A LAS PALMAS NELLA STRADA DELLE "COPITE,, di Ernesto Quadrone

A LAS PALMAS NELLA STRADA DELLE "COPITE,, PJESCA JLNTISANZIOMIMTA A LAS PALMAS NELLA STRADA DELLE "COPITE,, a a e o n e e e e e i i o e n o i n e i i a e a e a a o i e a l l i fi n e el e i i i è i i e i ; i, a , o e a e o i a e el a n li e a di i, è o e e a li GRAN CANARIA, aprile. TX cameriere, l'unico che ci sia a bordo, ci porta il caffè. Ha gli occhi pieni di lacrime e la bocca gonfia di nausea. Lui non è marinaio. Buperata la tramontana del golfo del Leone ci è venuto incontro il libeccio di quello di Valencia ancora più, violento che ci accompagnerà fino allo stretto di Gibilterra superato il quale cadremo sotto la sferza della « brisa » cioè dell'aliseo che ci spingerà brutalmente fino nel porto di Las Palmas nella Grande Canaria. Una nevicata di spuma si arriccia sulle creste delle o-idc. La prua della piccola nave, un gioiello della « categoria » pescherecci si abbatte con tale violenza nei solchi profondi del mare che tutto lo scafo geme e scricchiola come sul punto di spezzarsi. Livorno-Las Palmas Il comandante Antonio Donatelli, seduto sulla specie di letto che si è costruito sul ponte di comando, a due metri dal timoniere, tiene serenamente, nella posa consueta, le mani intrecciate strette fra le ginocchia. I pesanti zoccoli lo ancorano al pavimento, mentre lo sguardo degli occhi celesti, rivolti in su, lo legano al soffitto sicché tutto il corpo resta immobile, tenuto a piombo da questa ideale sospensione cardanica. Giovanni il cameriere si leva dalle tasche della giubba le due tazze, i due cucchiaini e un pacchettino di zucchero. La caffettiera è riuscito a tenerla in una mano agguantandosi con l'altra dove poteva per arrivare fino alla nostra cabina. I marinai, vecchi e audaci marinai, non hanno potuto restare a prua e durante la notte si sono rifugiati in un corridoietto affiancandosi l'uno all'altro, in piedi, per non essere troppo « strapazzati » dal mare e così hanno dormito. Le loro cuccette hanno la triste fisonomia di bare sfiancate dalla parte per la quale essi infilandosi di sbieco cadono fra le brune coperte di casermaggio. II capitano ordina di rallentare la velocità della nave perchè il ballo diventa troppo disordinato. La luce va e viene da una parte e dalValtra della nostra cabina a seconda che il mare si frange contro l'oblò di destra o quello di sinistra. Un'invisibile e bisbetica massaia, apre e rinchiude rabbiosamente i cassetti degli armadi come se vi cercasse qualcosa di urgente e di introvabile. Intorno all'unica seggiola che corre sul pavimento con le gambe per aria, sventolano i nostri soprabiti appesi alla colonnina centrale come sulle spalle di un ubriaco. Il passero, aggrappato al rametto di un pioppo durante una bufera vede certamente i prati salire e scendere attorno a lui Come noi vediamo che fa il mare. Il filo d'acqua del lavabo, duro e rigido come una canna di vetro, oscilla a destra e a sinistra sicché, lavandosi, lo si deve rincorrere con la conca delle mani. Ci laveremo domani e per molti giorni diremo di lavarci « domani ». Le prime macchie di caffè si allargano sulle lenzuola. ■ Giovanni dice che ha già mille lire sul libretto e che alla fine di questo viaggio ne avrà più di duemila. Allora si comprerà un carretto a due ruote, e farà da asino e da padrone andando su e giù per Livorno a vendere la frutta. E a mangiare si fermerà per la strada e a dormire andrà tutte le sere nel suo letto e non a prua. Fortunatamente il pittore Quaglino non soffre e io neppure. Lui però è al suo primo viaggio e non sapeva quello che gli poteva succedere. La saletta da pranzo è a poppa sotto l'asse dell'elica e quando la poppa si alza e l'elica trova poca acqua e una minima resistenza allora chi non ha il piatto in mano può sedersi per terra per essergli vicino. / bicchieri sono fermati saldamente nel cavo di dadi decapitati