Malinconico bilancio parigino

Malinconico bilancio parigino Malinconico bilancio parigino Parigi, 16 mattino. La risposta che il Reich ha inviato a Londra e che pone categoriche condizioni ad accettare l'invito di partecipare alle adunate del Consiglio della Lega ha prodotto una profonda impressione negli ambienti politici e toglie ogni valore ai commenti che i giornali di ieri sera facevano alla situazione. E' vero tuttavia che il bilancio che, approfittando della tregua domenicale, la stampa parigina faceva ieri dei negoziati di Londra non appariva per nulla brillante tanto che l'Oeuvre, a firma della sua informatrice diplomatica, non esitava a scrivere con accento desolato che la Società delle Nazioni è apparsa agli occhi di tutti quelli che mettono le loro speranze di pace nella nuova legge i intemazionale, dominata questaIvolta più che mai da questioni di opportunità politica... e quando queste sono di origine britannica è talvolta molto difficile sormontarle. Prima la condanna I giornali tendono a presentare come un successo le dichiarazioni I« chiare e ferme » di Flandin e di !Van" Zeeland che avrebbero prò- jdotto una considerevole impressio- ne, ma l'ufficioso Petit Parisien|è costretto a riconoscere che Flan- din, Paul-Boncour, Van Zeeland, Eden e Grandi, dopo aver confrontato i loro punti di vista durante tre giorni, si sono accorti che non sarà cosa facile per loro giungere a un comune denominatore. Il Primo Ministro belga aveva tentato un lodevole sforzo per conciliare i divergenti punti di vista francese e britannico e ridurre gli ostacoli, insormontabili, che ne risultavano; ma la Francia non ha potuto accettarlo senza riserve. « La proposta di Van Zeeland — è detto in una nota dell'inviato speciale dell'agenzia Havas a Londra — discussa dai rappresen tanti delle quattro Potenze firma tarle di Locamo andava molto al dl là delle Intenzioni del governo francese. Essa consisteva essenzialmente nell'apertura, senza indugio, di negoziati con la Germania sulle basi formulate dal Fiihrer, l'Inghilterra Impegnandosi ad accordare alla Francia e al Belgio una « sicurezza addizio naie » in cambio dei vantaggi di fensivl perduti da quelle due na- zioni in seguito alla rioccupazio-ne da parte delle truppe tedesche della zona smilitarizzata. Sabato mattina alla seduta del Consiglio. il primo ministro belga dopo aver tradotto in termini commoventi aTngtsto ofutSte 8dS°<&S aveva creduto dì dover concludere la sua esposizione con un appello ad uno sforzo collettivo di rico-struzione internazionale. « Mal- grado tutto — egli aveva dichia- rato — noi sappiamo perfetta- SudereC^ scambiare delle firme, rifare unastruttura internazionale basata sul diritto e sul rispetto degli im- pegni presi». Ma Flandin e Paul-Bonccur hanno ritenuto che primaIdi ricostruire la legge internazionale era indispensabile condannare lo Stato che l'aveva distrutta deliberatamente. E' questa la ragione per la quale essi hanno deciso di reclamare in primo luogo la constatazione da parte del Con sigli della Società delle Nazionidella violazione tedesca. Fatta laconstatazione spetterà ai garantifornire alla Francia e al Belgio 1 assistenza prevista dal trattato. In tal modo i diritti e 1 doveri rispettivi degli Stati firmatari sitroveranno indiscutibilmente sta- ^Utn„L?^an0ÌC1fS^iai ^fun I" SS! £nS^Sj.i-inSFi?'^ih» L2Società delle Nazioni si decida adappoggiare l'azione delle Potenze garanti di Locamo con raccoman-dazioni da rivolgere a tutti imembri della Lega ». I delegati francesi, che nel frat- tempo avevano comunicato conParigi, hanno giudicato più van- taggioso per la loro causa tras-portare per il momento l'esame dell'affare tedesco da', piano di ! Locamo su quello di Ginevra. j Riferendosi alle proposte già for-mulate davanti al Parlamento, ; Flandin deciderebbe di rivolgersialla Corte internazionale di giù- stizia dell'Aja, perchè decida se ilpretesto invocato dal governo del Reich, cioè la ratifica del patto franco-sovietico, sia giustificato per denunciare il patto di Locar- no e invadere la zona smilitarizzata. L'insidia sanzionista li Journal des Débats osservaperò che per poter sperare in unrisultato positivo bisognerebbe cheil Governo tedesco fosse pronto aj ristabilire lo statu quo ante se la[Corte dell'Aja gli desse torto, cosache appare assurda dopo il discor- so che il Fuhrer ha pronunciato sabato a Monaco e nel quale hadetto che egli non si lasciava im-porre decisioni da una Istituzioneinternazionale qualsiasi e dopo la risposta ufficiale che il Reich ha inviato a Londraj E' quindi con un marcato