Sul Danubio che non è azzurro

Sul Danubio che non è azzurro Piccolo cabotaggio invernale Sul Danubio che non è azzurro e ¬ VIENNA, gennaio. |E' probabile che questa non ve ! l'aspettavate; eppure io desidero j spiegarvi come e perchè il passaggio del Danubio possa 'diven-| tare, in determinate circostanze, una grande impresa. Nella stagione invernale il Danubio imita molti altri fiumi e gela: la navigazione vien&_quindi sospijsa, il ghiaccio non permette più di vedere se il Danubio sia o no azzurro (io direi che non lo è) e blocca lungo le sponde I convogli di legname non arrivati tempestivamente alla mèta, mentre i battelli a ruote e ad elica, i potenti rimorchiatori ed i panciuti barconi si ritirano nei porti. Lo spettacolo d'un gigante immobilizzato non è mai bello, e tutte le volte che vedo il Danubio cosi ridotto son preso dal rimorso d'aver lasciato passare i mesi estivi senza essere salito sopra un battello di lusso per raggiungere Budapest e Belgrado, le Porte di ferro e Ruaciuk, Braila e Sulina. Uno dei battelli più lussuosi è lo jugoslavo Re Alessandro: anzi, ad ogni arrivo a Vienna del Re Alessandro, tutta una folla si precipita a bordo per gustare la buona cucina e i buoni vini, mentre la nave è all'ancora. Dopo cena la folla sale sul ponte a rimirare stelle e luna, gente di terraferma s'abbandona all'illusione d'essere in alto maro. Però il battello, come dicevo, è fermo. Ponte di confine Il viaggio sul Danubio è delizioso, riposante, giova ai nervi ed ai polmoni, ma vi annoia divinamente, su per giù come il viaggiare sul Volga: il paesaggio è sempre lo stesso, sempre la stessa calma, invariata la grandiosità e non turbata dalla presenza, all'altezza di Presburgo, di un'isola che dicono abitata tutta da cretini. Il troppo storpia (anche i troppi cretini, in conseguenza). Chi sia di contrario avviso faccia una prova, ed alla prova aggiunga la riprova, affrontando il ritorno contro corrente: allora avrà la sensazione d'essere sul dorso d'una tartaruga che da un momento all'altro debba mettersi a camminare all'indietro al par dei gamberi. Il Danubio nasce nella Selva nera — il nominare la sua culla è un nuovo monito a riflettere sull'impossibilità per questo fiume d'essere azzurro quando proprio non rispecchia luminoso cielo — e per lunghezza è battuto in Europa solo dal Volga. Chi voglia classificare il Volga fuori d'Europa — e 10 può fare appellandosi ai geografi che ora stentano a mettersi d'accordo in merito ai limiti del vecchio continente — dica senz'altro che il Danubio è il maggior fiume europeo. E chi voglia studiare lo stato della civiltà e della tecnica nell'Europa centrale e sudorientale e i rapporti fra i popoli che abitano questa non irrilevante regione, si occupi dei lavori fatti od in corso per rendere o mantenere il Danubio navigabile ed impedire alle sabbie di ostruire il suo sbocco nel Mar Nero, quindi osservi sulla carta dov'è che i popoli d'una riva e dell'altra abbiano voluto Ravvicinarsi costruendo dei ponti e dov'è che invece i ponti, sebbene necessari!, si esita a costruirli, per ragioni politiche, militari e — naturalmente ■ finanziarie. Dal punto di vista giornalistico, e dal turistico anche, il passaggio del Danubio offre interesse dove i ponti sono àncora di là da venire: dovunque esista un ponte, la traversata è una cosa banale, e la si può fare a piedi o in carrozza, in treno o in automobile. Le caratteristiche edilizie non importano; su ferro e cemento armato e sui molti o sui pochi piloni 11 profano s'indugia a sottilizzare, in quanto11 profano subisce il fascino di due soli tipi di ponti: quelli apriblll e quelli con le catene. I ponti con le catene (a Budapest, sul Danubio, ce n'è uno classico) lo incuriosiscono perchè egli va d'istinto alla ricerca di comuni catene con anelli e poi ne scopre che rassomigliano a quelle adoperate per le biciclette.Un ponte sul Danubio manca fra Rusciuk, posto di frontiera bulgaro, e Giurgiu, posto di frontiera rumeno. D'estate la traversata avviene con l'ausilio di un vaporino, e le uniche seccature derivano dal disbrigo delle formalità doganali. Sotto le tettoie che ricordano i mercati della verdura « | ! j | | del pesce, 11 povero ed il ricco hanno da aprire su sudici banconi fagotti e valigie nelle quali sovente il tabacco per la pipa si sparge sul pane ficcato fra una scarpa e un salame. Ma a bordo del battello la visione è presto dimenticata: la cancella l'altra, per quanto vecchia e nota, del fiume. Grandi e piccoli si divertono un mondo negli ultimissimi giorni della navigazione fluviale, perchè allora il Danubio già si ricopre di ghiaccio sottile che la prua del battello