LA MORTE DI RESPIGHI

LA MORTE DI RESPIGHI LA MORTE DI RESPIGHI Roma, 18 notte. Stamane alle ore 6,10 nella sua villa dei Pini, è morto il maestro Ottorino Respighi, accademico di Italia. Da vario tempo l'illustre compositore era sofferente e, negli ultimi giorni, il male aveva destato serie preoccupazioni ed erano stati chiamati al suo letto il sen. Pende e il prof. Frugoni. Sì trattava di setticemia. Ma a nulla, purtroppo, sono valse le amorevoli cure prodigategli. Infatti stamane, attorniato dalla moglie e dai familiari, dal fedele amico Guastalla, Ottorino Respighi è spirato serenamente, munito dei conforti religiosi. La notizia della sciagura ha destato una dolorosa impressione. Il Capo del Governo si è continuamente interessato delle condizioni dell'illustre maestro e, appresa la notizia della morte, ha incaricato il prefetto Perez di porgere condoglianze alla famiglia. Nella giornata di ieri avevano telegrafato, chiedendo notizie e formulando auguri, il gentiluomo di corte della Regina e la dama di compagnia di S. A. R. la Principessa Maria. Tra le personalità recatesi questa mattina alla villa dei Pini a rendere l'ultimo omaggio all'illustre Scomparso, abbiamo notato S. E. Alfieri, Sottosegretario per la Stampa e la propaganda, il vice Governatore di Roma, Guglielmo Marconi, presidente dell'Accademia d'Italia, S. E. Marpicati, gli accademici Formichi, Orista¬ le no e Piacentini, il prof. Blumenstihl e il prof. Bustini vice-presidente dell'Accademia di Santa Cecilia, il prof. Giuseppe Mule, rettore del Conservatorio di Santa Cecilia, monsignor Respighi, l'on. Bolzon, il maestro Mario Labroca in rappresentanza dell'Ispettorato del Teatro, e Ugo Ojetti. Gabriele D'Annunzio ha inviato un telegramma di condoglianze. I funerali sono stati fissati per lunedì nella chiesa di Santa Maria del Popolo alle óre 11. Sul ceppo del Respighl oriundi di Cortemaggiore di Piacenza, crebbero due rami, dei quali uno diede alla Chiesa cardinali e monsignori, badesse e generalesse, e alla scienza un astronomo illustre, l'altro, che si diceva liberale, coltivò la musica e non per professione ma per svago di altre occupazioni. Il nonno e il babbo di Ottorino furono buoni, entusiasti dilettanti. Ottorino tardò a dichiarare la sua inclinazione alla musica. Fanciullo, voleva soltanto costruire, teatrini, esperimentare rudimentali attrezzature da palcoscenico. A nove anni, nel 1888, si avvicinò al pianoforte e imbracciò il violino. E a questo istrumento volse poi la sua predilezione, tanto da inscriversi alla classe del Sarti, nel Liceo musicale della nativa Bologna, e da conseguire un diploma onorevolissimo dopo un'assai promettente esecu zione delle Streghe. Il desiderio e il gusto della composizione non tardarono a svilupparsi, con la guida del contrappuntista Dall'O lio, con l'illuminato eccitamento prima di Luigi Torchi, l'erudito bibliotecario, poi di Giuseppe Martucci. L'attività e la fecondità furono caratteristiche del Respighi fin dagli anni govanili. Cercare nel ricco archivio del Liceo gli anti chi scrittori o copiare le partiture di Weber, di Beethoven, di Wagner, o radunare nella sua casa strumentisti imberbi, e concertarli, fossero pure suonatori d'ocarina, erano altrettante pratiche gioiose, che occupavano l'intiera giornata. Tecnicamente preparato a , , o a r i , o e r e o a o e , e o e n a o o o n el di e a o a trattare con gusto qualsiasi stile, die un saggio del suo sapere con le Variazioni sinfoniche; e Martucci dichiarò: «Non è un allievo, è già. un maestro ». Cominciò presto a viaggiare, a frequentare stranieri, a lavorare sodo. A Pietroburgo andò come prima viola nel Teatro dei Conservatori. Conobbe Rimski Korsakoff, gli presentò alcuni lavori, ne ebbe accoglienze simpatiche e incoraggianti; cinque mesi di studio. Al ritorno da Mosca ottenne nei 1901 il diploma con il Preludio, corale e fuga composto e strumentato colà. Da Bologna ripartì per la Germania, dove il nome dì Max Bruch lo attraeva. Di fatto vi restò qualche mese, ma dal maestro tedesco prese non più che una diecina di