Le celebrazioni campane inaugurate a Napoli

Le celebrazioni campane inaugurate a Napoli Le celebrazioni campane inaugurate a Napoli ta figura di Luigi Settembrini rievocata da S. E. Federzoni - Una mostra d'arte e una storico-bibliografica * Un'ara alla memoria di Scipione Africano Napoli, 14 notte. Questa mattina hanno avuto inizio le celebrazioni campane ivolute dal Duce con l'intervento Idei presidente della Confederazione dei professionisti e degli artisti, on. Pavolini, del direttore generale comm. Di Marzio, di S. E. il Prefetto, del Federale e di tutte le principali autorità della provincia. Nella palazzina spagnola al Maschio Angioino è stata inaugurata la Mostra del paesaggio napoletano dell'800. Successivamen-» deserehsechppone pitoMossete nella Biblioteca nazionale a Pa . lazzo Reale è stata inaugurata*] gruna Mostra 8torico-bib]iograflca-[™del Grandi campani, nella qualei figurano opere, manoscritti estampati. Fra questi sono l'autografo della Gerusalemme conqni-' stata e varie lettere del 7asso„ autografi di Ettore Fieramosca,, Salvatore Rosa, Luigi Settembrini. La visita alla Mostra ha .susci varagCue denaltato il più alto interesse negli in-Etervenuti, che sl sono aoffermaU gc,lungamente ad ««opinare aut°- ilografi di Vincenzo Bellini, Domeni- co Ctmarosa, Durante, Lomello, pPaistello, Merendante. Spontim,. |#Pergoleai, Piccmru, Scarlatti e|irie o , e i o e a l , a Scarlatti Martucci Nelle prime ore del pomeriggio; a Liternum, dove Scipione l'Afri-, cano trascorse esule gli ultimi anni della sua gloriosa vita, è stata inaugurata alla sua memoria una ara, e il discorso commemorativo è stato tenuto dal prof. Maturi. Ma il ciclo ufficiale delle manifestazioni campane è stato aperto stasera al Teatro San Carlo, da S. E. Federzoni, presidente del Senato, con la celebrazione di Luigi Settembrini. Il teatro era gremito: il Governo era rappresentato dal Ministro Lessona, il Segretario del Partito dal Federale di Napoli. L'oratore, dopo il saluto al Re e al Duce, dice che con le manifestazioni che oggi hanno inizio, gli italiani della Rivoluzione rinnovano la loro fedeltà a quei supremi valori dei quali altri popoli hanno smarrito la consapevolezza e l'amore. «I nomi che ci apprestiamo a glorificare — dice l'ora tore — non rappresentano solo l'incomparabile contributo di Napoli e delia sua regione alle più luminose tradizioni della patria; noi ravvisiamo e veneriamo in quei nomi le perenni idealità religiose, nazionali, militari, morali, scientìfiche, artistiche, che sono il meglio della nostra coscienza e del nostro pensiero. Qui la mente umana toccò le somme vette della speculazione teologica e filosofica; qui essa intuì prima le leggi provvidenziali della storia; qui nacque spontaneo e vigoreggiò prima che altrove, il senso dello Stato; qui il più nobile e generoso sangue fu sparso perchè l'Italia fosse unificata, perchè questo bene di tutta la Nazione fosse realizzato, pur se ciò dovesse costare la fine del più vasto degli Stati italiani, e una delle maggiori capitali d'Europa dovesse diventare il più grosso dei capoluoghi di provincia ». Passa quindi ad analizzare il valore dello scrittore e dello studioso, riassumendo le censure con le quali gli ipercritici dal frigido intellettualismo pretesero negarlo o diminuirlo. Di quelle censure fece giustizia una volta per tutte Francesco De Sanctìs. L'oratore si sofferma sopratutto a precisare la grande importanza psicologica e artistica delle .Ricordante, magico panorama della Napoli della prima metà dell'Ottocento. L'oratore conclude: « Sono venuti i tempi nei quali il Settembrini, antivedendo, sperò, come già l'Alfieri, fossero per adempiersi i suoi voti. Il Fascismo, che per opera del Duce e del popolo in armi ha aggiunto alla gloria