RIBBENTROP A ROMA Come plenipotenziario del Reich di Giuseppe Piazza

RIBBENTROP A ROMA Come plenipotenziario del Reich RIBBENTROP A ROMA Come plenipotenziario del Reich la a discussione coloniale e . , e , . i d i l 0 a l o a a e i a n o o è o Berlino, 4 notte. Un comunicato ufficiale annunzia che oggi è partito per l'Italia l'ambasciatore von Ribbentrop il quale si reca a Roma — aggiunte il comunicato -— « nella sua qualità di ambasciatore plenipotenziario e straordinario del Reich». S. E. von Ribbentrop è partito dalla Anhalter Bahnof alle 10,21 in compagnia dell'ambasciatore tedesco presso il Quirinale von Hassel, il quale si tratteneva da giorni a Berlino e fa ora ritorno alla sua sede. Gli scopi dei viaggio Sugli scopi precisi del viaggio dell'ambasciatore von Ribbentrop — che è del resto in pochi giorni il secondo se si vuole mettere nel conto la gita di circa una settimana fa che fu determinata da ragioni private avendo l'ambasciatore dovuto accompagnare la sua figliola a rimettersi da seguiti di un incidente automobilistico ma che non mancò di dargli occasione di importanti contatti politici — si mantiene a Berlino il più rigoroso e assoluto riserbo. Negli ambienti giornalistici tuttavia si osserva che tanto ricca è in questo momento la tastiera delle questioni vive europee che posson y interessare direttamente l'asse Roma-Berlino da non dover affatto parer strani nè difficilmente spiegabili d contatti speciali di una personalità come von Ribbentrop la cui attività diplomatica nella sua qualità di fiduciario personale del Fiihrer è venuta assumendo negli ultimi tempi un carattere sempre più vasto e speciale. A parte l'osservazione che von Ribbentrop si è in maniera speciale occupato della questione coloniale che è indubbiamente una questione di interesse e di appartenenza generale europea, non si esclude, sempre negli ambienti giornalistici che il viaggio dell'ambasciatore straordinario possa stare' in rapporto con la necessità ■—■ che più che mai caratterizza il momento internazionale — di sempre meglio sistemare e organizzare la lotta di difesa contro il bolscevismo e contro il Comintern circa la quale l'anno scorso proprio in questo tempo, come si ricorda, fu dal medesimo ambasciatore von Ribbentrop e dall'ambasciatore giapponese fir mato a Berlino un accordo speciale fra la Germania e il Giappone. La polemica coloniale La stampa tedesca prosegue intanto la polemica coloniale a cui dà oggi nuovo incentivo la presa di posizione anche da parte della stampa francese che finora era parsa tenersi in disparte lasciando il passo e l'onore a quella più direttamente interessata di Londra. Ma ora che secondo l'espressione dell'organo parigino ohe entra in lizza, cioè il Journal des Debats, « la Germania tanto ha fatto che ha finalmente svegliato anche l'opinione pubblica francese », ecco che il suddetto organo parigino dà la prova di questo risveglio entrando però in campagna — come gli osserva concorde tutta la stampa tedesca — in pieno assetto di guerra di Versailles con lo zaino pieno di argomentazioni puro 1919 ormai però diventate alquanto stantie; le quali per altro si compendiano tutte nella geniale comoda affermazione che la questione delle colonie tedesche propriamente non esisterebbe per il semplice fatto che essa fu liquidata nell'art. 119 del Trattato di Versailles il quale contiene precisamente la rinuncia della Germania alle sue colonie a favore dei vincitori. La stampa tedesca risponde unanime all'organo reazionario parigino che esso si inganna facilmente e spiegabilmente del resto quando afferma che la questione è stata giuridicamente in maniera definitiva liquidata dalla rinuncia contenuta nell'art. 119; perchè invece se c'è qualche cosa di giuridicamente definitivo indubitabile in questa rinuncia è invece appunto la sua invalidità dappoiché essa fu puramente e semplicemente estorta in maniera costrittiva alla Germania a mezzo della flagrante violazione da parte dei vincitori degli impegni formali del punto 5 dei 14 punti di Wilson il quale prometteva formalmente una decisione coloniale che imparzialmente tenesse conto degli interessi coloniali di tutti e della Germania; il che era stata una delle condizioni dell'armistizio. * Sulla base di una dichiarazione estorta con il coltello alla gola, così dice la Bòrsen Zsitung, non si può liquidare una questione dà questo genere ». In quanto alla affermazione del giornale francese che nessuno allora avrebbe protestato è anche questo uno sbaglio dappoiché protestò energicamente la delegazione tedesca sia contro la costrizio¬ nmadptl«evsrcflilsEbdtqnlqszsdrScritmdnqmFd ne e la estorsione sia contro il non mantenimento della condizione di armistizio contenuta nel punto 5 di Wilson. Alla osservazione finale poi del giornale francese che tutto ciò sarebbe una montatura della Germania per sottoporre a una « prova di forza » dell'Inghilterra e della Francia i giornali osservano che mentre in Germania la stampa tedesca pronuncia la parola pace è la stampa francese che pronuncia le parole « prova di forza », parole però pericolose sulle quali si può solo sperare che il senso della realtà di coloro che le pronunciano li induca a ripensarci e a deplorarle. Eccitazione deplorevole I giornali continuano a controbattere la strana pretesa di Eden di negare a terzi il diritto di interloquire su una questione come quella delle colonie tedesche che non è già una questione particolare tra due o più potenze ma una questione della pace e una questione anche di moralità iriternazionale; e dicono che oltre tutto si tratta qui anche formalmente di una questione che riguarda direttamente tutti i membri della Società delle Nazioni e perciò anche l'Italia. E ciò non soltanto in riguardo all'articolo 19 dello statuto sulla revisione dei trattati ma anche riguardo all'esistenza di una commissione dei mandati nell'istituto ginevrino a nome del quale i mandati sono statutariamente esercitati. Che più? La Frankfurter Zeitung definisce le parole di Eden figlie di una nervosità e di una eccitazione della quale purtroppo l'Inghilterra dà prova tutte le volte che le si parla delle colonie tedesche. II giornale conclude deplorando in ogni modo questa politica dell'eccitazione tanto meno opportuna in quantochè si rivolge contro l'Italia proprio in un momento in cui questa dà tante prove di conciliazione al riguardo della politica di non ingerenza. Se l'Inghilterra vuole davvero direttamente e senza intervento di terzi risolvere con la Germania la questione delle colonie può sempre farlo, anzi lo faccia. Ma essa non può impedire ad altre potenze di interessarsi di una questione come quella delle colonie tedesche che è una questione del più alto e generale interesse europeo e sopratutto una questione della Società delle Nazioni a nome della quale i mandati — i quali non sono già proprietà — vengono esercitati. Giuseppe Piazza.

Persone citate: Ribbentrop