e inchiodati al tavolo. Figli di marinai Il capo meccanico, nero di viso, di capelli, di occhi c di mani dia, alzando il suo, che di ragazzi e di bicchieri a tavola non ce n'è mai troppi. Lui ha due figli «..può ancora goderseli perchè anni fa è riuscito ha infilarsi e a venire a galla dalla poppa di un sottomarino mentre questi metteva la testa in giii per piantarla nella sabbia del fondo. Si chiama Paolo Mancini; in trent'anni di navigazione non ha mai avuto il piacere di godersi lo spettacolo della nave che esce dal porto. Al momento della manovra è sempre nel «pozzo», legato alle macchine. Ha avuto il tempo di sposarsi e di avere due figli, ma non di vedere l'uscita da un porto. Anch', i marinai si innamorano e poi soffrono di nostalgia. L'amore — di- ce Mancini — è una fiamma la miseria il diluvio. E alza il bicchiere dal dado decapitato tenendo sospeso, con l'altra mano, il piatto. Questo mot>«mento di equilibrio trascendentale è la specialità del comandante che non ho mai veduto versare ima goccia di brodo tant'è l'abilità con la quale inclina il piatto seguendo il rullìo della nave. Il primo ufficiale Umberti Lombardi non parla. Non parla perchè sua moglie che abita a Viareggio aspetta un figlio, il primo. Giovani sposi che si vedono qualche giorno ogni ' quaranta. Qui non saprà l'ora felice in cui diventerà padre e ha cominciato a contare i minuti che trascorrerà sull'oceano. Più tardi arriva il signor Fazio, il capo macchina, quello che ci ha salutali la sera del nostro arrivo a bordo. Occhiali rotondi su un naso calato sa una bocca sorridente e larga; fronte intelligente, mandibole ben segnate sull'ultima curva delle quali si staccano le orecchie per sostenere il berretto; vestitino di tela leggera che il vento gonfia cominciando dai pantaloni che s'arrestano alla caviglia. Il signor Fazio, una competenza, un valore in fatto di motori, il beniamino di bordo. Siciliano puro sangue, rotolato dalla montagna sulla tolda di una nave. Il solo che si sia fatto la barba è il primo ufficiale, il signor Umberto, perchè aspetta che la moglie gli regali un figlio e non sa quando e non sa nè il giorno né l'ora s quindi non vuole essere preso alla sprovvista. Nuota nella felicità dell'attesa, soffre nelle inquietudini dell'attesa e si fa la barba e dimagra e la pelle gli sstira sugli zigomi viola come se ad ogni strisciata di rasoio si portasse via anche della carne. Le « copite » tentatrici Noi gli diciamo che ormai è già padre tanto perchè non arrivi all'osso e faccia come tutti che non si radono più, fino a Las Palmas. Las Palmas: agognato porto dei marinai. Nessuno sa il perchè di questa impazienza perchè tutti sanno che tanto a Las Palmas il comandante non lascierà sbarcare. Scenderanno il signor Fazio per far nafta, il comandante, s'intende, per portare al console i giornali di bordo e per avere notizie dall'Italia e noi due. Quaglino per dipingere e io per guardarlo a dipingere. E poi, a Las Palmas c'è la strada delle « copite ». Gli occhi del signor Fazio, lam peggiando dietro gli occhiali, mi spiegano il significato delle « co pite ». Piccoli, minuscoli bicchieri di limonata che l'avventore offre nei caffè notturni alle spagnole tipo « Ole ». Chi non sa ride. Una « copita » di limonata gli sembra l'offerta di un pitocco. Una spagnola può bere venti, trenta « copite » o mia peseta l'iuta. E allora i marinai non ridono più. Mancinélll, nostromo, detto il lupo, tutto bocca e occhi, alza le labbra su due terribili file di denti e morde l'aria prima di aspirarla dalle narici. Il suo viso è un convulso di muscoli sotto la pelle e il suo sguardo si rompe in una miriade di scintille. A parlargli di « copite », Mettici netti, nostromo, rimasto vedovo mentre navigava, che la moglie morì di parto con la sua creaturina, alza i pugni. I soldi gli costano cari e non a lui solo. I soldi costano cari a tutti i ma rinai della