuare, ma è forse più'esatto rilevare che molti giudizi vanno mutati, perchè si riferiscono ancora alla scorsa stagione e non rispecchiano lo stato attuale delle cose. Le discussioni riguardano le rese del Torino e dell'Ambrosiana, le due squadre di gran nome che hanno ceduto in casa. Tutto il resto è abbastanza normale e previsto. Cile il Bologna potesse imporsi ad un'Alessandria ancora in via di sistemazione era logico pensarlo. Che l'attrezzatissima Lazio prevalesse sull'ancora incompleto Milan lo dicevano tutti. Che Napoli e Roma fossero, calcolato per gli « azzurri » il vantaggio del fattore campo, su di una' linea di equilibrio era anche ammesso. Che la Juventus potesse reggere alla meglio l'urto con il Bari, pur lamentando l'assenza di parecchi titolari, era nelle previsioni di quanti conoscono la complessiva solidità dell'« undici s> bianco-nero. Che la miglior classe della Fiorentina ed il più gagliardo impeto della Lucchese portassero le due rivali regionali ad una divisione dei punti; che la Sampierdarenese riuscisse, sia pure a stento, ad acciuffare la vittoria nel suo incontro con il Novara era considerato possibile. Ma non si credeva proprio che l'Ambrosiana ne combinasse subito una delle sue e che il Torino deludesse-in modo cosi assoluto. Eppure tutto ciò è avvenuto ed ecco data la stura, in campo « granata > ed in campo « nero azzurro », alle critiche ed alle discussioni, alle accuse ed al rimpianti. C'è motivo di agire cosi? Ragioniamo con calma. L'Ambrosiana ha, anche que3t'anno, grandi nomi, ma non una forza riconosciuta e collaudata. Al termine della scorsa stagione i dirigenti hanno dovuto sostituire o mutare molti elementi. Più di mezza squadra se ne è andata, ed i partenti erano, ricordatelo, Ceresoli, Pitto, Faccio, Porta e Demaria, mentre altri uomini, per motivi vari, hanno di volta in volta lasciato vacante il loro posto. Gli acquisti per rimpastare il complesso sono stati parecchi, ma non tutti i nuovi si sono rivelati autentici grandi campioni. Sin dalle gare di Coppa Europa Peruchetti non è più apparso l'uomo degli Incontri in maglia « azzurra ». E tutti sappiamo che una mediana comprendente Ghidini, Turchi e Locateli! non è un reparto di eccezionale valore, ma uno schieramento che può avere momenti buoni, in quanto almeno due dei tre componenti posseggono doti tecniche non comuni, e fasi di oscuramento, in quanto tutti e tre gli elementi non sono mai stati di rendimento regolare. Cosi all'attacco, trovate due estreme veramente ottime, s'è poi do vuto rimediare alla meglio alla partenza di Demaria, il quale ha creduto conveniente tornarsene in America dopo di aver sino all'ul timo momento lasciato credere che un altro anno di permanenza nelle file <■< nero azzurre » non sarebbe stato improbabile. Un sostituto di valore non lo si è più trovato ed allora si è avuto l'acquisto di Bisigato, che è un mediocre. complicare le cose è seguito pri ma il cattivo giuoco e poi la rinuncia a scendere in campo dMascheroni, si che anche la coppia dei terzini è risultata debole malsicura. Se si tien conto di tutti questguai e si osserva bene in qualformazione l'unità nero azzurra Bcesa in campo, non stupisce troppo il successo ottenuto dalla Triestina, squadra combattiva, atleticamente ben preparata, ricca di uomini di valore, smaniosa di affermarsi. Il risultato conferma i dubbi che già si nutrivano sul conto dell'Ambrosiana, che è certo complessivamente meno forte nell'edizione attuale, e permette di constatare che la Triestina, prendendo a giuocare con quell'intraprendenza che nel passato le mancava nelle gare in trasferta, è davvero sulla linea degli autentici squadroni. Potremo sbagliarci, ma ci pare che il campionato debba riserbare più soddisfazioni agli «alabardati » che ai « nero azzurri ». Ed il Torino ? Questo è un caso diverso. C'è da rimproverare i giuocatori, non da gettar la croce addosso ai dirigenti ed all'allenatore. Gli uomini che reggono il sodalizio sono al loro posto con itamutàto entusiasmo, con fede sempre viva. Feldman non è un venditore di fumo. E' un valore come tecnico e come istruttore, e devono saperlo anche quanti non hanno approvato il licenziamento di Carnielli. I ragazzi sono stati chiamati per tempo ad una vita collegiale in preparazione al campionato. Si è avuto fiducia in essi fierchè s'erano conquistati molti tioli di merito, ma un male sottile ha minato le pur salde basi dell'unità: la presunzione. Già nel periodo di preparazione un osservatore attento avrebbe potuto vedere che i « granata », dopo i molti successi della scorsa stagione, guardavano alla nuova grande fatica come ad un'impresa, abbastanza facile. E' mancata, quindi, ai più, la ferrea volontà di temprare al massimo i muscoli ed-il cuore. S'è radicata, nei più, la convinzione che si sarebbe potuto fare sufficientemente bene senza faticare troppo. La doccia fredda, il richiamo alla realtà vera la si è avuta, invece, subito alla prima partita. C'era da battere il Geno va ed il Torino ha preso a giuo care come se la vittoria dovesse maturare per forza di cose. Ma il Genova, ritenuto « materasso » era invece squadra viva, pugnace, ben impostata, volitiva. Il Genova ha cominciato col segnare un punto, poi ha resistito molto e bene prima di farsi raggiungere dagli avversari, nei quali la sorprendente realtà agiva in modo da innervo- «lire gli uomini e da sconvoig'-'-o il giuoco della squadra, infine è partito a fondo per vincere ed è passato a suo agio. Sia data piena lode al Genova che risorge, ma si schiocchi pure una frustata al Torino che può e ^jye fare assai meglio. Bisogna cne l'unità granata ritorni al suo giuoco, ritrovi il suo impeto, impegni tutte le sue energie. Gli autentici squadroni debbono lottare sempre, non cullarsi nella presunzione di una forza che per affermarsi deve essere impiegata senza riserve. Bologna e Juventus sono ancora degli esempi in proposito Bologna e Juventus. Proprio le squadre che potranno far parlare molto di sè nel campionato cheesse hanno iniziato con l'autorità delle compagini di eletto rango. Luigi Cavaliere Il i dl D

Persone citate: Ceresoli, Demaria, Faccio, Feldman, Ghidini, Luigi Cavaliere, Pitto, Porta, Turchi

Luoghi citati: America, Bologna, Cile, Europa, Lazio, Napoli, Roma