Lezione di calcio e di sport di Giuseppe Ambrosini

Lezione di calcio e di sport cria st JPskviyis O-O yGli "azzurri» dominano senza vincere Gioco di alta levatura della nostra nazionale in netta ripresa ma troppo cesellato in area di rigore Un punto di Ferrari annullato dall'arbitro — Otto calci d'angolo contro la Francia e uno contro Y Italia 45.000 spettatori e 652.000 lire d'incasso Le prodezze di Di Lorto Lezione di calcio e di sport (DAL NOSTRO INVIATO) Parigi, 6 mattino. Dal campo del Pare des Princes non sono usciti, così ha voluto la sorte, nè atleti esaltati dall orgoglio della vittoria, nè atleti umiliati dal bruciore della sconfitta. Ma il « nulla di fatto » che è scaturito dalla partita non vuol certo dire nè parità di valori, nè mancanza di fattori e di risultanze degne di rilievo. Che, anzi, credo che mai incontro di calcio abbia detto tante e sì bene cose per noi tsptcsitoaamncome questo. Sì che, anche in nmancanza di quella numerica | tltrcSseedtcddsbqaffermazione di superiorità, che gli azzurri si sarebbero meritata in abbondanza, possiamo dire di aver vissuto una giornata che onora il calcio italiano e lo sport in genere ; e un' intima gioia ci allieta, un-profondo senso di soddisfazione ci pervade per la dimostrata vitalità di quello e l'avvenire e la funzione di questo. Le incognite della vigilia Lo sviluppo e l'aspetto tecnico della partita vi saranno illustrati da Vittorio Pozzo e sa-.,rebbe assurdo che io volessi am- ipliare o convalidare l'illustra zione di così autorevole maestro. Ma, siccome la sua modestia può indurlo ad attenuare il distacco tra la dimostrazione dei nostri giocatori, alla quale egli è tutt'altro che estraneo, e quella degli avversari, mi sia permesso intrattenervi anche su questo punto. La formazione con la quale siamo venuti a Parigi, lo sapete, era un po' di ripiego e un po' di rinnovamento. Presentava, quindi, incognite che, non dico ci preoccupassero, ma certo non ci davano l'assoluta garanzia di perfetto funzionamento e rendimento. Sapete anche che la Nazionale che Pozzo sogna e fucina per il Campionato del mondo è ancora in prova, se non in cantiere. Sapete, infine, che i francesi avevano di recente ottenuto risultati che testimoniavano dei loro progressi in campo internazionale e della loro aumentata maturità tecnica. Tutto ciò aveva qavtpsgdeaQdfptCdltcnon nascondiamolo, un po' scos-|nso quella sicurezza di dominio, equella certezza di risultato con] sle quali in altra epoca avremmo affrontato i calciatori fran- pncvvqcesi anche in casa loro. E dall'altra parte, aveva fatto levare il capo ai nostri avversari fino a farli sperare e pretendere di evere già raggiunta la nostra statura. Ebbene, mettete per un momento da parte quei due zeri che sono ingannatori per chi ieri non era qui, scorrete le cronache italiane più dettagliate della partita, ripromettetevi di controllarle con quelle francesi, tirate il sugo dei relativi commenti, e avrete una conferma di quanto vi dico e che si può riassumere in dieci parole: gli italiani han dato a Parigi gra- mfptuita (perchè a chi l'ha presa non è costata l'amaro prezzo di I una sconfitta) lezione di calcio.'Non scendo in particolari di uomo o di linea, che a me non spettano, nè esprimo una mia impressione: il rilievo e l'affermazione non sono che l'eco dei mormorii di ammirazione della folla —- francese quasi tutta — che mi circondava, degli applausi che accoglievano le più piacevoli fioriture degli azzurri, non sono che il riflesso della sensazione che il pubblico soffriva e mi comunicava del loro predominio quasi costante, non sono che il riassunto dei commenti dei tecnici, dei dirigenti, doi giornali francesi. 