Battaglia sulle due sponde del Daua Parma

Battaglia sulle due sponde del Daua Parma Battaglia sulle due sponde del Daua Parma Gli etiopici battuti dalla colonna del gen. Agostini alla frontiera tra l'Abissinia e il Chenia guadano il fiume e fanno fuoco dal la riva britannica contro le nostre forze (da uno dei nostri inviati) Campo della Colonna CC. NN. a Ma Ica Libai, 30 notte. Il lettore avrà facilmente rilevato il particolare calore di simpatia con cui io redigo il racconto dell'impresa di questa colonna delle | Camicie Nere Forestali. Ma a parte l'ardimento e la bellezza della impresa per se stessa ed a parte quel suo stile schiettamente fascista, anzi squadrista,che la caratterizza e su cui ho già insistito, non posso esimermi, io vecchio alpino, dal subire il fascino di questi commilitoni che non solo si contraddistinguono dallo stesso colore e portano lo stesso fregio dell'aquila che gli alpini ma mostrano lo stesso tipo di disciplina, gli ' stessi modi ed il piglio e magari un po' di giustificata « guasconeria » che noialtri in guerra. L'augurio del Duce Il generale Agostini, del resto, ha una predilezione per gli Alpini sicché li ha preferiti nel suo reclutamento di volontari fino a farne il maggior contingente delle forze al suo comando. Ho detto volontari; non bisogna dimenticare che tutti questi militi forestali sono volontari per l'Africa Orientale e tra tanti e tanti più che avevano presentato domanda e sollecitavano e si raccomandavano scelti uno per uno, selezionati rigorosamente secondo il criterio della loro validità fisica e delle qualità morali ma soprattutto in base al loro passato di guerra e.d ai loro meriti fascisti. Questi militi ricordano orgogliosamente che quando 'già si accingevano a partire per questa Africa Orientale, alle grandi manovre militari dell'anno tredicesimo nel Bolzanese, ebbero l'ambito onore di escere parsati in rivista dal Duce e di accoglierne l'alta parola di incitamento e di fede. E adesso qua, nei momenti della difficoltà dura ed in quelli più pericolosi del combattimento, quando avanzavano sotto il fuoco nemico o nei corpo a corpo e ad ogni successo più aspramentc conquistato, era a loro ben presente che sul loro verde ga- \ gliardetto figura la firma autografa del Duce che allora, in quella occasione, accondiscese ad apporvcla, fausto augurio e viatico di vittoria. Ero rimasto ieri col racconto al giorno 17, quinto giorno dell'avanzata, quando la colonna, composta, come è noto, oltre che dei reparti delle Camicie Nere forestali di reparti mitraglieri e di antollinde e di reparti indigeni di dubat, si accampava nella località di Collegio, sul Daua Parma, posta ad 87 chilometri dal punto di partenza di Malca Rie c nell'interno del territorio abissino. Quel giorno si era svolta, come descrivevo, la cerimonia solenne I della sottomissione del sultano dei Digodia, la nobile, ricca, numerosissima cabila che occupa la re-1 gione dei Borano, da quello che fi- j no ieri intendevasi per confine italiano colla Abissinia, su oltre Fil-\ tu, dove poi cominciava l'altra ca- i bila dei Gherra. Il sultano Uabari Abdi Ali, avendo dichiarato di acceliare spontaneamente il Gover'-\ no italiano, in sostituzione di quel- \ lo abissino impegnando, con sé, tutta la sua gente, e giurando sul Corano, e avendo rimesso al Generale il proprio personale sigillo, fu invitato ad accompagnare la colonna nella sua ulteriore avanza¬ ta. Uomo prestante questo Sultano dei Digodia, di matura età, ma di solido aspetto, dignitoso e grave itegli atteggiamenti, nelle parole, nei gesti e sormontato il capo da un imponente turbante rosso. I suoi, della sua scorta, personale che gli stanno intomo, hanno verso di lui segni di una devozione c di un rispetto supini. Fucilate nella notte A Callegia, nella notte scintillante nelle innumeri stelle equatoriali e da una estremità all'altra del cielo, l'occhio correva dolio Grande Orsa, che spiccava all'orizzonte settentrionale, alla Croce del Sud, che sorgeva dal ciclo meridionale, sotto la nebulosa di Ma goliano, mentre Orione sfolgorando, e le pleiadi, amiche dei naviganti, discendevano dallo zenit verso occidente. Nella notte — dal folto del bosco delle palme Dum che si estende sulle due rive, lungo tutto il corso del Daua Parma come un altro ed enormemente più largo fiume di verde, a fiancheggiarlo e a coprirlo —■ si udivano ruggire i leoni che scendevano ad abbeverarsi. Le Carnimie Nere che vegliavano in arme, contemplavano lo spettacolo imponente della notte africana così suggestiva, così piena- di sensi di mistero, e per essi, accampati in paese nemico, cosi gonfia di oscure insidie, di imminenti minacce e intanto, più avanti, verso Malca Ghersi, echeggiavano di tratto in tratto, lontani, i segnali delle trombe abissine clic si chiamavano e si rispondevano dall'una all'altra sponda, del fiume: quella abissina di qua, e quella del Ghcnic. di là, attraverso il confine segnato appunto dal corso del fiume. E, ogni tanto, il silenzio della notte era improvvisamente rotto dal tonfo di qualche fucilata sperduta. Al nuovo giorno JS la colonna riprendeva la marcia, cioè questa sua avanzata consistente