Un audace pioniere torinese attraverso il territorio dell' Ogaden

Un audace pioniere torinese attraverso il territorio dell' Ogaden Un audace pioniere torinese attraverso il territorio dell' Ogaden II Piemonte ha gloriosamente legato il suo nome anche all'Africa, perchè erano piemontesi il Dabormida, l'Ellena, il Galliano, egCbl'Arlmondi, e piemontese l'attuale ae a , l a a o e r , è e i o n a si i di a n a, r o noue e, eael à ia e i a, eoea. Alto Commissario per l'Africa Orientale, Maresciallo Badoglio; piemontese ancora un missionario dalla grande e nobile figura del Cardinal Massaia; esploratori e viaggiatori come il Franzoy, il Ferrandi, il conte Enrico Baudi di Vesme del quale ci occupiamo in questo articolo. Enrico Baudi di Vesme Mentre le eroiche truppe del nostro magnifico generale Graziami avanzano trionfalmente in Somalia e le popolazioni dell'Ogaden fanno spontaneo atto di sottomissione alle autorità militari italiane e gran parte di esse già combattono al nostro fianco, è doveroso ricordare il conte Enrico Baudi di Vesme patrizio piemontese e capitano dell'Esercito italiano che per il primo penetrò nella plaga più centrale e mal nota della Somalia: l'Ogaden. Una lettera del Baudi di Vesme alla Stampa — in data 22 gennaio 1908 — rivendica a lui e al suo compagno di viaggio Candeo la priorità del riconoscimento di Ime, località presso l'Uebi, da essi raggiunta 11 21 aprile 1891 per la via di Berbera, Harrar, Seghlr, Milmil, Galadurra e Caraule, e specifica il ritorno per Galadurra, chiarendo la via del ritorno lungo il fiume Sulul per Harrar dove Ras Maconnen diede lo sfratto al Baudi e ad Edoardo Scarfoglio. Questa lettera è particolarmente importante e molto significativa, perchè l'ardimentoso esploratore piemontese sollecita presso il Governo italiano un'azione di protettorato su quelle popolazioni e su quel paese le cui ricchezze nessuno ancora aveva saputo mettere in valore. Ma in quel tempo l'Italia era assente dall'Africa e insensibile — come i suoi uomini di governo — ad una politica di contenuto espansionista. Perciò la preziosa lettera non suscitò alcun interesse... Enrico Baudi di Vesme mori in Torino il 22 marzo 1930: era nato nella nostra città il 21 novembre 1857. Egli ebbe cosi il conforto e la gioia di assistere alla ripresa trionfale della Patria in Africa ed \ salla rivendicazione della sua opera di pioniere. Centinaia di chilometri Baudi intraprendeva il suo viaggio da Berbera per Bur Dap un coraggioso itinerario sul territorio somalo di Imi, viaggio che lo Zaghi cosi descrive: « Approfittando di un assai limitato congedo militare che aveva ottenuto, con pochissimi mezzi, aiutato solamente da Guido Cora, il grande geografo torinese, che in quegli anni dirigeva una informatissima e Cilzc1ummssisppdPLmtmta tla sellonto uo se di edo ro e battagliera rivista geografica, il ! Cosmos, il 14 marzo del 1890 sbar-1 cava ad Aden col tenente principe ; Nicola Brancaccio per Intrapren-1 dere una spedizione nell'interno'del paese dei Somali. Mentre il I compagno attendeva In questo'porto alcuni fucili che dovevano | arrivare da Massaua, Baudi di ! Vesme passava a Berbera col capo-carovana, il capo-cammei- liere e l'interprete per preparare gli animali, i servi e gli uomini di i durdccmsscorta... La cosa non fu difficile; ma essendosi il Brancaccio ammalato cosi gravemente di febbre, da dover essere mandato all'ospedale militare di Massaua, il patrizio piemontese — per non rinunciare agli impegni morali e materiali assunti, il 12 aprile partiva da solo con una carovana di 15 uomini e due aban (guide) che lo dovevano proteggere per un |lungo tratto di strada ». Il 15 i aprile egli giungeva sulla collina I di Sceikh; e a Golull vedeva perjla prima volta il torrente Thug Dehr e dagli indigeni apprendeva che aveva le sorgenti nei monti Golis. Avviatosi poscia verso i Dur Dap, li attraversava al passo di Bahlaris e « dalla vetta del Labaghardei osservava l'amena vallata del Nogal ». L'8 maggio la carovana rientrava In Berbera, dopo aver percorso in 27 giorni di cammino 438 Km. di cui 286 in regioni fino allora inesplorate. Le piogge e le malattie A meno di un anno di distanza, e con il concorso della Società Geografica Italiana e della Società Africana di Napoli, e sotto la personale protezione di Francesco Crispi il quale gli aveva affidato l'Incarico della seconda esplorazione, Baudi di Vesme si