L'ASSE DELLA TERRA NON E' STABILE di Mario Bassi

L'ASSE DELLA TERRA NON E' STABILE ITINERARI ROMANTICI L'ASSE DELLA TERRA NON E' STABILE II genio matematico di Eulero - Dove si misura la migrazione dei polo terrestre - Un altro primato italiano a a o e o e i o o a , ' o o i e i i o a a , , n l E i l a a l a e o a e eo o, ai e il a n o a a uao, a ori e m¬ (DAL NOSTRO INVIATO) CARLOFORTE, novembre. Maraviglia della scoperta di Nettuno, di cui il matematico Le Verrier, continuando nella traccia segnata dal Bessel precursore, assoda resistenza, soltanto co' suoi calcoli, a tavolino, e ancor più, determina la massa e l'orbita e altro insieme; si da potere indicare all'astronomo Galle la zona di cielo e l'ora in cui l'ignoto pianeta si dovrà presentare. E quello, puntato il suo telescopio, a quell'ora, in quel punto, la sera stessa identifica il nuovo pianeta: sera del 23 settembre 1846, che compendia una delle più spettacolose vittorie del gemo umano, vittoria di puro genio. Tale maraviglia, che si usa considerare come primo saggio di quell'astronomia dell'invisibile, sviluppata poi in tanti altri campi delia scienza astronomica, e ne rimar i certo il più impressionante per le moltitudini; era stata precorsa, non soltanto, come accennavo, dal Bessel, e con la sua analoga scoperta di un astro non visibile, il satellite di Sirio, e con la sua veramente prima Intuizione dell'esistenza stessa di Nettuno; ma anche precedentemente, dal grande Eulero; e proprio per il fenomeno delle perturbazioni dell'asse della Terra, ossia la migrazione del polo terrestre, ossia 11 fenomeno della polodlà. Non m'è bisogno ricordare come Leonhard Euler, da Basilea, in italiano Eulero, abbia dominato il secolo decimottavo per l'intero orizzonte delle scienze matematiche, con una genialità inventiva e una mentalità coordinatrice delle più lucide e compiute. Non è ramo delle matematiche pure e applicate e delle scienze fisiche cui egli non si sia dedicato, e portando ovunque un contributo essenziale, e ovunque lasciando impronte imperiture. E indi sfociò anche nell'cceano filosofico, s'inoltrò di là dalle colonne d'Ercole della metafisica: v.edi le famose Lettere a una Principessa di Germania — ch'era la nipote di Federico II, Principessa di Anhalt-Dessau, già sua discepola. Ciò che antivide il genio Eulero dunque, anche lui in base al calcolo matematico, cioè In sede esclusivamente di teoria astratta, studiando il fenomeno della rotazione della Terra, cerne la rotazione d'una qualunque sfera o sferoide, era venuto alla conclusione e sosttneva la tesi che il polo terrestre, per cui passa quella linea ideale che diciamo l'asse di rotazione della Terra, non fosse un punto fisso, dn quanto ncn sarebbe stato fisso lo stesso asse di rotazione. Appena lo scienziato ebbe divulgata la sua tesi, e sorsero da parte dei dotti più contrasti che consensi; e specialmente, perchè la teoria, nonché ricever conferma nel campo sperimentale, risultava -piuttosto contraddetta dalle osservazioni. Il nuovo ■— Eppur si muove — euleriano, applicato al polo terrestre, riscuoteva lo stesso successo e suscitava le stesse proteste e Ironie, che quello già, divinatore, galileiano; se non U processo e le minacce dell'Inquisizione. Il fatto è, come oggi si riconosce, che l'imperfezione degli strumenti d'osservazicne di cui disponevano gli astronomi del. Settecento, non permetteva di controllare il fenomeno nel campo sperimentale; dato che il fenomeno stesso, per la sua mediocre entità, rientrava e restava compreso nello scarto del correnti errori strumentali. Sicché bisognò arrivare verso la metà dell'Ottocento, quando, col perfezionarsi degli strumenti, le osservazioni guadagnarono di tanto In esattezza; e il fenomeno intuito, oltre un secolo prima, e