ROBIOLE E PANETTONI

ROBIOLE E PANETTONI ROBIOLE E PANETTONI L'uno, Marchin Grippa, eraI tfattoriuo di una Ditta di panel-1 vtoni e tutto il giorno era attorno ita portarne di grossi e piccoli ai numerosi committenti, col suo furgoncino color blu: l'altro, Buccio Malpaga, faceva l'istessa cosa per una Ditta di Formaggi e Robiole, e il suo furgoncino era color giallo cromo. Eran tutti e due di Val Trompia, due solidi e svelti ragazzotti di vent'anni capitati a Milano qualche anno prima a cercarvi un mestiere. Marchili era biondiccio, spilungone, con uri naso da Pinocchio, mentre Buccio era bruno, vigoroso e tarchiato come un torello. Conoscendosi fin dalla nascita e ritrovandosi ad esercitare il medesimo mestiere nella medesima città, craii diventati amiconi e appena avevano un momento di tempo in quella loro affaccendatissima giornata di pedalatori, si davano un appuntamento or qua or là e barattavano quattro chiacchiere insieme davanti ad un grappino, e si facevano lunghe confidenze. — Io in questa settimana ho portato in giro più di centocinquanta panettoni e avrò fatto un duecento chilometri di strada'— si vantava Marchili Crippa. • — E io? — ribatteva Buccio Malpaga io. a dir poco, avrò collocato cinquecento robiole e fatto poco meno di trecento chilometri. Erano orgogliosi di quel loro pedalare: un mestiere un po' faticoso, a dir il vero, e che a sera li mandava a letto con l'ossa fiaccate e il cervello in salamoia : ma non importa, essi se lo sobbarcavano con la lieta spensieratezza dei loro vent'anni; tanto più che, senza dirselo, ciascuno pensava esser quello un ottimo allenamento per diventare col tempo buoni ciclisti, e chissà che non potessero inscriversi un giorno o l'altro nel Giro d'Italia e beccarsi qualche premio! Poi c'era la Nella. Già la-Nella, una ragazza dei loro paesi, un tipino biondo, malizioso e spiritosetto che lavorava presso una Ditta di Passamanterie, e a cui tutti e due volevano un gran bene, come a una sorella. Da principio l'amore non c'entrava. Il loro bene per lei era come un bene di fratelli, un'amicizia da cuccioli.. Vent'anni loro, diciotto lei, e tutta la vita-davanti da scorrazzare, magari in bicicletta: ma per l'amore c'era tempo!... Verso le sei di sera, prima di tornare in Ditta a servizio finito, si precipitavano all'uscita della fabbrica dov'essa lavorava: poi quand'ella compa riva uno dei due la issava di na scosto sul davanti del suo sellino e, un po' per ciascuno, per una buona mezz'ora se la spasseggia vano fuoriporta. E magari, qua) che sera, andavano a mangiar un boccone insieme in una trattoria con ia frasca. La domenica, naturalmente, la conducevauo al football, o al cinema o al Velodromo, a veder correre i migliori pedali. Ma si sa come vanno a finire queste cose a tre. Amiconi fin cjiè volete ma se un bel giorno lei fa tanto di alzar la cresta, di dimostrare qualche preferenza per uno dei due ecco che l'altro s'inalbera, mette il broncio, e scalcia. La Nella che in fondo si sentiva attratta piuttosto verso Buccio, bruno e tarchiato, che verso lo spilungone Marchili, pareva che in fondo alla situazione ci si divertisse. Come molte ragazze che si sanno adorate e contese, le piacque d'insuperbire un poco, e poiché il cinema già le aveva insegnato come si fa a giocare e a soggiogare i maschi, volle provare anche lei a fare un po' la svamp. Ma sì, si beccassero pure fra loro i due ragazzi. E se la godeva sotto sotto, tanto più che a sposarsi non ci pensava neanche, con tanti bei divertimenti che offre Milano in lungo e in largo. Però, alla fine, le cose andarono tanto innanzi che bisognò pur trovarci un rimedio. Oramai quelli non facevano che strapparsela di mano a vicenda : si guardavano in cagnesco, si facevano i più matti dispetti del mondo ; e si capiva anche che un giorno o l'altro se le sarebbero anche date di sauta ragione. Per cui la Nella, stufa di star come Elena a guardar dalle porte Scee il combattimento dei Greci e dei Troiani, decise di scendere in lizza e prender parte attiva al conflitto." — Sentite, ragazzi — disse loro un giorno che li aveva chiamati a se tutti e due, decisa di venire a una soluzione. — Sapete che facciamo? Io darò la mia... preferenza a quello di voi due che si dimostrerà più veloce sopra un percorso stabilito. .Va bene? L'idea parve subito luminosa a quelle due promesse del pedale. — Benissimo! — fece Buccio. — E allora su, stabiliamo il peseorso. -— Io direi — soggiunse Marchin — che ci converrebbe partire da Affori e fare traguardo a Mombello. Tanto più che da quelle parti io debbo recarmi domenica mattina a portar una mezza dozzina di panettoni. — Oh, per questo, anch'io ho da portar delle robiole a Varedo, ch'è lì vicino. — E allora sta bene, — appoggiò la Nella. — Io vi aspetterò domenica mattina, verso le dieci, in cima alla salita di Mombello. — Siamo d'accordo, vero? — fece il Malpaga che si sentiva già sicuro della vittoria pei mezzi fisici eccezionali di cui disponeva. — Al primo che arriva, Nella... — Si, è inteso, al