La conquista di Amba Aradam (dal diario del capitano Ugo Sartirana)

La conquista di Amba Aradam (dal diario del capitano Ugo Sartirana) GLI EROICI ALPINI SULLE MONTAGNE D'AFRICA La conquista di Amba Aradam (dal diario del capitano Ugo Sartirana) "Ugo Bartirana, Podestà di Torino c rapitami nella Divisione « Alluna a, combattente nell'Africa Orientale, lia partecipato col battaglione «Saluzzo>, alla battaglia dell'Amba Aradnm. Di questa eirli ha Mcso una relazione episodica, in un diario in- visto ni padre della propria hipno-\ra.inB- conun. Giovanni De \ ecelli., Tali lettere sono state comunicate alla Consulta, che, come diciamo nel resoconto della stessa ha espresso tutto il più schietto compiacimento per il valore dimostralo dal Capo deH'Amniinistrnzione podestarile. Per gradita.concessione^ dèlia'\la prima pam"del diaciòV domani ' da remo la seconda ed ultima parte.|7 febbraio. — Il nostro battalione « Saluzzo» era ad Hausien, ove era stato avvicendato dopo n mese di prima linea e dove atendeva l'arrivo della Divisione Alpina- » che attraversava la zoa molto impervia del Faras Mai, uadando il fiume Mai Veri, li erzo battaglione ad arrivare doeva essere il « Pieve *di Teco » he al Mai Veri viene attaccato a Ras Gabriet, che gli procura elle perdite. Il nostro battaglioe riceve l'ordine u> partire subio per fronteggiare ti passaggio elle salmerie della Divisione « Alina ». Con 5 ore di marcia attraerso montagne impervie, si giune al Mai Ùeri dove si pernotta, d il giorno dopo la mia compania di avanguardia inquadra le almerie e ritorna ad Hausien, doe giunge alle SO di sera. Ricevia-mo l'ordine di partire in mattinò ile 6 per Vogoro, distante daHausien 32 Km. Verso la battaglia 9 febbraio. — Partenza in autocarro per Cipta, che è ricino a Passo Dagheà; arriviamo alle 1S e ci attendiamo. 10 febbraio. — Da Cipta ci por- emmtiamo a Passo Dogheà, dove ritro- srimilo il nostro antico fortino. Ci tpare quasi di essere tornati a ca- bsa nostra. a5 sveglia d, guerra, alle a.SO partenza. Ilo r«-|sdunnto i miei soldati e nella semi- \mnenuriM Hfll'nllui im loro umililo oscurità aeuawa.no 1010 panalo,■ Mmi /«inno ascoltato e sono lieto di' („,./>,- i«»fn /./*i<. ir tnn-if vpi-r>>i>> i javei visto tutte le facete se, enei dspronte a tutto. Alle 7 passiamo la linea di Passo Dogheà ed andiamo avanti a sbalsi dalla parte sinistra; le artiglierie hanno aperto un fuoco fittissimo sull'Amba Aradam. Nessun abissino in vista. Alle 17 sostiamo dietro una collinetta sopra Scelicot, che vediamo ai nostri piedi, piena di verde, bellissima. Prepariamo le tende a tempo, perchè ci sorprende una forte pioggia che non ci lascierà in pace per tutta la notte; piove da ogni parte ed anche sulle nostre ormai troppo usate tende. Dormo molto bene nel sacco a pelo, che ho portato con me. 12 febbraio. — Sveglia ore e, partenza alle 7. Ha cessato di pio- trmtmdsfmrspsavere. Andiamo avanti sempre sttliato sinistro, e per-una salita mot- dto faticosa e dura arriviamo sotto , il monte Adi Mara. Si spara mol- to in alto, ed arrivando sulla ere-, sta vediamo già molti feriti t qualche morto. Gli abissini, scen- dendo dall'Amba Aradam nella notte, hanno passato la valle di Scelicot ed hanno attaccato la po- \ sizione dell'Adi Mara; sono stati \ respinti lasciando sul terreno mol- .li morti. {Riceviamo l'ordine di scendere ■ dal monte e scaglionarci verso il \pendìo della, valle, a difesa della' valle di Scelicot. La mia compa-.gnia è di avanguardia e scende I giù molto in basso; assistiamo ad mi grandissimo bombardamento e