descritto da Eulero, fu rilevato anche nelle risultanze sperimentali. Ma a questo punto si determina un altro fatto: che le risultanze sperimentali, per quanto pareva, avrebbero dato insieme ragione e torto a Eulero: ragione, perchè ora si constatavano singolari disparità di osservazioni, che si sarebbero potute spiegare solo accettando la tesi fondamentale di Eulero; e torto, perchè le stesse risultanze sperimentali non coincidevano però, particolarmente, con le previsioni teoriche, formulate da Eulero. E anche questa circostanza oggi si chiarisce: che Eulero aveva appunto messo il fenomeno in formula, in quella sua astratta sede fisico-matematica; mentre sul fenomeno stesso, sul fenomeno naturale, agiscono molteplici e svariati clementi e coef- fiefldctcddlenlisslnfldssnlczpttrpncazqpmtpsnsrGArtalGlrdi CI dicI t| rj dj tl' f'RI V[pi g[nIdraflplelPu fidenti, che esorbitano dall'analisi e dalla formula astratta, e lo influenzano e lo perturbano e lo modificano: elementi e coefficienti di cui Eulero non poteva tenere conto, nè era affar suo; poiché incalcolabili, anzi insussistenti fuori dalla contingenza e dall'accidente .- La vecchia torre di S, Vittorio Ridonda a speciale merito di due illustri astronomi italiani dell'Ottocento, il Nobile e il Fèvgola, entrambi dell'Osservatorio Astronomico di Capodimonte, a Napoli, aver portato un contributo risolutivo alla già vexata quaestio, suscitata prima dalla tesi d'Eulero, poi dalle diverse e disorganiche constatazioni, riguardo al fenomeno, In campo sperimentale. E questi insistevano per lo studio sistematico del fenomeno; e suggerivano l'istituzione di apposite stazioni, distribuite opportunamente lungo uno stesso parallelo-, per la regolarità e l'armonico coordinamento delle osservazioni. La proposta, sostenuta soprattutto dagli Italiani, fu accolta dall'Associazione Geodetica Internazionale; e in base a considerazioni pratiche, fu scelto il 39» parallele settentrionale. Nella riunrionei dell'Associazione, a Stoccarda, nel 1898, l'Italia precisò che avrebbe stabilita una propria stazione in quest'isola di San Pietro, qua, a Carloforte, riconosciuta, dopo studioso esame, sede precipuamente adatta. E le altre stazioni, tutte approssimativamente sul 39" parallelo, furono1 stabilite a Mizusava, nella principale Isola giapponese di Hon-Sciù; a Ciàrdui, presso Samarcanda, nell'Asia centrale russa; a Cincinnati, a Ukiah e a Gaithersburg, negli Stati Uniti di America. L'ufficio centrale, per la raccolta e 11 coordinamento dei dati delle osservazioni, fu costituito a Potsdam, presso quel principale osservatorio astronomico della Germania. Questa nostra stazione di Carloforte, che cominciò a funzionare nell'Ottobre del 1899, sotto la direzione del Professore Giuseppe i Ciscato, già libero docente di geoI desia all'Università di Padova, e iche fu il fondatore dell'OsservaI torlo, poi immaturamente e dolo| rosamente rapito dalla morte alle j dotte speculazioni; la stazione j trovava sede in un vecchio fortilizio, costruito a difesa di Carlo' forte e dell'isola, dal 1767, dal 'Re di Sardegna: la torre di San I Vittorio. Costruzione fondata su [pilastri formidabili: che qui pogi giamo sulle più antiche formazio[ni geologiche d'Italia, su rocce Ideila prima èra paleozoica, addirittura del periodo cambriano: si. avanti * ... che desta — all' aure feconde — Italia la testa — levasse dall' onde... », avanti del periodo carbonifero, e quando sulla Terra appena si accennavano elementi embrionali di vita, con le crittrgame e gl'Invertebrati. Il sito è pittoresco, su questa rilevata prominenza di terra. Punta Spalmatoreddu, o Spalmatore di Dentro, che chiude da mezzogiorno l'insenatura e protegge 11 porto di Carloforte. Da un lato, si amplia la bassa e piatta