La pressione delle colonne di Graziani dal settore di Neghelli alla valle del Gestro di Mario Bassi

La pressione delle colonne di Graziani dal settore di Neghelli alla valle del Gestro La pressione delle colonne di Graziani dal settore di Neghelli alla valle del Gestro (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Neghelli, 10 mattino. Bisogna necessariamente assicurare la nostra occupazione contro gli eventuali, seppure meno che probabili, ritorni offensivi del nemico, ma soprattutto assicurarla immediatamente contro anche le limitate insidie e gli sporadici colpi di mano, di quei gruppetti isolali, di quegli individui armati rito ci siamo inevitabilmente lasciati addietro e sui fianchi nella rapidissima avanzata, oppure che si attardano ancora davanti a noi per i margini della nostra occupazione territoriale. Bisogna organizzare le popolazioni che abitano in queste regioni, stabilire per esse una opportuna e regolare amministrazione sicché esse sentano subito l'autorità e il benefico influsso del nostro governo e, segnatamente, in confronto della tirannide abissina da cui noi le abbiamo liberate. Bisogna sistemare le vie di comunicazione, i presidii, i centri logistici e specialmente iti previsione della stagione delle piogge. Tutto un complesso ed ingentissimo lavoro, dunque, assorbe attualmente i nostri comandi e le nostre truppe per le ragioni e gli scopi suesposti. La difesa mobile Le ragioni e gli scopi di riordinamento e di difesa del territorio occupato, hanno richiesto parziali azioni militari, come rastrellamenti di ciascuna regione di nuova occupazione, ricognizioni, puntate offensive. E, del resto, è vecchio criterio di S. E. il generale Oraziani, già da lui applicato tn Libia, con quell'ottimo successo che tutti sanno, quello di sostituire alla difesa statica e passiva la difesa mobile ed eminentemente attiva; perciò quella serie di azioni tra la fine del mese scorso ed il principio di questo mese di cui il comunicato US del Ministero per la Stampa e la Propaganda dava un cenno riassuntivo. In sostanza, le nostre colonne, di forza variabile a seconda del compito e del prestabilito campo di movimento, hanno percorso tutta questa zona fra i tre fiumi confluenti nel Giuba; colonne sempre autocarrate e collegate e disposte c irraggiate in modo da sorprendere il nemico, sia quei superstiti cui accennavo rimasti dispersi nel territorio di nostra nuova occupazione, sia quei nuclei più o meno agguerriti che ci gravitassero ancora sui fianchi o si spargessero ancora sulla nostra fronte. Alcune di queste nostre colonne marciarono per diecine e centinaia di chilometri senza imbattersi nel nemico ma semplicemente riconoscendo particolareggiatamente il paese e prendendo contatto colle pacifiche popolazioni, le quali, dovunque, dimostravano cogli atti, ed esprimevano colle parole la loro soddisfazione e gratitudine per essere state liberate dalla esosa angheria abissina e, spontaneamente e entusiasticamente dichiaravano non volere altro Governo che (lucilo italiano, di cui conoscevano la potenza altrettanto che la giustizia. Altrove queste popolazioni stesse ci fornivano utili informazioni sul nemico, si offrivano di guida per coglierne e accerchiarne qualche gruppo, si univano alle nostre truppe per combatterlo. Ciascuno aveva un sopruso da vendicare, il lungo odio da sfogare; ed a fianco delle nostre truppe, o anche da soli, affrontavano i fucili abissini armati delle loro frecce avvelenate, delle loro lance, con cui, di solito cacciano le bestie feroci, dei loro coltellacci dalla larga lama con cui di un solo tremendo colpo squarcili no il ventre all'avversario. Cavalleria autocarrata Tra le varie nostre colonne in conlrarono più aspre resistenze e sostennero scontri più sanguinosi quelle cui accenna il comunicato ufficiale. Tra il 29 gennaio ed il 4 del corrente febbraio, la colonna autocarrata, composta prevalentemente di reparti nazionali, tra cui i mitraglieri di cavalleria autocarrata e di un'aliquota di artiglieria, muoveva qua da