Ricerca della perfezione
Ricerca della perfezione Ricerca della perfezione Con tinte così nere ho dipinto l'estetismo in una nota precedente, che a dover ora confessare da qual lodevole principio trae questo « morbo della cultura», la perplessità mi mette piombo nella penna. D'altra parte però, come nascondere che questa macchia, questa calamità, qu<fta peste nasce dalla ricerca della perfezione? Antitesi, è véro, più apparente che reale. Non questa sola, ma innumerevoli testimonianze dimostrano che la strada della presunta perfezione, è la strada stessa dell'errore. In altre parole, l'estetismo è una delle tante varianti, e forse la principale, dell'idealismo : da quello grave e filosofante che mira a riconnettere i fatti con le idee generatrici, a quello ingenuo e ottimista che fin dietro le buaggini più grosse, vede brillare la santa luce del Bello e del Buono. L'estetismo offre la soluzione « ideale » dei problemi dell'arte — e della vita (che è poi la stessa cosa). All'apparire di essa soluzione, l'uomo è pieno catv«ezetmoalcmAD|cdi letizia, di luce. (Chi altri, seìavldclahdcgMMeCsscgccoloso miraggio. Chi crede in questa soluzione, cade nel falso'e ci màcera vita naturai durante. Chi si ricrede, scopre questa verità, amara si, ma fondamentale e feconda, che i problemi dell'arte (e della vita) non ammettono soluzioni. Il miraggio della « soluzione ideale», porta alle varie forme dell'estetismo : al « tutto-sogno » 4L&,yiio di una Notte di Mezza Estate, al « tutto-espressione del dolore» della recitazione di Eleonora Duse e della pittura di Amedeo Modigliani, al « tutto-spiritualità » del bistolfismo e delle poesie di RabindranathT agore, al « tutto-luce » di taluni quadri di Segantini e di Monet, al « tutto-ritmo » del metodo musicale Dalcroze, ecc. Trasportate dal campo intellettuale a quello alimentare, queste soluzioni « ideali » trovano il proprio equivalente in un pasto composto unicamente di soffioni al cioccolatto, e annaffiato con rosolii. L'uomo è assetato di bellezza. Questa dipsomania figurata è anche più dannosa di quella effettiva. Il suo potere nocivo supera le stesse crisi di delirium tremens. E' la filossera della vita razionale e fattiva. Si crede generalmente che la « sete di bellezza » limiti i propri danni a talune zone ritenute di suo proprio appannaggio, come l'arte, le forme decorative, la « vita bella », ecc. Errore. La « sete di bellezza » propaga i suoi danni alle attività apparentemente più aliene da estetiche ambizioni, tocca le forme più pratiche, più necessarie, più « tragicamente » necessarie: la guerra. Non la guerra in sè: la guerra « fresca e gioiosa ». Di tanto in tanto qualche ingenuone salta su, che sbadatamente denuncia la ragione inconfessata di talune- cose, le quali a tutta prima, e per un residuo di dementar pudore, si fingevano sfornite di ragione. Per un periodo non breve di questo primo terzo di secolo, l'ufficio di ingenuo denunciatore se lo era preso in esclusività Guglielmo II. Quando nei suoi accessi di entusiasmo costui ci svelava l'insospettata grandezza di Ruggero LeoncavaTlo o del Meister der Farbe von Prell, la minaccia non era grave; ma quando ci rivelava le sue isteriche aspirazioni alla guerra « f re sca e gioiosa », noi pensavamo con raccapriccio che anche nella guerra, ossia nella manifestazione più schietta e naturale del dinamismo umano, si può insediare il bacillo dell'estetismo. Dopo di che non stupimmo affatto se nel 191S, la guerra « fresca e gioiosa » si conchiuse con una disfatta. Una verità da tener sempre presente, è che l'idealismo non solo è sterile in sè, ma isterilisce pure i frutti'lpnpansstt.tnenm«gxDlaltrui Altra e non meno importante verità, è che l'estetismo — que sta, tendenza all'abbellimento, aljmiglioramento, al perfezionamento della vita — altera la realtà, devia l'uomo dalla via giusta. Così morirono Bertoldo Bertoldino e Caccasenno (cito!la storia e non la favola) perchè' sperduti nella prealpe coperta di neve, ogni traccia di sentiero era scomparsa. A questo proposito, si è mai riflettuto all'ingenua letizia dei fanciulli, delle donne, dei semplicioni alla prima nevicata — che nasconde la realtà delle cose? Quindi risulta l'assurdità, e non solo l'assurdità, ma il pericolo dell'estetismo. La semeiotica del quale è assai facilitata, dal che ogni affetto di «estetismo» presenta un sintomo infallibile : il suo « ideale di bellezza ». Purtroppo però, intorno a questo « ideale di bellezza » gli equivoci so no foresta giustizia, la bellezza non è eguale per tutti. Talune forme di bellezza sono accettate dalla maggioranza, altre sdegnosamente respinte, che la minoranza per parte sua venera con devozione. E' di questi giorni una veemente protesta si progetto di collo-. Diversamente dalla care il Balzac di Rodin in una piazza di Parigi : segno che la « forma di bellezza * di Rodin, la quale da cinquantanni a questa parte costituisce l'ammirazione e la delizia degli intellettuali di mezza lacca, non è ancora riuscita a farsi gradire, e anzi suscita tuttora le ire di certa borghesia. Questa ambigua valutazione del « bello » e del « non bello », determina una eguale, ambiguità nella valutazione dell'« estetico » e del « non estetico :». Se la qualifica « esteta » si può applicare impunemente ad artisti come Distolti o Henner, in quanto entrambi attuano il loro « ideale di bellezza » mediante forme che anche la maggioranza accetta come forme belle, un pittore come Amedeo Modigliani sembra in¬ vulnerabile a qualunque accusa di estetismo, in quanto le forme da cos'ili usate per attuare il proprio « ideale di bellezza », la maggioranza non solo non le accetta come forme belle, ma risolutamente le respinge come forme brutte. A parte quest'apparente diversità, tra Henner e Modigliani c'è affinità perfetta. Che importa se le forme del primo sono care alle donne di servizio e ai militari di bassa forza, e quelle del secondo ai cosidetti raffinati: Davanti all'Ideai Bellezza tace quel dissidio che è appannaggio dell'aspra realtà e della forte intelligenza, e la comunione degli eletti, molle, belante, ragliante, ineffabilmente si ricostituisce. Alberto Savinìo ! I | | llji ; j I■ j g
Luoghi citati: Parigi, Santa Luce
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