distesa della salina demaniale, co' suoi geometrici scomparti e le dormienti acque grigie; dall'altro, 11 mare, il golfo spaziatite di San Pietro, limitato di' qua dalla costa orientale dell'isola, e dalla costa della Sardegna di fronte, costa del Sulcis, e dall'isola di Sant'Antioco a mezzogior¬ nngpsdtonslrdadrtstrmdtsqetccrsvpsgidpciamècsd no. E qua, Carloforte, l'adunazione delle case, il campanile emergente della parrocchiale, U porto, popolato di velieri e barche pescherecce. E più in là, il crescere dell'isola, verso la collinosa parte centrale, i vigneti 1 boschi gli oliveti i campi e il poggio dominante della Guardia dei Mori, co) suo semaforo. Il Professore Ettore Martin, 'attuale Direttore dell'Osservatorio, proveniente anch'egli da Padova, e che fu per alcun tempo addetto all'Osservatorio torinese del Pino, m'accoglie con premurosa cortesia. E mi guida a visitare l'edificio del fortilizio, questo ben costruito ridotto settecenesco, dalle mura possenti, torrione a due piani, con qualche minore opera annessa; e mi guida per i locali adibiti all'osservatorio, mi mostra la libreria e gli strumenti, quelli sismografici, quelli meteorologici, i cronometri; e finalmente sulla terrazza del torrione, dov'è impiantato, in una cella di lamiera, col tetto mobile, che s'apre nella direzione del meridiano, il telescopio zenitale, lo strumento essenziale delle osservazioni. La polodia — Professore, mi spieghi un poco, son venuto per questo, questa faccenda della_ polodia. All'ingrosso, s'intende: ch'io, profano e nculto, possa capire. — In due parole: il fenomeno della polodia, o migrazione del polo terrestre, consiste in questo: che il polo vero va spostandosi intorno a una posizione che noi astronomi chiamiamo il polo medio. — Cioè l'asse della Terra non è sicuro? — Cosa vuol intendere per sicuro t L'asse della Terra presenta un fenomeno di oscillazioni, di perturbazioni; e il polo vero si sposta intorno al polo medio con volute a spirale, che non si chiudono mai, andando successivamente allargandosi fino a un massimo, per restringersi fino a un minimo. Il periodo che il polo impiega per compiere ciascuna di queste volute, si computa di circa quattrocentotrenta giorni. Ma le volute risultano irregolari: quasi circolari bensì, ma con anomalie disparate, con rientranti talora, e talora con cuspidi assai accentuate. E s'aggiungono variazioni a più breve periodo: accostamenti e allontanamenti delle volute. — Un affaraccio, insomma. Non siamo manco più tranquilli per la rotazione della Terra! — Se le pare... — E la causa del fenomeno? — Le cause del fenomeno sono multiple e complesse. Prima di tutte quella originale, determinata nelle formule di Eulero, per ciò che concerne la rotazione di una sfera o sferoide, e corrispondente al divario tra l'asse di rotazione della sfera o sferoide e quello che viene chiamato l'asse d'inerzia. Slamo nel campo fisico-matematico: non so se Lei abbia presenti queste leggi elementari... — Professore, non scandagli le tenebre abissali- della mia ignoranza in materia. Le credo sulla parola; e passiamo oltre. — Poi, altre cause, proprie del fenomeno naturale: generali della Terra, permanenti; e altre contingenti, come i terremoti, qualunque rilevante spostamente o movimen¬ s to tettonico; e gli alterni aumenti e diminuzioni delle masse glaciali dei poli; e persino cause atmosferiche, variazioni di pressione, i più Ingenti spostamenti di masse d'aria. E ancora altre cause, magari ancora indeterminate, che ci sfuggono. — Già... Ma mi dica: queste perturbazioni dell'asse della Terra, questa migrazione dei poli... poiché si tratta di tutt'e due, n'è vero ? — Evidentemente. — Ciò, dunque, in che misura si manifesta? — Ecco: sempre all'ingrosso, ritenga che i massimi spostamenti