Laval si dimetterà appena tornato da Ginevra

Laval si dimetterà appena tornato da Ginevra Laval si dimetterà appena tornato da Ginevra Parigi, 18 notte. Lavai è partito oggi alle 17 per l'Alvernia, donde domani si recherà direttamente a Ginevra. Interrogato dai giornalisti, egli ha dichiarato di ritenere utile una presa di contatto con i delegati esteri alla Lega delle Nazioni e in particolar modo con Eden, ma ha soggiunto di non voler fare a Ginevra se non un breve soggiorno. Probabilmente egli sarà di ritorno a Parigi giovedì; immediatamente dopo si avrà la crisi. I ministri radicali dimissionari I ministri radicali hanno infatti deciso di seguire Herriot nelle dimissioni che il Ministro di Stato presenterà ufficialmente a Lavai non appena questi sarà tornato al suo posto. Di fronte al ritiro di cinque ministri, del quale domani il Comitato esecutivo del Partito prenderà atto trionfalmente, il Presidente del Consiglio non potrà fare altro che portare a Lebrun le dimiss-ioni dell'intero gabinetto. La Camera avrà cosi ottenuto la testa dell'uomo contro cui la massoneria e il bolscevismo internazionali si accanivano da mesi e la ^rancia si scoprirà da un giorno all'altro sbalestrata in una crisi il cui scopo inconfessato consiste nell'assicurare alle sinistre coalizzate l'uso dei fondi segreti del Ministero degli Intórni per portare il fronte rosso alla vittoria elettorale e nell'imporre al Quai d'Orsay la politica estera di Londra e di Mosca. In taluni ambienti per rassicurare il pubblico si fa correre la voce che Lavai, forte dei 64 voti della sua ultima maggioranza, potrebbe benissimo ricevere dal Presidente delia Repubblica l'incarico di formare un nuovo Ministero. L'ipotesi è estremamente improbabile per non dire adddirittura esclusa. Per riuscire nell'intento tmppclnutmsLvgtvnsnEidHltgLavai dovrebbe infatti e, rompere in due ,1 gruppo radicale pighan- ldszsgngruppo radicale piglian do dei ministri fra i trenta o quaranta membri di esso, che gli sono rimasti fedeli o costituire un gabinetto senza radicali. Ora ambedue queste soluzioni si presentano come difficilmente praticabili. D'altronde oserebbe mai il Presidente Lebrun mantenere sulla breccia a tutti i costi un uomo contro il quale il Grande Oriente ha pubblicamente decretato l'ostracismo? Herriot agli esteri ? La crisi si orienterà dunque verosimilmente verso la formazione di un gabinetto neutro che avrà il solo compito di sbrigare gli affari in corso sino alle elezioni e nel quale gli affari esteri potranno essere affidati a Herriot. Allora sarà possibile rendersi conto della gravità delle conseguenze implicite nella politica di acquiescenza sanzìonista falta da Lavai dall'agosto scorso in poi, giacché per la ! iprima volta apparirà in piena lu- j i. i t-, .j * j i re come 1 attuale Presidente del : Consiglio, mettendo in piedi un j meccanismo di coercizione che gli1 sembrava innocuo perchè si ri-; prometteva di non servirsene, ab- bia in realtà forgiato un'arma mi-ì cidiale di cui altri potrà servirsi " . . ... senza rimorsi, scusandosi col dire di non averla fatta lui. Quale ter- ribile tentazione per un ministro desìi esteri! Vero è che da vari giorni si viene dicendo che l'Inghilterra ha messo dell'acqua nel suo vino e che. l'embargo sul petrolio e ormai fuori discussione. Ma anzl tutto il discorso di Eden, almeno nel giudizio dell'ufficioso Temps, ! non sembra segnare un'attenua-1 zione notevole dell'intransigenza del ministro. Ili secondo luogo c'è l'affare dell'Austria. Il viaggio di Schuschnigg a Praga viene ufficialmente giustificato qui con la stipulazione probabile di un tratta- to di arbitralo e di amicizia e con la veni'lata creazione a Vienna di un istituto del grano a uso dei cinque Stati balcanici danubiani. Non è tuttavia vietato credere che il lavorio intrapreso attorno a Schuschnigg e a Berger Waldcnogg sì proponga principalmente di strappare ali Austria un'adesione al fwnte sanzionisi». L'articolo del Veinps ci confermerebbe quasi in tale idea là dove l'or- gano ufficioso, facendo eco a Eden e ingrossando la voce, redarguì sce aspramente i piccoli Stati < che non la smettono di raccomandarsi a Ginevra affinchè li aiuti a campare e che pretendono' , . 