lezioni. Più si sentiva vicino a Rimski Korsakoff. A lui ritornò per essere più a lungo discepolo. E con gli insegnamenti di lui, il periodo scolastico era concluso. Passò ad altre espe rienze attraverso le composizioni sue e le altrui. Come violinista partecipò col Quintetto Mugellini a molti concerti in Italia e fuori fra il 1903 e il 1908. Come compositore trattò la musica d'insieme, un campo ancora scarsamente coltivato in Italia. Vi ottenne successi, in ispecìe con il Notturno diretto dal Ferrari al Metropolitan nel 1905, ma non fortuna con gli editori. Per primo il Ben giovanni bolognese cominciò a stampare alcuni suoi pezzi per violino o per piano o per canto e piano. Magro ne era il compenso: qualche moneta o un libro di musica. - Un anno, il 1908-1909, trascor so a Berlino, gli diede agio di v der apprezzate le sue elaboraz., ni di Monteverdi, di Tartini, di Vitali, di Bach. E più si accese l'amore agli studii degli antichi che Torchi e Chilesotti gli avevano destato. Ne seguirono lavori analoghi, quali le trascrizioni di nove sonate per violino e pianoforte di Locateli!, Tartini, Valentini, Veracini, Vivaldi e Porpora. Ritornato a Bologna, volle tentare il teatro, con Semirama (la terza sua opera, poiché aveva già composto Re Enzo e Al molino) e il concerto con Aretusa, poemetto per canto e orchestra, nel 1911, ottenendo favorevolissimi consensi. Due anni dopo vinceva il concorso alla cattedra di composizione nel Liceo musicale di Roma, succedendo al Falchi; sistemò gli ordinamenti scolastici, prescrisse studii più modernamente inspirati; inoltre esercitò una fervida influenza sulla vita culturale romana, della quale l'Augusteo era un elemento sostanziale. Elevato il tono dell'insegnamento della composizione, Respighi veniva nominato nel 1923 direttore del Regio Conservatorio. Tenne quell'ufficio fino al '25. Ma già da parecchi anni egli si era bene affermato nel campo della musica sinfonica, con quelle Fontane di Roma, che dal 1917 sono entrate nel repertorio orchestrale di tutto il mondo, seguite dai Pini di Roma, 1924, dalle Vetrate di chiesa, 1926, dalle Feste romane, 1929, altrettanti poemi sinfonici, ovunque notissimi. Nota ai più, del resto, è forse la metà della sua vasta opera, che qui non elencheremo ora frettolosamente, e alla quale sarà doveroso e interessante volgere più tardi un'attenzione purtroppo conclusiva. In ogni campo recò saggi della sua attività e della non rara felicità; in quello da camera con sonate, quartetti, e specialmente- con liriche; in quello delle trascrizioni, avendo realizzato o reistrumentato Monteverdi e Tartini, liutisti del Cinquecento, e Frescobaldi e Bach; in quello teatrale, con le opere Belfagor, 1923 La campana sommersa, 1927, La fiamma, 1934, oltre le giovanili già citate e alcune minori. Da qualche mese aveva compiuto una Lucrezia. Musicista coltissimo, colto anche per letture varie e dotte, fu tra i primi a entrare nell'Accademia d'Italia. Fra i compositori italiani della sua generazione (era nato il 9 luglio ^.879), egli è sta to indubbiamente il più celebre in tutto il mondo. La musica perde con lui un forte lavoratore, un artista di forte talento e grande maestria, che onorò l'arte patria e la fece amare all'estero. La Stampa, che non ha dimen ticato nè dimenticherà la cortesia di Ottorino Respighi, venuto nello scorso gennaio a dare un concerto nel suo salone — e fu l'ultimo suo concerto torinese — sente profondamente il lutto dell'arte italiana e invia alla vedova, si gnora Elsa Olivieri, che di lui fu compagna preziosissima e cara un pensiero devoto e memore. ddvtimpnansgsaDtqtnladgmvgdvsilloa«tavr(nlabtgbidmMpvbLIBRI RICEVUTI Dott. J'KANCKSCO D'ANCiELILT.O: «Trattato della. Imposta ili Ricchezza Mobile» (Nicola Zanichelli Editore, Bologna). Tre volumi, complessivamente L. 110. GIUSEPPA li A RETTI1: < Epistolario » a cura di Luigi Rice-ioni (Ed. Laterza e F., Bari) 2 volumi, L. 70. BRUNO BRUNELLO: «G.,G; Bousscauv (Editore Guanda, Modena). L. 12, PtlIrfDcRvtgptppacdsbplcdnnsegCddcrfecmcsbgstgtvlmdvbqppdutclmlnsnelpsffsnmtiltgdit