I pedagoghi alla domenica

I pedagoghi alla domenica I pedagoghi alla domenica pgg«No, caro, non temere; se persisti nella tua idea, e se a un certo momento la vocazione ti sembri irresistibile, ebbene, io non mi opporrò certo, farai quello che ti accomoda : entrerai in convento. Anzi, guarda, uno di questi giorni io dovrò recarmi, per certi affari, dai Reverendi Padri, e tu mi accompagnerai senza far finta di niente; così, girellando qua e là, constatando de visu, potrai farti una prima idea di quella vita. Insomma, tutto quello che ti chiedo è di riflettere e ponderare ben bene il prò e il contro prima di compier passi irreparabili : si fa presto a dire, la vocazione ; e se non si trattasse invece altro che della solita crisi mistica, che anch'io, come ogni altro, ho passata, alla tua età? è inutile, è come la rosolia o la scarlattina, non ci si scampa ; poi, a sedici anni, ti piglia l'altra crisi, quella buona (e vedrai come ti lavorerà il sangue per bene) e allora che farai, disgraziato? butti la tonaca alle ortiche per correr dietro a certe altre sottane, e diventi uno spostato. Un frate sfratato, bella situazione! — Perchè, vedi, sbaglierò, ma mi sembra di notar nella tua natura, più che un nativo fervore mistico, una certa freddezza sentenziosa, da frate laico più che da frate genuino; una tendenza catechistica, sì, ma piuttosto aridetta ; e allora è finita, il tuo destino è segnato : da mio fàmulo a novizio in un convento, giù giù per la china, finirai, come tanti altri, pedagogo in qualche collegio-convitto, a morderti i pugni e a dire : ahi cosa ho fatto ! Un istitutore, un ripetitore, come vuoi chiamarlo; sai, di quelli che accompagnano i ragazzi a scuola, o alla passeggiata in gruppo, alla domenica (che li vedi a volte, in mezzo al chiasso, astrarsi cupi) ; e, giunti a casa, fanno ripassar la lezione, e sorvegliano la notte, nei dormitori, che non succedano scandali e tutto fili. Ed è uno strano mestiere, se ci pensi, dividere sempre, così, la vita dei piccoli, partecipare al loro essere ; che, per un grande, è come vivere per burla, una sorta di mascherata : sempre vestito di nero, sentenzioso, saggio, grave; dover essere come l'esempio vivente della virtù. Una volta avresti anche potuto diventare l'abate domestico di qualche fa-miglia patrizia, oggi non più, i tempi sono troppo democratici. Nurse, magari ; mademoiselle, fraiilein, miss — nelle donne la cosa è più frequente, ma mi concederai che è anche diverso. Esistono ancora oggi al mondo tre o quattro di coteste gustosissime condizioni servili (e sia lontana da me ogni intenzione di spregio, per carità! non faccio che constatare) ; gente, voglio dire — i domestici, i soldati, i pedagoghi — che, anche fuori delle ore di servizio, durante i pasti, e la notte, non ha la libera disponibilità del proprio tempo. Per essi la domenica, la libera uscita, pensa che bazza. Ea serva vola dal suo pompiere, il soldato dalla serva, il pedagogo... ah, il pedagogo, ca-„ ro mio, è un uomo molto più complicato. In quegl'immcnsi, cupi, brulicanti edifici — exmonasteri, palazzi decaduti — in cui di solito si allogano i collegi-convitti, dormono essi in strani sgabuzzini all'ultimo piano (che, se fossero donne, lì di notte verrebbe, furtivo, a sorprenderle il padrone : e c'è cui piace e c'è chi si ribella) : ma essi invece indugiano fino all'alba* a studiare, ostinati, febbrili, pieni d'immense ambizioni, e a volte anche cupe voglie, livori ; prendono note, architettano piani : e sarà poi Julien Sorel che seduce la sua altera contessa, oppure Giangiacomo Rousseau (in casa Solavo, a Torino) già volge in mente il Contralto sociale; che, se i tempi siano grossi e una rivoluzione alle viste, allora ahi ahi, cari padroni, fate pure l'esame d coscienza, preparatevi al peg gio ; che tutto si paga, ogni af Tronto remoto, ogni superbo si lenzio, ogni disdegno: Gerard non scherza — Sì, me ne vo, Contessa— e un bel di te lo ritrovi faccia a faccia, presidente del Comitato di Salute Pubblica. Romanzi di giovani poveri. #** Ma, la domenica mattina, quanta pace nell'aria, quale per.ciono, anche in ogni anima buia ! La riconosci fin dall'alba, pur se ti sci scordato il calendario; e primo ad avvertitene è il silenzio giù nella via ; un silenzio così pieno, riposato, cordiale, che ti pare un risveglio in una cameretta di campagna; oppure ti richiama, alla memoria dei sensi, quelle antiche mattinate di sciopero (tu sei troppo giovane per rammentartene) che avvertivi destandoti un vuoto nell'aria, alcunché d'inconsueto, una sospensione trepida d'attesa, che so? i tram che non andavano — e dicevi : ci- siamo. Ma oggi è uno sciopero benedetto da Dio, e son tutti