II Duce visita le nuove opere in corso d'esecuzione nell'Urbe

II Duce visita le nuove opere in corso d'esecuzione nell'Urbe II Duce visita le nuove opere in corso d'esecuzione nell'Urbe Roma, 7 notte. Stamane il Duce si è reso conto dello stato dei lavori di alcune tra le più importanti opere pubbliche in corso di esecuzione. Prima ad essere visitata è stata la zona dell'Augustco che è in via di profonda trasformazione per ottenere l'isolamento della tomba del primo imperatore romano. Il Duce, giunto in automobile, accompagnato dal Sottosegretario di Stato agli Interni, ossequiato dalle autorità che erano ad attenderlo, è accolto con calorose acclamazioni da parte della folla che gremisce finestre e balconi del corso Umberto e delle vie adiacenti al cantiere, i cui operai prorompono in alti alala. Dopo avere osservato lo stato delle demolizioni, il Duce si dirige subito in una sala attigua all'Augusteo, dove esamina, attentamente, il plastico della sistemazione prevista dal piano regolatore, interessandosi sia all'aspetto archeologico che a quello urbanistico e architettonico della sistemazione stessa. All'uscita gli operai del cantiere interrompono i lavori per salutare da vicino, con vibrante entusiasmo, il Duce che si dirige verso di loro, si intrattiene affabilmente con alcuni che gli sono più dappresso, quindi tra le acclamazioni risale in automobile, mentre risuona potente il grido: «Duce Duce!» scandito dalla massa degli operai. , Seguito da un corteo di automobili, con a bordo le autorità, il DuCe proseguendo il suo giro giunge a piazza Madama, dove in una sala di fronte al Senato 6 esposto un altro plastico che dà una chiara idea dell'imponenza della sistemazione della zona del quartiere del Rinascimento, tra la Chiesa di Sant'Andrea della Valle ed il ponte Umberto, realizzando cosi una importante strada tra il contro urbano e il quartiere Prati. Dopo un attento esame del plastico e dei bozzetti, il Duce, che vuol rendersi conto esattamente dei lavori, esce sulla corsìa agonale, poi in piazza Madama per osservare le prospettive che si avranno dal Iato di Sant'Andrea della Valle e da quello di San Apollinare. Dopo di che il Duce, acclamato da gruppi di cittadini, lascia piazza Madama per raggiungere il parco di Traiano. Da detto parco che ha l'estensione di circa 70.000 metri quadrati, si presenta la visuale del nuovo viale panoramico che, partendo dal largo Brancaccio, ed avendo per sfondo il Colosseo, va a raggiungere la via delle Terme di Tito. Il viale attraversa il nuovo parco sul quale sorgono gli imponenti avanzi del le terme Traianee, liberati dagli arbusti selvaggi che li nasconde- vano e rimessi in luce con la loro bella cortina di mattoni rossi e con le nicchie decorate di cassettoni a stucco. Il Duce percorre il parco ammirandone i mirabili sfondi panoramici verso il Celio, il Latcrano e l'Esquilino; si interessa alla sistemazione di esso cui verrà conservato il carattere rustico, mentre al disotto si distende il ridente giardino del colle Oppio con le sue ricche fioriture. Percorre quindi il tracciato del nuovo viale, passando in rivista gli operai schierati, con i loro strumenti di lavoro, che levano altissima l'invocazione: «Duce! Duce! Dal viale panoramico passa ai lavori in corso di via della Ferratella, con i quali si otterrà una grande arteria di traffico, tra le zone Ostiense ed Appio Metronìa, onde alleggerire il nodo del Colosseo. Brevemente vi sosta, esa¬ mina alcune difficoltà che si frappongono al normale svolgimento del lavori in corrispondenza dello sbocco sulla piazza San Giovanni in Latcrano, e dà direttive in proposito perchè tali difficoltà siano rimosse Riformatosi il corteo di automobili, procede verso il Lido di Roma, passando per il Colosseo. Allo sbocco del viale di Sant'Anselmo, dove si apre un vasto piazzale, il Duce si rende conto della nuova sistemazione del piazzale stesso, dove sorgerà un altro grande parco con alberi di alto fusto, che costituirà una bella oasi di verde per gli