Giovanni Federzoni di Francesco Bernardelli

Giovanni Federzoni Giovanni Federzoni Giovanni Federzoni appartiene, nella storia della cultura e delle lettere italiane, a quel gruppo di valentissimi, che, alla fine del secolo scorso e nei primi anni di questo, diedero incomparabile lustro alla città di Bologna, e ne rinnovarono l'universal fama. Più che mai dotta e davvero felice, Bologna vide allora una sorprendente fioritura di spiriti diversi, di ingegni rari, di poeti, letterati, maestri. E maestro fu il Federzoni. Dantista insigne, traduttore di Orazio, poeta e scrittore forbitissimo, chiaro, essenziale, fu maestro non solo di lettere e di dottrina ma di vita ; magistero che si esercita coll'esempio assai più che coll'impartire norme e consigli, siano pur essi meditatissinii e santi. Uomo di limpida e pura gentilezza interiore, uomo davvero spirituale, la su? spiritualità dimostrava pràticamente nelle opere e con fervore di carità, di umana comprensione, con delicata e schiva misura, da quanti lo conobbero ricordata quale effusa aureola di bene intorno alla sua persona. Insegnante di ginnasio e liceo, preside e direttore di scuole, libero docente all'Università, le sue qualità, il talento, le opere gli avrebbero meritata ben altra « carriera »/Ma, modesto per istinto e non per atteggia mento, rivolto alla sostanza delle cose, lavoratore instancabile, egli era di quelli che cercano ve rita e bellezza per se stesse, < sanno che il buono il bello il vero sono opera e premio dello spi rifo, e non' delle circostanze < c^h&iS-ioni in cui lo spirito agisce. Cosi, per queste intime virt« d'anima e d'intelletto, il Federzoni potè rifulgere, letterato e maestro, pur dall'angolo velato d'ombra discreta della sua professione d'insegnante e di cultore di studi. Ora, a cura del figlio Luigi (che ebbe nel padre l'amico più fido e più caro: «Non si può misurare quanta parte della mia vita egli fosse, quale intimità continua e profonda di spiriti ci unisse... ») e di un antico allievo, Achille Malavasi, esce in due volumi dell'editore Zanichelli una scelta degli scritti di lui. Dei due volumi l'uno è dedicato a Dante: Studi e diporti danteschi; l'altro si intitola Raccoglimenti e ricordi. Dalle pagine folte di dottrina e linde di stile la figura morale e intellettuale, tempra umana, il carattere del Federzoni escono compiuti. Dantologo artista — come fu definite^—, i suoi studi, le sue meditazioni sul poema sacro, sulle altre opere di Dante, sono noti a tutti gli studiosi ; egli univa alla precisione del filologo, all'erudizione amplissima e sicura, al gusto del sapere accertato e positivo, un fervore di spirito, poetico e religioso, che gli permise di penetrare e far sua la materia dantesca, di addentrarsi in quel gran mondo di fantasmi, di storia, di dottrina, con devozione piena di confidenza e di famigliarità. Se una certa immaginazione — legittima immaginazione — psicologica e morale lo indusse a scrivere il Romanzo di Beatrice Portinari, garbato tentativo di interpretare quella misteriosa figura «quale dall'intelletto e dall'animo dello scrittore è stata veduta e, talvol ta anche in parte, intuita » ; i commenti alla Vita Nuova, alla Divina Commedia, i saggi, le esegesi, le risoluzioni di problemi ardui e intricati, anche meglio rivelano, con quella specie di sua istintiva intuizione morale della visione dantesca, il metodo rigoroso, il senso austero e severo della critica, l'alta scuola carducciana. Dei suoi studi sui classici, e dell'eleganza intima e formale ch'egli ne derivava, sono bellissime testimonianze le traduzioni da Orazio ; ove tu senti la continuità, meglio la identità del magistero nelle lettere italiane con quello nelle lettere latine; un'intonazione, una modulazione ch'è unica, che direttamente passa dal testo al volgarizzamento, ed è tutta sostanziosa, concreta, perspicua. Non umanesimo, ma diremmo spiritualità dell'umanesimo. Quella stessa che si ritrova, poi, in certi suoi pensieri o raccoglimenti. La meditazione, rivolta all'eccellenza dell'anima su tutte le cose della vita e della morte (a quei tempi di positivismo e materialismo, tanto più singolare e degna di una mente forte e libera), richiama a tratti la grazia stilistica, ariosa, candida e sottile dell'Acri. Anche nel Federzoni l'acuto riflettere e la fede che si approfondisce operano in cerchi di sempre più luminosa purezza espressiva. E' curioso osservare come la maturità del pensiero si accordi alla semplicità, monda e sostanziale, di uno spirito tutto aperto all'idea dell'essere e di Dio. Armonioso, commovente accordo. E si vedano quelle caratteristiche pagine: Giovanni Pascoli era credente!; San Michele in Bosco, ove la vaga e inquieta religiosità pascoliana è osservata e descritta con rispetto così trepido, con senso del mistero così sollecito e prudente, così cristiano. Il Federzoni la carità la esercitava in ispirilo e con le opere; basti ricordare quel che fece permsla, cara istituzione, bologpese del^ le Colonie Scolastiche di Castiglione de' Pcpoli ; e lassù, nella fresca natura, con qualche amico fidato, e tra i bimbi poveri che l'aria fina ritemprava dalle miserie cittadine, l'animo suo ritornava quasi fanciullo (Passeggiate castiglionesi). V'era in Federzoni la costante^ squisita bontà del sentire che è propria degli spiriti meditativi, appartati nello studio e nel lavoro; e v'era in lui fierezza e fede di cittadino che crede nella civiltà, e in quella particolare civiltàche é romana e italiana, e cui Dante diede colore e forme immortali. Onde nel 1919, con schietta coscienza, poteva asserire della sua opera intesa a divulgare il poema sacro: «Questo ho voluto far conoscere anche a te, mio figliuolo, e ad altri quasi figliuoli, ai miei discepoliesortando sempre le e loro, secondo gli ammaestramenti del Poeta, a giustizia, a fortezza e a costanza romana, a italianità pura... ». Francesco Bernardelli

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