La grande cìvia imperiale Da Massaua ad Addis Abeba di Angelo Appiotti

La grande cìvia imperiale Da Massaua ad Addis Abeba La grande cìvia imperiale Da Massaua ad Addis Abeba In poco più di un anno si sono costruiti 1350 Km. di strada asfaltata - Il servizio di Littorine dal mare alla Capitale e ò a e o l l o i o i , . : e l a o e l o ? è ò : i e a a i o ioa , sa o ao ), ii a iil rani n — e d, sì ia a. c a lci. va la no ni ovo to o n e le (DAL nostro inviato) ADDIS ABEBA, dicembre. SI può giungere da Massaua ad Addis Abeba in tre modi: proseguendo per mare sino a Gibuti e di là per ferrovia, in due giorni e tre notti sino alla capitale dell'Impero; si può dall'Asinara prendere l'aereo ed essere in tre ore ad Addis Abeba, metodo spiccio e comodo per uomini di grande premura cui non interessa la conoscenza di questo immenso paese e per i quali la rapidità è legge di vita; si può infine usufruire del mirabile servizio istituito da una grande società italiana di trasporti e percorrere in autopulmann 1 milletrecentoctnquanta chilometri che dividono le coste del Mar Rosso da Addis Abeba. Chi ha fatto il viaggio in ferrovia da Gibuti cerca di non rifarlo più: alto il prezzo del biglietto, penose quelle' sessanta ore di treno che danno veramente, torride durante 11 giorno, gelide alla notte, il senso dell'eternità; l'aeroplano, nel nostro caso, vieta la visione diretta di urio dei paesi più interessanti del mondo; l'autopulmann, che da poco funziona regolarmente con sedici corse al mese, otto di andata e otto di ritorno, impiega meno di cinque giorni a percorrere il lungo cammino, costa poco, non viaggia che di giorno e ti dà, sopratutto, la possibilità di avvicinarti a queste terre e a questa gente con una certa calma, di conoscerne la fisionomia in questo tuo primo contatto con l'Etto pia. Ma dà al tuo cuore di italiano un'altra grande gioia: una gioia piena di meraviglia, a volte piena anche di sgomento per la grandezza dello spettacolo che si offre ai tuoi occhi. Mirabile opera Percorrendo in auto il tratto da Asmara ad Addis Abeba lo sforzo inaudito compiuto dall'Italia in questo paese si presenta al tuo sguardo in tutta la sua potenza basterebbero questi milletrecentocinquanta chilometri di asfalto che uniscono Massaua alla capitale attraverso le plaghe più impervie e più ridenti dell'Impero, toccando le città più popolose e colorite, per porre l'Italia in primissima fila fra le grandi nazioni colonizzatrici. Ricorriamo ai numeri che più delle immagini possono dare la visione dell'opera compiuta. Fino a un anno fa non esisteva sul tracciato della strada attuale che una pista da cammelli. E' noto che Badoglio dovette farsi i ponti e abbattere boscaglie durante la marcia famosa per raggiungere Addis Abeba. Da Dessiè alla capitale la strada si riduceva a un sentiero, su cui irrompevano i torrenti, dominava la sterpaglia, passeggiavano bcrmn^disturbati gif sciacalli. Ora è un|rlucido nastro di asfalto sul quale | ctransitano in velocità tre macchi-1crdftgaaiamne affiancate. MìUetrecentocinquanta chilometri: sembra una cifra da nulla a pronunciarla. Ed è cosa enorme. Si pensi a un'autostrada da Torino a Messina: ma sul percorso si dovranno superare, perforare, valicare venti Appennini e dieci Alpi, si partirà da zero metri, a Massaua, per salire ai 2400 di Asmara, saremo sui 3000 a Passo Negasc, dopo Macallè scenderemo a meno di 1000 per raggiungere i 3911 dell'Amba Alagi e del Passo Toselli, a Quoram ritorneremo sui 2500 e poi ai 700 di Ualdia e della Piana di Cobo; ma oltre Debrasina, al Passo Mussolini, sentiremo il cuore martellarci nel petto per 1 4000 metri, o quasi, a cui la macchina attingerà; ridiscenderemo ancora tapslscclrrdcprsscve risaliremo una decinTdr'volte !Pdai mUle ai tremila, finché ci fer. ] meremo, abbacinati, quasi mcre. ] duU della realtà che il nostro 1 sguardo ha assodato, ai 2640 me- tri di Addis Abeba lMa questo è ancora nulla. Del ì percorso non abbiamo* dato che le cifre estreme, mentre sono le in-:termedie le più impressionanti Dalla Piana dì Cobo al Passo Mussolini c'è -uno sbilancio di oltre tremila metri, nei punti massimi; ma per giungere dal pianoro infuocato alla gelida vetta, venti volte andremo su e andremo giù, passeremo da altitudini di 1000 a altitudini di 2000, poi ai 3500 e di nuovo ai 1800, al 1200; sarà I una immensa ciclopica montagna I ruSàa che nello spazio di poche | ore ti imporrà un sole tropicale e un clima di pieno inverno torinese, vedremo le scimmie e le giraffe volteggiare sugli alberi e brucare gli arbusti e ci troveremo dopo cento chilometri in disperati paesaggi alpini. Superbe visioni E tutto ciò in panorami stupendi, l'Africa dai cinquanta gradi all'ombra e laghetti cenili in conche verdeggianti, montagne aggi- I cgrtmbra del bosco eterno. Venti volte ci vestiremo e ci svestiremo durante il viaggio, passeremo dai maglioni di spessa lana al torso nudo, ci immergeremo in tutti i |ruscelli gorgoglianti sul nostro | cammino e ricorreremo al termos 1che cl dolli, con un Punch 0011611 rate in paurose elicoidali, tratti di strada lanciati sull'abisso su fantastiche architetture in cemento armato, savane spesse come giungle popolate di leopardi, città , abitate come metropoli, cantieri 1 attrezzati come fortini a distanze. ^iperboliche, distributori di benzina Wazzurri, assurdi, insolenti, nella I maestà del deserto e nella tene- ! dtUsstte, un po' di refrigerio nel sibilo | agghiacciante del vento. Questo l'Italia ha fatto in poco più di un anno. Ha costruito una strada ove prima volava» le aquile e si azzuffavano le belve, ha I asventrato cinquanta montagne e scostruito centinaia di ponti, ha Jconteso coi bitume il cammino aUgla giungla, si è buttata quasi con ; Lrabbia in quest opera ciclopica che mrimarrà nei secoli a testimoniare j della nostra volontà di conquista. I Queeto spettacolo di potfnza èicesì alto, ha in sè tanta sicura su- j perbia che l'occhio non pu6 ammi- ! rarto senza commuoversi Non è soltanto una strada che il Fasci-1smo ha qui costruito, è tutta la ! carne del nostro popolo, il sangue ! vivo della nostra gente qui tras-1 !P«tptì a mutar volto ed anima a! ] un paese ieri avverso, oggi nostro ] e domani sicuramente amico. Ta 1 S»an<Jo il corpo de Impero con «pesta lama di asfalto, 1 Italia si lè assicurato il possesso della ter-! ì »e.u dominio spirituale degli uo mlnl' dai, m» del Sudan alle :sPonde del Mar Rosso' a e Si vive Centinaia di lavoratori sono tuttora disseminati sul percorso da Asmara ad Addis Abeba, mille cantieri si avvicendano sui dersì delle montagne e ai limiti della strada; l'impresa è quasi totalmente compiuta, non mancano eh à I poche opere d'arte a renderla per- j a I fetta. Non mal come In'quel gtor- ! e | ni (ce ne siamo venuti adagio acla- | e e o i i - gio dall'Asinara, soffermandoci ] ad ogni villaggio, facendo tappa ■ » 1 i.-f « ìji „ «n«„iV,oi ; nel centri più fervidi e popolosi.; sostando con gli operai sotto il solleone a mangiare la scatoletta! e a stappare bottiglie di acqua mi- j nerale) ci è parsa cosi perfetta, questa espressione: opera d'arte. A, , j,„_f„ , „„„„„„,,■, „„„„i„ Opera d arte nel senso più compiu-1 to della parola tutta la strada di Addis Abeba, un'opera d'arte che; non giace immota e fredda in un jmuseo, ma che vive una sua fcr-i Jvida vita, che ha i suoi personaggi e le sue vicende, che ogni giorno partorisce un frutto e germoglia un dono di bene. Già le città sono nate sul nitido itinerario. Da Macallè a Quoram, da Dessiè a Debrasina le case hanno sommerso i tucul, il cemento ha vinto la « cicca *. Dessiè è un miracolo di improvvisazione. Fu sempre località importante, già complessi interessi gravitavano attorno a lei ai tempi del Negus, posta com'è al vertice del triangolo che ha la base MassauaAssab e a metà strada fra la capitale e il mare; ma l'attenzione dei desolati governi etiopici nulla seppe mai realizzare oltre un ghebbì e un campo militare, una chiesa e un raduno di sciarmute. La località è incantevole. Giace in una conca verde, scrosciante di acque, ombrosa d'alberi; ha un eterno clima di primavera, cieli stellati come scenaii, folle umane nobili, fiere:, laboriose. Punto obbligato di passaggio dal mare alla capitale e dalla capitale al mare, su Dessiè il governo della Colonia ha concentrato, dopo le due grandi città costiere e Addis Abeba, il suo massimo sforzo urbanistico. La iniziativa privata s'è messa di rincalzo, si è buttata nell'impresa con entusiasmo, ha realizzato cose superbe. Sembra che glue chino questi nostri impresari a tirar su case e a costruir cantieri: che giuochino a chi fa più in fretta, a chi prima raggiunge, il tetto per piantarvi su la bandierina. E' un giuoco molto divertente. Perchè ognuno ci mette il suo estro il suo ricordo e la sua nostalgia, agghinda le facciate delle baracche d'eternit con volti e nomi femminili, traccia sulle soglie aiuole di fiori, eleva sugli esili muri torrette pretensiose e sottili. Così a Quoram e così a Debrasina. Non facciamo della retorica quando diciamo che il nostro è un popolo di costruttori. L'italiano ha la febbre del costruire, ha la paS' sione del mattone, l'ansia di apri, re valichi e di brillare mine. Da un anno e mezzo siamo qui e già l'Etiopia ha il nostro volto e il I nostro accento. Già si sceglie a ! Dessiè per il pranzo il ristorante ; piemontese o toscano, si fa svi: luppare un rotolo di Leica, si I compra un profumo di marca già a Dessiè si va al passeggio se rale, si intreccia un idillio, si portano nati in chiesa e morti al cimitero. Si vive. In tutto l'Impero intensa e i o i u e à , . . fe^damente ri 1 reamente, e. ^"tae' .V^m° P^8'0 «° clje \ a W„™ h \r ° Sp6"acol° è a I M™a ai confini - ! de' Sudanf: «n P°Po1 ° che 31 \ but' tato con fede verso la grandezza. Uno spettacolo di poesia. Angelo Appiotti Oebmma ADDIS ABEBA A tuo 13-50*... Jvgn

Persone citate: Badoglio, Cobo, Mirabile, Mussolini, Negus, Punch, Toselli