La radio di Addis Abeba funziona nuovamente in pieno

La radio di Addis Abeba funziona nuovamente in pieno La radio di Addis Abeba funziona nuovamente in pieno Le prime conversazioni telefoniche con Roma Un colloquio del Federale col Segretario del Partito - Parla il nostro corrispondente II nostro corrispondente da Addis Abeba ha nvnto ir ri la prima conversazione radiotelefonica gioi-miliètica con l'Italia. l/espcrimento, proceduto dai colloqui dello autorità, b pprCcttamontA riuscito. Attilio Crepa* no fa.qui una narrazione fedele e suggestiva. Addis Abeba, 9 notte. Ho percorso nove chilometri «ella foresta di Addis Abeba. Orini tanto un baraccamento di bersaglieri si affaccia sulla strada come un biglietto da visita. Gruppi di operai fatino la toeletta alla vecchia strada attraverso la foresta inaugurata dal negus, nemica giurata di ogni elementare traffico civile. Altri operai riparano l'acquedotto; altri lavorano ad una cava di pietra. Tutti in tuta cachi, molti con le decorazioni di guerra sul petto e distintivi fascisti. Seimila chilometri Al di là della foresta, in mezzo a. una pianura verde, le torri della radio: piccole Eiffel alte sessanta metri. Siamo al centro radio di Addis Abeba; pattuglia aronzata del nostro apporto di civiltà in Etiopia, progettata, diretta, costruita cinque anni or sono dai tecnici e con materiale completamente italiani, la quale ha dato eccellenti risultati. Fortunatamente il saccheggio e le distruzioni vandaliche dei giorni della fuga del negus ,non fwono troppo meticolosi. Il mobilio e tutto quanto vi era di utilizzabile, fu rubato. Le macchine e i motori ebbero danneggiamenti poco più che superficiali, per la massima parte. Soltanto alcuni elementi, dal cuore di vetro fragilissimo furono fatti tacere a colpi di piccone. Adesso la Regia Marina, prima con mezzi di fortuna, poi perfezionando le riparazioni e migliorando gli impianti, ha portato quasi alla perfetta efficienza questa potentissima stazione radio, capace di parlare intorno a un raggio di diecimila chilometri. 11 tempo favorisce oggi gli esperimenti di trasmissione radio- (*'»^ Addi° Abeba-Roma , U^»«««W -i Primi di giù- 0 Uao e interrotti poi da un in prouwso male al cuore della mi ,■„]„ maggiore, ripresi recentissi- wwm^,to *°" le conversazioni del Vjrci.è c di fl| , - respoma. W dell'organizzazione civile e militare dell'Impero Sono le sette di sera; adesso a Roma sono le cinque del pomeriggio. Qui ci sono già le stelle fiorite improvvisamente sulla lastra turchina del cielo e a Roma, lu i;ece, è il sole. Fa freddo. Chiu diamo la finestra della saletta do ve il Direttore del centro radio, capitano Alfco Brandimarte e il Sovra-intendente , dell Etiopia, ai servizi radio Comandante Mario Rappini, tentano già l'infinito col gettare questo favoloso ponte di parole sopra i scimila chilometri sc2>arano Addis Abeba da goma " Viva il Duce! „ Nella soletta c'è, incorniciato con cura, un cartoncino bianco con l'elogio e l'incitamento autografo del Maresciallo Graziani alla Ra- rfto della Manna. Quando arriva rono quelle poche righe, quando [furono lette al reparto eroico, i marinai, sul lavoro estenuante di ™« *• « "~ - \cora ti magro riposo e cercarono, aggiustarono, provarono; milioni di parole furono lanciate sullo spazio celeste alla ricerca delle io <*« ™*° «";.' «azioni Vinsero: ""° 8crn tard> arrivò alla cuffia u» primo balbettìo incerto: poi «no ben distinto, e subito dopo ravviso regolamentare: « Roma, Roma, Radio San Paolo, Roma. ' manta » «Addis Abeba \ franto, pionio». «Aaais Aoeoa, pronto pronto, viva il Duce! Qui Attimo -Marina Addis Abeba, pron\to, pronto». Le voci tremavano, \„M no era colpa dfUa radio_ L^S' Triil ?rarfan\e \Brandimarte è alla cuffia. Il ponte |deHe onde è solidamente lanciato: bastano pochi tentativi, poche pro ve. Nella saletta siamo in quattro. U //fa , e cfd„, „, s ,. J.', , „ , ., . . 1 tanoFederale Cortese,ilqrnle do manda il Direttorio del Partito. Aitimi. Silenzio perfetto nella soletta. Cortese sorride; ecco, rispondono: «Pronto, pronto. Sì, Addis Abeba». Le signorine sono emozionate, la loro sveltezza professionale è naufragata assieme a un nervoso di risa e a un nodo di pianto. « Vorrei parlare col Segretario j dei partito ». ; TT „!,,.„ nttìmn r-nr/rto «orrì. ' .u" «J*™^T^t^^tJuTai ;fe- ? fs "tolto, più disinvolto di itutti- Sa'"" brevi- Poi: j « <?