ALDROVANDI PRECISA i limiti del convegno di Concetto Pettinato

ALDROVANDI PRECISA i limiti del convegno la a. co Eiferenasa. eli Briusselle ALDROVANDI PRECISA i limiti del convegno "La so!a cosa utile è di invitare le due parti a prendere contatto tra loro: dopo di che non c'è più nulla da fare„ (Dal nostro inviato) ii- o Brunelle, 3 notte. La conferenza di Brusselle alla quale assistono diciannove Stati c che riempie con '.la folla delle pio- prie delegazioni, l'ampia aula ma- di voci c colpi di scena ni un almo-sfera che oseremmo dire filtrata, pti due attori principali, l'uno, la Citta era presunte e il suo delc-■ „„., ,„ ha fatto gli ovon di casa con lai/Ha del 'patassìo dell'Accademia.gaio Wellington Kco ha occupato ìa tribuna per due buoni terzi delia seduta pomeridiana: l'altro, il Giappone, era assente., e questa assenza non jtoteva mancare di pesare fin dal primo giorno sull'atmosfera della riunione. Il saluto di Spaak • Il ministro degli esteri belga eletto presidente della conferenza consueta buona grazia, ina »°" senza lasciar intendere che il Bel-gio non tiene ri immischiarsi oltre •«lisina in una contesa nella quale non è in gioca nessuno dei suoi interessi diretti, e non senza insistere sia sulUinvito rivolto alla Germania, esprimendo l'augurio che l'assenza, del Reich non sia definitiva, sia sul fatto che la conferenza non va considerata come un tribunale internazionale duranti a cui il Giappone è citato per -, , „ . „; ■ ., nsponderc delie proprie azioni, in condijioiii incompatibili con la sua dignità e col saio onore. Per bocca di Spaak il governo di Bntsselle ha fatto comprendere che quello che. importa sopra tutto è non trasportare qui l'atmosfera ginevrina, con tutto quello che essa implica di preoccupazioni, di rischi e di avventure. Il richiamo, almeno per oggi, è stato ascoltato, e i discorsi premunciati dai delegeiti principali non sono usciti dall'orbita delle dichiarazioni generali e delle espressioni di buon volere accademico. Norman Etavis ha deplorato che il conflitto nippo-einese abbia sconvolto il sistema stabilito in Cina dal Trattato delle nove Potenze. Ha soggiunto, per far piacere a Roosevelt, che i popoli sono stati «urtati» di ejuanto accade, che «sforzi costruttivi» debbono venire intrapresi senza indugio e chà occorre invitare Cina e Giapponeia liquidare la loro vertenza in mtdo pacifico. Il delegato americano si è affrettato ad aggiungere, comunque, che gli Stati Uniti partecipano alla conferenza liberi da (tigni altro impegno all'infuori etH quelli inclusi nei trattati da. loro sottoscritti. E poiché il sola impegno chiaramente espresso mi trattato del 6 febbraio 192S -è una promessa di consultazioni reciproche, ne risulta che i consigli in questione non hanno untt grande portetta pratica. Eden e Delbos Eden hai deplorato l'assenza del Giappone e, ha garantito la « collaborazione, completa del suo governo per -il buon esito della conferenza nell'intento di giungere alla rapida fine delle ostilità ». Ma le sue dicihietrazioni sono rimaste volontariamente discrete, quasi per accreditare il sentimento che l'Inghiltenra non voglia assumere una posizione di putir» e preferisca mtmitenersi al passo degli Stati Uniti. Delbos, che ha parlato dopo il ministro inglese ha fatto un discorso dine o tre volte ptit lungo, calcando le mani sulle atrocità della guerra in Estremo Oriente come gli organi di sinistra parigini, cosi che ha fatto etggrottare le ciglia agli osservatóri giapponesi sema produire effetti gran che incoraggianti sugli altri. Egli ha detta che gl'impegni del 192Z sono sempre validi, e la Francia intende restare loro fedele e che il compito della conferenza deve coìisistere nello studiare le basi di un accomodamento che vi si ispiri. Alleile il capo del Quai d'Orsay si è espresso in termini particolarmente deferenti ed emeomiastici all'indirizzo della delegazione americana, leisciando cosi trasparire a occhio nudo quello che Eden, oon la consueta abilità, aveva dissimulato: cioè l'ardente desiderio di Parigi c di Londra di trovare il mezzo per attirare l'inufferrab&e Washington nella pania degli ttjfari che li interessano indipendentemente dal conflitto cinese. Ma il discorso del delegato francese era visibilmente ispirato anche da preoccupazioni di politica interna, e lei sua eccessiva ortodossia di fronte ai canoni ginevrini gli ha tolto