nell'aprirsi e nel costruirsi, metro pei- metro, la. strada per procedere cogli autocarri. La colonna, ora puntava nella località di Malca Ghersi. Rilevo che « Malca », questo nome che nella descrizione del- l'imprcsa di questa colonna stac- j nata ritorna quasi ad ogni lova-\lità toccata nella marcia., signifi-, ra abbeverata, posto identìficato \ l' convenuto per la abbeverata del-]le mandre e delle greggi al fiume, Ora Moira Ghersi si distingue in \ tre; Malca Ghersi propriamente che c esattamente sulla riva del fiume; 'Maina Ghersi Jero, cioè la.' piccola che è un poco distaccata dal fiume, semplicemente unaìpiatta radura verde, un pascolo^ naturale di qua dal bosco delle, palme dum; e Malca Ghersi Uen, cioè la grande altra, immensa ra- j dura più avanti, altra zona di pascolo. Ma per raggiungere Malca Gher- si la colonna non 'continuò a risa- lire il corso del Daua Parma, .sto- ;ben-e, anche per ragioni d'opportu- llila nella, costruzione della carreg- \giabilc, deviò per una valletta affluente, quindi scavalcò un prominente costone di monte per ridisccndcrc poi dal monte sul Par da e cosi presto. Sulla riva inglese »-., prenome,,,, U, ... -.-^pond.;,-'. za di Malca. Ghersi. Cosi si otten-ne anche di sorprendere in pi* gli abissini i quali non ci- aspetta-1-ano per quella impensa ta stra-\1 Molti di loro, quando le punte, della colonna attraverso i palme-1 ti si buttarono alla riva del fiu-, me, erano così lontani dal sospet-\ tare il nostro improvviso arrivo! che stavano tranquillamente preti-; drudo il bagno. Le nostre mitra- gliatiici, colle prime raffiche, li falciarono ancora nell'acqua. I su-iperstiti corsero fulmineamente aJ-1 io armi, parte rimontando il fiu-j me per questa riva c, parte, bnt-1 landosi di là, sulla riva inglese del] Chenia. E da quella riva soprat-1 tutto si accese un fuoco di fuci-\ tcria vivacissimo. Poi entrarono in ] azione, sempre da quella riva, le\ mitragliatrici e anche un lancia- bombe. Al sopravvenire della sera, \ H combattimento portava un cer- to scompiglio nel nemico. Dalla riva del Chenia s'allentava il fuoco', fino ad estinguersi; e su quest.a\nostra riva, le Camicie Nere liqui-\ davano rapidamente le ultime re-s sistenze. Poi la colonna si riuni va e si accampava a Malca Gher» si Jero. Si era così, nello, giornata, progrediti da Callegia di altri 24 chilometri e si era giunti a 111 chilometri da Malca Rie, perciò addentro di altrettanto nel Territorio abissino. Nel combattimento della giornata si calcolava ci fossimo trovati di fronte circa seicento armati per la massima parte regolari abissini. Le perdite inflitte al nemico risultavamo non inferiori a un centinaio di mortidi cui i cadaveri erano rimasti in parte nelle acque stesse del fiume, e, in parte, furono contati sulla nostra riva. Il bottino di guerra risultava relativamente scarso poiché, data la sopravvenuta oscurità, non era stato possibile il rastrellamento del campo di battaglia. Avevamo però anche catturati alcuni prigionieri. E segnatamente preziose riuscirono le informazioni che da questi ricavammo. Seppimo così che i comandanti di questa colonna della armata di Desta Damtù, già destinata ad operare per la valle del Daua Par' ma, ossia quell'avventuriero greco, Sava Karavasilis che gli abis sini chiamano Asaba ed Bassan Gababà, Sultano della cabila dei Gherra, avevano ordinato ai loro uomini di resistere ad oltranza alla avanzata degli italiani ma Io ro, intanto, erano andati via pare passando nel territorio inglese; a seppimo, come del resto ci ave vano già informato i nostri avia tori trasvolando sulla nostra co lonna giorno per giorno e buttandoci messaggi, e, iijJÈkne, ci in formava, sera per swi, la Mar coni da campo; seppimo ancora per ammissione degli stessi pri gionieri che lo stesso Desta Dam- tu, investito dalla travolgente avanzata delle nostre colonne principali, condotte personalmente da f- ?f il generale Graziani su per to intricata e impervia zona mon tana tra il Da'M Parma e il Ganale °oria verso Neghelli, batte- ra in ritirata. La genialità di Graziani c*| ^portava e che Zfl'ZJZ u eccfoaoJe' ^ 7° T*"-, C*6 S*2Eh£ "romita uomxm, °™Z °> " aXla testa' facente guì parte del corpo alle dirette dipendenze di Desta Damtù, ripiegando davanti l'incalzare delle nostre colonne principali, si era incanalata dalla piana di Rem gi per la carovaniera di Torbi e discendeva precipitosamente per raggiungere il Daua Parma incon tro a noi, proprio verso Malca Ghersi. Ci apparve allora, in tut ta la sua previdenza e genialità, la magnifica decisiva manovra concepita nel grandioso insieme da Graziani e che egli andava vit toriosamente sviluppando; e ci ap parve, in tutta la sua pienezza-e multipla importanza, il compito affidato alla, nostra colonna, a que sto colonna rispetto al complesso détta manovra; colonna che non solo doveva, come ieri spiegavo, tagliare i perniciosi contatti tra U Chenia e l'Abissinia sulla linea al confine del Daua Parma, e im pedire agli abissini troppo fa nili rifornimenti da questa par te; ma avrebbe anche tagliato la ritirata appunto verso il Ch-enia alle forze abissina sfuggenti davanti alla azione del' | ' Odói/n