piega come soffice stoffa. Dove invece il ghiaccio è più spesso, la navicella lo attacca sbuffando e arrancando, scimmiottando il Ccljuskin e il Krassin, e i piccoli pezzi di ghiaccio saltando e ricadendo sui lastroni rimbalzano e scivolano come piastrelle. Per una semplice barca di legno la traversata è in quei giorni pericolosa: la barca in legno si rifa sul vaporetto appena il Danubio è gelato del tutto e prende la sua vendetta come segue. Spettacolo... polare Sospesi i servizi fluviali ed aerei, il viaggiatore che da Rusciuk voglia recarsi in RÙmania evitando di fare centinaia di chilometri invece di poche centinaia di metri, organizza una spedizione in diciottesimo e telefona sull'altra sponda per sentire se ci sono dei canali, se s'avvistano blocchi vaganti, se è possibile o no arrischiarsi con un canotto. Ma con 28 gradi sotto zero — fu il mio caso — il Danubio ha il dovere d'esser gelato tutto: allora bisogna attraversarlo a piedi. Non è rimasto libero — telefonarono da Giurgiu alle mie guide — che uno specchio d'acqua assai ristretto; ed era un male e non un bene, giacché bisognava trascinarsi iietro una barca, montata sopra una slitta, da varare col viaggiatore e il suo bagaglio. In linea di massima, dovendo attraversare il Danubio a piedi è sempre bene farsi trascinare in una barca, perchè se il ghiaccio cede e la fortuna assiste si ha qualche probabilità di rimanere a galla. Col freddo intenso, lo spessore della crosta va dai 20 al 25 centimetri e basta a sostenere uomini che non formino un reggimento; però una quarantina d'anni addietro, il Danubio si gelò talmente, che Io poterono attraversare anche le slitte a cavalli. La spedizione per la traversata terrestre del Danubio la si organizza aprendo trattative private. Il capo della brigata della quale sollecitate i servizil, se per disgrazia siete solo, chiede un prezzo esorbitante, ma prontamente accetta l'onesta offerta di dimezzare. Si sparge intanto nel rione del porto la notizia della vostra imminente partenza, e gli anziani ed 1 marmòcchi corrono sulla riva per assistere all'emozionante spettacolo. E giunta l'ora vi accorgete che non siete affatto solo ad affrontare il rischio e che la spedizione non è vostra, perchè il capo brigata ha concluso con altri due, con altri tre o con altri quattro. * L'aureola dell'eroe Pronti? Pronti! Con uno strappo i portatori mettono in moto la slitta col canotto e avanzano dandosi la voce. Il canotto saltella sulla superficie irregolare come sotto l'influenza di libazioni e sarebbe ingiusto attribuire il fenomeno al fiasco che passa di portatore in portatore. A questo punto — ricordo e confesso :— cavai di tasca anch'io del cognac di cui m'ero provvisto per seguire l'esempio del crociato che ave\a ad armacollo la fiaschetta col mistral e diedi un sorso o due. « Lei crede, fece un amico desideroso di scortarmi sino a metà del fiume, lei crede cosi di riscaldarsi? E' un'illusione del momento e nulla più...». Rimasi male, e peggio quando l'amico, a metà del fiume, si ritirò dovendo pensare ai casi suoi e alle difficoltà del suo ritorno. Voi non capirete facilmente lo stato d'animo di un individuo che incede sul Danubio gelato (termometro a 28 gradi sotto zero) e sente parlare intorno intorno, « dai suoi uomini », bulgaro e greco, arabo e turco, armeno e rumeno. In quel parlottare ricorre una sola espressione interpretabile ed è « bascic... bascic... », parola che le bocche nascoste da barbe e baffi ricoperte di ghiaccinoli non si stancano mai di pronunciare. La carovana allude al sacrosanto dovere del viaggiatore di propinare! mance che riportino il prezzo del tragitto alla cifra richiesta di primo acchito dal suo capo, e voi che siete infastidito da quella compagnia di gente estranea e pensate unicamente a raggiungere alla svelta la scaletta sulla sponda rumena al sommo della quale vi attendono una sentinella con la baionetta in canna, un gendarme, varii gallonati funzionari di dogana e polizia e molti facchini, fate presto a rassegnarvi all'idea del sopraprezzo impostovi. Ma nel momento della vostra crisi spirituale, vi giunge il soccorso d'uno degl'indigeni che avete avuti a compagni inattesi, e l'indigeno grida all'imbroglio, ed afferma essersi visto che il canotto non ci voleva, che tanta gente non era necessaria, e che per l'intera traversata fatta a zig-zag con precauzioni da esploratori del circolo polare artico sarebbe bastata la scorta d'un facchino. Quel soccorso, tuttavia, vi dà sui nervi: avete perso l'aureola dell'eroe. Italo Zingarellì

Persone citate: Italo Zingarellì, Re Alessandro

Luoghi citati: Belgrado, Budapest, Europa, Presburgo, Vienna