L'INFELICE DISCORSO DI EDEN e la netta posizione dell'Italia

L'INFELICE DISCORSO DI EDEN e la netta posizione dell'Italia z.e colonie e ImA pace europea L'INFELICE DISCORSO DI EDEN e la netta posizione dell'Italia Una nota romana -1 cosidetti compensi coloniali e il pieno diritto italiano a pronunciare una parola di giustizia per la Germania Roma, 2 notte, L'odierno numero 5 dell'/n/ormazione diplomatica pubblica la seguente nota: Nei circoli responsabili romani sono state oggetto di particolare rilievo le parole pronunciate alla Camera dei Comuni dal ministro Eden nei riguardi di « una potenza che come risultato della grande guerra ha guadagnato considerevoli territori in Europa e ha anche ricevuto ricompense in Africa dai paesi che furono suoi alleati durante la grande guerra e si è fatta ora campione per la restituzione delle colonie alla Germania ». Questa potenza che Eden non nomina è l'Italia. Essa ha al suo passivo, per il ministro britannico, la triplice colpa di aver combattuto a fianco degli alleati nella grande guerra, di aver realizzato la vittoria comune secondo le affermazioni degli stessi ex-nemici, di aver compiuto la sua unità nazionale e conquistato in Africa coi soli suoi mezzi e col solo suo sangue un impero, di aver detto infine una parola di giustizia per il popolo tedesco. Quanto all'Africa si fa notare negli ambienti responsabili romani che quello che l'Italia ha ottenuto, mentre l'Inghilterra e la Francia si spartivano V immenso impero coloniale tedesco, sono stati irrisori compensi. Precisiamo. Dall' Inghilterra 91 mila chilometri quadrati di territori di valore molto incerto nell'Oltre Giuba, dalla Francia 114 mila chilometri quadrati di autentiche sabbie per i quali fu data sui diritti italiani in Tunisia una congrua contropartita che il governo francese volle fino all'ultimo mercanteggiare. Tutto questo dopo i solenni impegni coloniali che la Francia e l'Inghilterra si erano assunti verso l'Italia nel patto di Londra quando si trattava di assicurare il nostro intervento in guerra. Rimane infine l'Etiopia Questa l'Italia se l'è conquista ta da sé. Contro tutti e, in pri< ma linea contro gli alleati del passato. E proprio l'ultimo che può parlare in materia è il Fo reign Office nei cui archivi il signor Eden ritroverà la vastissima documentazione dell' opera svolta da lui e dal governo britannico per arrestare la marcia dell'Italia fascista. Gli argomenti addotti dal signor Eden non hanno dunque alcun valore. L'Italia può liberamente esprimere un disinteressato giudizio sulle giuste aspirazioni coloniali del Reich proprio perchè l'Italia non ha sottratto niente alla Germania. MdatolepafogLdimasidgraqnsulotoclidteadlidpntuoml'dElacsdse mstedntlePunti fermi Roma, 2 notte. (G. B.) - Ancoro, mia volta d'oltre Manica ci giunge una nota stonata, di quelle che or sono appena due anni eravamo abituati a udire per bocca del signor Eden, il giovane Ministro degli Esteri britannico che da qualche anno, non sappiamo con qual vantaggio per il suo Paese, arruffa la matassa già ingarbugliata della politica europea. Oggi però, secondo certe, voci, ci aspettavamo qualche cosa di nuovo e la novità sta appunto in quella che lo stesso ministro ha chiamato « spaventosa franchezza ». Con lui condividiamo pienamente l'attributo e possiamo aggiùngere che tanto è spaventosa che da franchezza diventa misera artificiosità e non riesce a cambiare le carte in tavola che da tempo profondamente tutti conoscono. Questo sconnesso quanto inabile e acido discorso del Ministro degli Esteri britannico, se pure lanciato a gran fiato e presentato sotto particolare etichetta, non sta in piedi. Il signor Eden ha voluto rispondere con un inutile gioco polemico alle precise quanto giuste parole pronunciate dal.Duce in relazione alle rivendicazioni coloniali germaniche, e con una buona dorè di leggerezza e di ben marcato nero egoismo ha parlato «i intimazioni, non sappiamo perche negando il più logico dei diritti — sancito del resto nell'art. l!