Neghelli; e, compiendo un largo giro per quella successione di selvose alture che prendono il nome di Curre Burju e Curre Liban e per la re gione di Russa e di El Uddoro, cioè per tutta la zona montuosa che si stende a sud e a sud-ovest di Neghelli fino all'alto Dauu Parma, si scontrava col nemico in forze, respingendolo in replicati scontri. A Malca Cuba, appunto sul Dctua Parma, la resistenza nemica si manifestò più accanita, ma dopo l'irruente combattimento la nostra colonna ne ebbe totalmente ragia ne. In questa azione si segnalò particolarmente, come cita il co manicato, lo squadrone autocar rato dei lancieri « Aosta » pari in valore e sacrificio di sangue, alle gloriose tradizioni della nostra cavalleria e dell'antico reggimento. Per ridurre in cifre i risultati della vittoriosa azione di guerra di questa colonna che, spazzato di ogni nemico questo paese tra Neghelli e l'alto Dalia Parma, rientrava, il giorno quattro, qua a Neghelli, noto che gli abissini contati sul terreno furono centosedìci, e ventotto prigionieri di cui uno fori to; mentre il bottino ascende a parecchie diecine di fucili, pistole, armi diverse assieme con ingenti quantità di munizioni; e inoltre varie diecine di muletti da sella col¬ ldstadssdtlaattvcdaidsGfLsDds la relativa bardatura, e centinaia di capi di bestiame bovino. Di questo ultimo, parte è stato trasportato qua a Neghelli, parte è stato affidato in consegna agli abitanti del luogo appartenenti a cabile sottomesse. Un'altra azione di un'altra nostra colonna, messa in evidenza dal comunicato ufficiale, si è svolti! sull'Uebi Gestro. La nostra colonna leggera, composta di reparti arabo-somali, si trovava dislocata a Bucurale; quando il comandante ebbe informazione che a una trentina di chilometri più a nord, verso Lamma Scillindi, si era raccolto e sostava in osservazione un discreto gruppo abissino di armati appartenenti alle forze di ras Beiate Merid. capo della provincia del Baie, la quale, come ognuno sa, è sita sulla sinistra dello Uebi Gestro, cioè a oriente di questo fiume e tra esso e lo Uebi Scebeli. « Perchè, soltanto ora! » Il lettore ricorderà che, precisamente il 22 novembre scorso, a Lamma Scillindi fu sconfitta l'avanguardia dell'armata di ras Desta Dumtù che scendeva, allora minaccioso e baldanzoso, contro le nostre posizioni sulla linea da Dolo a Malca Rie. Appena saputo del nuovo concent lamento abissino a Lamma Scilliudi — operato, stavolta, sia pure in misura ridotta dagli armati di ras Bejene Werud — il comandante della nostra colonna, da Bucurale mosse celermente all'incontro. Respinti i posti avanzati abissini sull'Uebi Gestro, la colonna piombava sul nucleo di Lamma Scillindi e, con breve combattimento, lo sbaragliava. Prosegue intanto il ritorno delle popolazioni alle loro sedi, in questa zona che abbiamo occupata col ciclo delle operazioni di Neghelli; zona interposta fra i tre fiumi Dana Parma, Ganale Daria e Uebi Gestro e le popolazioni stesse, ossia, prevalentemente, le cabile dei Digodia e Galla Boranu, volontariamente si inquadrano nella organizzazione amministrativa per essi provveduta premurosamente dal governo della colonna e sotto la protezione dello Stato italiano, A questo proposito, qualche vec prdcc/iio, sta dei Digodia che dei Galla Borana, ha voluto ricordare c7ie,quarantanni fa, era venuto tra di loro un bianco che essi avevano favorevolmente accolto; e che con questo bianco essi, per mezzo dei loro capi riconosciuti e autorizzati, avevano concordato ed accettato l'alto protettorato e l'autorità del Re d'Italia. Quel bianco era Vittorio Bottego. Questi vecchi dei Digodia e dei Galla Borana non si sono trattenuti dui rivolgere a qualche nostro rappresentante una domanda forse un poco imbarazzante: — Ma perchè, voi italiani, avete tardato quarantanni a mantenere la promessa di protezione e di giusto Governo che ci fece colui che allora ci mandaste come ambasciatore? Quarantanni vi abbiamo attesi. Mario Bassi

Persone citate: Desta Dumtù, Galla Boranu, Graziani, Lamma, Vittorio Bottego