«i tutto bene. Lavoriamo. So | ito felice di farti sentire dalla mia \VOC0 ohe facciamo di tutto per as\sistere operai e soldati, in procin- to di divenire i pionieri della costruzione dell'Impero. Il Viceré tutti i giorni ispira col contributo del suo cuore questa opera nostra ». Le parole di S. E. Starace Cortese ci fa un cenno: ci precipitiamo su un microfono di controllo. Parla Starace: « Assistete gli operai, sempre meglio curate i soldati; fate sentire come rjuotidiunamcnte il pensiero amorevole del Duce sia vicino a loro. Questo ti raccomando, soprattutto ». Cortese assicura, ricorda alcune opere in corso di realizzazione per J ngarantire una più larga assisten- cso ai lavoratori italiani, e da sei- ! gmila, chilometri, ancora Starace, [dpqGSmzzDbpttmsamrfiarspdqbtfsprmilIdcvbrrcdinmfoucmncbtpdqvdsmDcmlcrvccptuavmvtiIrmcimgnstptscCqbAsadsddCrilrnrleolDnnvtdvzsridnsrivolge raccomandazioni, inciteimento, elogio per quello che è stato fatto. mzlEntra adesso l'ingegnere capo zdei sert'ùi civili dell'Impero. Te- le fona anche lui a Roma col Mi-\p| nistro dej £,avorj pubblici da Ad-1 sAbeba * v «■ ... Radio Ma- Ni «5»' Addis Abeba, Radio Ma-1zlina Addis Abeba, Radio Mar\na,[ t , 0 , i o : o , . , e e : pronto, pronto. Eccellenza, siamo qui, il primo nucleo di tecnici del Genio Civile e dell'Azienda della Strada e devotamente assicuriamo a V. E. tutta la nostra dedizione al lavoro felicemente iniziato in nome del Sovrano e del Duce ». La voce trema. Anche S. E. Cobolli Gigli è commosso; interrompe, vuole sapere, si interessa particolarmente ai progetti, allo stato delle costruzioni agli arrivi del materiale. La conversazione si fa serrata; il Ministro conclude: «Abbraccio tutti; mi pare di avervi qui nel mio gabinetto, nome quando partiste. Auguri, auguri per il lavoro! Vi abbraccio ». Anche questa conversazione è finita. La voce di Roma in ultimo aveva la raucedine; allora l'esperimento si infittisce, e siccome vi sono di fuori, sul limitare della porta in attesa tutti gli ingegnai del Genio Civile di Addis Abeba, qualcuno ottiene di parlare dalla bontà del comandante Brandimarte. E' una fortuna insperata. I tre fortunati prescelti tremano pensando di non trovare la persona più diletta all'altra parte. Che faranno a quest'ora a casa? A Roma sono le diciotto; è settembre, il mese jaiù dolce a Roma. Chissà. Il primo numero richiesto risponde. E' proprio la moglie del richiedente. Egli è felice, raggiante: vuole cominciare in bellezza: Attimi di emozione « Pronto, pronto, qui Addis Abeba, Radio Marina Addis Abeba». « Stupido! ». La giovane signora ha creduto in uno scherzo; la richiesta è ripetuta. Questa volta con più fortuna. Vediamo il volto dell'ingegnere spianarsi, sorridere; incomincia: « Amore mio, amore mio »; poi sbotta a piangere forte forte. Ecco un altro fortunato: chiede una società di canottieri; ma anche il portiere dei Canottieri « Am'ene » crede a uno scherzo. Finalmente viene un rodo e scambia col suo interlocutore ragguagli suequipaggi, sulle regate sul biondo fiume, interrotti dagli entusiastici saluti di tutti i presenti. Il comandante Rappini e il capitano Brandimarte approfittano della straordinaria praticità di questi esperimenti per regolare volumi e toni. Prendono appunti, danno ordini. Le parole corrono sui binari sino alla stazione termineile delle torri di San Paolo. Da un apparecchio risponde una cameriera, e si sente distinto il morbido suono di un pianoforte: l'interlocutore in Addis Abeba chiude gli occhi come se si fosse realizzata improvvisamente davanti a lui, fiorita dal piccolo cerchio del microfono l'immagine più cara della sua vita. Quel sìiono di pianoforte è tutto il suo mondo, tutta la sua casa che ritorna. E' un attimo soltanto. Poi inizia con* allegria schietta e vivace la conversazione con la giovanissima moglie e col bambino: « Addis Abeba è piena di fiori; vedrai, avrai un giardino tutto per te. Sì, ci sono i moretti e anche i cavalli, si. Anche i bersaglieri. Il Duce è sopra di me, qui... ». Tutti alziamo la testa verso il ritratto di Mussolini; tutti abbiamo lo stesso pensiero di infinita commozione e gratitudine verso il fondatore dell'Impero. Hanno tutti finito; ecco, tocca a me. Ridevo della commozione degli altri; pensavo che sarci stato normale, sicuro. Aurei improutnsato belle parole, ceco. Avrei detto, telefonando al giornale, semplicemente: «Buon giorno, direttore», oppure, meglio: «Buona sera». Anzi avrei cominciato cosi; comincicrò cosi: « Direttore, sono Crepas ». Mi dònno la cuffia; qualcosa ho qui, qui alla gola. Non rido più. — Pronto, pronto. Qui Addis Abeba. Pronto, Stampa; pronto, sì, Addis Abeba, andiamo, andiamo, sono... Attilio Crepa» crinmcftcpcic3zsdEvvtIatfsugpgcEsr1ssedvcS1gdpdvC2oR«Htdz2psMPlnM22bD