I finti grattacieli di Odeida di Alfio Russo

I finti grattacieli di Odeida NAVIGANDO NEL MAR ROSSO I finti grattacieli di Odeida \l\m(Da uno dei nostri inviati; ODEIDA, febbraio. Odeida vista dal mare presente|^file di palazzi candidi e alti grat tacicli a confrontarli con le case Psdi questi paesi del Mar Rosso. Al Umagino di diritta guardando dal\^i a o i i 3 i e a , e e è i l ; e e e e a k n a o u ò e e a e i e l r e a a o a o à mate, il forte innalza, le sue mura, vigilate da uomini inagrì in ronda siigli spalti — le sagome umane stagliano nel cielo come statue di bronzo. Intorno, si stende il lungo eguale tappeto delle sabbie, in fondo l'altopiano disegua i suoi contorni azzurri. Siamo arrivati a Odeida a mezzogiorno: tre sambuchi, saltellando sulle onde, sotio venuti sotto il barcarizzo del « Somalia » ancorato a due miglia dalla costa, per portar a bordo dieci uomini e riportar a terra alcune centinaia di casse. Gli uomini sono saliti sveltamente, accrescendo la pittoresca confusione di bordo. Al tramonto, disteni sul ponte tappeti di varie fogge e colori, erano genuflessi nella preghiera, poco dopo gridavano orrendamente intorno a un piccolo zebù con la testa rivolta appunto verso la Mecca e con il pugnale sotto la gola. L'uccisione delle bestie da mangiare deve essere fatta secondo certe regole immutabili; lo zebù era tenuto pelle zampe, per la coda e per le corna, il carnefice gli drizzava la testa verso non so quale punto cardinale, quindi gli segava coscienziosamente la gola. L'animale al contatto della lama muggiva disperatamente, gli occhi gli si appannavano nel pianto, il sangue ampìMava, scorreva gorgogliando e fumando. Infine, il piccolo zebù decapitato s'abbatteva al suolo, e poco dopo era scuoiato, squartato, mangiato. Queste uccisioni eseguite a regola di religione musulmana sono atroci. Lasciano una indistinta malinconia che pesa gravemente sul cuore. Due giannizzeri di scorta Ma volevo dire di Odeida, bianca sulle sabbie gialle e sul mare finalmente azzurro. Come sapete, gli stranieri sono assai indesiderati in questa terra, e sola mente possono discendervi con il grazioso consenso dell'Iman, il quale vive a Sana, la capitale del lo Yemen, alcune giornate di marcia da Odeida. Se avessi voluto restare a. Odeida avrei dovuto attendere in mare il consenso dell'Iman forse per vari giorni; e in mare, sopratutto in regime di monsoni, si sta maluccio. Tuttavia a Odeida sono disceso, e due ore mi sono state sufficienti per visitare la città. Il comandante del porto, omaccione panciuto e gioviale e con la bocca piena di kat, lo stupefacente prediletto dall'arabo yemenita, pregato dal medico italiano, mi concesse appunto il permesso di sbarcare ma mi diede la scorta di due giannizzeri, non so se per guidarmi e proteggermi o se per spiarmi. Certamente, come io non so l'arabo e quelli ignorano l'italiano, ì nostri discorsi erano brevissimi, alcuni gesti accompagnati da sorrisi. Con questi due tipi armati di fucile, sono passato per le strade di Odeida, e mi pareva d'essere prigion vero. A Odeida vivono due italiani conosciutissimi e stimatissimi, quattro misteriosi russi, membri di non so quale delegazione sovietica con le mogli in veste di dattilografe della delegazione, e alcuni inglesi i quali tutti i pomeriggi s'ubbriacano pazientemente, con stile e con coscienza. Soltanto gli italiani sono in continui rapporti con gli yemeniti, i quali per qualunque mal di denti accorrono dal medico italiano, vero apostolo di civiltà. Le strade di Odeida sono strette come tutte le strade delle città arabe, e ingombre di varie cose, erbe marce, scatole vuote, sterco di animali, e popolate di mendicanti, di straccioni, di ragazzini. Donne, no; stanno nel fondo delle case, relegate eternamente secondo la rigida tradizione musulmana, aggravata dalla grettezza yemenita. Echi della guerra La guerra per ora la risentono solamente i commercianti, gli esportatori, i quali mandavano a Massaua fino a quattro mesi or sono moltissime tonnellate di caffè di Mocu, la sola cosa veramente nota e celebre di questo Yemen misterioso. La maggioranza della popolazione ignora da qual parte sia l'Abissinia, nonostante alcuni agenti stranieri abbiano tentato di eccitarla subdolamente contro gli italiani in difesa della gente etiopica « legata alla gente araba da vincoli di sangue»! Ma con il ritorno degli