Come sono i grandi

Come sono i grandi Come sono i grandi Perchè, a nove anni appena compiuti, avere un cuoricino cosi tenero, così sensibile che un nulla lo gonfia di pena e di lacrime? Ma domandar questo a Mirella è come domandarle perchè è nata. Che cosa volete che possa rispondere? Ella sente, non sa, e non ha ancora imparato (e forse non lo imparerà mai) a inghiottire, senza farsene accorgere, quel nodo amaro che la stringe alla gola, appena qualcuno la guarda senza sorridere. — Piagnona insopportabile, dice talvolta di lei sua madre, irritata da quella sensibilità e presa dal desiderio di vedere la sua bimba simile a tante altre che ridono e cantano tutto il giorno. Beninteso che se Mirella cantasse o ridesse tutto il giorno, vedrebbe sua madre costernata prendersi la testa fra le mani e gemere sull'egoismo inaudito dei figli. E che pena le farebbe, allora, che pena! Perchè questa è la tragedia di Mirella; provare per i grandi una pena che non .finisce mai. Ahperchè il mondo non è solo pieno di bambini? Ella li conoscbene i bambini, e fa parecchiesperienze coi piccoli del vicinato : sono cattivi, talvolta, dicono brutte parole e cercano di batterla in certi momenti e la ingiuriano, magari le sputano addosso, ma poi sono allegri, contenti, sanno sempre quel che vogliono e non chiedono affatto di esser compatiti. Ma i grandi ! Nel piccolo mondo di Mirella tutto sarebbe bello, se il babbo non fosse così irritato di andare a lavorare e poi così annoiato nei giorni di festa, se la mamma non piangesse quando i clienti non vengono (ella abile nel rivoltare vestiti da uomo) e non li maledicesse quando vengono, e se la zia Aurelia... Ah, ecco, la zia Aurelia le fa più pena di tutti, più della mamma stessa che pure è magra, patita, coi capelli tirati e sempre collo stesso abituccio addosso, mentre la zia Aurelia è invece grassoccia, pettinata alla moda, con gli anelli nelle dita e spesso, vestita di nuovo. Ma quando viene e si mette a sedere davanti a quella macchina da cucire, dove dall'altra parte sta la mamma come un giudice, è sempre lei che finisce col piangere. E allora Mirella, col cuoricino straziato, deve scappare nell'altra stanza, perchè non regge a quella vista, ma anche di la la voce severa e implacabile della mamma la raggiunge. — Se penso che tu sei la vergogna della nostra famiglia, mi vien voglia di cavarti gli occhi. No, non mi fanno invidia i tuoi vestiti, i tuoi anelli, tutte le tue frandezze, dovute al disonore, e appena venuta dal paese, invece di metterti con uno che non ti ha sposata e fare la mantenuta, tu fossi venuta qui, con noi com'era tuo dovere, tutto sarebbe andato benissimo. Lavorando insieme avremmo potuto metter su un laboratorio addirittura. E col tempo avresti potuto trovare un partito anche tu, come l'ho trovato io, povero, magari, ma onorato. L'onore è tutto, cara mia, e tu che l'hai perso, adesso vali meno di uno straccio. La zia Aurelia piange davanti alla macchina da cucire, lei che è grassa fresca profumata e ben vestita, ma che vale meno di uno straccio e Mirella, pensando a questo, non osa più venirla nemmeno a salutare. Oh, se potesse, in qualche modo, aiutarla e coi lei aiutare la mamma, vederle entrambe felici una volta tanto ! — Mamma, ella insinua dolcemente quando son sole, per veder brillare un sorriso di speranza sul grigio viso della madre affaccendata intorno al fornello per la cena in ritardo, bello sarebbe che la zia venisse con noi... — Eh? fa la madre assorta nei suoi pensieri, levati di torno che m'impicci. Tu ti occupi un po' troppo della zia ! — Oh, lo so, che Mirella mi vuol bene, dice poi la zia Aurelia un giorno in cui, dopo aver pianto per qualche minuto si asciuga gli occhi col suo fazzoletto di batista, e come