senso di pessimismo, o quanto meno eoa evidente scetticismo, che l'opinione francese vede l'inizio di questa seconda settimana di negoziati, dai quali non si ripromette gran che di buono. Merita di essere rilevato che qualche voce discorde si fa udire, sull'opportunità dell'applicazione di sanzioni alla Germania. Il Figaro ne scarta l'ipotesi e contro le sanzioni si pronuncia con vigore anche la Journée Industrielle, alla quale, dopo l'esperienza fatta contro l'Italia , l'arma sanzionista appare come una specie di « boomerang » che torna indietro per colpire chi l'ha lanciato. « Con la riserva che si impone a chi non dispone di tutti gli eie- i menti della questione — scrive Il'importante orgar..—non credia- mo che le sanzioni siano più efficaci nel caso della Germania di quelle che ora sono state nel caso dell'Italia. Anzitutto non bisogna dimenticare che quest'ultima, che dovrebbe partecipare alla costrizione, la subisce già per parte sua e non ha cessato di protestare contro di esse e per tale fatto si trova in una situazione per lo me- I nr> particolarersarebbero pure da ! temere difficoltà di applicazione j da parte degli Stati nordici econo micamente tributari della Germa|™a- Nella migliore ipotesi noi ci impegneremmo in una nuova zona di prolungate incertezze ». L'idea dell'abbandono delle sanzioni va del resto facendosi strada avendo per corollario l'abolizione di quelle adottate contro l'Italia. Le preoccupazioni suscitate nell'opinione pubblica dal colpo di forza del Reich, hanno avuto una inevitabile ripercussione nei discorsi pronunciati, come ogni domenica, da personalità politiche. Ora grave di eventi Il Ministro per l'agricoltura Thellier parlando del passo di Calate ha raccomandato la stretta unione attorno al Governo di tut | ti i francesi desiderosi di garan tire la pace e la sicurezza della pace. Persino Daladier ha chiesto, prendendo la parola a Bangé, di avere completa fiducia nel Governo, che sta negoziando a Londra per difendere gli interessi solidali della Francia. Tuttavia l'ex-presidente del Consiglio non ha potuto . , ri , 1anHnve .,„. freccia 1 «tenersi dal lanciale una treccia contro Doumergue setto il cui governo il 17 aprile 1934 venne I inviata da Barthou a Campbell | una nota che metteva fine ai ne j goziaU intavolati dal 14 ottobre 1933 in vistadeU0 stabiUmento di iuna convenzione per il disarmo, o \ A Strasburgo infine Gamelin, scapo dello Stato Maggior Gene j rale, presiedendo il banchetto che ha chiuso l'assemblea generale del . RiCOrdo francese del basso Re- h* d*«^° * ™ ^ a! nessun segreto di Stato constaa itando che lora presente è colma - i di eventi. Ì /.Noi possiamo senza tremare a; ma non senza sentire buttare i1 a o cuore — ha detto il generalissimo — chiederci quello che illuminerà il sole di domani e se da questa crisi nasceranno delle speranze o delle difficoltà accresciute. Non è nella nostra natura nè nelle nostre tradizioni di mostrarci pro¬ ii vocanti, ma nessun francese ap a|partiene a quei poltroni, di cui ii parlava La Rochefoucauld, che si o lasciano ammazzare per il Umore . di difendersi. Noi siamo coscienti ri della nostra forza e sappiamo che i, una patria come la nos^fa è gran. - - de appUnto per la somrna di virtù cioè degli sforzi e dei sacrifizi co- 2lmunl che ne hanno costituito le d!jjas:s e j ' -! p; , ■• •.«• il « 013010 Stali VltOlIie Al 'lina ì]]|isinnfi » n| uua uiuoiwuc - Parigi, 16 mattino, 1 Riferendosi alla nota tedesca, il i Petit Parisien, nel suo editoriale di questa mattina, scrive che se i firmatari di Locamo non riuscis|sero a mettersi d'accordo su un I progetto deliberato in comune 1 afilla Società delle Nazioni, me i »'io varrebbe per la Francia es, sere battuta sulla sua proposta I personale che non accettare un Protocollo di concessioni che costi ì f""'ebbe una sconfitta ben più j 0>'ave. « Sarebbe allora dimostrato che il principio della sicurezza collettiva non è valevole che secondo gli interessi degli uni o degli altai fri, e che non si può tare assegnanlmenfo su//a solidarietà delle Nae'^ioiii associate a Ginevra, che la ajSociefà delle Nazioni perderebbe a! per sempre il suo potere, e che ai siamo stati vittime di una illusio- \ ne e che l'esperienza ha fatto fal I limento. Noi vogliamo credere che aìquesta delusione ci sarà rispar* -jmiafa; ma se dovessimo esserne eìvittime, non ci rimarrebbe più che a ifrarre da queste constatazioni tuta ite le conseguenze in materia di [precauzioni militari e di alleanze *t

Persone citate: Daladier, La Rochefoucauld, Paul-bonccur, Paul-boncour, Petit, Van Zeeland