sabauda la corona dell'Impero, saluta, o napoletani, nel vostro 3om ibpnmz(neng^pcfx^dinanssprztacydnrerePDlnscMnssgdcvqdrqzzmmntndetqslnsspgpdiPdamo concittadino uno dei massimi pprecursori della nuova grandezza ! rd'Italia. L'orazione è stata accolgata da entusiastici applausi. | n| qnl> fraeSaggiO napOletanO | rdelFOttocento % Napoli, 14 notte. Chiesta da vari scrittori, in polemiche e in scritti occasionali, — e specialmente da Ugo Ojetti, — gvvsfsquesta Mostra è stata elaborata e1 spreparata con sforzo esclusivo di napoletani. E diciamo subito che msi trattava di opera specialmente ! tardua. L.mitarne la materia alla |nsola pittura oi paesaggio, non si-!1gnlftca abbandonare il disegno dl I traccogliere in una grande rosee-j»gna di tutta la pittura di tre se- mcoli, Sei, Sette, Ottocento, le ma-1 qnifestazioni dell'arte meridionale,]dma piuttosto verificare in cauta Psede preliminare certe definizioni |tz t i. x. ve certe valutazioni nuove, che co-! m "ciano ad essere qua e là in-; tulle da parecchi critici. E del re- sto, quella del paesaggio è la Par" pte più nota della pittura napole- j £tana dell Ottocento, que^a a ra- j gione o a torto, più oberata dai mluoghi comuni. | QCcmlenla Casina Spagnola, non solo dàn-1 eno immediato il senso d'una con-iftinuità di spiriti e di forme,, da[ mun Pitloo, che è dei primi anni|idel secolo, alla prima maniera di | Cqualche artista, come Vincenzo; rCaprile, vivente fino a pochi mesi | sfa, ma presentano alcuni pittori,!scome il Dalbono o l'Esposito, in] funa luce assolutamente nuova, ed | laltri, come il Nicola Palizzi, il Fe-j sderico Rossano e il Toma, il Cam-] marano, il Mancini paesisti, sono i uaddlrittura svelati per la prima'v70 artisti 220 opere Ma la fatica è stata subito premiata dai risultati. Le duecentoventi opere, di circa settanta artisti, distribuite nelle sei sale dei- volta in tutta la loro ignorata e misconosciuta importanza. Ma in che consiste, al lume di questi primi organizzati documenti, la ormai celebrata continuità cBnf della pittura napoletana? Con un!senso quasi discorsivo della chia-Irezza storica, gli organizzatoriIhanno esibito nella prima e nella seconda sala un gruppo di opere che non hanno notevole valore di per sè, ma rappresentano come un ponte tra il paesaggio ancora scenografico o completamente del Sei e del Settecento e lo spirito rapido e sintetico del pieno Ottocento. Nelle grandi composizioni di un Mattei, per esempio, si ritrova la osservazione colorita e gustosa, sebbene di limitato valore icono- . ] grafico, di un Micco Spadaro, co[™«_^er^f_*ri« dijpaesealla^Sal vator Rosa. E nei grandi e decorativi dipinti di un Gabriele Smargiassi, di un Luigi Serriteli!, di un Consalvo Carelli già si intravede uno sposalizio ideale tra la larga e vigorosa pennellata dei pittori del Seicento e 11 vigore impressionista dell'Ottocento. Anzi, mentre alcuni documenti di uno Smarglasdl un Carelli lasciano esitan- E *u, seco]o che fu lor0| gc,as8lf,cano bene avanti 'nel seco. ilo decimonono, addirittura nella dl Gi fe ,n „ che preparava l'arte del Palizzl, e del |#uItinla grande pattuglia del pe|iriodo: cammarano, Rossano, Dal- ; , e , i a o ù ; i , l e e e ; ò o o a e e i e i l n o o e e , i . e e o a ibono. Transizione La posizione di questa corrente paesistica nel grande impressionismo italiano e nei confronti dei macchiaioli, appare ora abbastanza chiara. Nessuna esperienza, (nessun aspetto del libero scatenarsi dell'estro pittorico, nessun gioco di quell'individualismo del ^pennello che procedeva per macchie, per tocchi, per sintesi, ha fatto perdere ai napoletani un loxo calmo e quasi severo senso ^della realtà: un paese è sempre ina paese, una casa è una casa, un albero è un albero. Si direbbe che nell'Ottocento la