11 distacco: una classe Ciò vuol dire che fra il calcio al di qua e quello al di là delle Alpi c'è ancora, nettissima, innegabile, ieri da tutti ammessa, una classe di mezzo. A confrontarli sembra che l'uno , , aia ancora alle ginnasiali e 1 alttro già all'università, che l'uno sia retto in fasce e l'altro cammini da tempo spedito,, che l'uno sieda sui banchi e l'altro sulla cattedra. Con ciò non voglio dire che il calcio francese valga ben poco, a quanto ha dimostrato ieri; dico solo che il nostro vale molto di più. I fran cesi si sono forse illusi di averi nerrnrsn in un eiorno il cam-1mino che a noi è costato anni.'Giostravan, un tempo, con Vm-^ma bianca della velocita, del-|l'estro, dell'impeto e, andando alla baionetta, qualche buona posizione eran riusciti a tenere o a conquistare. Poi han pensato di usare l'arma più solida e precisa a lunga portata, a giocare di tecnica e di manovra, ad assorbire gli insegnamenti di altre scuole, ad elevarsi al tono- della classicità. E qualcosa di buono e di nuovo han imparato, in molto han migliorato, come qualche uomo e qualche reparto han saputo dimostrare. Ma oggi si trovan con in mano le primitive armi puntate e con le nuove che pochi o male sanno usare: son meno animosi, arditi, e non ancora abbastanza capaci manovrieri. Ma allora, mi direte voi, com'è che non abbiamo vinto ? Le ragioni, a mio avviso, sono parecchie. Le facili occasio- ni mancate e il punto annulla | to da un evidente errore dell'arbitro autorizzano, per verità e non per scusa, ad affermare che la sorte non lia voluto che vincessimo questo incontro. Se la supremazia di gioco avesse dovuto proporzionalmente essere tramutata in punti, non esagero a dirvi che avremmo dovuto chiudere con almeno un tre a zero e il numero concorda con quello che era sulla bocca degli sportivi francesi all'uscita dal campo. Non so quanti ho sentito ammettere : v. Il y a troia buts d'écart entre les deux équipes ». I nostri saranno stati ., in area avversaria almeno cin e , e l a o que dei sei quarti d'ora; hanno avuto otto calci d'angolo in favore e uno contro; hanno attaccato o premuto e non son passati. Non basta la sorte a spiegare questo enigma. I nostri hanno cominciato guardinghi, ma non hanno tardato a capire che gli avversar: erano meno alti di quanto li avevano misurati alla vigilia. Questa sensazione li ha, in fondo, danneggiati, perchè ha infuso l'altra di poter disporre a piacimento del risultato, di poter permettersi il lusso di gio- Care in bellezza, di aver tempo]£casa di Di Lorto; ma qui perdeva slancio, tempo e respiro, le trame si infittivano e rallentavano e non ne usciva la stoccata mortale. In questo stile mi-|nuto e sterile, in questa ricerc eccessiva di finezze e di accoro' n] sta la principale causa dellr - zper-segnare. E han dato lezio-Imfcifffnmifn ««Ss han Fne, nan iornito accaaenua, tcesellato, han meravigliato e ai-1 vertito. Intanto il tempo passa-1cva La prima linea era presto e (quasi sempre sulla soglia della ^l(e o i a i i e i , a ò i nostra mancata segnatura. La « linea Maginot » tddMa non per questo bisogna | ptogliere il merito che le spetta' alla difesa della ormai famosa «linea Maginot», contr_ mialp npr farla ranitolare Qc.quale, per lana capitolare, oc Jcorreva cannoneggiare e non|pmitragliare, sfondare e non ma-\inovrare. Di Lorto è stato, allajpfine, giustamente portato in|.atrionfo, come il maggior artefice di un risultato che avrebbe riampotuto e dovuto essere un disastro per la sua squadra Ma egli, si e distinto più per tempesti-Lvita di uscite, per interventi &\distanza che per parate in ex-ia tremis e difese acrobatiche. Eli I i guoi terzini gli hanno Sgom- .'brato il campo demolendo &\i n a i a — , a o n tPmnn e energicamente 1» deli- tempo e energicamente u acn Ucate e troppo artistiche COStru-izioni offensive degli italiani. ìNon per nulla, i francesi, chejsperavano finalmente batterci. ìsono stati alla fine lietissimi di uscire non battuti. E a noi loi™>„,D™ fnrso alla VÌBÌ- zero a zero, che torse allat viri |a non avremmo disprezzato ha lasciato insoddisfatti, come non'equamente compensati della e- |' norme superiorità dimostrata. Giuseppe Ambrosini

Persone citate: Pozzo, Vittorio Pozzo

Luoghi citati: Francia, Italia, Parigi