Varia letteratura di Francesco Bernardelli
Varia letteratura Varia letteratura La liray'ere Vittorio Lugli et aveva dato pochi mesi or sono un bellissimo Montatane; oggi pubblica un saggio su La Bruyère <Emiliano Jet/li Or fini Ed.), quanto mai gustoso e approfondito. Pagine foie più brillanti e sintetiche, quelle; studio minuzioso e analitico, questo. Ambedue opere da leggersi. Con uno stile un po' grigio, ma sottile e av- volSent?. Per via di tocchi succes sivi- di approssimazioni sempre Piu stringenti e allusive, il Lugli è riuscito a delineare un ritratto umanissimo, arguto, vivo dello scrittore; quello stesso che — egli dice —■ emerge via via e lentamente dal celebratissimo libro dei Caratteri. Ritratto dell'Autore: La Bruyère se l'era andato sparsa mente componendo, specchiandosi, di volta in volta appena mutato, nell'accorta, meditata osservazione del costume, del temperamento altrui, e dell'animo proprio; e i' Lugli lo ha ricavato, dalle varie note, dagli accenni, con una bravura fatta insieme di esperienza e di intelligente intuizione. La Bruyère aveva in capo una certa idea di saggezza, un'immagine di filosofo che avrebbe voluto lasciare di sè, ben atteggiata e composta; ma essa non vale che a mostrare un sogno, un'aspirazione: oltre la vagheggiata figura si muove una realtà, un'umanità « tutta sensibile, ombrosa », che contraddice costantemente queir astrazione, quell'idealità. Risentimenti, amarezze, preoccupazioni; non è difficile vederlo con gli occhi della fantasia nell'aura splendida e un po' artefatta del gran secolo francese, tra quegli argini, fastosi e austeri, d'alta rettorica, d'aulica poesia; vederlo qual era in sostanza; borghese letterato, promeneur de Paris: seduto al tavolo di lavoro, o, a zonzo, « nelle botteghe dei librai, poi al Corso, lungo la gen s'u;p b w d Lu*xcm h „ de]le Tuileries, alla pre dica, alla commedia, ovunque si mostra lo spettacolo inesauribile della umanità tliversa ». Filosofo per volontà e professione, « però turbato, incerto, chagrin. Perchè a quella professione egli chiede il conforto, non solo quel che porge a filosofia stessa, ma anche l'altro che danno gli uomini... ». Ottima osservazione, chiave a intendere, a gustare appieno lo scrittore e l'opera sua. Se il filosofo non poteva realizzare il suo ideale, «compiere il suo proposito » nella vita, lo "scrittore riusciva invece a esprimersi intero, a ritrovarsi e consolarsi nel libro; qui ogni contrasto scema, ogni dissidio si compone; e l'incerta saggezza, l'incapacità di porsi al disopra degli eventi e delle passioni, cedono ad un'unità spirituale, chiara e solida, a una creazione che comprende e giustifica e redime i tumultuosi e torbidi re litti dell'esistenza. Perciò La Bruyère va cercato nel suo libro, non perchè in ogni passo vi si scopra una confessione « ma per cogliere l'uomo nell'atteggiamento più suo, nella sua forma vera». Tutto il resto scompare. Inquietudine, insufficienza, duro travaglio dellasorte, nè accettata nè vinta, scompaiono di fronte a quel gran correttivb che è l'opera da compiere, l'opera compiuta: momento eterno dello spirito, in cui pare annul larsi ogni irriducibilità del mondo morale. Mediocre filosofo nella vita, La Bruyère non seppe, neppur negli scritti, raggiungere quegli ampi schemi, quegli essenziali concetti che definiscono l'uomo per eccellenza, l'uomo universale. Osserva il Lugli che, mentre conosciamo l'uomo di Montaigne, quello di La Roehefoucauld, ciucilo di Pascal, non conosciamo, non «abbiamo» l'uomo di La Bruyère. L'autore dei Caratteri non ha dell'uomo un'idea sintetica e precisa; e più dell'uomo \0 interessano gli uomini, nella pittoresca varietà dei tempera menti, dei gusti, delle abitudini. Osservatore, egli informa l'arte sua e lo stile a un realismo minu zi0so e pungente; artista, il suo studio è diretto particolarmente a «; rialzare la materia, tante volte discorsa da altri, con la novità e varietà, dell'espressione». Nella gamma ricca e sfumata del senti stenza mento, « nel piacere di ritrarre la commedia triste o gaia » dell'esiegli indugia sulle varia- zióni stilistiche suggerite dalla mobilità dei pensieri e degli affettie si crea cosi un discorso diverso arguto, brillante: curioso destino di artista «classico», ligio teoriCamente alla norma oratoria, ret torlca, da cui tuttavia evade, ad ogni pie sospinto, con industriosità spiritosa. Nasce così con il realismo dell'osservazione la sua scrittura artiste, la ricerca dei terminrari, coloriti, aderenti; e per questa Via, scrittore nella trasparenza tipicamente francese, egli si libera in parte del suo secolo, e si ricon giunge a quelli successivi, non so ]o racre e secco Settecento, ma \l'ottocento che da Paul Louis jCourier e Stendhal a Julcs Re nard scppe ognora opporre agl,emllortCmeiiis romantici, il fermo !disegno di una prosa miSUrata e \ incisiva. j Grande scrittore il La Bruyè,re? n Lugli lo definisce scrittore s CUi i'arte non ha negato il suo conforto », e raffrontando ai suo scritti certi Pensieri del Leopard]giustamente osserva che il nostrocome tutti i sommi italiani, ■& quasi a compensare il difetto dell'osservazione assidua, media, quotidiana », sa, per volo c dono di poesia, per intensità di spirito, candido e latente, toccare, raggiungere l'essenziale fuori della esterna varietà degli individui. E a concludere l'ottimo saggio, di cu noi abbiamo cercato di riferir'alcuni tratti, ancora accenna alla ]ragione che distingue i sommi da1 gli eccellenti scrittori: quelli, rea i listi e idealisti a un tempo, c danno terra e cielo, questi si tcn]gono a terra. La Bruyère si limita a cogliere la realtà esterna ed ititima, con esatti segni di parole< Non è tutta la poesia, — dice iLugli — è certo uno studio a cusempre essa torna, come ad unsuo fine, ad una sua ragione essenziale». Francesco Bernardelli
Persone citate: Emiliano Jet, Leopard, Lugli, Paul Louis Jcourier, Vittorio Lugli
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