1 , po, restare neutri e non fare nes- sunn sforzo per adempiere effica- cernente ai loro obblighi interna- zinnali >-. L'acrimonia dell'organo parigino potrebbe aecreditare laipotesi che Vienna abbia risposto • i i r .i v. i picche; ma il fatto che pressioni' , ,. * . , di questo genere continuino adessere tentale non è di certo un Sintomo elie il saiizionjsmo smobiliti. O'a, lincile il sanzioniamo non smobilita, il pericolo delle armi forgiato da Lavai, purtroppo sussiste. Non ce ne dà l'orse prova lo stesso Presidente del Consiglio con la sua visibile riluttanza a cedere il posto ad altri? infrighi minacciosi In che consiste principalmente l'arma cui alludiamo ce lo dicono le indiscrezioni dei giornali. L'i Slato Maggiore francese— avverte un ebdomadario oidi- nariamente bene informato — ha mésso a disposizione dell'Inghil-terra tutte le sue basi navali, tut- lo il =uo arsenale e tutti i suoi servizi aerei di osservazione ed èpronto, per completare gli effetti-vi delle divisioni di copertura, arichiamare in servizio le due ul- time classi dell'esercito: in tal modo la necessità di chiedere al Parlamento un ordine di mobilitazione è eliminato ed il governo potrà procedere mediante un semplice decreto ». Un Presidente del Consiglio che dovesse realmente applicare | la politica estera delle sinistre non avrebbe dunque se non che un gesto da faro per scatenare la tempesta. Disgraziatamente questo gesto, per quanto la grande maggioranza dei francesi lo respinga con orrore, diversi ordini di fattori lavorano anche oggi a provocarlo. In primo luogo gli intrighi massonico-bolscrvichi che non cessano di premere sulle sfere responsabili tanto a Parigi che a Londra, tenendo in movimento un vero esercito di emissari segreti fra i quali dei fuorusciti rinnegati. In secondo luogo le cupidigie internazionali sapientemente create ed alimentate intorno alla torta abissina. Gli Stati Uniti vorrebbero ottenere la concessione di un terzo dei la.vori per la sistemazione idraulica del lago Tana. La Svezia attende la cessione delle miniere di ferro; la Poloniafa assegnamento sulle miniere d'oro. Alla stessa Germania finalmente si prometterebbero un contratto per la fornitura di 15 milioni di sterline e lo stanziamento in Abissinia di tre milioni di coloni. Questa creazione intensiva di interessi anti italiani in Etiopia è il peggiore ostacolo alla soluzione del problema. In terzo luogo la stessa situazione finanziaria francese L'altro giorno il Governatore della Banca di Francia informò Herriot in presenza di Lavai del-le difficoltà del momento prospettandogli il pericolo di dover rassegnarsi quanto prima alla svalutazione del franco. Il Governo di Parigi ha tentato di ottenere un stito a Londra. I negoziati sisono fjn qlIi urlati a„e esigen7.edell'Inghilterra che vorrebbe essere garantita sull'oro della Ban- ca di Francia. Ma queste esigen-ze verrebbero forse ridotte, qualora Parigi offrisse in cambio il suo appoggio incondizionato con-tro l'Italia. Quale presa potranno avere domani tali pressioni su un governo alle prese con bisogni finanziari impellenti? Non vorremmo peccare per eccesso di pessimismo, ma, come si vede da quanto precede, le considerazioni cui dà luogo la prossima crisi ministeriale francese so- no poco confortanti. C. P.

Persone citate: Berger Waldcnogg, Herriot, Laval