contenti. Ciclisti passano a coppie, che è ajjpena chiaro; senti leqm e i , e o e e a e l -„ ù , — n i i a , n a o i e i d o, e e ni a, r ! r ; io e, a uei e oe o loro voci un momento, sul fruscio delle ruote, liete nel primo sole, evocar gite ; è passato. T-u li crogioli nel letto, ti rivolti dall'altra parte ; che delizia, sono appena le nove. Pensi quelte lunghe ore della giornata che ti aspettano, tutte piene di cose piacevoli e diverse. Oggi l'ozio non dà rimorsi ; vacanza, niente da fare. Dolce far niente, dicevano i nostri avi ; e noi che siamo oggigiorno indaffarati fin sopra i capelli, cominciamo a sospettare che non avessero poi lutt'i torti, e che forse capivano la vita meglio di noi. Come tonifica, come giova, di quando in quando cambiare il ritmo degli atti abituali, e quale saggezza fu inventare la domenica, tutta rossa e d'oro, imezzo al grigio dei giorni feriali ; e pensare che la Rivoluzione, un tempo, e poco fa ibolscevismo, sembra volessero abolirla, per fare un dispetto al buon Dio. Quanto a me, vuoi che ti confessi una stranezza? 10 dò d'istinto ad ogni giorno della settimana un aspetto, e quasi un colore, diverso, li vedo come lo spiegarsi di un paesaggio; e quella varietà, ma conchiusa; quel tornare ritmico di sette in sette è così rassicurante : così potesse, dopo morte, la vita Vuoi credete che fino a giovedi sento che salgo, per una specie d'erta chiara, mentre il venerdì è scuretto, striminzito, non di buona misura (forse anche perchè è giorno di magro e di malocchio; e che senso dedicarlo a Venere, poi, questo giornuccio : Venere, che lassù in ciclo è così bella) ; sabato, pieno, si colora già un po' della luce di domenica. Sabato del villaggio, l'attesa del di' di festa... la sapeva lunga sulla felicità, quel furbonc che faceva finta d'essere infelice ! — Domenica è una grossa comare, col suo grembiale sulla pancia, affaccendata intorno ai fornelli, a preparare i manicaretti, mentre gli altri sono a Messa : e al ritorno il bimbo, già su per le scale, sente quel profumo divino di agnolotti, di fritto misto, la torta di mele, piatti domenicali ; e quel sedersi alla tavola imbandita, luccicante di posate e di cristalli (che quasi sempre c'è un Ospite) è un incanto. Chi direbbe poi che il pomeriggio (dopo tante promesse mattutine) sia un po' grigio e vuoto ed accidioso ; gente qua e là buttata sui sofà fa la siesta; altri, sciagurato, attacca la radio. ... blnfnrds dimanrhes de dicembre mi. pommadé, sur un guéridon d'acajou11 lisalt une Bible à la tranchc vert-Echoue questa, sì, è noia senza rimedio; una domenica puritana, di quelle buone. Ecco uno che era maestro nell'esprimere l'accidia nera: ma il bimbo, lui, che è più vicino alle fonti della gioia, non si spaventa per così poco, capisce che anche quello sbadigliare ha il suo bello, che una pausa ci vuole in ogni cosa; e, fresco fresco, quando lo escono per portarlo a Vespro o alla Benedizione (come, con l'ombra, tutto torna gaio !), pensa i mobili che, nel buio crescente, sono rimasti soli a casa ; soli e misteriosi, ora che nessuno li sorveglia se la spassano, fanno un po' di tregenda, sotto l'occhio sornione del gatto accoccolato in qualche angolo; ma quello non li disturba, perchè tanto appartiene, lui pure, al mondo magico, è uno dei loro e chi sa (pensa il bimbo) se anch'io fossi rimasto a casa, a fingere di dormire, avrei visto..E' l'ora del crepuscolo, deprimo imbrunire, quando per la strada incontri, sciamanti in doppia fila — e il loro chiacchiericcio sale a confondersi con quello delle rondini, che intrecciano sempre più vasti giri in cielo — i ragazzi del collegiole rosine, le verdi, le figlie dMaria in bianchi veli ; quando anche Faust esce dal chiuso, e al braccio del suo fàmulo sinoltra; e il pedagogo in libera uscita (tetro giovine vestito dnero) solo e assorto va. E' l'ora del crepuscolo, nell'aria piena ancora del brusìo domenical— odor d'arancie, confusa eco di suoni e di canzoni nel cielo intenerito — suona la ritirataRientrano i soldati alla caserma, a frotte li vedi attardarsancora un poco intorno allgiostre, ai baracconi, ai tiri a segno dove il popolo vieppiù saddensa con l'ora ; ma il pedagogo tira avanti^. Non il caffè la sua mèla (dove, pigiati, pur bello sentirsi tanta caldvita intorno), e non liete brigate, nè ragazze di facile riso, nil bordello iwpolaresco dove sentra furtivi, sferzati da unvoglia improvvisa — ma i bastioni solitari, cui la circostante campagna, come un mardalle onde via via più nere contro uno scoglio, si frange. Lfinalmente egli si arresta. Filippo Burzìo

Persone citate: Contessa, Faust, Filippo Burzìo, Giangiacomo Rousseau, Julien Sorel, Nurse

Luoghi citati: Torino