Il Cavaliere o la Cavaliera D'Eon

Il Cavaliere o la Cavaliera D'Eon Il Cavaliere o la Cavaliera D'Eon Il più celebre fra gli agenti secreti di Luigi XV, fu e rimane, quegli che è conosciuto sotto il nome di cavaliere d'Eon, divenuto celeberrimo per fatti che, con la polizia secreta, non hanno nulla da vedere, e del quale Cesare Giardini racconta la romanzesca vita in modo mirabile, con quella precisione e nettezza che sono la gran dote di questo scrittore che è anche uno squisito poeta (Cesare Giardini: « Lo strano caso del Cavaliere d'Eon », - Mondadori, Milano). Il ritratto fisico del D'Eon è presto fatto: statura piccola, volto roseo e sbarbato, vita sottile, gesti vivaci, voce dal timbro femminile; le sue doti furono: temperamento ardente, spirito arguto e mordace, cultura solida; schermitore formidabile dalla tecnica precisa e sconcertante sostenuta da un polso nervoso e sicuro. Per il ritratto morale si potrà aggiungere che aveva un carattere strano, impulsivo e generoso, con la costante preoccupazione di far colpo e stupire. Il primo successo Il primo successo della sua carriera il D'Eon lo colse in Russia dove andò al seguito dello scozzese Duglas per tentare di accattivarsi l'animo dell'Imperatrice Elisabetta e impedire la conclusione del « trattato dei sussidi » che avrebbe asservito la Russia all'Inghilterra. Il Duglas, dopo non facili acrobazie, era riuscito a concludere un trattato e una « nota secretissima » la quale impegnava la Francia ad aiutare la Russia in caso che questa entrasse in guerra con la Turchia: ma Luigi XV, che seguiva una politica di aperta amicizia con la Sublime Porta, rifiutò di ratificare la « nota secretissima * e D'Eon, forse lusingato dall'ultimo periodo del dispaccio del suo Re « spetta a voi riparare l'errore ch'è stato commesso in questa occasione », mobilitando tutte le amicizie di cui disponeva riuscì a far lacerare la « nota secretissima » e a partire per Parigi, latore dell'atto con cui l'Imperatrice Elisabetta accedeva al patto di Versailles. E Luigi XV, resta tanto contento di lui che gli manda una tabacchiera d'oro ornata di perle, una gratificazione sul tesoro reale e il brevetto di tenente . dei dragoni. D'Eon, « le petit D'Eon », come tutti lo chiamano, a Parigi vive il suo quarto d'ora. Per poco, però: in Russia c'è ancora da fare: Anche Bestucef è al posto di gran cancelliere, può avvenire un voltafaccia da un momento all'altro. Ed ecco D'Eon nuovamente in Russia, ad imbastire, con il vice cancelliere Voronzof, filofrancese, trame per far cadere Bestucef il quale, naturalmente, reagisce e tenta di fare assassinare « le petit D'Eon », che, guidato dalla sua buona stella, se la cava, e assiste alla caduta del nemico suo e della sua Patria, mentre viene nuovamente incaricato di portare a Versailles il documento con cui Elisabetta aderisce al trattato del dicembre 1758. Prima di riprendere la sua carriera di agente diplomatico secreto, il D'Eon domanda ed ottiene di andare in guerra: ed eccolo, stretto in una fiammante divisa da tenente dei dragoni, buttarsi a capofitto nella mischia e uscirne ferito alla testa e alla gamba: poi, nel 1761, richiamato a Parigi, viene assegnato come secretano al Duca de Nivernais, inviato ambasciato: re a Londra. Qui comincia quella iche si può chiamare «l'avventura inglese * di D'Eon. La missione del Duca de Nivernais non è facile: si tratta di concludere la pace dopo la guerra dei sette anni. D'Eon si rende utilissimo all'ambasciatore, prende parte attivissima ai negoziati stessi, e quando i preliminari sono pronti è lui che viene di nuovo incaricato di portare le ratifiche a Parigi. E' il trionfo: Luigi XV lo abbraccia e gli rimette le insegne di cavaliere di San Luigi. La