primo che arriva io darò... il bacio della vittoria ! — esclamò Nella con un gesto magniloquente, imitando qualche stella di quart'ordine. E quel giorno si lasciarono tutti e tre entusiasti della trovata e disposto ciascuno a giocarvi la sua parte in grande stile. Fu la mattina della domenica «3npo. La Nella aveva preso ildvtvsddsdMc tram delle otto e mezza e alle no ve era già sul posto, in camicct ta e cappellino, die aspettava, se e ditta su di un paracarro, vo de) vittorioso. Giacché s'era ormai impegnata, il cuore le augurava che arrivasse Buccio Malpaga, il più bello, il più forte. Ma dentro di sè sentiva che in ogni modo sarebbe stata giusta e che chiunque dei due fosse approdato tra le sue braccia a quello avrebbe largito il suo cuore. Poi. chissà, forse l'avrebbe anche sposato, e allora di questioni fra i ragazzi non si sarebbe parlato più. Intanto da Affori la corsa dei due furgoncini era incominciata. Marchin e Buccio, appena lasciate le case del borgo si erano gittata a pedalare furiosamente, a capo chino, a poca distanza l'un dall'altro, su l'ampia strada asfaltata che da Milano conduce a Como. — Forza, Marchin! — Dai, Buccio ! I dtte furgoncini sobbalzavano violentemente sotto le springate vigorose dei due ragazzi esalando sordi borbottìi dal di dentro delle lor casse di latta dove robiole e panettoni potete imaginare se non si sentissero venire il mal di snqcsdblfltSnsedmare ! Ma non importa. « Sotto, Buccio ! Sotto, Marchin ; » I due, infilzati sui loro sellini, stringendo i manubri, sudati da far pietà spingevano avanti il loro carico traballante sulla strada, con furia disperata. A Cascina Amata, Buccio Malpaga è già mezzo chilometro avanti, ma fu presso al canale Villoresi (che attraversa la strada in quel punto) che Marchili, con una spettacolosa volata, lo ha quasi raggiunto, e sta per sorpassarlo... Ad ogni momento si dovevano far in disparte per lasciar passare qualche automobile o corriera, per poi sentirsi gridar giù dalla gente affacciata ai finestrini motteggi e risate d'ogni sorta. «' Eh, carretta, carretta!... Batton il record !... A centocinquanta l'ora!... IH va ri birnec!... Attaccaci un motore !... Carrubbe. carrubbel... » Tutti volevan dir la loro ma i due ragazzi arrembati coinè due bestie da soma, non ci badavano neanche più a tutti quegli omaggi di popolo. E dietro loro si era venuta formando una lunga coda di ciclisti ocua sionali che abbacavano e seguiva no con giubilo grandissimo le vi cende di quella non mai vista corsa di furgoncini. Ma ecco che alla curva Mombello, Marchin Crippa ha già riacciuffato Buccio. Fanno la curva iti piena velocità, poi su dritto in mezzo al paese e infilano la salita di Mombello. Ormai siamo alla partita finale. Ma nell'istante che sta pei abbordare, l'ultima curva, Buccio Malpaga, indignato di vedersi strappar la vittoria, ricorre ad uno di quei stratagemmi che in una competizione sportiva basterebbero a squalificare qualunque campione: stringe, stringe addosso a Marchili tagliandogli la strada, obliquando in malo modo sì che ormai le due ruote si toccano. E' un momento. Il povero Marchili infilato tra il furgoncino avversario e il paracarro della strada, perde l'equilibrio, strabiccola, grida un « Gesumaria! » e, rotola giù lui e furgoncino per la scarpata, nel prato sottostante. Nel frattempo la cassa s'è aperta e tutti i panettoni ne son volati fuori, ruzzoloni anche loro, a sbriciolarsi in mezzo all'erbe. Buccio, invece, saldo e trionfante, è arrivato in cima alla salita dove Nella lo aspetta. Scende, saluta, poi, appoggiato 'al suo glorioso furgoncino in posa fotografarle, aspetta da Nella il bacio della vittoria. Ma Nella non si scuote. — E Marchili? — chiede. — Non so. L' ho lasciato laggiù. Ella guarda laggiù e vede un monte di gente che accorre. — Bè, andiamo a vedere — dice sospettando. Il disgraziato Marchili era là seduto'gambe aperte in mezzo al prato, con la testa fra le mani e il furgoncino rovesciato di fianco. Non ha neanche più la forza di narrare, quando Nella gli si appressa ; ma un compare che ha visto il tradimento le narra le cose per benino. — Lo ha inchiodato sulla curva, capisce? L'ho visto io coi miei occhi ! Ella si volge, cerca Buccio con 10 sguardo. Ma Buccio non c'è, è sparito. Alla fine appena Marchin può rimettersi in piedi Nella lo conduce alla prossima osteria e gli fa ingoiare un buon cordiale, mentre un altro gli ha tirato su 11 furgoncino sulla strada, che quanto ai panettoni, se l'eran fatti fuori i ragazzi del paese. Più tardi seduti lor due soli sotto il frascato dell'osteria. Nel la guarda quel povero spilungo ne tutto pesto e ammaccato e le viene una compassione !... .Gli accomoda la cravatta, gli ravvia i capelli. — Povero Marchin ! — Più che altro, vedi — ge me Marchili — mi spiace per 1 panettoni... Bisognerà pagarli. Ella lo guarda ancora, lo ac carezza un poco. — Bc, non ci pensare... Prov vederpmo... Io ho da parte qual che piccolo risparmio... Carlo Linati

Luoghi citati: Como, Italia, Milano, Varedo