non poco della utilité immediata cui forse aspirava. Il miscorso più serio è stato indubbiamente quello del delegato italiano, conte Aldrovandi, il quale 7-itppresentando un Paese non afflitto dalla mentalità societaria, ha potuto, pur senza farsi — contrurHamente a quanto pretendevano Ife male lingue parigine — «iavvocito del Giappone», richiamare aliteli spirito dei presenti alcune vertó* essenziali che importa non perdere d'occhio se la conferenza nom ha da risolversi in una pina e,mimplice perdita di tempo. II delegato italiano t ^Eccone il testo: < L'Italia, in qualità di firmatari* del trattato di Washington del 6 agosto 1922. ha accettato l'invita del Governo belga alla Conferenza che si è testé aperta. Tengo ad esprimere al Governo del Re irtigliori sentimenti di riconoscenza, per la sua cortese ospitalità. Itettato di Washington all'art. 7 -p*-evede che in certe circostanze <Jle Potenze contraenti scambieTin", nei riguardi delle stipulazioni del trattato, delle franche e OOìmplete comunicazioni \ D'altra jggrte l'invito del .Governo belga i dichiara che la riunione avrà luo-1 eo allo scopo di esaminare, in con-I j?ór*ltà deft.arf. 7 del trattato, la! \ situazione in Estremo Oriente e di studiare i mezzi amichevoli di; affrettare la fine dello spiacevole .conflittoi». L'invito all'Italiaa quo i sta conferenza è quindi originato e limitato da questi due testi. E* ! chiaro dunque che non vi può es sere questione di alcuna misura! direttamente o indirettamente co i attiva della specie di quelle che| lsono state richieste da alcuni ele-i menti irresponsabili. E nemmeno1 si può parlare di quarantena più o meno morale verso una o l'altra delle parti in conflitto. « Per quanto riguarda l'attuale stato di cose in Estremo Oriente, l'Italia lo deplora più di ogni altro. L'Italia deplora questa lotta accanita tra due popoli che ie sono, amici e che ambedue hanno beh meritato della civiltà del mondo. Il Governo fascista sarebbe felice di veder cessare il più pre sto possibile questa lotta crudele, , ma £ conàilAo\,i che essa non pos¬ ] srtpcdem aa più ripetersi. \ « per quanto riguarda il caso speciale, noi non siamo chiamati a ricercare quando e come i fatti hanno cominciato a prodursi. Questa ricerca, l'esperienza lo prova, non può realizzarsi in mo-1 do certo e definitivo. Gli avvenimenti della Manciuria ne danno un esempio. Dopo mesi di studio una commissione espressamente inviata sui luoghi, non ostante la buona volontà, la buona fede e la sagacia dei suoi membri, non .giunse che a un giudizio transa- |lonale che sj preftava a opposte o i l 7 e e a a interpretazioni che ebbe come ri sultato sicuro una sola cosa: il ri tiro di una delle parti in causa dalla Società delle Nazioni. Gli avvenimenti del Chaco ne danno un altro esempio. Un'altra commissione, inviata sul posto dalla S. d. N., non solamente non riuscì ad arrestare il conflitto, ma non toccò nemmeno la questione di ricercare il responsabile nella tema che un altro ritiro non riducesse ancora i membri della Società delle Nazioni. La prova assoluta da qual parte sia partito il primo colpo di fucile è quasi impossibile raggiungere. Ma anche se si potesse raggiungerla non è su questo incidente occasionale che si potrebbe basare un giudizio equo sulle cause più profonde di temibili conflitti. Solo le parti direttamente interessate potranno eliminare le cause vere e profonde. Pertanto, quale potrebbe essere il compito pratico della nostra conferenza se una di queste parti, come nel caso attuale, non è presente ? Le nostre « franche e complete comunicazioni », non avranno significato che per noi e tra di noi, e non arresteranno il conflitto, se ncn realizzeremo lo scopo principale, di condurre ad una pace, e ad una pace durevole, le due parti in conflitto, avvicinandole una all'altra e convincendole a guardare direttamente, e ad eliminare, le cause più nascoste e più profonde dei loro dissensi. « Queste cause profonde e nascoste possono essere interne ed esterne. Tra le cause interne bisogna enumerare quelle che non sono autoctone, che non corrispondono alle tradizioni millenarie di un paese, il quale, come la Cina, ha sempre avuto le sue solide basi, su due istituzioni: « la famiglia e la proprietà », e che, per fini occulti, cercano di turbare le relazioni internazionali fra popolazioni che, al contrario, dovrebbero intendersi e