operai yemeniti da Massaua, le vicende della guerra cominciano a diffondersi. Questi operai hanno infatti portalo la voce della grande vittoria italiana in Somalia; hanno raccontato l'occupazione di Adua, di Mucallè, di tutto il Tigrql. Essi sono stati lungo tempo a contatto con soldati, commercianti, marinai italiani, hanno i-isto la grande fatica degli italiani alla quale ' hanno preso parte, sono stati spettatori, e attori in minima parie, di questo grandioso sforzo dell'Italia, il quale sforzo fa di Massana il più clamoroso e potente '.centro del Mar Bosso. Quando io : ritornerò a Odeida, il nome degli [ italiani vi risuonerà con toni di ; vittoria, la potenza dell'Italia avrà nome certamente fantasioso 1 come usa in questa terra. Con i 'denari guadagnati a Massaua, intanto, questi reduci vivranno in [letizia per alcun tempo, avranno kat in quantità e per sempre conserveranno negli occhi mara vigliati visioni di lavoro e visioni di potenza, come essi prima non sapevano nemmeno immaginare. Questa guerra creerà nel MaiRosso la leggenda eroica degli italiani e inizicrà il tempo della crescenza dell'Italia. Odeida possiede mirabilmente tmtpbaspsgltfivltbsalrrspaccssdgnadpsdsscdsoodsdd l'arle del trucco. A guardarla dal mare infatti sembra eguagliare ^,^2*JS? ':l!'";!!!°rie'"f' Palazzi di cinque, sei piani, costruiti in cemento armato, la, pas- Ucggiat.a a mare sulla quale im^"«"'L'?'^^0!*-! !" J>e"l te, la cattedrale, dico meglio la moschea, splendida di ori; ma è tutto trucco. Quando ci arrivi dopo la piccola, traversata in sambuco, tanta bellezza scompare, annega nella sporcizia, nella desolazione. E' come il miraggio. I pulazzi sono appena delle mura, sono capricciose fantasie di signori i quali imbastiscono qua e là costruzioni senza condurle a termine; sono capannoni con le finestre senza imposte, con i pavimenti di sabbia, senza camere; le scale sono di legno o di cemento, senz'arte, senza criterio; i mobili, spesso vi sono, alcuni pretensiosi, di magnifici legni indiani, altri fatti di casse dov'eran prima legumi e caffè. Cose intraviste Insomma, l'incantesimo, il miraggio, a entrar dentro, scompare, annega nell'incompleto, nello sporco, nel primitivo. La moschea non è ricca d'ori e di gemme, il palazzo dell'emiro è eguale agli altri palazzi — satolli affollati di clienti sdraiati per terra a masticar kat, sonnolenti, maleolenti. Eppure Odeida possiede certo suo fascino indimenticabile, il fascino dell'imprevisto, dell'inatteso, del misterioso. Da molte ore, a guardar dalla nave, non vedevo nulla oltre alla sabbia, alla gialla aridità della costa, alla notte fonda, buia, piena di minacce; improvvisa, inattesa, appare Odeida su quel giallo infinito delle sabbie, e desta il conforto, la gioia di veder cose umane, vive, laddove si pensava fosse il regno della desolazione e della morte. E a viverci, sia pure per due ore, Odeida dà il senso dell'impenetrabile. Questo mare per esempio cambia di ora in ora, azzurro, grigio verde, ondulato, piatto, silenzioso mormorante, clamoroso. Questi miei accompagnatori, i due gendarmi con i quali non riesco a scambiar più d'un gesto e d'un sorriso, sono due tipi da studiare, e d'altra parte essi mi studiano; questi mendicanti sono interessanti, solenni nella loro smodata miseria, questi sfaccendati dal volto chiuso debbono avere certamente sensibilità segrete, aspirazioni misteriose, quelle disumane aspirazioni dei musulmani alla vita perfetta, fatta di silenzio e di preghiera. Se potessi restar qui, andrei in quel palazzo a scrutar il volto dei suoi abitatori, andrei davanti alla moschea per seguir l'onda maleodorante dei fedeli per carpir dagli sguardi l'anelito del loro dio; e vorrei ca pire il segreto di certi recinti, di certi giardini chiusi, pieni di cin guettii di donne. Ma la consegna dei miei due guardiani dev'essere stata durissima poiché s'io guardo dentro le case, se m'avvio verso la moschea, se spingo lo sguardo oltre le mura dei giardini, essi, con strani mormorii, mi si parano davanti e mi fermano. I misteri rimangono misteri, e non possono, d'altra parte, essere intesi in due ore. Gli inganni, però, si scoprono subito, pur se fatti con arte; così ho scoperto che dietro i palazzi, i quali da lontano sembrano grattacieli, è un'umanità maleodorante stanca e forse dolorante. Alfio Russo Lm

Persone citate: Donne, Massana, Mecca