Pompadour scrive al conte de Nivernais: « Questo signor D'Eon, a quel che mi dicono, è un i suddito eccellente e gli inglesi sono stati molto gentili incaricandolo di portare qui le ratifiche ». Dall'antipatia all'odio Ma se la pace era fatta, il rancore rimaneva sempre: infatti la Francia perdeva, tutte le colonie americane, di qui il desiderio di prendersi una rivincita. Allora si pensò di preparare un attacco a i Londra: per la bisogna occorreva | un ufficiale dall'esercito che raecojgliesse i dati e un uomo insospetjtabile che tenesse nascosto quel I materiale. Com'era naturale, la scelta cadde su D'Eon il quale, munito di un misterioso cifrario, riparti per la capitale inglese. A Londra, per il cavaliere D'Eon, tutto continuò ad andar bene, finché rimase ambasciatore il conte de Nivernais, ma partito questi, le ciGdsmglrGledprdtDaqlrDpqipnivctlrrgavQlrsmdtplgvaglscdpig cose cambiarono. Nell'attesa che ril nuovo ambasciatore, conte de iGuerchy, raggiungesse la sua se- mde, D'Eon venne nominato Mini- sstro plenipotenziario: era il massi- qmo degli onori che potesse toccar- J pgli e non ne demeritò affatto: ma la carica lo ubbriaco. Primo errore, fu di attaccare il conte de Guerchy, che in vero era una nullità, ma aveva il grande pregio di essere un protetto della Pompadour. Presto l'antipatia del D'Eon per il Guerchy, si tramutò addirittura in odio: ciò avvenne quando, a torto o ragione, ma con tutte le apparenze della realtà il D'Eon si convinse che de Guerchy aveva tentato di avvelenarlo. Da DgaorgBsccgnmviquesto istante, da una parte e dal l'altra si trascende: l'ambasciato-;dre mette in giro dei libelli contro il RD'Eon, il cavaliere rispondo con uni dpamphlet di seicento pagine in dquarto. A questo punto, Luigi XV, j pimpensierito manda il De North ; pper rabbonirlo; ma il messo reale I non ottiene nulla, anzi il D'Eon, intenta un processo per tentato | venificio contro de Guerchy, processo che prende subito una brutta piega per l'ambasciatore il quale parte precipitosamente per Parigi Dopo tanto clamore, il cavaliere D'Eon attraversa un periodo grigio e oscuro: ma nel 1771, gli araldi della fama spargono di nuovo ai quattro venti il suo nome. Questa volta si tratta di una celebrità che non ha nulla da vedere con la politica e niente d'eroico, sebbene sia la sola che durevolmente tramandi ai posteri il nome del D'Eon. La notizia 6 sbalorditiva: il cavaliere di San Luigi D'Eon ,11 capitano dei dragoni, l'ex-ministro plenipotenziario, non è un uomo, bensì una donna e a proclamarsi tale è l'interessato in persona. La liquidazione Con la morte di Luigi XV e la assunzione al trono di Luigi XVI, le cose cambiano ancora, e in peggio per il D'Eon, che il nuovo Sovrano trova inutile quella rete di agenti secreti ch'erano stati il gran da fare di suo nonno. Perciò la deliberazione di liquidarli. Ma se la cosa riesce discretamente facile per alcuni, per il D'Eon è ardua: eppure bisogna venire in possesso dei pericolosi documenti vfgbrzPssdav|che questi detiene e dei quali non 1intende disfarsi se prima non gli j vengono pagati gli arretrati di pensione e di stipendio che gli si devono e ammontanti alla rispettabile somma di duecentomila lire. A Versailles, la richiesta, viene qualificata « un nuovo documento del delirio d'uno spirito veramente singolare » e si pensa di ricorrere ad altri mezzi, quando entra in scena Caron Beaumarchais, l'autore del « Barbiere di Siviglia », bramoso di mettersi in luce presso la Corte, il quale promette di appianare ogni divergenza. Ecco il commediografo a Londra sicuro di giocarsi l'uomo-donna: senonchè il suo spirito inventivo non eguaglia di certo quello del « fenomeno » D'Eon che si gioca il commediografo, lusingandolo nella