pensiamo ancne a pranziate. Il'tempo si sta rimettendo ul tempo- j rale mentre stiamo pranzando, Alle 15 riceviamo l'ordine di ri-1salire. lasciando la- nostra posizio-\ne. Intanto avanti a noi sulla, stex-1sa catena di montagne, un primo fuoco di mitragliatrici e di arti-ìglieria ci fa pensare che si sia in-'gaggiato un duro combattimento.Nulla però sappiamo. Stanchi morti,risaliamo l'Adi Mara ed ar-1riviamo sulla cima alle 16. Sta fa- ccndo temporale e tira un ventomolto forte, le butlerie di art iglie-ita sparano a tutto andare; tro-viamo il nostro maggiore che Ita andare sulla estrema sinisl ra, per-che è fortemente impegnata. Par-fiatilo velocemente; il tempo si èfatto più brutto e ricomincia a ricevuto ordini. Dobbiamo subito„...7 ,..„„,„ ..... piovere; dopo un quarto d'ora dimarcio; incontriamo le prime ha-relle con i feriti: ad un posto dimedicazione trovo il dottor Bon- giovannini, del Municipio di Torl-gnata ed ha avuto molti morti e '"no, che viene incontro a me pe salutarmi e mi dà le prime noti zie. La Legione, della « S Gen nato » è stata fortemente impe feriti; è morto fra i primi il celi turione Persico di Torino, mio ca rissimo amico. Nella mischia Proseguo subito con la mia compagnia e raggiungo il Comando di battaglione su una piccola altura, che è piena di militi e di ufficiali; troviamo un generale che ci spiega quello che dobbiamo are. Il maggiore ci riunisce e ci dà i dettagli; davanti a noi, sul costone che strapiomba sulla val-\ e, si sono fortificati gli abissini;!abbiamo di fronte nientemeno che a guardia, imperiale del Negus ! Ì■lj I aggiramento sulla nostra destra ed attaccando anche fortemente, La mia compagnia è di rincalzo. essendo stata tutto il giorno di avanguardia. Ci incolonniamo pei : 111 passaggio obbligato battuto dal fuoco abissino e falciamo il primo balzo; tutto bene: arrivici- ito al costone ed io mi metto ali riparo con la mia compagnia, Mentre le altre attaccano e stipe- vano il costone, vedo subito impe- /nate con fuoco violentissimo le compagnie sorelle, ed attendo; da co» mitragliatrici modernissime.Iche da stamane non si riesce di suidare. ed il caposaldo è i«ipor-|antissimo. Dobbiamo con il bat- tagllone assolutamente prendere a posizione prima di notte, com-i dimelo mia leggera manovra «fi [ognì parte fischiano le pallottole ;\nici soldati, che sonoi '!•"'. conte del resto an-\wii^ri' parlo con t mici soldati, che sonoI Pche i miei «//fetali. Arriva un por- pa. ordini; la 23* compagnia è /or- ,<emente impegnata; occorre sul)'- Ao che aia aiutata dalla mia. Par- miamo tutti insieme coi maggiore, dPassano intanto indietro i no- pstri alpini feriti e morii: uno i izmore„tc e ,7 nostro cuppeilano 7o [desenuisce mólto bene il compilo.! pAroii posso stare al Comando di.Lbattaglione, avendo un plotone as-\t,„•,-, rfn;;a discesa C(m calma c difendendosi molto bene: hanno Insciato molti morti, ma non fttnta confessando. Corro iti linea iijspiazzare una mitragliatrice pcr\paiutare la 23"; studio il terreno,jlpoi mando sul costone un mio pio-Idone con un giovane ufficiale eheì sui duramente impegnato. Chiedo' vdi andare con il mio primo plotone'mnno primo plotone e ne ottengo il permesso: vado di corsa perchè sparano forte; arrivo e raggiungo l'ufficiale, ci incastriamo in una roccia con due mitragliatrici e spariamo. Abbiamo gli abissini a 5-10 metri; con il fuoco nostro li ricacciamo, anche perchè la posizione è bene battuta dal di sotto dalla mia prima mitragliatrice che ho postato molto bene; il maggiore mi manda a dire di sostituire con