L'ERA DI VERSAILLES definitivamente chiusa di Giuseppe Piazza

L'ERA DI VERSAILLES definitivamente chiusa Dopo l'uscita dell'Italia dalla Lega L'ERA DI VERSAILLES definitivamente chiusa Berlino, 14 notte. La stampa tutta continua a commentare la grande azione aritisocietaria e anticollettivista itaio-tedesca, aspettando ora di vedere quali ne saranno le ripercussioni nel campo d'Agramante, nel campo occidentale e societario cioè, che per ora per altro non mostra se non un visibile scompiglio, senza reazioni ordinate capaci di lasciar pensare a qualche programma d'azione. Si nota intanto in questi circoli come l'avvenimento che ha colpito a mezzo il viaggio del signor Delbos, proprio alle porte della rocca societaria di Praga dove, egli arriva oggi, non può a meno di aver di molto mutato il tono perlomeno e l'accento di sicurezza e di fiducia, se non proprio il contenuto, delle conversazioni collettiviste che erano ih programma per la capitale cecoslovacca. Disorientamento di societari Il campo societario 6 da per tutto in subbuglio e in pieno disorientamento; questo è quanto per ora questa stampa crede di poter rilevare. « A Ginevra, a Parigi e a Londra — cosi constata la Frankfurter Zeitung — si risente da per tutto l'effetto dell'atto italiano e della dichiarazione tedesca; e si sente che questa volta non si tratta più soltanto di una perdita di prestigio, bensi di una ferita la quale ha fatto esplodere la malattia profonda da tempo latente ». Che Mussolini abbia scelto proprio questo momento, ciò ha secondo il giornale indubbiamente una serie di ragioni di tempestività politica, fra le quali elenca appunto « il viaggio del signor Delbos, che e servito a confermare e ad approfondire da per tutto la convinzione dell'incapacità dei socie, tari e della Società delle Nazioni di r.-ccapezzarsi e di trovare la via giunta fra l'irreale idéologia "della istituzione e le reali esigenze del- la ricostruzione e della vera pa-cificazione d'Europa, dappoiché questo viaggio ha luminosamente !^eSH? i,n0.eykie"Za rin?.ne untati-zione g mentre soltanto alcune poche passeggere eccezioni di questa estate, di mio. vo si accennava a riprendere larincorsa verso una piena rivaluta- zione dell' Istituto ginevrino ». Il giorna e rileva come al ri- guardo inutilmente pare sia pas- sata per i societari 1 esperienza diBrusselle che ha costituito il fis¬ sco definitivo e il segno di esauri-mento del collettivismo, onde giù- stamente 1 Italia ha creduto giun.to il momento di strappare gli ul- ami veli per mostrare al mondo la realtà coni e. « Ognuno vede, conclude il gioì--naie, quale profondo errore sai eh-ba dare orecchio al tentativo che da tante parti si fa di far passare l'azione italiana e tedesca come undisturbo della pace; è tutto il con-trario, dappoiché si tratta di nien-te altro che di un radicale muta-mento dei metodi per arrivare ap.PTl riuevoPfoCndamentale di tuttala stampa tedesca è precisamentequesto Gl'azione solidale itSo^ t . |™M_J l®,ltlL?ì0-n.?.l[}?eYri?a desca pone fine a un'era di pmitt„o ««.« i.. f„,f~ -, c7*- ul i-"-"1' ca che ha fatto il suo tempo per-che ha fallito al suo scopo che'do- veva essere quello di reEelapace, l'èra cioè collettivistica rap-almeno assolutamente cominciare un'era nuova, l'èra del bilateralismo. « E' crollato completamente l'edificio diplomatico del dopoguerra — scrive il Lckal Anzeiger — che fu quello di Versailles, e ne sorge un altro; ma non gioverebbe a nulla — cosi avverte quindi il giornale accennando ai fatuiqU^'S^S:^.cercare di rincollare insieme g [ macCrie crollate. La Germaniaesorta tutti a uscire all'aperto inpieno campo di una vera collabo-razione europea, campo