Con le Camicie Nere del generale Agostini che avanzano lungo il confine del Chenia di Mario Bassi

Con le Camicie Nere del generale Agostini che avanzano lungo il confine del Chenia Con le Camicie Nere del generale Agostini che avanzano lungo il confine del Chenia Aeroplani inglesi che fanno la spola sul Daua Parma e fucilate nemiche dalla riva britannica del fiume • Come sono stateK battute le forze etiopiche comandate dal greco Karavasilis - Duecento chilometri di strada costruiti dai nostri militi scttagC (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Malca Libai, 29 notte. Il nerbo di questa colonna è costituito dalle Camicie Nere forestali alle quali si aggiungono reparti di mitraglieri e autoblindc e reparti indigeni di dubat. Ho avuto la ventura di accompagnare una parte della ardimentosa, contrastata e vittoriosa avanzata della colonna, la quale operava lungo il Daua Parma in correlazione con l'avanzala delle altre colonne principali nella zona tra il Daua Parma c il Ganale Doria e culminala con la conquista di Neghelli. Squadristi e Arditi Ho assistito così — o ne ho raccolto notizia diretta dai combattenti — ad una delle più belle imprese di questa guerra, impresa veramente degna di memoria e ideata, condotta, compiuta con stile e con slancio eminentemente c schiettamente fascisti; voglio accentuare: squadristi. Del resto, buon numero di queste Camicie Nere, le quali hanno dato superba prova di valore e di resistenza dcl tutto eccezionali, deriva dalle squadre della Rivolli zione e parecchi furono già Coni battenti ed Arditi della grande guerra a cominciare dal comandante. E sono tra loro ufficiali che hanno accettato di essere diminuiti dì grado pur di arruolarsi magari come semplici militi. Ce n'è di ogni regione d'Italia, dalle Alpi alla Sicilia. La nostra stirpe vi figura rappresentata al completo magnificamente in fiore di entusiasmo e di vigore. La colonna — adunatasi a Malca Rie dove, sul Daua Parma, si incontrano i tre confini della Somalia italiana, dell'Abissinia e dcl Chenia — muoveva il giorno 12 avendo per primo obbiettivo l'occupazione della località di Sadei. Qua, per informazioni raccolte, era segnalato un notevole concentramento di regolari abissini i quali costituivano l'avanguardia di una colonna dell'armata di ras Desta Damtù discendente .lungo il Daua Parma cioè lungo il confine stesso tra l'Abissinia ed il Chenia, colonna comandata da Mussa Asaba, un avventuriero greco il cui vero nome e Sava Karavasilis, ed in sottordine da Hussan Gababa, sultano della Cabila dei Ghcrru, e forte di tremilacinquecento armati. Questa colonna era quella che, secondo i piani di ras Desta Damtù, avrebbe dovuto attaccare verso Malca Rie mentre lo stesso Desta Damtii con prevalenza di forze avrebbe attaccato per Oddo e Dolo verso Lugli Ferrandi. Lo stesso giorno 12, in stretta correlazione con l'avanzata delle nostre colonne principali tra il Daua Parma e il Ganale Doria contro il grosso dell'armata di Desta Damtù, la colonna della Milizia forestale provvedeva all' occupazione dei pozzi di Giarza allo scopo di togliere agli abissini l'unico posto d'acqua esistente in questa sona e che avrebbe permesso lo spostamento delle loro forze tra il Ganale Doria e il Daua Parma ed insieme allo scopo di proteggere sul suo fianco destro la colonna stessa nell'avanzata con cui doveva risalire per la sponda sinistra del Daua Parma. Sempre il giorno 12, mentre dunque si compieva felicemente questa occupazione dei pozzi di Giarza, la colonna raggiungeva la località di Figa, a trenta chilometri da Malca Rie. Dal moschetto al piccone Qui giovano alcuni chiarimenti. La Colonna era tutta autoportata. Ma, non esistendo strada di sorta oltre Malca Rie su per la nostra sponda del Daua Parma se non qualche meno che mediocre pista carovaniera o incerti sentieri, bisognava che la Colonna stessa, procedendo, si costruisse una strada per il passaggio degli autocarri. Perciò non ho creduto di esagerare niente affatto dichiarando questa impresa degna particolarmente di memoria. Si tratta oggi di oltre duecento chilometri di carreggiabile da Malca Rie fino qua a Malca Libai, che le nostre Camicie Nere hanno costruito in die ci giorni mentre al tempo stesso rompevano le accanite resistenze nemiche alternandosi sulla linea di fuoco e nel difficile c duro lavoro lasciando moschetto e mitragliatrici per impugnare piccone, zappa, accetta, poi nuovamente lasciando questi per riprendere le ormi e combattere. Il giorno 13 la Colonna avanza per altri 30 chilometri da Figu allo Vadì Bu-Bu. Ci inoltriamo ora non soltanto in l'iena Abissinia ma in territori dove probabilmente dopo il nostro Bottega, il grande antesignano della conquista, non si era più avventurato forse nessun europeo. Il giorno Hi la costruzione della strada presenta maggiori difficoltà per gli scoscendimenti sul fiume delle alture che accompagnano