abitanti di quel quartiere. Giunto al Lido il Duce dopo aver visitato rapidamente la Caserma dei vigili del fuoco, recentemente ultimata e prossima ad entrare in funzione, si è portato al cantiere del nuovo collegio con- vitto « Quattro Novembre », desti nato ad ospitare i figli degli im | piegati e salariati degli enti loca li. La bella costruzione si compone di un corpo centrale su cui sorge un'alta torre, di due ali e di costruzioni accessorie ed è situata fra mare e pineta. Il Duce la esamina con compiacimento, ne percorre le aule in corso di rifinitura, le ampie e magnifiche terrazze da cui si ammira un vastissimo panorama. Gli operai che l'accolgono con acclamazioni vibranti e prolungato, rlnnovantlsl ogni volta che Egli appare sotto gli archi dei fmestroni delle aule, o sulle terrazze, gli si fanno intorno all'uscita per gridargli tutta la loro fierezza e tutto 11 loro entusiasmo per averlo avuto testimone del lavoro compiuto. Il Duce risponde sorridendo, quindi tra sempre rinnovate manifestazioni, sale di nuovo in automobile e fa ritorno a Palazzo Venezia. frJddTsMLPsSdAGnBMRrPGIsbnngts Antonio fu Michele di Orosei; Quaranta Salvatore di Francesco di Fragagnano; Rossi Vincenzo di Ernesto di Melfi; Rana Francesco di Leonardo di Bisceglie; Ramunno Antonio di Giuseppe di Marzico Novo; Iannola Mario fu Stefano di Perctola; Varacalli Francesco fu Bruno di Ardore Marina; Martorana Paolo fu Giovanni di Bovalino Marina; Casile Giovanni fu Domenico di San Lorenzo; Ieraci Nicola di Nicola di Gioiosa Jonica; Leone Giacinto di Stefano di Sessanta; Domenicucci Orante di Carmine di Villasantalucia; Tano Sante fu Francesco di Adesso; Smarini Domenico di Paolo di Maglia no dei Carsi; Rottellini Luigi di Domenico di Paganico; Pericoli Secondo di Pietro di Stasano; Rosa Luigi di Beniamino di Silviunei; Guerrini Giulio di Luigi di Marnnc; Bidasio Virgilio fu Alessandro di Pian Borilo; Abeni Giovanni fu Francesco di Paderno; Scaglia Giovanni fu Pietro di Bottannco; Bonenti Silvestro di Milano; Caramanno Pasquale di Raffaele di Salerno; Andreoli Mario di Lodovico di Pozzolengo; Parcholli Antonio di Saturnio di Graglio di Maccugno; Morettini Andrea fu Giambattista di Sabbio Chiese; Fiora Romolo di Battista di Cogito; Pappada Lucio di Pietro di Caltanissetta; Gasparettl Giacomo fu Francesco di Falcinolo stili'Oglio; Bugatti Ferdinando di Giuseppe di Ponte Zagatto Val Trompia; Gugliotta Giuseppe di Salvatore di Modica; Pavesi Paolo ui Pietro di Castelnuo00 d'Adda; Armici Angelo di Giovanni di Castelli Calcppio; Reolon Giovanni fu Francesco di Belluno; Tirloni Pietro di Carlo di Trevigito; Bergamaschi Alessandro di Giuseppe di Partincngo; Rodolfi Giacomo di Angelo di Chisalba; Rotondo Luigi di Novi Ligure; Mandra Alfonso fu Francesco di Piacenza; Derni Amedeo di Corcare: Tosi Orlando di Pistoia; Benedetti Vincenzo di Enrico di Ponie. S. Giovanni; Rapelli Ettore di Ini gu guano; Romani Giuseppe di Alessandro di Cella Dati; Roma Aldo di Giacomo di Novi Ligure; Furlotti Giovanni di Giuseppe di Ozzano Taro di Collccchio. I militari indigeni caduti in combattimento dal 27 febbraio al 30 marzo 3936-XIV sul fronte eritreo, sono 56. Dal 3 ottobre 1935 al 30 mar¬ zo 1936-XrV, sono caduti in combattimento sul fronte eritreo 882 indigeni; sul fronte somalo, 97. In totale 979. Il nuovo elenco dei Caduti, mentre è una testimonianza della scrupolosa fedeltà dei comunicati e di tutte le notizie ufficiali che la nostra stampa pubblica sull'andamento delle oi>crazioni in A. O. e che non nascondono al popolo italiano nulla della luminosa ed eroica realtà anche nei suoi aspetti fatalmente dolorosi, è pure una nuova prova dell'entità dello sforzo sostenuto dall'Italia. I nostri Caduti sono oltre tutto, oltre il fiero orgoglio dei superstiti, un pegno sacro della nostra conquista. Una vittoria che costa migliaia, di vite e miliardi di lire è una realtà imperiosa che il mondo non può ignorare e che l'Italia, comunque, contro chiunque, saprà mantenere intatta e intangibile.