comprendersi reciprocamente. « Ciò detto, con la più grande franchezza il Governo fascista deve formulare ogni riserva sui risultati di una conferenza che, quali che siano i mezzi i più amichevoli adottati, non potrà condurre se non a <• risoluzioni » platoniche dando una nuova prova di impotenza, se essa non tiene conto delle realtà che io ho indicato. Poiché ci siamo riuniti, la sola cosa utile che possiamo prendere in esame è invitare le due parti a prendere contatto diretto fra loro, dopo di che noi non abbiamo più niente da fare. Io non mi attendo da voi i segni esteriori di approvazione che hanno salutato le comunicazioni dei precedenti oratori; ma credo di non sbagliarmi pensando che molti fra di noi riconosceranno che le mie poche parole corrispondono ad una dura realtà ». 11 discorso di Aldrovandi portando la questione sul suo terreno, cioè dimostrando sia l'impossibilità di azioni coercitive di tipo sanzionisela, sia l'impossibilità d'avviare discussioni utili qualora si prescinda dall'aspetto più scottante del problema estremo-orientale, è stato accolto dalla Conferenza come un meritorio contributo all'opera che si tenta di svolgere. Maiski prudente Si pensava che nella seduta pomeridiana Litvinoff eivrebbe criticato gli accenni polemici del delegato italiano; ma, contrariamente etile aspettative, il rappresentante di Mosca si limitò a fare la critica delle conferenze in genere, deplo randa che, dopo qualche giorno di riunioni e di «contatti con lag gressore » i diplomatici abbiano tendenza ad investirsi almeno in parte delle idee di quest'ultimo e che di conseguenza l'aggredito finisca sempre per avere la peggio, anche ejuando la Conferenza è un successo. L'insolita moderazione di Litvinoff è stata interpretata come un segno che Mosca vuol stare a vedere come si mettono le cose, prima eli scoprire il proprio gioco. Alla fine eli questa prima giornata non si può infatti dire che la Conferenza permetta per ora pronostici, neppure approssimativi. Siamo alle schermaglie dell'inizio; ma sono schermaglie svogliale in cui ognuno dà il suo colpo di fioretto. Ma senza troppei confusione, e più che altro per scrupolo eli coscienza. Il grande interesse della Conferenza consìsteva per Londra e Parigi non tanto nella possibilità di giungere alla pace di Oriente, risultato che dipende dui Giappone, ejuanto nelle famose conversazioni particolari che avrebbero dovuto permettere da un lato di aprire una breccia ncllet neutralità americana, dall'altro di tbUcddmcducoTdsvuvcotaelzlpcsodsbsptiqnmhsmtlpStngactktntrisssaimftrczvLptizprhcnie spingere innanzi le conversaseli relative allei Spagna ed al Mediterreineo. Ora, circa quest'ultimo punto, l'impressione dominante è che in assenza del conte Ciano e di von Nenrath non si farà nulla e la Conferenza rimarrà strettamente estremo-orientale. Incognite Quanto al primo punto, Ventrata in scena di Norman Davis sembra costituire, da parte degli Stati Uniti, un passo indietro piuttosto che un progresso. In queste condizioni se la Conferenza servirà davvero a qualcosa è per il momento una incognita. Tutto quel che ne potrà uscire, a quanto è dato supporre, sarà l'incarico ad un piccolo gruppo di Potenze — che per il momento nessuno però oserebbe indicare — di iniziare a Tokio come a Nanchino una serie di sondaggi circa l'eventuale possibilità di accordo. Le Potenze vorrebbero insomma più che altro un'azione che agli occhi del governo nipponico possa rivestire carattere di una buona occasione offertagli per trattare la pace, dato che i suoi obbiettivi di guerra ad eccezione del defenestramento eli Ciang Kai Scek, sono sostanzialmente raggiunti. Come vedete la tendenza prevalente sembra piuttosto di non mettersi in urto con Tokio anziché di assumere nei suoi riguardi un atteggiamento ostile. Ma la Russia non ci sente da questo orecchio, e nulla è possibile dire finché Litvinoff non abbia scoperto le proprie carte. Intanto la giornata di domani sarà riservata ad una riunione privata delle delegazioni. I contatti a porte chiuse infatti, nelle circostanze presentì, sono i soli dai quali si possa attendere qualcosa. Il conte Aldrovandi, che non è rimasto inattivo neppure in margine alle due sedute odierne, ha ricevuto lei visita di rappresentanti giapponesi e cinesi, del ministro di Germania Von Richtofen e del ministro del Portogallo, De Castro. Concetto Pettinato