Sotto il segno della croce rossa di Giovanni Artieri

Sotto il segno della croce rossa Retrovie del fronte eritreo Sotto il segno della croce rossa (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) MASS A U A, dicembre. Partendo dò un'occhiata al termometro del Campo di aviazione: 22 all'ombra. All'Asmara per un mese come dicembre fa un fresco delizioso. Il volo di venticinque minuti che porta dai 2500 metri dell'Altopiano al livello del mare oltre al grandioso e corrucciato spettacolo all'Altopiano elicsi rompe come un mare di granito in tempesta sotto di noi, offre anche la piacevole sensazione di mutar stagione in meno di mezz'ora. Dalla primavera marzolina della capitale eritrea ecco la bella estate calda come uno scialle, colma di sole, di mare, di azzurro. Mezzo secolo fa... A Massaua: S2 all'ombra, Vi è gente che ancora (ma forse senz'averla vista) descrive questa città italiana del Mar Rosso come una fornace entro la qua-,le in qualunque tempo dell'anno gli uomini torrefatti dal sole si aggirano seminudi, grondanti, cternamente assetati come in non so qual girone dantesco. E' vero che di qua passa l'equatore del caldo ed è anche vero che, quale la vide Ferdinando Martini mezzo secolo fa con l'isolotto di Taulud staccato dalla terra, i miserabili villaggi indigeni ammucchiati qua e là a pelo d'acqiui, la piana di Otumlo invasa da quella turba di quarantamila affamati, morenti di peste e di sfinimenti di cui lo scrittore toscano ci lasciò in una pagina il terribile ricordo — che ancora adesso ritorna ogni volta si passa per la rossastra regione — Mussaud*doveva rappresentar poco meno che un inferno. Quale sia oggi han visto molte centinaia di migliaia d'italiani. Il traffico creatovi dalla guerra le ha dato attrezzatura e aspetto di grande porto di mare: le condizioni della vita e i ripari contro il clima torrido l'hanno resa città abitabile, attiva, soffusa di quella movimentata gaiezza che è di ogni centro marittimo. In certi giorni che la baia è più popolata di va pori, ha un aspetto grandioso con le centinaia di scafi, foreste di ciminiere, fitti intrichi di alberature natanti, quel tipico addossarsi dei piroscafi maggiori fianco con " j tro fianco alle banchine (che da bordo ci si dà la mano con i bai-1 coni delle palazzine), la fuga dei\suoi portici arabi, la popolazione degli scaricatori sudanesi, yemeniti, egiziani, che ora canta le sue nenie per alleviare la fatica, ora riposa in tante immobili statue d'ebano, accovacciata ai pilastri, all'ombra sambuchi. affamati di monete che colgonoIsott'acqua con .l'abilità dei futuri pescatori di perle che saranno. E la grande cacofonia dei carri, dello gru, delle sirene, dei battelli a motori che traversano l'acqua in ogni senso, i voli degli strani pesci del Mar Rosso che punteggiano ad ogni istante gli specchi del 1 porto: questa vibrazione continuatdi vita dona a chi viene dall'alto- \ piano troppo sublime, troppo cri stallino, troppo silenzioso e c7iiu so, il respiro del mare: eh'è quan to dire l'aria di casa. Montagne di merci A Massaua fa capo tutta la Colonia e il doppio esercito di operai e soldati che combatte sulle strade dell'Abissinia. L'attuale linea di Macallè dista cinquecento chilometri dal mare ma è da questo cuore lontano che uomini e animali prendono la vita. A vedere, adesso, il porto ove si scaricano non meno di tremila tonnellate al giorno, così ordinato, cosi netto, ove tutto sembra- regolato da un sistema di orologeria, non diresti che attraverso le ,strcttc banchine, le esigue strade, e la diga — con uno sforzo immenso — siano passati da maggio ad oggi degli interi corpi d'armata, delle legioni di lavoratori, centinaia di migliaia di animali da trasporto e inocchine e pezzi di artiglieria e aeroplani. .f_c..f.™p"?''''!ÌJ ...^!'S'l",!ia ;l°!!°!"i vapori. Per recarmi alle Isole Dahlac, imbarcherò domani sulla motocistema Sesia. Ma per trascorrere la notte non v'ha nulla di meglio d'una nave ospedale. La Tevere, in rada da qualche settimana, attende di partire per Napoli. Vado a bordo che è in pieno sviluppo lo spettacolo cinematografico. Lo schermo fissato verso poppa è animato da un gaio film\ài Emilio Jannings, il pubblico siili primo ponto (equipaggio, infcr-\ micri, convalescenti), gli invitati j alla balconata del salone da pian-\ zo (Stato Maggiore, Dame della Croce Rossa i e tutt'insicme que- sta è una sorpresa per il gìorna- 1 lista che viene dalle linee avan- zate dell'interno e può constatare come anche il cinematografo sia; un refrigerio dello spirito come un buon bagno tepido per ili corpo. Sotto il segno della Croce Bosso j r n 0 el cce di za le, o. Vi e eo eliedepetuArl'uun piccolo esercito combatte la sua battaglia, anche qui, nel clima solare di Massaua. Parlare dell'intera organizzazione sanitaria