DUE GIACCHETTINE UGUALI

DUE GIACCHETTINE UGUALI DUE GIACCHETTINE UGUALI Uno, due, tre, quattro, cinque maschi... Ad ogni nascita tutti dicevano allegramente alla signora Concetta: — Eh, anche questa volta il corredino rosa rimane in soffittai... Un amore quél corredino rosa. Ma, col fuggir degli anni, si sciupava, come un fascio di fiori che appassisce chiuso dentro un cassetto. — Ora, però... Guardando nello specchio quel suo povero viso di donna anziana e stanca, tutto cosparso di macchie gialle, la signora Concetta sorrideva. Questa volla si trattava della bambina, ne ayeva il presentimento, la dolce certezza. La bambina!..,. Dicevan tutti così, in quell'attesa, anche suo marito, e 1 cinque figlioloni, e il commendator Capuffi con la moglie, padrino e madrina del nascituro. La bambina ! Cioè il ninnojo, la pupattola di tutti, la gioia, il fior di tenerezza della casa. Le avrebboro dato un bel nome sonoro e trionfante, nonché un tantin esotico : Amata, o Glorialo Desiderata... .0 anche semplicemente Mimma, Mimmolina, un nomino tenero come una carezza... Ed eccoti la sorpresa delle due gemelle!... Due bimbe invece della i bambina ». Una doccia fredda per tutti, anche per il padrino e la madrina, ricchi, ma avari. Figurarsi, tutto doppio: spese, manoie, regali... Giacché bisognava aumentare la quantità, la qualità se ne risentì. I fiocchi rosa furono meno appariscenti, i pizzi più andanti. Perfino i nomi più modesti. Poiché si dette il nome di una nonna defunta, Angela, a una delle bimbe,'si chiamò l'altra Cherubina, per non farle torto. Angela e Cherubina crebbero ugualmente bionde, delicatine, miti e graziose. Portarono vestitini uguali, cappelluci uguali, scarpette uguali. I loro capelli furono intrecciati nello stesso identico modo e legati cou due pezzi dello stesso nastro. A Natale ricevevano gli stessi modesti balocchi e in primavera facevano insieme le loro malattie infantili, con un accordo commovente. Quando furono fanciulle da marito i cinqiie fratelli erano già mariti e padri e in quella piccola folla di cognate e di nipoti, le due povere gemelle ingombravano un poco. Tutti, lì intorno, non f acevan che dire : a Sono perfettamente uguali!... Non si distinguono l'una dall'altra! »... E non si capiva se queste parole costituivano un biasimo oppure una lode. No che non sono uguali, diceva nel suo cuore, la signora Concetta: lei, col suo chiaroveggente amore materno, capiva quel che agli altri restava oscuro. E per questo, adesso che era vedova, man mano si faceva più vecchia e debole, man mano si sentiva avvicinare alla fine, chiamava Angela vicino a sè e le sussurrava: — Ricordati di proteggere sempre tua sorella... Non abbandonarla mai, promettimelo, anche se prendi marito!... — Sì, mamma — diceva Angela — te lo prometto, ma tu sai che non prenderò marito!... — Che idea!... Dimmene il perchè. — Non te lo so dire il perchè. Ma sento che sarà così. E anche tu, mamma, lo sai. La signora Concetta guardava allora le figliuole con grande tristezza. Così vicine, così uguali, sembrava che si annullassero l'una con l'altra. Forse, per quo sto, non avrebbero trovato marito. — Non devi scoraggiarti, Angela, nè amareggiarti... — Ma io non mi scoraggio, mamma, nè mi amareggio. Io sono forte, lo sai. Lo sapeva. Forte, vibrante, 'donna. Accanto a lei Cherubina era la sua ombra,- docile e senza pensieri come una bimba. Qualcuno, oltre la madre, lo sentiva: la nipotina maggiore, per esempio, che cercava la compagnia di Angela con una specie di passione, e Top, il vecchio cane di casa, così intelligente e affettuoso, che tra le due gemelle non aveva esitato mai e che distingueva 'Angela da chiunque altro a cinquanta