> del Patto tanto caro al signor Eden — del Capo di una grande Nazione e di un Governo europeo di trattare questioni che si riferiscono ai rivedibili trattati e che interessjno comunque la pace del mondo in cui anche noi, voglia ammetterlo il signor Eden, viviamo E tutta la franchezza edeniana si rivela ancora quando questo diritto di intimazione sarebbe rico- htztn—pdrcdmttScgsdsggligdhnmdaistagr Mesciuto a patto dì un contributo itda parte nostra. Ma quali ferri tori l'Italia portò via dal succulento festino di Versaglià da cui franco-in alesi uscirono con la pancia gonfia f Non si ricorda forse il ministro inglese la beffa giocata all'Italia con il Patto di Londra, non ha presente l'accordo di San Giovanni di Morìana? Domandi pure come stanno le cose alla « sirèna del Galles » che ha sibilato anche in questi giorni,, vada un po' a vedere tra le carte degli archivi e vedrà che abbiamo ragione. Non basta forse l'eloquenza delle cifre per ritorcere nella bocca turbolenta di Eden le sue stesse parole? Ai 90 mila chilometri dell'oltre Giuba con centomila abitanti e alle rettifiche di confine della Libia, stanno i 2 milioni 614.93% chilometri quadrati dei nuovi territori dati all'Inghilterra con dicci milioni e 218 mila abitanti e i 966.722 chilometri quadrati della Francia con sette milioni di abitanti. Il nostro piatto di lenticchie non potrebbe essere più modesto. Non bastano questi numeri per dimostrare all'impetuoso ministro e a quella certa opinione pubblica, su cui fanno molla i più ingordi interessi, che l'Italia fu assolutameìite esclusa dal bottino coloniale germanico? E ritornando al diritto alla parola, che nessuno può contestarci, come nettamente afferma e dimostra questa sera J'Inf orinazione diplomatica, ricordiamo anche al signor Eden, tanto ligio al Patto e alla Lega, che quei territori, come altri vastissimi, ancora oggi sono sotto mandato, quindi in attesa di definitiva destinazione e di conseguenza non appartenenti nè all'Inghilterra nè alla Francia. Per la Spagna registriamo altre interessanti dichiarazioni con dtcsccLobsnagtsbInslddRllpccpsle quali il capo del Foreign Otfice, ha nettamente confessato la inutilità degli accordi di Nyòn e, anzi, una certa complicità delle pattuglie franco-britanniche che hanno permesso — sono sue parole — « l'arrivo nei porti spagnoli dipendenti dal. governo di Valencia di grossissime quantità di materiale ». Basta questa candida dichiarazione per rendersi conto della piena conoscenza in ogni momento, da parte del governo britannico, dell'intervento continuativo e su larga scòta esercitato in Spagnu dalla Russia sovietica a cui ancora oggi la Francia e l'Inghilterra danno volontariamente spago nelle riunioni del Comitato di non intervento. Ma anche qua le rcsponsaffìlità sono già da tempo ben fissate. Al generale Franco — ha detto il signor Eden — sarebbe stato caro l'intervento dei volontari, ben si intende che si vuole riferire ai Legionari italiani. Possiamo rispondergli che nessuna mira egoistica, ha spinto gli italiani in Spagna se non quella di difendere la civiltà mediterranea dal bolscevismo e dagli uomini di Mosca che, dopo aver acceso il conflitto spagnolo, in grande numero e con una colossale larghezza di mezzi sono intervenuti per primi e da padroni alla testa del governo rosso. Se il generale Franco avesse atteso i riconoscimenti britannici al con- ta<jnr.ee, chi sa se oggi le sue ban dicre sventolerebbero sulla totalità della Penisola. Il ministro britannico ha concluso il suo discorso, fatto come si vede di futili polemiche e di piccole malignità che non reggono, con l'agitare lo, spauracchio della Libia agli occhi della sua pubblica opinione. Tali procedimenti, lo sa benissimo il signor Eden a che cosa possono portare quando poi sono fatti, come i suoi, di sospetto allarmismo. Le sue parole sull'argomento sono oggi in netto contrasto con quelle che appena due settimane or sono il signor Chamberlain pronunciava nella stessa quasi Camera dei Comuni. L'invio di I truppe italiane in Libia, ripetia\ mo, si ricollega alle decisioni prese dal Consiglio dei Ministri italiano il 10 aprile scorso ed il governo britannico ne fu messo.tempestivamente al corrente. L'oratoria del signor Eden si concreta cosi in un insieme di contraddizioni che cadono da loro stesse. Al ministro inglése, che ci. ha oggi fornita materia abbondante per il nostro buonumore, consigliamo di perseguire nello stile a lui più familiare della flemma britannica, abbandonando da oggi quello nuovissimo della « spaventosa franchezza ».

Persone citate: Chamberlain, Fo, Valencia