sua vanità dongiovannesca e facendo il languido e il patetico. Comunque i dopo gran discutere, si giunge in!porto: ma una condizione metteva:Luigi XVI, e sulla quale è irremo- ;vibile: essendo il D'Eon donna de-1 ve vestire abiti femminili. A tali condizioni, dopo un'assenza di quindici anni, D'Eon fece ritorno a Parigi: fu un trionfo strepitoso e imprevisto che 11 pelli gli fece dimenticare le ama- rezze passate. Tutta la Francia si interessò a lui: la posta gli recava migliaia di lettere al giorno. Lo stesso Voltaire scriveva: «Tutta questa storia mi scombussola. Non posso credere che questo o questa D'Eon gina lo sia una donna»: la Revuole conoscere e ordina alla sua sarta, la famosa Bertin, di occuparsi del corredo della signorina Carla Genovieffa Luigia Augusta Andrea Timotea D'Eon de Beaumont, mentre altre sarte, bustai, parrucchieri lavorano per la completa trasformazione di colui che alcuni non temono il sacrilegio di chiamare « novella Giovanna d'Arco ». Ma quando il momento della esteriore metamorfosi venne, fu un brutto momento per il D'Eon. Il vecchio capitano dei dragoni, scrisse, supplicò, ma il Re fu irremovibile: dovette essere donna. E' vero, quel suo stato gli dette ancora rinomanza ma una profonda accoratezza non lasciò più il cavaliere, preso nel suo stes-1 so inganno. La sua salute ne ri-j senti e un giorno, non potendone ' più, buttò via pizzi e trine, e ri- vesti la vecchia divisa di soldato: fu subito arrestato e inviato a Digione da dove, dopo un mese, liberato gli venne imposto di ritirarsi in provincia. E' la decadenza: fa qualche rapida scappata a Parigi, domanda parecchie volte, senza esito, di andare a Londra, e solo nel 1785, dopo un'ennesima domanda, la sua richiesta viene accolta e parte per l'Inghilterra. Giorni di povertà A Londra, fra tanti mali, si aggiunge quello della povertà, e per vivere, vestito sempre da donna, dà esibizione di scherma. Ma le cose peggiorano: il 26 agosto 1796. durante un assalto accademico di scherma, a Southampton, la lama del suo avversario si rompe e lo | ferisce sotto la ascella: ricoverato all'ospedale, quando n'esce, dopo | quattro mesi, ha il braccio anchilosato e l'ultima meschina fonte di ! guadagno tolta. Ora, il vivere, è un ! tormento: vende le sue due cose più sacre: la spada e la croce di S. Luigi: anche il passato se ne va: poi subisce l'onta della prigione per debiti. Potrebbe tornare in Francia, ma per non lasciate la signora Cole, una vecchietta che l'ha aiutato nei brutti momenti e con lui divide l'indigenza, rifiuta. Il vuoto è spaventevole; finché il 21 maggio 1810, all'età di ottan tadue anni, D'Eon concludo la sua vita mortale. Colui che ha riem pito di sè la seconda metà del secolo XVIII solleva ancora una volta la curiosità del pubblico: uomo o donna? E se donna perchè aveva vestito abiti maschili? E se uomo, perchè, ritornando in Inghilterra, non aveva'smesso gli abiti femminili? A tagliar corto alle supposizioni arriva il certificato ufficiale del dottore Copeland, che ha visitato il defunto: Ceififico con la presente di avere esaminato e notomizzato il corpo del cavaliere D'Eon, in presenza del signor Adair, del signor Wilson, del dottor Elisée, e di avere trovato gli organi maschili della generazione perfettamente conformati sotto ogni rapporto. Dovrebbe bastare: non basta, e il dubbio, non più tale, viene tramandato. Ma il Cavaliere D'Eon, agente secreto di Luigi XV, capitano dei dragoni, letterato, pole mista, diplomatico, schermitore, uomo per quarantanove anni, donna per trentaquattro della sua vita, dal letto di morte sorride arguto e sarcastico: le cose di questo mondo non l'interessano più. Alfio Berretta. ÉÉ i LANCIERI DI AOSTA CAVALLERIA SULLA STRADA DI NEGHELL1.