L'ODISSEA RUSSA dell'ingegnere Patrone

L'ODISSEA RUSSA dell'ingegnere Patrone L'ODISSEA RUSSA dell'ingegnere Patrone Dopo mesi di carcere e di minacce di morte il valoroso connazionale è giunto a Genova Genova, 23 notte. L'ing. Luigi Patrone, protagonista della nota drammatica avventura in Russia, è giunto finalmente al termine della sua odissea con l'arrivo in Italia, sicuro da ogni pericolo e libero da ogni accusa di spionaggio che gli aveva valso l'arresto e la carcerazione a Leningrado e poi a Mosca. L'ing. Patrone è giunto alle 11,40, atteso alla stazione dalla madre, dal padre, dai fratelli, dai parenti, dai rappresentanti delle autorità e dai dirigenti la Società Ansaldo, nonché dagli ingegneri Cortese, Giacone, mato la missione tecnica chiama-1 ta in Russia per la costruzione di due navi sovietiche. Commcvenussimo il suo incontro coi genitori. Il giovane ingegnere — egli non na ancora" trentadue anni — non parla della - ■ P - Vandoni, Trentalancie e!che con lui avevano for-[dei suoi rapporti con ìe "autorità Isovietiche. E' tuttavia possibile ri-!sua prigionia e costruire la sua avventura russa jattraverso qUei]D cne Ci hanno (narrato i suoi collaboratori, gli inUeKneri citati più sopra 0 Due incidenti... di viaggio Nel gennaio 1935, in vista di un contratto di collaborazione esistente fra il g'overno russo e la società Ansaldo per la costruzione di due navi da guerra, un gruppo di ingegneri e di tecnici italiani si recò in Russia. L'ing. Patrone, po sto a capo della missione, prece dette di un mese i colleghi per rendersi personalmente conto del lavoro da svolgere e preparare la necessaria attrezzatura. Le due navi — due incrociatori da battaglia — furono impostate una nei cantieri del Baltico a Leningrado, l'altra nei cantieri Martin a Nikolaiev. Il lavoro dei tecnici italiani si iniziò in un'atmosfera di apparente tranquillità, ma in realtà di odiosa diffidenza. Dei nostri inge gneri si aveva un altissimo con cetto, tanto da passar sopra a ogni ostilità di indole politica e da pre- sceglierli fra i tecnici di. altri pae-si per la costruzione delle due navi. Ma fin dal principio essi furono ,sottoposti a una stretta, per quan to dissimulata, sorveglianza, che arrivò al punto da impedire loro , ogm- contatto cogli abitanti della|città e di pedinarli più o meno na- , scostamente dovunque andassero. Questa sorveglianza fu ancora più rigorosa a Nikolaiev, dove i ; tecnjci italiani furono i primi stra-, nieri a giungere dopo i tre inge-. gneri inglesi, colti — a quanto si ,dis£e in flagrante delitto di spio- : nag-gi0, clamorosamente processatiie saivati dalla condanna a morte i soltanto in virtù di un estremo in!tervento del Governo britannico; j precedente, questo che spiega | quell'atmosfera di diffidenza. Ma come questa sorveglianzaesagerata ledeva i nostri connazio nali nella loro dignità, fu elevata una vibrata protesta presso gli organi centrali di Mosca; e solo in seuito a questa protesta la vigilanza,. .. . . ™ < ™- feH&' « -iiifa IUÌ , *>„•,„„<» in<no ^u? volte 1 mg Patrone insie icali.ine. Trentalancie ebbe du rante 1 due anni della sua perma St^iziL'auwStl sdtÌe?nicicomprendeva, oltre costruzione delle due navicollabora- I jrovavan I t CrmarSl ^ fera di neve a una piccola stazio nenza in Russia, a che fare conla polizia. La prima volta, duran-te un viaggio, il treno su cui sitrovavano i due italiani dovettei per una violentissima bu-tipvp n ima nicntila stazio-ne in piena steppa, e rimanere fermo per 36 ore. Durante la sosta forzata, essi- presero alcune fotografie del paesaggio circostante della piccola stazione. Furono lasciati fare. Ma subito dopo un agente della Ghepeù si affrettò a portarli al locale posto dpolizia, dove un funzionario ze-tantissimo s'incaricò di sottoporla un interminabile interrogatorioe non fu cosa facile né breve di-mostrargli la palese innocenza dquella documentazione fotograficaII secondo incidente avvenne du-rante un viaggio da Leningrado„ , _ -- , f„ „ „, \B8s Fu0Reusesfaot£r«avere ottenuto una speciale auto-rizzazione dell'autorità di poliziala quale sul biglietto di viaggiostabilisce ben chiaro, mediante ap-posilo timbro, il luogo di .parten-za e sopra tutto quello di arrivodel viaggiatore. Ne consegue chese per un qualsiasi caso fortuitochi viaggia è costretto a fare una sosta in una città che non sia quella determinata come « puntod'arrivo », nessun albergo e nessu-na casa privata tessendo tutti iportinai direttamente o indiretta-mente dipendenti dalla Ghepeù )può dargli alloggio. Auto scomparsa per sempre due ingegnai ItaUanf f avendo dovuto fermarsi per unsemplice disguido ferroviàrio aMosca, ed essendo il loro biglietto« timbrato » per Karkov, non sol-tanto non poterono essere ospitatiall'albergo ma addirittura furono«fermati » dalla polizia. E anche stavolta poterono essere hberatisoltanto dopo essere passati attra-verso due uffici di polizia, con re-lativi lunghi interrogatori, e me- diante l'intervento delle autorità consolari. Nel giugno scorso i quattro ingegneri italiani avrebbero dovuto tornare in Italia per un periodo di licenza, ma, mentre gli altri tre 1 poterono partire, il Patrone do- vette passare l'estate a Leningra-1 do per cause dipendenti dal suo:ufficio. Non si sa come la polizia sovietica sia giunta o sia stata i spinta all'arresto dell'ing. Patro- ne. accusandolo di spionaggio, ir fatto è che, improvvisamente, ili l.o settembre scorso l'ingegnere ] genovese fu «sequestrato» dagli Iriuscì a vederlo o comunque a co agenti della Ghepeù, e da allora;nessuno più dei suoi collaboratori [municare con lui. Quella sera i colleghi che andavano a prendere il Patrone all'* Albergo Europa »!di Leningrado, dove egli era al-1loggiato da circa quindici giorni, '■per trascorrere come il solito la serata con lui, trovarono l'albergo guardato da uno schieramento dipoliziotti e fu loro rigorosamente inibito l'ingresso. L'ing. Patrone era sparito Nel suo appartaménto fu operata una perquisizione che durò dalle 22 alle 5 del mattino sue cessivo. Fu sequestrata, e non più restituita, perfino l'automobile che l'ingegnere si era portato dal-l'Italia.'Egli fu portato dalle car-ceri di Leningrado a quelle di Mo-sca e qui rimase fino a pochi gior-ni fa, uscendo, come si sa, soltan-to in virtù del premuroso interes-samento dell'Ambasciatore Rosso e del deciso intervento del Mini-stro degli Esteri Galeazzo Ciano, A quanto ha narrato l'ingegnere Trentalance, l'ing. Patrone ha avuto poco da aggiungere. Tut- tavia è interessante sapere che du-rante la sua prigionia i poliziotti sovietici hanno fatto dì tutto per carpirgli la confessione di ciò ehe non aveva fatto e che ad essi premeva apparisse. Così fu lasciato mólti giorni senza cibo, fu intimi-dito con rivoltelle e con bastoni: ma il Patrone rifiutò sempre di firmare il documento