Come abbiamo vinto

Come abbiamo vinto Come abbiamo vinto (La, prima narrazione elei nostro.inviato) Dolo, 18 notte. L'offensiva annunciata e tentata da ras Desta contro l'ala sinistra dello schieramento italiano sul fronte somalo si è tramutata in una disfatta e in uno sfacelo completi. Vi sono ormai note le roboanti dichiarazioni che questo ras — stretto parente del negus — andava facendo da tre mesi a questa parte: le sue truppe — egli diceva — avrebbero sfondato le linee italiane, avi-ebbero forzato gli Italiani contro il mare, avrebbero, addirittura, ricacciato' in mare gli Italiani. La preparazione Ilnost.ro Comando ha provveduto, à'suo tempo a disporre gli apprestamenti necessari ad impedire, che le millantate intenzioni del millantatore ras potessero verificarsi: le disposizioni date dal Comando italiano possono riassumersi nella costruzione di un formidabile campo trincerato che aveva come basi Malca Rie, Filo e Lugh Ferrandi; un in secondo tempo il generale Graziani ha assunto l'iniziativa ordinando alcune puntate su Lamina Scillindi, su Bucinale, su Amino e su Areri, località situata a circa sessanta chilometri da Dolo, Durante queste azioni, di cui già vi ho dato a suo tempo notizia, le truppe etiopiche hanno subito sempre sconfitte sebbene la loro resistenza sia stata tenace. Contemporaneamente la nostra aviazione ha giornalmente mitragliato e bombardato le formazioni nemiche che marciavano seguendo il corso del fiume Ganale Doria nascondendosi nel folto dei boschi di palme « dum » lungo il corso del fiume. Nella sera del giorno undici corrente, il nostro Comando decideva di passare dalla difensiva manovrata alla decisa offensiva e, al tramonto, le nostre truppe iniziavano la marcia. Nella mattinata del dodici la nostra avanzata si spiegava su tutto il fronte tra i due fiumi, il Ganale Doria e il Daua Parma e continuava durante tutta la giornata. In serata le truppe si accampavano oltre Areri, rilevando ovunque le traode della ritirata nemica. Nella mattinata del giorno tredici, alle prime luci dell'alba, la marcia veniva ripresa. La colonna era preceduta da reparti di autoblindate e di carri armati veloci che si tenevano in immediato contatto con le pattuglie e i battaglioni di arabi, di somali e di dubat. Verso le ore dicci della mattina, nel luogo dove sorgeva il famoso ospedale svedese (personalmente ho rilevato come attorno a questo esistessero palesi traccio di accampamenti e di una lunga sosta di truppe nemiche le quali si ritenevano sicure dalle nostre offese aeree a ridosso dell'accampamento rosso-crociato) t nostri reparti di avanscoperta prendevano contatto col nemico. I primi scontri Ho assistito a uno dei primi episodi con un reparto di scorta addetto al generale che comandava la colonna di attacco marciando alla testa delle truppe: gli abissini appostati su una collina boscosissima sorgente a fianco del fiume Ganale Doria, si ritiravano precipitosamente, quando l'automobile col generale arrivava addosso all'ultimo gruppetto di re¬ troguardia e gli ascari di scorta' acciuffavano un regolare amhara. La fucileria ha cominciato immediatamente a scoppiettare dalle vicine colline e il combattimento si impegnava con vasto ritmo. Dopo una marcia di ottanta chilometri il contatto finalmente era stato stabilito e i nostri battaglioni serravano sotto, di corsa, presentando un impareggiabile spettacolo di aggressività e di disciplina. Il nemico che aveva preparato formidabili lince di difesa con trinceramenti e caverne in roccia, e favorito dalla fittissima boscaglia, opponeva una resistenza accanila. Il combattimento andava così stabilizzandosi con una azione metodica che impegnava due nostri battaglioni di truppe arabe e somale e alcuni carri armati veloci. Alle ore quindici circa il nostro raggruppamento arabo-somalo autocarrato, si concentrava nella piana di Gogoru e avanzava lungo la strada carovaniera. Alle ore diciotto la situazione era la seguente: sulla posizione delle colline di Galgalo il combattimento durava ancora e il raggruppamento arabo-somalo autocarrato che aveva percorsi venti chilometri prendeva contatto, a sua volta, con gli abissini che attaccavano con violenza le nostre truppe appena arrivate sul posto. I nostri reparti, scesi dagli autocarri, contrattaccavano con inaudito slancio il nemico che si ritirava sul vasto anfiteatro collinoso trincerandosi su di esso. L'aviazione La nottata dal 13 al H è trascorsa in azioni di violenta fucileria. Verso l'alba la colonna autocarrata veniva attaccata violentemente dagli abissini, ma l'attacco nemico è abortito sul suo nascere per la violenta reazione delle nostre mitragliatrici. Il nemico ha subito gravi perdite. Lasciata Galgalo all'alba del giorno Hi, sili sono portato sulle prime linee ove giunsi verso le ore nove. L'azione era ancora in corso: il nemico, trinceratosi sulla riva del profondo e scosceso torrente asciutto, nel fitto della boscaglia, sparava sui nostri velivoli che tenevano il collegamento con le truppe e svelava cosi le postazioni delle sue mitragliatrici che sono state controbattute dai tiri della nostra artiglieria, L'attività dell'aviazione continuava incessante con azioni di bombardamento che battevano le colline ove il nemico, asseragliato in caverne, resisteva tenacemente alla nostra pressione. Nel pomeriggio l'azione aveva brevi soste, violenti riprese, c culminava con un altro tentativo di contrattacco nemico, effettuato al crepuscolo, e stroncato dalla nostra tempestiva reazione. Le nostre truppe, nella stessa giornata del 14 gennaio, assalivano con estrema decisione le posizioni nemiche catturando un centinaio di prigionieri, due mitragliatrici e la radio campale di ras Desta con due radiotelegrafisti e un ufficiale. Questo apparecchio radio, di fabbricazione francese, era situato in una caverna ed è stato ritrovato intatto. La fucileria è durata, salvo brevi intervalli, sino all'alba. Al mattino del giorno lo, verso le ore sette, la nostra aviazione ha effettuato un bombardamento perfetto e formidabile sulle posizioni nemiche, e subito dopo i battaglioni arabo-somali riprendevano l'avanza.ta preceduti da autoblinde che marciavano lungo la pista. Senza tregua Ho proseguito con le truppe sino alle ore undici. Nel vallone numerosi cadaveri nemici attestavano le serie perdite subite dagli abissini che si ritiravano sempre. Al momento in cui ho lasciato le colonne in marcia per raggiungere il Quartiere Generale e consegnare questo telegramma, la nostra, avanzata proseguiva su tutta la linea. E' splendido il contegno delle truppe nazionali di cui l'entusiasmo p la resistenza, kono insuperabili. Il generale Graziani è stato costantemente nulle linee suscitando un entusiasmo delirante al suo passaggio. In un ordine del giorno diramato alle truppe, che è stato affisso dagli stessi soldati ovunque, il gen, Graziani diceva: «Inseguite il nemico, non dategli tregua, addentatelo ». La promessa è stata mantenuta e, mentre scrivo, l'avanzata prosegue ad oltre duecento chilometri da Dolo travolgendo le ultime resistenze degli abissini di ras Desta. Sandro Sandrì. le .Zina tratteggiata indice l'estensione radiale del/e nostre colonne autocarrate a mezzogiorno del 17 corr.

Persone citate: Durante, Graziani

Luoghi citati: Amino, Areri, Dolo, Lugh Ferrandi, Parma