in A. O. sarebbe un lungo discorso, ma ci basti richiamare quella dichiarazione del senatore Aldo Castellani che se è valsa allo scienziato un processo a Lon-, dia per denunzia della Medicali opAccadcmg, ha messo fiducia e con-\ tadispgispedpediEsoluzione in tanti cuori di mamme, spose, sorelle italiane: « L'organizzazione sanitaria in A. O. — ha detto Castellani — è magnifica e la subite delle truppe e degli operai è eccellente tanto è vero che il numero degli ammalati rispetto alla massa degli italiani in Eritrea e in Somulia ò proporzionalmente uguale a quello caratterizzante le condizioni sanitarie del Regno ». Quanto alle provvidenze ecco il Tevere che me ne offre un quadro esemplare. Su questa nave che può ospitare 600 ricoverati nei suoi reparti aerati a-, da correnti a temperatura costan- o si cn o el le zueca a i, di n — lonaao o e a re, ini ni a n si te, ozonizzate e condizionate, at traverso scintillanti saloni per l'alta e bassa chirurgia, per le ricerche batteriologiche, per le cure odoniojatriche. Tutte le risorse dell'elettricità medica, della mi oroscopia, della disinfezione mec canica sono impiegate a fondo e quotidianamente. Già in servizio dal maggio scorso, queste navi ospedali vanno e vengono dall'Italia e dalle Colonie libiche, trasportando na zionuli e indigeni che ne conservano i nomi con perenne gratitudine. Gli ufficiali ci raccontano curiosi e toccanti episodi: ascari tripolitani che ogni giorno in memoria della loro guarigione facevano fantasia sul ponte e vollero dedicate le loro scimitarre al nome della nave, operai nostri che guai-iti e ritornati al lavoro si portarono sul petto con la medaglietta d'oro della Madonna un'altra con la sagoma della Tevere, E' il segno benedetto della croce vermiglia che domina e impera sul nostro Maro Rosso e protegge, non meno che i cannoni e le mitraglia" j trici, i combattenti di questa campagna. Le Crocerossine Non è facilmente descrivi- IuL. l'Ama i-1 camerate ove giacciono ei\malati. Quelli che possono parlare coerbile lo snettacolo di umano con-\ZX/orV a^a ^ ,nnjerm e coe ee a e i, oIinfinita ri E la n eel esprimono candidamente una gra¬ vacafutitudinc senza limiti, quelli che no,\ come un ferito dell'azione di Gher- \.< logubi colpito alla bocca, a y/esti1 tanto eloquenti come le parole e spesso con il bagliore dcjli occhi\-l1 infinita sul volto delle candide I Crocerossine che, in questa ffwer- dra come nello passata, portano ali guanciale dei soldati colpiti l'in- sostituibile farmaco della te»«mi-L_soszHuwue jarmaco (iella lemmi- , pnnilità. Alle Crocerossine il Ponte- prfice ha scritto: «Al legittimo de- rasidcrio che le pietose infermiere fraddette alle Navi Ospedali abbia- j Pratilo il conforto della benedizione'2 - \ del Santo Padre, ben volentieri ri- ; j ®sponde il cuore della Santità S"fl j dùbenedicendo le loro persone, il loro \ tacaritatevole lavoro, i loro infermi..irE nella viva fiducia che dall'opc-\ vara loro costantemente esplicata 1 cecon superiore spirito evangelico : [agro e e di oo ie, o al o, n ti i— o li oi e e abbiano conforto le anime non meno che i corpi, esse stesse traggano motivo di cristiana elevazione, invoca dal Signore per il miglior successo della loro attività l'abbondanza dei divini favori ». La città militila di luci, tramanda l'odore acuto delle friggitorie tedostl'omusulmane, brulica di natanti, il §•datraffico tra nave e nave, tra navi e terra continua come di giorno. I vapori arrivati di sera accostano alla banchina e scaricano sotto i fasci dei riflettori. Quest'altra armata marittima — come gli ospedali galleggianti — è anch'essa la retroguardia dell'esercito operante. Da mesi e mesi arrivano a Massaua cinque piroscafi al giorno, con uomini, macchine, viveri. Benché disarmate, benché pacifiche queste navi partecipano potentemente alla guerra. E' la °!^°"a dci Piroscafi mercantili, deU "le «carrette», di scafi o nuovi o scalcinali che fanno e rifanno la rotta del Mediterraneo e del MaiRosso come la spola di un telaio. Carichi fino all'orlo, spesso paurosamente sbandati, macinano miglia c miglia di mare, senza fermarsi ai porti stranieri perchè i rifornimenti ,mno già tutti completi dalla partenza, senza imbar e ladi a o oo m\Care fuochisti e personale di macili L],i»a pci Mar Rosso, ove le temr-\ pelature nei locali inferiori attinti j gono spesso i 75 gradi sopra zero, n-\ senza che stati maggiori, cquipaga gi chiedano soprassoldi. e- _ . , a- 1 Sc. Ouardo la rada notturna e n- «T*0 po/° ° t '1"V,JV F"nch' colmi vedo la Madre di tutti noi, e a; e ili o j quaggiù, donare a piene mani ai figli lontani, nella terra nemica, tutta la sua ricchezza perchè sia alimento ed arma. Giovanni Artieri zi glnacodo

Persone citate: Aldo Castellani, Castellani, Emilio Jannings, Ferdinando Martini