La tempesta sull'Europa

La tempesta sull'Europa Diplomazia e armi La tempesta sull'Europa magtsrfmrsrpèntsCrgpztrccgrgsgaSrCi troviamo qui ini Lmito dell'ateismo ihIl tema dell'Europa ritorna negli scritti e nei libri del giorno con straordinaria costanza. Più gli avvenimenti internazionali e le idee e i sentimenti delle diverse comunità nazionali sembrano dividere i paesi e gli Stati in modo irreparabile e più gli scrittori, i pensatori, i politici si pongono a trattare il tema dell'Europa. E' questo, da anni, un argomento preferito dall'austriaco Principe di Rohan, già noto ai lettori italiani per numerosi scritti e saggi. Egli ha pubblicato recentemente un volume dal titolo: 4 Schicksalsstude Europas » Leykam - Vcrlag (Graz-Wien-Leipzig) e cioè: «Ore fatidiche dell' Europa ». Il Rohan crede nell'Europa; nello spirito e nella tradizione dell'Europa che sarebbero nati con il Cristianesimo. La nascita della personalità umana, come immagine di Dio, coinciderebbe con la nascita dell'Europa. Il razionalismo e il materialismo distruggerebbero, quindi, l'Europa. Quando, infatti, il materialismo diviene la dottrina fondamentale di uno Stato si ha il bolscevismo e cioè la maggiore spinta che la storia registri, per la devastazione della ci viltà europea presenza del mito collettivistico e plebeo chc| sdistrugge la concezione religiosa ed eroica della personalità quale ci veniva dalla tradizione cristiana. La parte più viva del libro è quella dedicata alle tre rivoluzioni •contemporanee e concernente l'uomo del XX secolo. Le tre rivoluzioni hanno una caratteristica comune: esse sono essenzialmente antiborghesi. L'uomo delle tre rivoluzioni è pronto all'assoluta obbedienza ad un capo, preferisce l'azione alla discussione, è disposto a scomparire nella collettività tnnncgstsccfgcha soppresso il particolarismo ed|Pha accettato la concezione tota- llitaria della vita politica. Ma non i avi è bisogno di dire che sotto que-!msta superficie eguale, che è caratteristica del tempo in cui viviamo, profonde differenze esistono fra le tre rivoluzioni del Fascismo, del Nazionalsocialismo e del comunismo. Il Rohan riconosce che I d! pjtI sI pI sQuale*sarà il destino dell'Euro-agpa ? Ciò dipenderà dal prevalere i vdell'una o dell'altra delle tre Ri-1 isrnggti Fascismo è « il primo moto di una Europa che riprende coscien za di sè ». voluzioni nella nuova Europa. Si può pensare alla, coesistenza delle varie unità nazionali nelle quali l'individuo sia annegato nel collettivo, come si può pensare alla guerra totale. Ma alla'guerra seguirebbe la rivoluzione proletaria. Una cosi grande tragedia secondo l'A., potrebbe essere evitata quando si tornasse all'ideo- orisfoerotica e' cioè alla selezione, nei vari Stati, di una nuova classe dirigente che incarnasse i più alti valori della personalità umana e della dignità dello spirito. * * Dopo il libro vivo e ricco di elementi drammatici dell'austriaco Principe di Rohan, ecco il libretto facile e superficiale di Georges Blondel, caratteristico della intelligenza politica antiquata, sommaria e tutta discorsiva della Francia d'oggi. Sono 97 paginette raccolte sotto un titolo pittoresco « Tempéte sur l'Europe » che l'Editore Plon colloca con estrema facilità nella provincia letteraria italiana. La tempesta è quella della guerra probabile di domani; la guerra temuta dal presidente cecoslovacco Benes, dal Ministro inglese Hoare, da un rappresentante (chi?) dell'U. R. S. S., dal Presidente del Senato di Belgrado. Ci muoviamo come appare chiaro dai nomi, in un mondo tutto diverso dal precedente. Non potendo l'A. citare nessun tedesco di oggi egli ci riporta a Walter Rathenau e alla sua funebre predizione: <: La sera cade sull'Europa ». Georges Blondel ci presenta le conclusioni della sua lunga inchiesta nei vari paesi di j Europa e auspica una intesa dei trenta Stati europei. Se l'inchiesta è stata lunga e minuziosa come l'A. afferma, le conclusioni sono straordinariamente facili e brevi. Venti paginette riassumono tutte le cause di malessere della Europa del dopoguerra, una paginetta è dedicata al comunismo, due alla Società delle Nazioni, due a Paneuropa, una e mezza alla Federazione danubiana e così vja. Una eccezione è stata fatta per il problema mediterraneo che occupa quasi cinque paginette. In compenso leggiamo una chiara conclusione. Conversando con uomini di tutte le classi sociali, in più di venti paesi di Europa, l'autore è giunto a una ferma convinzione: E cioè: molte persone in Europa sono malate. Un cane di San Bernardo ha