metri di distanza. Quello che una bimba o una povera bestia sentivano, non poteva, un giorno o l'altro, sentirlo un giovane, un uomo, innamorandosi così di quella, fra le due, che era la più degna di sposarsi e di essere amata?... La povera signora Concetta ripetè infinite volte entro se stessa questa domanda, che doveva rimanere senza risposta. Rassegnata, si contentò alla fine della sua trepida raccomandazione : — Angela, non abbandonare Cherubina, mai... Ora, per andar fuori, due veli neri, di ugual lunghezza, di ugual spessore. In casa dove le poltrone dei genitori erano rimaste vuote, l'abito da lutto sembrava facesse risaltare troppo la malinconica magrezza di donne senza amore delle gemelle e quel loro capo su cui gli anni avevano posato la cenere che copre tutti i riflessi e tutte le scintille della gioventù. Due vecchie zitelle uguali, pensava Angela, amaramente, quando passava davant' a uno specchio. E più di prima era in preda a una specie di strana rivolta, come se ad un tratto l'anima sua, così diversa da quella di Cherubina, volesse liberarsi da una specie di schiavitù, da una catena che sembrava farsi semnre più pesante. Abbandonare Cherubina, no, oh, questo mai, ella considerava la sorella come sua figlia, in. nessun caso 1 avrebbe lasciata a se stessa, ma.. Vestir diverso da lei, almeno!.. Fare.qualche distinzione... Sembrar magari più vecchia, più brutta, ma diversa, diversa, diversa!... — Cherubina — ella disse, af frontando l'argomento spinoso un giorno in cui stavano facendo epptadligmdbvpruocIUccorqurederenoprvqqdtrsuaCbsafieesnptdiaMvpsscslasspvcpsqzscmvmtdnpswicllndfqs l'inventario di quegli indumenti che per lunghi mesi nessuno aveva osato toccare — perdio non facciamo aggiustare la bella pelliccia della povera mamma per una di noi? E' lontra, un valoe. La povera mamma la teneva preziosa e sarebbe così contenta, penso, se una di noi la pollasse ! Cherubina la guardava con tanto d'occhi. — Come, per una di-noi?... — Non ci sarebbe poi niente di male se io mettessi una pelliccia lunga e ricca come una signora maritata. Sono vecchia ormai e chi potrebbe trovarci a ridire? Per te potremmo fare un bc! paltò nuovo cou bavero di volpe, elegante, no?... Non ti piacerebbe?... Vide tremare le labbra di Che: rubina, e spuntare in quei suoi occhi dolci, pieni d'ingenua mi¬ mcsdmttdsvnvmsfist tezza, due lacrime limpide come l'acqua. — Oppure il paltò lo farei per me e tu potresti portar la pelliccia. A me farebbe proprio lo stesso, sai. Sarei felice, anzi, di vederti ben messa, anche più di me... Cherubina scoppiò decisamente in lacrime. — Tu vorresti... Angela guardava fisso un punto luminoso dentro lo specchio, dove si rinfrangeva un raggio di sole. No, all'idea di vestire diversamente dalla sorella Cherubina provava le angoscio di una povera creatura sperduta in un mondo caduto in rovina. No, bisognava seguitare a vivere così fino alla fine: lo stesso abito, lo stesso cappello, la stessa borsetta, lo stesso ombrello. — Cherubina non piangere, ti pgptlpcssAgtgcrc prego. Ho detto per scherzo, figurati !... Andremo subito da! pellicciaio, vieni. Accomoderemo tutto per il meglio, come al solito. 11 pellicciaio, esaminando la pelliccia, diceva, scotendò il capo : — E' uno strazio per me pensare di dividerla. Riuscirebbe così bene, secondo la moda attuale. — No — disse con fermezza Angela — veda di ricavare due giacchettine uguali in tutto e per tutto... — Due giacchettine... — Uguali!... Esattamente uguali !... C'era pure qualcosa di dolce in quelle parole! T'na tenerezza mesta che'consolava di tante cose. Carola Prosperi Gsdscbfiatstpfmsmm

Persone citate: Amata, Carola Prosperi, Mimma, Sono