del polo, nel giro delle volute, restano contenuti entro un quadrato di una ventina di metri di lato. — Ah, cosi ? Benemerenza italiana Stavo per dire, — non si tratta che di questo? — Ma mi parve poco riguardoso. E poi il Professore Martin mi spiegava per quali serie di sistematiche osservazioni e di calcoli si riesce a stabilire, con approssimazione infinitesima, non soltanto rispetto alle Immensità astronomiche, e l'entità e gli andamenti del fenomeno. E continuava: — Queste stazioni, istituite dapprima per la constatazione, come si presumeva, del fenomeno della polodia, dall'inizio furoh considerate provvisorie. Ma accertato il fenomeno qualitativamente, ne derivò la necessità di seguirlo quantitativamente, in permanenza: dato che, per le stesse cause concomitanti di esso, suaccennate, consiste come fenomeno variabile, appunto quantitativamente. E le stazioni diventarono quindi permanenti. Ma non tutti dimostrarono la stessa costanza e cura di studio, che gl'Italiani. Dopo qualche tempo dall'inizio delle osservazioni coordinate, Cincinnati delle tre stazioni degli Stati Uniti cessava la collaborazione, e Galthersburg si chiudeva. Poi, in conseguenza della rivoluzione russa, poiché i Sovieti non pagavano più gli astronomi, e questi, abbando nati nelle sterminate solitudini asiatlche, stavano morendo di fame, cessò anche l'attività di Ciàrdui. Sennonché, ora, di recenti, s'è riaperta la stazione americana di Gai thersburg; e la Russia ne ha istituita una nuova a Kitàb, in sostituzione di Ciàrdui, nella stessa regione, sempre presso Samarcanda. Intanto funzionano altre due stazioni aggiuntive nell'emisfero australe, una alla Piata, in Argentina, l'altra in Australia, presso l'Osservatorio Astronomico di Adelaide. E ancora un'altra stazione è stata istituita, in prossimità dell'equatore, a Batavia, nelle Indie Olandesi. Così attualmente funzionano cinque stazioni nell'emisfero boreale, Mizusava, Kitàb, Carloforte, Ukiah e Gaithersburg; e tre nell'emisfero australe, Batavia, La Piata, e Adelaide. — E l'ufficio centrale? — Dopo la grande guerra, con gli assurdi trattamenti usati alla Germania, oltre all' iniquità di Versaglia, gli scienziati tedeschi furono banditi dai congressi internazionali: si voleva ignorare, o nascondere, il tanto cospicuo e fruttifero apporto alla civiltà del mondo, quale vantava la cultura tedesca. E l'ufficio centrale per il coordinamento dei dati d'osservazione della polodia, fu tolto a Potsdam, e trasferito in Giappone, a Mizusava. Ma nella riunione internazionale dell'Associazione Geodetica, nel luglio del '35, fu poi deliberato all' unanimità che detto ufficio centrale venisse stabilito in Italia, a Napoli; e questo per riconoscimento delle benemerenze eccellenti dell'astronomia italiana, e particolarmente riguardo a quest'oggetto, dello studio della migrazione del polo terrestre. Di conseguenza, col '36. l'ufficio centrale è stato insediato a Napoli, all'Osservatorio di Capodimonte: là onde, col Nobile e col Pèrgola, mosse l'iniziativa che doveva portare ai più importanti risultati, decisivi della controversa questione, e da cui oggi non si può prescindere nell' osservazione astronomica. — All' unanimità fu deliberato? — Ah, no: ci fu un'opposizione: quella degl' Inglesi, che pretendevano d'accaparrarsi l'ufficio centrale, al loro Osservatorio di Greenwich. E per superare l'ostacolo, si dovette ricorrere a un compromesso: che l'ufficio fosse a Napoli; ma che il presidente sarebbe stato un Inglese. Un Inglese in villeggiatura a Napoli. Mario Bassi IL FORTILIZIO SETTECENTESCO, LA TORRE DI SAN VITTORIO, sulla Punta Spalmatoreddu, nell'isola di San Pietro; e dove ora è stabilita la Reale Stazione Astronomica, per l'osservazione della migrazione del polo terrestre.