perfino divorato una bambina. Quel cane, come quelle molte persone, hanno perduto le loro naturali inclinazioni. Avviene così che gli uomini d'oggi, avendo smarrito il senso della fraternità, sono pronti a gettarsi gli uni su gli altri. Insomma il periodo che ha seguito la guerra non ha visto il trionfo della virtù. Se il signor Blondel ha avuto la virtù di accumulare i più insipidi luoghi comuni, l'inglese Liddel Hart ha studiato il modo per raccogliere il maggior numero di idee originali. E sempre naturalmente sull'Europa e sulla imminente tempesta della guerra e sulla tecnica, sui mezzi e sui modi di essa. Liddel Hart è il collaboratore militare del Times. Egli ha scritto un interessante volume dal titolo: « L'Europa in armi », per porre a raffronto gli armamenti dei vari Stati e per esprimere le idee e le tendenze degli alti gradi militari inglesi. Secondo- l'autore, il motore ha rivoluzionato l'arte della guerra. Le condizioni nelle quali si svolgevano prima le battaglie sono state totalmente modi ficate e vengono ogni giorno piùtfbcmdrsnrbllrsnurlLahaddepzftgntci modificandosi: Liddel Hart crede lla necessità di opporre nelle uerre future la qualità alla quantà. Egli ritiene inefficaci le mase. Sostiene che i generali euroopei si ostinano erroneamente a ar calcolo sui grandi effettivi umani. Questa tesi non va messa in apporto con le difficoltà che preenta il reclutamento dei volontai in Inghilterra? Si è indotti a ensarlo quando si legge che l'A. partigiano solo dell'intervento navale ed aereo della Gran Breagna sul Continente. Un corpo di pedizione che dovesse passare il Canale correrebbe, infatti, troppi ischi. La guerra d'Abissinia con li insegnamenti militari che se ne ossono trarre e ]a nuova situaione nel Mediterraneo sono pure rattati con una certa dura chiaezza tutta britannica. Liddel Hart ombatte sopratutto la routine he domina presso gli Stati Magiori: sta attento ai fatti con spiito chiaro e aperto e come tutti li anglo-sassoni non si lascia tracinare dalla teoria. LA. consilia il Governo del suo paese di bbandonare la via del Canale di uez per le comunicazioni impeiali e di prendere la via del Capo. a situazione strategica e l'equibrio di forze nel Mediterraneo arebbe, infatti, totalmente muta cso. Nel suo pensiero, una guerra el Mediterraneo, suscita l'imagie di una gabbia nella quale siao chiusi dei gatti arrabbiati. E' interessante il capitolo conlusivo dedicato a risolvere il seuente quesito: Un'altra guerra gnificherebbe la fine della civilà? Il realismo acuto dell'A. si riolve nell'ottimismo. Egli non acetta le ipotesi terrificanti di tutti oloro che scrivono sulla guerra utura. Egli prevede invece che li Stati Maggiori dei vari Eseriti riprenderanno il loro mestiere al punto in cui fu ress° a p?c° asciato nel 1918 con in più gli mmaestramenti e la ricchezza de. me2Z1 meccanici distruttivi di queire la marcia. L'invasione sarà aralizzata: i due esèrciti si froneggeranno. Nessun generalissimo i scaglierà a cuor leggero per rimo, dato il pericolo degli aerei ulle colonne in marcia e sui maazzini di rifornimento che si doranno spostare. Tutte le probabità di vittoria, tra paesi fortemen- ti venti anni. Vi sarà probabil-1 rnio l'invasione iniziale di un ,. r~... ,.. „ . ,t„isruppo di belligeranti, ma subito ravi ostacoli sorgeranno a impe-|e armati, sono per una abile diensiva manovrata. E' quindi proabile, nel pensiero dell'autore, he si abbia il fallimento del primo scatto offensivo molto prima ella distruzione della civiltà euopea. Si può osservare che l'inuccesso del primo urto offensivo on significherà la fine della guera e che questa proseguirà probailmente fino al consumo di tutte e risorse di uno dei gruppi di belgeranti. La fine della civiltà euopea sarebbe proprio da riconocere nella spaventosa distruzioe di mezzi, di città, di uomini che na tale nuova guerra comporteebbe. Ma è chiaro che nemmeno o spirito spregiudicato del signor Liddel Hart ha potuto sottrarsi ll'influenza dell'ambiente. Egli a voluto dimostrare che gli Stati utoritari prenderanno l'iniziativa i attaccare, ma che subito dopo ovranno arrestarsi, perchè i loro serciti saranno troppo pesanti e erciò troppo vulnerabili. L'aviaione inglese soccorrerà quella rancese e l'invasore sarà arrcsta- so. Così tutto andrà per il me- lio specie per i soldati inglesi che on dovranno, nei piani dell'auore, passare la Manica. Sarei urioso di sapere cosa ne pensano francesi... Ugo d'Andrea

Persone citate: Benes, Blondel, Georges Blondel, Hoare, Liddel Hart, Walter Rathenau