la mia compagnia la 23-', che ha sostenuto il primo urto. Riunisco subito su due plotoni la mia compagnia, sparo più che posso, e poi tutti insieme facciamo un salto dal costone addosso ai nemici. Essi cominciano a ripiegare; penso che riusciremo: a piccoli balzi andiamo avanti. Li vediamo benissimo i nostri avversari, che si ritirano meeUed ha lasciato in mano nostra molte armi e due mitragliatrici. Ci guardiamo in faccia; tutti i,miei■«melali sono vivi; qualche sonato è morto, qualcuno è ferì- to; io sto benissimo; bevo messa borraccia di vino e poi cominciai a pensare alla sistemazione difen-\( S^L»s.jnmo stanchi morti. m~f ia cos'ili "di 'una di^T-'Si\"i 'o.-.iu ni una iit.,i i -mi tip lui* , MWlo. sopra ho un altra compa- (inu. (jfj /,,,//,,,,,,,,,,,- sotta non Vr-1 j fi V • il ' />""" """ ".! do „„„„. ,9 piattaforma su cui siamo non e più larga di due me tri. Lavoriamo subito a farci un riparo con i sassi, perchè temiamo che domani mattina ci riattacchino. Mando a prendere le munizioni, percorro tutta la linea della compagnia a rincuorare i soldati ed a incitarli. Tutti sono felici e contenti della vittoria e mi promettono che non dormiranno. quvaine ràgezii•.itadgelsiitzXGentrosità latina AUe dieci mi ritiro a dormire sotto un sasso 3tanco morto; ap pena addormentato tutta la linea si incendia di colpi per un falso allarme provocato da un ferito abissino che era oltre la nostra linea. Abbiamo i morti abissini oddosso a noi; due feriti loro mi [chchiedono da bere e provvedo, malgrado tutto, ad accorrientarll: uno inorila nella notte, l'altro al mattino lo manderò al Comando di reggimento per interrogarlo: ini bacia le- mani mentre gli dò da bere. Altro allarme, alle 2, e poi la notte, lunga, interminabile, con tanta pioggia, e finalmente ValbaAcNessuno viene, mi addormento sot-icto il sole caldissimo alle 8 e sono! psvegliato alle 9; devo andare su-1 s bitò al Comando di battaglione irche època più in alto. ti <= 13 febbraio. — .Si deve partili j f. subito in avanti per occupare laUistretta di Afgòl, che è davanti a I noi e che chiude la immensa pia- \aultra di Alitalo: è il punto pin\ljdelicato del nostro fronti, perchèi „chiude a sud la valle di Scelicot. rflNon abbiamo mangiato da 24 ore, „ Ito dormito un'ora ina bisogna an-\cdare subito. Raduno i soldati, ed essendo la mia compagnia la pitti avanzata. scendo per il primo nel-\ la piana, i miei esploratori sii scontrano con una pattuglia, ne- mica che sopprimono scuz'aliro.l Abbiamo la via libera; alle ore jejn siamo sulle ultime propaggini che'. dominano la piana di stilla destra abbiamo il -/H1'/'— m subito un muro di fortificazione «. ; npoggiamo le nostre mitra glint riti. 'sArrivano finalmente Ut mia linda p| ed- il mio sacco .a pelo; mangio un bAlpinil vche si collega con noi; formiamo' 'v , '.A :....„ . Ivpiatto immenso d'i pasta asciutta u1 con i soldati e poi vado a letto:' sarò chiamato per il mio tu veglia all'una \ u febbr.u0. _ n me mi si*- rglia, alle ? del mattino completa- nmente riposato ed alluno. Nemici tnon se ne vedono, solo in distanza '■ v..,,//,, ,ip«t,n Kputlvmn un inrtA 11""",,,,,da , '■nio Tulio . i,„ÌZt , 'e a rirardn della mmmiin'h'ji ,ln vvanti i e la "c ,ó d< r»/ cciule Coment™** &o]^' ■ vcuni .si'*- rabissino morto in combattimento. ÌE' un dono dei miei alpini e spero ■di poterla conservare e portarla la casa; è una bellissima scimitarj ra con manico di ararmi. Sicf

Persone citate: Alitalo, Giovanni De, Negus, Ugo Sartirana

Luoghi citati: Africa Orientale, Amba Aradam, Hausien, Mara, Torino