da questa nostra sponda sinistra le estreme propaggini del massiccio culminante dello Allajo Perciò non si riesce a percorrere :'he poco più di 10 chi lometri dallo Vadi Bu-Bu alla lo vcpndidscsstIlgmgcDsezsgllldtmsotlsalita Libidei. Ma si è ormai ben c ceno di li, i i de nhe isi Ce le pe mdi noaaia do ne er ato tiota ua sa, aui ed a, ru, rhe, merDeor e Lo rere ua il mrene di sto na po il ed ere na vetra orpieone na ga, Rie. ne nti. ta. rta tra non sta bisa, raargendo arggi arua Cadie sso nze a di oro liaap lae le nza alora nia enansta, orse conta cenche stra agdele a chi lo vicini a Sadei. primo obbiettivo, come dicevo, della colonna e si ha precisa la impressione dell'imminente contatto con gli avamposti dcl nemico. Prime fucilate La mattina seguente, cioè il 15. il contatto è preso appunto a Sadei, distante da Libidei cinque o sci chilometri. Poche forze nemiche che presidiavano la località sono facilmente volte in fuga. Esse lasciano sul terreno cinque morti e parecchio materiale bellico. I fuggiaschi ripiegano verso Callegia inseguiti dai nostri. Altri giù '.ano precipitosamente il fiume rifugiandosi nel territorio inglese del Chenia e da quella riva continuano il fuoco di fucileria. Due aeroplani militari inglesi trasvolano a media' quota stil fiume ed osservano lo svolgersi dell'azione. Dal primo giorno, dcl resto, della nostra avanzata, gli inglesi l'hanno continuamente vigilata trasvolando sulla nostra colonna e precedendola per trasvolare sui nuclei abissini poi tornan do indietro a spiare nuovamente i nostri movimenti. E troppe c troppo caratteristiche coincidenze mostrano come questo loro far la spola tra noi e gli abissini abbia ottimamente servito a questi ultimi per identificare da lontano l'andamento della nostra marcia ed il nostro sopraggiungere. Ma dopo Libidei e Sadei a questo in desiderabile zelo osscrvativo degli aeroplani inglesi ed alle contìnue offese di fuoco di cui eravamo bersaglio dalla opposta riva dcl fiume tra il folto dcl bosco delle palme dum per parte di quegli abissini fuggiaschi nel territorio del Chenia, si aggiungevano ancora i continui segnali che gli abissini appunto si scambiavano dall'una sponda all'altra con le trombe. Si udivano ogni notte reiterati richiami che echeggiavano di là a cui di qua, davanti a noi, si rispondeva. Ma per altra parte questa- era la migliore e più probante diniostrazionc della opportunità, anzi della necessità, di questa, azione clic S. E. Graziaili aveva affidato alla colonna Agostini il cui compito è consistito appunto nel ributtare gli abissini dal Daua Parma, ossia da questa linea dì confine col Chenia, nel tagliare loro per tutto questo lungo tratto le comunicazioni col Chenia così semplici e facili attraverso il fiume che in questa stagione di magra offre frequentissimi e sicuri guadi. Dopo avere dato al fuoco gli accampamenti abbandonati dagli abissini a Sadei la nostra colonna avanzava per altri undici chilometri -empie nella stessa giornata del 15 fino alla località di Collegio rompendo successive ma non rilevanti resistenze. A Callegia, in un più vivace scontro, infliggevamo al nemico altre perdite. Poi ancora per dicci chilometri lo inseguivamo catturandogli tra l'altro un migliaio di bovini. dslilualtactgnTra i Digodia Il giorno 10 la colonna sostava a Callegia ma spingeva avanti pattuglie a Malca Gheris, sempre sul Daua Parma. Queste incontravano nuclei nemici che mettevano in fuga con rapide azioni di fuoco e con incalzanti attacchi e riportavano al campo un botti no di seicento bovini e cinque cento cammelli. della Cabila dei Digodia col sultano dei quali, Uabar Abdi Ali, soggetto agli abissini avevamo già avviato pareva esita _trattative. Ma questi nte alle conclusioni'gli incontro un nucleo di Camicie Nere e di dubat che lo ritrovaore di (.moroso ^rtCMMi» «008 /«-roci rappresaglie degli abissini ancora presenti in arme nel tcrri-torio della sua cabila. Il generaleAgostini si affrettava a mandar-rono dopo circa quattro ore dimarcia attraverso la montagna elo scortarono qui, al nostro cani- po di Callegia. Il Sultano, accompagnato dauna dozzina di armati della suagente, si presentò al generale con molta dignità e sostenutezza di- ben chiarando che lui ed i subordinati della sua cabila si sottomettevano sema condizioni al Governo italiano « a 2)icrii legati », secondo l'espressiva frase che egli volle usare, e consegnerebbero armi ed accetterebbero ogni decisione nei loro riguardi dcl Govcno che spontaneamente uccellavano. In fide, al cospetto dei maggiori capi della cabila che erano convenuti, il Sul¬ tano giurò sul Corano e rimise al generale Agostini il proprio personale sigillo. Mario Bassi La corrispondenza qui pubblicata del nostro inviato speciale Mario Bassi è stata in parte diffusa Ieri sera dall' Biar, senza nostra autorizzazione e senza citare la fonte, nel giornale-radio delle ore 20,30. I