addentrava nell'Ogaden. Questa volta egli era In compagnia di Giuseppe Candeo che si era diviso dal Robecchi. Dopo i preparativi del viaggio ad Aden, prima, e poi a Berbera, e con le facilitazioni del nostro Console ad Aden f Antonio Cecchi) il 25 febbraio 1891, 11 Baudi ini- t \ spedizione ziava la sua pericolosa marcia con 27.Indigeni armati di fucile, e 15 cammellieri,- il capo-carovana, un interprete e tre abati: 45 uo mini in tutto. Sempre combattendo coi cam- RVimsitaavlanumellierl infidi e riottosi percor-1 chsero un paese montuoso, con pae- rasagglo vario, attraversando tutto dail dorso elevato della fascia di e spartiacque della vasta regione,srper un percorso di oltre 600 Km. ffprima di raggiungere l'alto corso, stdell'Uebi presso Caranll e Imi.Ili,Percorsero l'altopiano dell'Ogaden. i reLungo il viaggio « l'accampa-1 l'Amento venne molestato dalle pun-l5Sture dei terribili cancan e i cam- melli fuggivano impazziti tando all'aria ogni cosa ». but- . i ti^a'e ! scientifico. La località « è inte 1 ressantissima... >. Si tratta di ; fare, ora, una traversata di cinque 1 giorni fino a Milmil, senza tro'vare acqua per strada, I II Cesari che agli Italiani nella 'conoscenza dell'Africa ha dedicato | pagine veramente stupende, per ! che scritte in base a un materiale storico in gran parte inedito, rico struendo l'itinerario di questa se conda esplorazione del nostro i Baudi di Vesme scrive che il 20 deglgipoOvunque (questo particolare ; sedovrebbe esser meditato dagli i leumanitari di Ginevra!) «trova- f?rono i segni delle devastazioni e1 ?.idei massacri degli abissini giunse «i suU'Uebi in condizioni cosi deplorevoli — ricorda il Bertacchi — da rendere impossibile il proseguire il cammino lungo l'Uebi per accertare il corso dei vari fiumi che scendono sul versante meridionale. Nella sua relazione alla Società Geografica il Baudi parlando della carovana dice: « Le piogge, le malattie, l'assottigliano sempre più. Noi due siamo condannati alla febbre continua: siamo un'ospedale in marcia... ». Tuttavia, osservano, studiano, indagano e raccolgono prezioso materiale marzo 1891 la carovana riprese la marcia faticosa e giunse tdopo infiniti stenti » ad un immenso pantano che le impediva di avvicinarsi all'Uebi... Ritorno verso l'Harrar f. Nelle ore. pomeridiane, cioè LCozeLSchndinrede dtifaccnl'rei mgzpvpstilae verso le 14,30, favoriti dal ciclo, la |nuvoloso, accompagnati dai pochi s5 i ascari vogliamo tentare questo ga I terribile Keli (pantano) vedere orjqucsto famoso Uebi, meta del no-| g a i i o o . a , à à o o a stro viaggio. Per circa due chilv-. metri e mezzo affondiamo flno|Lalla cintola, affaticando in modo che pare scoppi il cuore per la violenza dei battiti ed il petto sia!ptroppo stretto a contenere 1 poi- nmoni che soffiano come mantici. Mtrascinandoci mezzi svenuti. oadall^verici nell'aspetto, sorretti solo dalla volontà... ». Cosi la carovana fu costretta a retrocedere e abbandonare l'Uebi. Il 27 aprile si iniziava il triste ritorno. Per Galadurra e il Sulul, la spedizione, decimata dalle febbri, si diresse verso l'Harrar, accam- Ftnfqaspando in un grosso" viTlaggVo | Pamhara. A Baudi che marciava Idper ricongiungersi al Candeo (che era giunto alle porte di Harrar) Edoardo Scarfoglio comunicava le nuove vicende fra l'Italia e l'Abissinia e l'arresto di Candeo. «Superato l'ostacolo degli avidi ga- nlcszi Camchdeopì m[eserta la libertà per intercessióne di chRas Maconnen, e il permesso di !in bellieri che tutto rubano, Baudi entra in città, ma anch'cgli è trattenuto prigioniero, mentre le fotografie, le collezioni di storia naturale e i manoscritti preziosissimi, le armi, i cammelli, le mercanzie sono sequestrate ». Ottenu partire, il 10 giugno Baudi, il suo compagno e i superstiti della carovana abbandonavano Harrar, proseguendo poscia per Zeila do-i ve si imbarcavano per Aden. E-:stgli aveva degnamente a'ssolta la nalequscmissione segreta affidatagli da Crispi. Aveva raccolto le domande di protettorato dei capi indigeni di Imi, delle tribù Ba-Dullohanta e Rer Uga Skoscen i quali domandavano la protezione del deossusetagaRe d'Italia. Ma il decorativo e ne- befandò marchese di Rudinl che mera allora succeduto al Crispi jtonon volle ricevere il Baudi, impo-1 sonendogli di non parlare della spe- ! badizione... Oggi, è al Governo Be- conito Mussolini e, In Somalia, Ro-1 pudolfo Oraziani! Francesco Gera Pgu