Lui parte

Lui parte Lui parte Era l'ora della solita ressa, « l'ora di punta », come aveva letto più volte sul giornale; i tram arrivavano alla fermata già pieni zeppi; impossibile salire, andarsi a ficcare là dentro. Eppure più d'uno vi si azzardava; a forza di spinte e « permesso », trovavano spazio, riuscivano ad agganciarsi alle maniglie, incuranti di toccare mani di sconosciuti, che già vi si tenevano attaccate, y nelle mani, quei grappoli di mani; quelle teste, quelle facce duomini, di donne, di ragazze anch'esse pigiate sotto quelle mani- tutte quelle facce di sconosciuti i q"ah s' sottoponevano 0<rnj giorno, due volte al giorno, a quel supplizio, a cui però avevano ormài fatta l'abitudine sicché non era raro vedere, specie i giovanotti e le ragazze, che ci prendevano gusto ; spalle, fianchi, gomiti, occhi, gote, rubile a ridosso (« guarda, quella ragazza ci ha un piccolo neo color tabacco sulla tempia, le è rimasta un po' di cipria sulla punta del naso ; quella signora ha tre pieghe al collo, la faccia è giovane, però, consumata un po' dall'uso dei belletti; trenta anni? Eorse qualcuno di più; la mano è bella, liscia, non le vedo le unghie, oh le prevedevo, rossissimc, artigliate, come lance; chi devono ferire? da chi si devono difendere? sento già il calore del suo fianco che coincide col mio, potrei premere, tanto si sta cosi pigiati, se gettassero il solito grano di miglio, siamo alti egualmente, non capisco che profumo usa, sa un po' di garofano, una scossa me l'ha spinta sul petto, e una zaffata (li sudore d'ascelle... »). Meccanicamente, era anche lui salito in tram, e ora tentava di raggiunger l'uscita, stando per arrivare alla fermata di casa. Infatti, allungando il braccio che aveva potuto liberare verso un bottone di campanello, aveva fatto squillare il segnale. Poi con una mezza spallata davanti allo stretto passaggio del biglieltario, era riuscito a sgusciare dalla pressione dei corpi, c si trovava vicino allo sportello, pronto per scendere. Ma il tram non si fermò ; allora lui. con una voce severa, di bel timbro autoritario, rivolto al biglieltario, disse : — Ho suonalo. L'altro tentava qualche scusa che non gl'importo di capire. — Dico che ho suonato! E il viso gli si alterò lievemente di composto risentimento. — Paoli! Si voltò di scatto, stupito che lo chiamassero ; la faccia grassoccia gli si spianò subito a >un sorriso un po' impacciato per essere stato sorpreso in un momento d'irritazione; ma, con la solita voce chiara rifatta subito serena : — Oh, Carlini, anche tu da queste parti ? — Già, abito qui da tre anni. — Da tre anni! ma se non t'ho mai incontrato. La gente li guardava, incuriosita dell'incontro, oppure con finta distrazione. ■— Non è l'ora mia. Ho preso il tram perchè ho la macchina in garage. — Hai una macchina? — fece Paoli con sincera meraviglia. — Il solito macinino; io li ho visto parecchie volte, ma non mi son fermato perchè andavo in fretta. Si trovarono sul marciapiede; si guardavano, sorpresi l'un dell'altro. Paoli trovò giovane Carlini, questi osservò che anche per lui gli anni passavano ma trovò Paoli un po' ingrassato, e gli chiese se non faceva un po' di sport. L'altro si mise a ridere con sarcasmo, (ili mancava qualche dente all'angolo destro della bocca ; e però quel buco nero che si vedeva, assumeva l'espressione di un ghigno dolente. Si scambiarono domande e risposte, un po' alla rinfusa, e l'uno e l'altro, via via, dentro di sè, calcolavano la consistenza sociale del compagno, assumendo via via l'atteggiamento confacentc. Ben presto Paolo capì che Carlini lo aveva vinto nella vita : difatti, un buon negozio di oggetti sanitari, il commercio andava bene, in coscienza non si poteva