ISTITUTO di bellezza

ISTITUTO di bellezza ISTITUTO di bellezza Amiche?... Peuh... Enza non faceva ohe ripeterlo ai quattro venti: « Siamo amiche, amiche!... ». Ma Raimonda si contentava di sorridere con un sorriso abbastanza distante che non dava confidenza. Si erano conosciute — strano a dirsi — in un caffo vicino alla stazione. Enza passava sempre di lì a bere un espresso prima di recarsi nel negozio di profumi nonché « salone per pettinatura » dove lei diceva di far pratica, e Raimonda... Bé, Raimonda aveva preso l'abitudine di entrare là dentro da quando Mimmo le dava appuntamento a quel tavolino. Ne aveva passate ore spasimanti di gelosia e di angoscia in quell'angolo, su quel divano rosso, accanto a quello specchio!... Poi Mimmo era andato in Abissinia e non era tornato più. avendo deciso di restare a Napoli, dove si era, in un battibaleno, fidanzato e sposato con la sorella di un altro tenente. Storia passata. Al ricordo, adesso, ella s'irrigidiva nel viso, ma non piangeva più. Con Enza aveva cominciato per puro caso a scambiare qualche sorriso svogliato al disopra della rivista di mode che stava sfogliando. Poi si, erano messe a chiacchierare. Enza non avrebbe mai immaginato che l'elegante signora, dall'eleganza un po' ardita, la stava a sentire con interesse per una ragione che lei avrebbe, sempre ignorato, vale a dire perchè erano coni paesane. Lei non può saperlo, diceva tra sè Raimonda, sorridendo divertita, è tanto più giovane di me! E poiché una piccola città si divide in tanti mondi lontani l'uno dall'altro come le ste.lle del cielo. Lo studio di notaio del mio povero papà ha cambiato nome da un^ pezzo e parenti io non ne ho più a ricordarsi di me. Lei è invece figlia di negozianti arricchiti nel dopoguerra, tutt'altra generazione. Volgaruccia, troppo sicura di sè, ma non priva di buone qualità. Quanto all'amicizia è un'altra faccenda, anche se siamo giunte a darci del tu. Tra lo buono qualità di Enza primeggiava una gran voglia di lavorare, spronata da un'accorta e sana ambizione. — Io non aspiro a grandi coso — ella diceva. — Potrei stabilirmi definitivamente qui, metter su, col mio capitale, un bel negozio e aspettare comodamente di farmi ima clientela, i mezzi non mi mancano, ^la, dico la verità, preferisco essere la prima al mio paese, che una delle ultime qui. Ho un locale, laggiù, che mi sorride nei sogni che faccio ad occhi aperti. Lo vedo già trasformato in istituto di bellezza. Posso procurarmi del personale adatto per rinfrescare tutte le bellezze appassite di laggiù. Mi vedo già dirigere lo stabilimento o riceverò le signore che sospirano dietro le. ciprie miracolose e le tinture indelebili. Mi occorrerebbe solo, vedi, un aiuto, come dire un'associata del tuo tipo. La tua eleganza, la tua esperienza, il tuo gusto, dove lo trovo ?... Raimonda rideva. Già, la sua esperienza... Aveva girato il mondo, certo, fatto un po' l'attrice, senza infamia e senza lode, tentato oscuramente il cinema e sopratutto s'era divorato il cuore con le sue passioni gelose... — Dico sul serio... Perchè non accetteresti?... Sono sicura che là ti annoieresti meno che qui... Questo era probabile, perchè qui si annoiava smisuratamente. — E dunque?... Perchè-no?... Quando Enza era partita, ella si era lasciata strappare una mezza promessa. Poi aveva alzato le spalle. Chiacchiere di una piccola provinciale !... Appena arrivata al paese si sarebbe dimenticata di tutto e avrebbe messo su un botteghino dove avrebbe fatto delle « permanenti » a trenta lire l'una. Ma Enza invece non aveva dimenticato nulla e si era messa a tempestarla di lettere e di cartoline come una creditrice inesorabile, informandola minutamente di tutto: locale affittato, abbellimento delle varie sale, acquisto delle macchine, assuzione del personale... « Non mi manchi più che te... Muoviti!... Vieni almeno a farmi una visita prima di rifiutare definitivamente la mia offerta !... ». Raimonda alla fine si decise. Partì, diverteudosi a rifare in treno quel piccolo viaggio che uvrebbe creduto di non fare mai più e ad arrivare in un luogo che era stato più suo di qualunque altro, ma che ora appariva ai suoi occhi irriconoscibile. Pare