Lupi. Las Palmas, con le sue « gua gita » che conducono alla città bianca e rosa con uno scampa nettare e uno stridere di freni da dar le vertigini è troppo poveru per essere fatta per i poveri. , Le città povere sono fatte per dare l'assalto al portafogli dei ricchi. La miseria è in agguato nell'isola spagnuola che inquieta attende il comunismo in scarpe di corda, immersa nei pomidoro e nelle banane a qualche centesimo il chilo, congestionata da un numero incalcolabile di tassì lussuosi condotti a zonzo sempre vuoti, da autisti famelici. C'è la strada delle « copite » il luminata a giorno, dalle case a un solo piano, allineate una di fronte all'altra con le porte-fine stre sempre aperte, ornate dalle braccia- grasse e bianche delle donne che aspettano con i piedi nell'ombra dell'unica camera, le pancle appoggiate ai davanzali delle porte-finestre e le teste bru ne nel sole e gli occhi stralunati che guardano In su e in giù, l'avventore in pantofole. Non è Ut strada dei marinai della Lupi che hanno da guadagnare per la famiglia e non per bere le copite. « Ho mandato il mio anello a Mussolini e un po' di oro — dice il signor Casanova, amico degli Italiani — ma vorrei qui, a Las Palmas un po' della vostra aria Tutti i marinai italiani gli vogliono bene e lui li aiuta tutti in quello che può e bisognerebbe ri cordarlo e ricambiarlo di quello che fa per i nostri equijiaggi. Statura enorme e per chi ne voglia i connotati, viso classico, un gran sigaro in bocca, uno sputo deciso e frizzante ben lanciato fuori dal cerchio degli ascoltatori quando parla di comunismo. Bisognerebbe proprio ricordarlo in qualche modo. Lasciate fare agli Italiani In fondo alla città, oltre ad una piazza chiusa come un « patio » con in giro, sopra i tronchi, i palloni verdi degli olmi armoniosi tanto son pieni di anime passerine, abitano i « trogloditi » gettati in caverne aperte nei fianchi della montagna strapiombante sul torrente senz'acqua. Il caos del mercato soffia la polvere sui fiori e sugli uomini che vanno e vengono fra banane e pomidoro dal torrente secco alla strada delle donne assetate. Tre spagnole molto tipo « Olè'% ballano per noi e si torcono in mezzo alla sala deserta. Due son troppo grasse, una è troppo magra, tanto magra che divaricando le gambe dalle ginocchia chiuse agli agili piedi aperti di sghembo, riesce a mettere in terra tutta la colonna vertebrale disegnata sotto il raso nero del vestito come la grana di un breve rosario. Il violinista si asciuga il sudore col fazzoletto di seta che leva agilmente di sotto al mento premuto sul violino. E' bravo chi trova und peseta, una lira e settanta centesimi, in questo lembo di paradiso ove il Sud America e l'Europa uniscono il loro più vecchio e faticoso respiro, per tenere artificialmente alzato il prezzo delle terre che si polverizzano e dei pomidoro che marciscono nelle cassette indirizzate in Inghilterra, in Svezia e in Norvegia. Resiste soltanto il mercato delle « copite », bevute dagli uomini in pantofole di corda e da nordici marinai biondi come le banane. Salpiamo di notte, verso l'Atlantico. Adesso comincia il bello. Angiolino, il retiere, sta seduto giorno e notte sulla montagna delle reti, come un contadino su un carro dljieno. La nave assume l'aspetto di una fattoria fantasma. La fattoria sull'aia della quale i pescatori non dormiranno più per ventidue giorni. Sanzionisti, lasciate fare agli italiani, che sanno aggiustarsi in terra come in mare. Le luci, le mille luci delle strade di Las Palmas, accese per illuminare il deserto delle strade, ci salutano tirandosi indietro nella notte, man mano che noi ci allontaniamo verso il sud nella scia tumultuosa che la luna getta nelle conche del mare agitato dalla brisa. Ernesto Quadrone mtaptrGaVmscd SULLE COSTE DEL MAROCCO. Il COMANDANTE DELLA « LUPI » E IL NOSTRO INVIATO SPECIALE. PREPARATIVI PER LA PESCA: «LA RETE IN MARE»