chiarezza latina si compiaccia e si glorifichi nello spirito napoletano. Dagli stranieri Pltloo e Duclère, che agli inizi del secolo assimilarono quel tanto della corposa atmosfera seicentesca ancora sopravvivente, e yUa via, alla impressionante produzione di un Gigante, e al meno noti Ercole Gigante e Gaetareo Forte, Gabriele Carelli, vigoroso e quasi seicentesco paesista, e Achille Carrlllo, fino ai minori PaJizzi, Nicola e Giuseppe, a Dalbono della prima maniera, all'ascetico Rossano, a un Gaetano Esposito contenuto e muscoloso,, al Cammarano del paesaggi collonlali, all'austero Toma, a Mancini giovane e a De Nittls nom ancora parigino, domina insieme ad una versatilità prodigiosa, come un giuramento di famiglila: tra il pittore e la natura si determini sempre un'armonia; che la natura sia piuttosto servita, che violentata. I luoghi comuni più acquisiti, quelli che nemmeno i conoscitori delia pittura napoletana avrebbero discusso, già dimostrano In questa rassegna la loro frivolezza. . E prima di tutto il pregiudizio di una Napoli Irresistibilmente coloristica. Nel temperamento pittorico napoletano domina, al, il colore; ma esso esercita una funzione che si direbbe finora insospettata. Non vuol tradurre con mezzi facili e di sicuro effètto, con chiassosi ed elementari contrasti quella « festosità », quella « affettuosità », quella * esuberanza » che son bastate, nell'ultimo quarto di secolo, a definire il fenomeno quasi folcloristico della pittura napoletana. SI guardino, per esempio, i risaputi toni di smalto e di madreperla dl alcuni inediti e meravigliosi Giganti; ma ci si fermi sopratutto innanzi al vero periodo dl un Dalbono e di un Esposito, innanzi a certi dipinti di Nicola Palizzl, ingiustamente soffocato dalla fama del fratello, innanzi ad una. Caccia al cervo di Filip i po Patizzi, e al paesaggi maggioa ! ri di C'ammarano e di Rossano, ga due impressioni di neve e di | nebbia di De Nittis: il colore in | questa pittura ha sempre unafunzione costruttiva, quasi si diO | rebbe architettonica; mai si de-— — grada ad una funzione decorativa; anzi in alcuni pittori la tavolozza è di una Sobrietà severissima. Determinata la forma, diffusa l'atmosfera, la ricerca cessa, quasi paurosa degli effetti e1 sgargianti, i D groviglio di equivoci che doe minano su questa pittura non poe ! teva essere evitato. Bisogna tea |ner cont° che agh inizi del seco-!10' ,sono le esigenze pratiche del l I turismo romantico che impongono -j»1 quadro di paesaggio un - mensione di due o tre dee, -1 quadrati e agli autor una proe,]duzione . E^^nlj£V a Paesaggio napoletano deU Otto i |tent0 » *^'"f0,,^1 ?° * venir de Napies. Per un certo-! sua efficacia commercia--; £ ^ prettamente co- , artistico, e in questo" periodo di eccezionale favore han- j £ t t esplicare tutta la loro - j un ^1Uoo e w Gigantei ma ; coevi 0 separi Smargiass | Q Ducière, Carrillo o VianelliCarelli o Giusti, La Volpe o Franceschini dovevano, necessariamente, tenere maggior conto delle esigenze commerciali che della evoluzione di forme la cui orisi-nalità non era, in loro, nativa. S-1 era, naturalmente, costretti a pro-iferire quegli angoli di paese che a[ maggiormente impressionavanoi|ia sensibilità dei turisti romanlii | Ci ^ per raggiungere una consick-o; revole produzione commerciale si i | sostituiva con la volgare suq;ie-,!stione del pittoresco e con lan] facilità del colore sgargiante,d | la forza plastica della pittura -j schietta. -] La mostra è stata arricchita di o i un catalogo biograf.'-o-crit:co doa'vuto al dott. Felie De Filippi?- e i à che, in collabore: ."«e col pr )'.. Barillà e altri irtisti e amatori napoletani ha organizzato la difficile esposizione. Alberto Consiglio.

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