che sian passati dei secoli, pensò; ma quando sentì il suono delle campane di San Rocco trasalì fin nell'anima e lottò per ricacciare indietro le lacrime. Troppe cose le ricordavano quel suono!... E sopratutto le facevano rivedere la mamma mentre cercava il libro da Messa e diceva: « Vieni, Raimonda!... ». Oh, indietro, ricordi dolci e strazianti !... L'istituto di bellezza, come pomposamente Enza aveva bat tezzato il suo stabilimento, era nella parte nuova della piccola città, sui viali, in una casa nuova e fornita di tutte le comodità moderne. Enza sembrava ebbra di gioia e di orgoglio mostrando all'amica il suo dominio; vestita di seta npra guarnita di bian co. con strette scarpe di vernice e una crespa capigliatura di un biondo nuovo di zecca, ella sembrava all'apice della felicità. — Le signore accorrono in folla, non c'è uè una che voglia rimanere indietro. Ti vuoi diver tire?... Guarda quelle che sono nel salone d'aspetto. Fanno un chiasso d'inferno, chiacchierano ridono, non si sono mai divertite tanto... Raimonda accostò il viso sorridente a una delle porte bianco o oro che davano nel salone e guardò dalla fessura; veramente quelle brave signore sembravano riunite per un avvenimento mi¬ arlavae ripfichsivtaNa dtolivdsepDstrcppdzindafisspamdsvsqildctzinvaqasmsziaedidlpc n o n n a n . a i a sterioso, pieno di speranze inconfessabili e, inebrianti. Chissà che cosa si ripromettevano!... Quella grassona s'illudeva certo di diventare snella come un'adolescente, quella secca zitella, di arrotondarsi, quella chioccia... La chioccia era lì aocnnto alla fessura dalla quale ella spiava. Volse il viso verso la vicina e disse, con una voce pastosa che rimescolò le viscere a Raimonda: — Io non volevo ; che bisogno può avere una madre di cinque figli di farsi migliore di quello che è? E' stato mio marito a insistere: « Va Gisella, va, ti divertirai un poco ». Infine si tratta di un'innocente distrazione! Non c'è nessun male a imparare a darsi un po' di cipria, un po' di rossetto... — Ma certo, signora Bay, certo — disse la vicina in tono mellifluo, deferente e insieme riservato; oh lei non aveva bisogno d'imparare a darsi cipria e rossetto, veniva per ben altro lei !... Raimonda si tirò indietro, sapeva d'esser diventata pallida e ssttitllsivscrrvsvfedpcsdmrt sentiva quel vecchio pazzo del suo cuore farle le capriole nel petto. Gisella era la sua caia diletta amica dei giovani anni, e Bay il suo primo dolcissimo indimenticabile amore... Indimenticabile a parole, si sa, ma era suo allora e. giurava che mai avrebbe sposato un'altra ! Ed ecco, aveva invece, sjiosato Gisella che trovava allora brutta: che non poteva soffrire. Si erano sposati i due che non vedevano che lei, che si rivolgevano a lei come certi fiori si rivolgono verso il sole e vivono della sua ardente e fantastica vita ; si erano sposati e avevano messo al mondo cinque figli... Per un attimo si sentì cattiva e forte, piena di desiderio di vendetta. Le sarebbe stato facile, dopotutto, se si fosse stabilita lì con Enza, ridere in faccia a Gisella e attirare Bay nelle reti della sua elegante esperienza. Quell'uomo che mandava la moglie all'istituto di bellezza sarebbe stato sensibile al suo volto che gli artifici sapienti face¬ vsss vano ancora rifulgere. Cinque figli... Si riscosse, si apostrofò con rudezza, conili usava fare nella sua solitudine, nei sobbalzi della sua coscienza che si serbava onesta, pur sotto il peso dei peccati: — Tu non farai una simile infamia! Tu non sciuperai l'unico tesoro che ti rimane, il ricordo dei tuoi, del tuo paese, della tua giovinezza, di Gisella e di Bay com'erano allora... — Mi rincresce Enza... Dire che mi sarei divertita tanto... Mi rattrista enormemente l'idea di tornare là. nel mio alloggio buio, silenzioso... — Ma perchè non rimani, perchè non vuoi ! Ma spiegati almeno ! Ma dimmi... Inconsolabile, Enza non volle neanche, salutarla. E Raimonda andò alla stazione a piedi, passando per certi viali che non conosceva, evitando le vecchie strade, e respirando di sollievo solo quando sentì il fischio del treno. Carola Prosperi oicsmgpagisdldldmnis

Persone citate: Carola Prosperi

Luoghi citati: Napoli