Motta precisa che la neutralità assume per la Svizzera carattere integrale
Motta precisa che la neutralità assume per la Svizzera carattere integrale Dopo l'esodo italiano di Ginevra Motta precisa che la neutralità assume per la Svizzera carattere integrale La denuncia del pericolo mortale che la Società delle Nazioni diventi l'organo d'una coalizione Berna, 22 notte. L'aula del Consiglio nazionale elvetico presentava oggi l'aspetto delle grandi occasioni per le attese, dichiarazioni dell'on. Motta circa la situazione della Confederazione elvetica di fronte alla Società delle Nazioni. L'on. Motta che, come è noto, ha già annunziato a nome del Governo federale di voler attendere il gennaio prossimo per precisare quale via intende seguire il governo elvetico per definire la questione della neutralità, è stato indotto a fare le dichiarazioni odierne da una interpellanza del deputato radicale Gut, il quale ha tenuto a sottolineare come « nelle attuali circostanze fosse Opportuno che sin dalla presente sessione il consiglio federale facesse un esposto della situazione internazionale della Svizzera ». L'on. Motta, che ha parlato con l'autorità che gli compete come presidente della Confederazione (carica che sarà da lui detenuta fino alla chiusura del 1937) mettendo anzitutto in rilievo come le sue dichiarazioni non dovessero essere considerate come una manifestazione individuale ma come il risultato di una deliberazione collettiva, unanime del Consiglio federale, ha pronunciato un discorso sulle conseguenze della decisione italiana dell'll dicembre. « Questa decisione pare a noi gravida di conseguenze. Non condividiamo l'avviso di coloro che per diminuire l'importanza e la gravità si compiacciono col dire e con lo scrivere che l'uscita dell'Italia non modifica la realtà politica e non fa altro che legalizzare una situazione di fatto acquisita già da oltre due anni. Abbiamo sperato non ostante ogni dubbio che, venendo un giorno ad essere riconosciuta direttamente o l indirettamente la sovranità italia-1 na sul territorio etiopico, il gover-1 no italiano non si sarebbe rifiutato più a riprendere la propria collaborazione attiva che era stata fino ad allora quella di uno Stato fondatore della Lega. La politica del Consiglio federale è stata costantemente inspirata dal desiderio di questa ripresa di collaborazione. Tale speranza non è stata confermata dagli eventi ». « Ciò che non possiamo piti ignorare è che la Società delle Nazioni del 1937 non rassomiglia più a quella del 1920. Siamo entrati nella Società delle Nazioni mediante un voto combattutissimo ma abbastanza chiaro del popolo e dei Cantoni. Oggi veniamo a trovarci innanzi all'obbligo impellente dr esaminare se lo statuto garantitoci con la dichiarazione di Londra del 13 febbraio 1920 risponde a tutte le esigenze della nostra sicurezza. Più di una volta, nel corso di questi ultimi anni, qualche dubbio è sorto in noi. Finché tutti i nostri vicini erano membri della Società delle Nazioni, era. legittimo e naturale di rimanere fiduciosi: l'uscita di un secondo fra i nostri grandi vicini ci impone ora di riprendere l'esame del grave problema. « L'avviso del Consiglio federale è che la Confederazione deve ormai mirare senza esitazione a far intendere che la sua neutralità, non potendo limitarsi ad essere differenziale, sarà integrale, conformemente alla tradizione se» colare, alla geografia e alla storia del paese. Il Consiglio federale ha, sin dal 1935, mosso già i primi gassi in tale direzione. Il 10 ottore di quell'anno, scoppiato il conflitto armato fra l'Italia e l'Etiopia, esso fece dichiarare dal Capo della sua delegazione all'assemblea a Ginevra che la Svizzera non si sarebbe giudicata tenuta ad applicare le sanzioni economiche e finanziarie se non nella misura in cui la neutralità non fosse stata compromessa. Non applicammo perciò le sanzioni che consistevano nel rompere interamente le relazioni commerciali fra l'Italia e noi; cosi pure quando si è trattato dell'embargo sulle armi e sul materiale da guerra, ci appoggiammo alla convenzione dell'Aja riguardante i diritti e i doveri dei neutri per decretare lo embargo contro l'uno o l'altro dei due Stati in guerra. Tale atteggiamento sollevò delle obiezioni e suscitò qualche mormorio in alcuni membri della Società. Ma ebbe . in definitiva pieno successo. « Il Dipartimento politico — ha continuato l'on. Motta — dopo essersi consigliato con uomini di sua fiducia, sottometterà al Parlamento un rapporto scritto nel corso del prossimo gennaio *. L'on. Alotta ha poi proseguito escludendo che la Svizzera abbandonerà la Lega ma ha aggiunto che la Svizzera non intende dare l'impressione o far sorgere il dubbio che essa si muova nell'orbita di un gruppo determinato di grandi Potenze. « Siamo neutri — egli ha affermato — perchè vogliamo essere autonomi e liberi ed il senso su. periore della nostra neutralità è appunto quello di essere esso la garanzia più preziosa della nostra indipendenza e della nostra integrità ». Terminando il suo discorso, il Presidente della Confederazione ha dichiarato come per la Società delle Nazioni sia ormai tramontata qualsiasi idea di sanzioni economiche contro uno Stato qualsiasi. ■■: L'articolo 16 del Patto è colpito da paralisi. La Società delle Nazioni, senza disinteressarsi dei bisogni della sicurezza collettiva, dovrà cercare il suo equivalente in altra direzione. Se essa vuol ritrovare la sua universalità deve avere 11 coraggio di rinunziare ai mezzi di coercizione materiale, per essere soltanto un organismo di collaborazione pacifica. Tale rinuncia non sarà, d'altronde, per essa, una causa di indebolimento ma una ragione di rinnovamento. La Lega si trova esposta ad un pericolo: quello di trasformarsi in una coalizione che si erge contro un'altra coalizione. Questo pericolo le sarebbe mortale. Ginevra non deve diventare in alcun modo la sede di una coalizione. Il Consiglio federale non dubita un istante che sia l'Inghilterra che la Francia, sostenute dalla ferma volontà, degli altri Stati (ed io penso — ha detto l'on. Motta — in particolare all'Olanda, al Belgio, agli Stati Scandinavi, all'Austria e a molti altri ancora) veglieranno a che la Lega non cada nell'errore fatale e imperdonabile di volersi porre a servizio di questa o di quella ideologia, alterando cosi la sua natura e le sue ragioni di esistere ». Le dichiarazioni dell'on. Motta sono state accolte dagli unanimi applausi di tutta l'Assemblea.
Persone citate: Alotta, Ginevra Motta, Motta
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