una che, dopo aver pagato un doveroso tributo, si ritiene sciolta da ogni obbligo e torna fresca e tranquilla, lo so. Dovresti, Maria, lasciarla venire con me domenica. Andiamo sempre a far qualche gita in automobile... Ma sai, sempre soli come siamo, ho paura che Augusto si annoi. Alle volte non fa una parola. Credo che la compagnia della bimba gli piacerebbe. La madre si alza colle mani sui fianchi e le fiamme negli occhi. — Per chi ci prendete tu e il tuo... E qui una brutta parola che non si sa cosa voglia dire. Con tutto ciò la domenica mattina Mirella è pronta per la gita ; la madre brontola, ma ha passato metà della notte a lavare e a stirare il vestitino chiaro della bimba : andare in automobile e poi a pranzo in campagna, in un albergo, non è cosa da poco, Mirella non deve sfigurare. Mirella, seduta accanto al si sunsadmtuzsnrEgchtsdvagIrcodsmaldncagmtvriusmn gnore che guida « Augusto », come lo chiama la zia, confidenzialmente, e semischiacciata fra lui e la zia, prova delle emozioni indimenticabili. Quel signore è certo serici, molto serio, e non più tanto giovane, ma il suo vivo è così calmo che a lei non fa affatto paura e neppure, se vogliamo, le dà soggezione. — Donnino, le dice lui con un accenno di sorriso, grazioso donnino, mi sembri proprio molto saggia! — Fin troppo, dice la zia tutta soddisfatta di quel giudizio lusinghiero. E' molto più saggia .di me ! Dev'essere vero, perchè appena arrivati alla meta, la zia Aurelia si mette a correre su per i Erati e a cogliere fiori come una imba, mentre Mirella e il signor Augusto se ne stanno sechiti gravemente a tavola in attesa del desinare. — Oh, dice la zia, io non so stare un momento ferma quando mi trovo in campagna, ma voi, neanche dopo mangiato, avete voglia di nuovervi? — Eh, noi, dice il signor Augusto fumando il suo sigaro e cegeutasuvelusttitrdscmregsengsifemdastnto centellinando il caffè, noi siamo gente saggia, vero, donnino? Mirella dice di si e accettato uno zuccherino bagnalo nella tazza del signor Augusto lo succhia gravemente. — Noi siamo già buoni amici, vero? Il signor Augusto guarda a lungo coi suoi occhi celesti e stanchi la bimba seduta impettita a tavola e poi chiede a un tratto : — Senti , donnino, che cosa direbbe la tua mamma se io lasciassi... eh... sì, se lasciassi, co-| me dire? In libertà, la zia Aurelia? Sai, io devo prender moglie, ma per adesso questo è un segreto. Ma la tua mamma... Tutta compresa della grande notizia, Mirella perde la sua gravità, giunge le manine, arrossisce e diventa raggiante. — Oh, la mamma sarebbe così felice!... Se sapesse! La mamma, lo dice sempre che la zia deve venire a stare con noi ! E anche la zia non sarebbe... Non sarebbe più come uno straccio, ella vorrebbe dire, ma non osa, tanto più che la zia ritorna verso di loro, ridente e ifistismstvsclcccbqdrvc ignara, col suo gran mazzo di fiori stretto al seno. Anche Mirella porta qualcosa stretto al seno, qualcosa che tiene gelosamente, come cosa infinitamente preziosa, un talismano di felicità. E alla mamma lo confida poi, tornata a casa, in uno slancio beato. — Mamma, sarai tanto contenta adesso ! Lo sai, che la zia verrà da noi?... — Cho cosa dici, sciocca?... — Sì, perchè il signor Augusto si sposa. E io gli ho detto che tu sarai tanto contenta che la zia venga finalmente qui in casa !... — Disgraziata!... _ Sì, la mamma dice proprio così e si mette a strapparsi i capelli. — Ma che disastri hai combinato, disgraziata!... Colpita al cuore, atterrita da questa inattesa manifestazione, da questo incomprensibile furore, Mirella ha l'impressione di vacillare in mezzo a un mondo caduto in frantumi. Ma come sono questi grandi? Ma chi li capisce?... Carola Prosperi

Persone citate: Aurelia, Carola Prosperi