il qualeta -«1 aS-SI* del tutto sP.iana-vt^toVcSrr^ perciò a produrre frutti assai mi-gliori che sailles ». non l'cssario di Ver-Quanto poco però ahimè la mfn-talità occidentale sembri capacee matura alla bisogna, e come giàMentalità inguaribile? a aesel o n iae nvo oea di o uo, te a tner er nrer e si tdi la a». oete ica s, ad ne, ni ia dimostri la sua fondamentale incapacità a capire, Io prova per fondamentale di certi circoli sia questa stampa l'atteggiamento londinesi che parigini i quali, davanti all'azione italo-tedesca non sono ancora riusciti a vedere, non che quello che è necessario costruire, ma nemmeno con precisione quello che è crollato; tanto c vero che invece di cominciare per !o meno a impostare una discussione su quello che bisogna mettere al posto del castello di carte collettivistico che è crollato, si stanno invece già impigliando in una discussione senza fondo e sensa consistenza, a base di oroscopi se l'Italia e la Germania abbiano o no per caso l'intenzione di erigere una « antisocietà delle nazioni » per conto loro, per fare da contrappeso e da anticristo a quella di Ginevra, della quale perciò si crntinua ancora a discutere come di qualche cosa che abbia diritto e capacità di resistere e di aspirare a' nome e alla funzione, dol resto sempre fin dal principio usurpiti. Questi signori si baloccano, come si vede, coi pezzi rotti della loro rovina, anzi che dar di piglio come dovrebbero per salvarsi ai nuovi materiali di costruzione. La mentalità loro si rivolge per natura a « creare delle organizzazioni » per la pace, anzi che a « organizzare la pace ». « Ma — cosi osserva loro la Nachtausgàbe — non si tratta di fare delle organizzazioni, si tratta di fare dei fatti. Da una qualsiasi più o meno nuova e riformata Società delle Nazioni non si potrebbe aspettare nulla di più e di meglio di quello che la vecchia non ha saputo dare; e in quanto poi a questa anti-società delle Nazioni che l'Italia e la Germania preparerebbero, essa è un non senso del quale del resto già la stampa italiana ha fatto spietata giustizia ». Si annunzia da Parisi che il di¬la rettore dell'ufficio stampa del Quael- ] d'Orsay signor Comert ha intena-jzione di recarsi prossimamente a hé Berlino. Scopo del viaggio sareb¬te \ be il bisogno 'che taluni recentti-j eplsodl di stampa, alcuni dei quali listi, avrebbe fatto sentire — dere resto anche indubbiamente da o. parte tedesca — di esaminare inla'sieme talune questioni di stampa a- i d'interesse reciproco e generale. I I giornali rilevano la notizia con inri- [eresse, tanto più che questa deis- l'utilità dei buoni rapporti inter di|nazionali di stampa è, come si sas¬ ima delle note con maggiore inri-1aÌ8tènz» battute dal nazional soù- : ciaiismo e dal Fiihrei-in personan.j Alla riserva però gia fatta in ul- proposito da una parte della starndo !pa francese, come per esempio ìdali'Bc/io de Paris il quale sul teoì--; ma di accordi di stampa, e peh-Lspmnin rii .Civita ebn-nnllaHftihe * ? 3P dl..aUlvlt.a annalistica re del fuoruscitisi™ tedesco a Pariun.o' mette »ià le mani avanti adn-. ducendo la solita <; libertà di stamn-pa> che metterebbe i governi dea-,mocratici nell'impossibilità di inap. ; tervenire, i giornali tedeschi, cota:me-ad T-?pÌ° la 2>e"'sc,,e nte: "lC'"C Zel\["lh "spendono questa^ìT^Z^ ^'Z^^tt'nÌ aVanU da Parte 'oro dicend1' che un accordo di stampa o si faer- n nnn fa . f. , nirità nedo- ? il ,' \- a P pela ^^nl ^toSSf^ap-: S un accordo dfstamnnTn cS.piDiic un accoiaoui stampa in cuparte si potes se sottrarre col bel pretesto della famosa libertà di stampa. Sarebbtroppo comodo. Giuseppe Piazza are ra'eer

Persone citate: Delbos, Mussolini, Parisi