lamentare affatto. Figli? Solo una ragazzina di 13 anni. La moglie sempre in negozio ; lui quasi sempre in giro d'affari. E non s'era affatto ingrassato, come lui ; ben vestito, la cravatta ben fatta, ben rasato. Capelli grigi alle tempie, ma viso giovanile ; e la voce, sempre quella, per dio, identica, come se gli avesse detto in quel momento : « tenente Paoli, rimetta il suo orologio col mio; stanotte alle quattro... Uscirà prima il terzo plotone ». Non gli diceva questo, gli parlava d'affari il capitano Carlini ; ma il timbro della sua voce gli richiamò così nettamente e all'improvviso quel tempo che non potè fare a meno di chiedere : « ti ricordi?». Carlini non afferrò subito il senso della domandama a Paoli urgeva tenersi appigliato a quel tempo che lo rimetteva quasi «Ho slesso piano del collega, e cm;ce'lava la gran de differenza che, in pochi minuti,, egli aveva constatata fra sè e Carlini. Perciò insistette: — Ti ricordi, sotto Gallio, giugno '16. _ Oh — fece Carlini — che guerra eh ! Ma ora ci torno. — Ci torni? Lo stupore di Paoli era quasi comico. Gli occhi gli si allargarono nelle occhiaie peste e rugose, le labbra gli s arcuarono di meraviglia. — Ci torni? — Ma certo! Ho fatto da un mese domanda di volontario. Aspetto la chiamata. — Vai in Africa volontario? —■ Ma si capisce! Caro Paoli,- te lo devo, te lo voglio dire. Si, tutto bene; brava moglie, il commercio fila, mi son comprato anche una villetta a Blevio, sai, sul lago ; l'appartamento dove abito e mio, un condominio; mia moglie è un tesoro di amministratricc; ma un giorno le ho detto: «senti, cara, o mi (irmi il permesso, o scappo ». E ti posso confessare una cosa; si, ti farà ridere; quando sapevo di partenze di soldati, io, proprio io, Franco Carlini, -|i anni sonati, commerciante rispettabile, uomo serio e tulio quello che vuoi, andavo alla stazione, capisci, alla stazione; e mica solo per batter le mani a quei bravi giovanotti; no, per struggermi, e non ne potevo fare a meno; mi sedevo su una di quelle panchine, e stavo lì un'ora, due, e anche più. Ridi, eh ? Va bene. Ora ti saluto; ma mi devi promettere una cosa : di venirmi a salutare quando parto; t'avvi SC TO'. Si lasciarono. Paoli cammi¬ nava in un tumulto di pensieri che si accavallavano dentro, e nei quali egli non tentava nemmeno di fare ordine. No, non gl'invidia va la posizione raggiunta, l'agiatezza, a Carlini ; macchina, villa sul lago, commercio avviatissimo, e lui invece a tirar la carretta come dieci anni prima, e sempre con la preoccupazione delle 100 lire; quattro figli, il maggiore che ora entra ali Università, Garetta che, se questo fidanzamento è una cosa seria ; no, al collega Carlini invidiava quella leggerezza di -pirito, si, per dio, quella giovinezza, quell'animo, quell'impeto; là, a un tratto, tutto dietro le spalle; e fare come i ragazzini che tentano di scappare... oh, oh, benissimo, bravo ! Non s'accorse che saliva le scale di casa non col solito passo. Ma prima della metà, soffiò ; si senti il corpo greve, impaccioso. Pensò, e fu come se un raggio d'argento gli attraversasse la mente: — Carlini, già, anche in trincea, la vita lo teneva legato con così poco. Era così leggero, no; lieve, un angelo allegro. Si capisce; come un angelo... Ripensò al pigiapigia del tram, a quel calore di lane, corpi, fiati, odori (che schifo!), alla voce squillante di ,,,ito!), alta voce squillante di |Carimi ; e con violenza inavver.- t" ' ..1... i_ .L...r... i«.,,i„i„lita spinse la porta dell'antica- „i,„ 1., .J,,„i:. ,..„i,.„,i..iJmera, che la moglie, vedendola!attraversare il cortile, gli aveva come sempre socchiusa perchè, caro, non dovesse suonare e attendere. G. Titta Rosa

Luoghi citati: Africa, Blevio