I giornali indipendenti

I giornali indipendenti I banchieri della Rivoluzione I giornali indipendenti e e i a o e , o a i a e e a , n e a o (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) PARIGI, ottobre. La formazione definitiva del Fronte popolare — radicali, socialisti e comunisti — precede di poco la ratifica del patto franco-sovietico. Nelle intenzioni dell'Alta Banca questa ratifica dovrebbe costituire lo scotto pagato dalla Russia per il patto in parola, scotto che, come si usa negli affari bancari, dev'essere appunto versato in anticipo, come gli interessi. Ma, ai primi del gennaio '36, la cronaca registra un precipitoso viaggio a Mosca di René Mayer, accompagnato stavolta da Ernest Mercier e da Auguste Detoeuf della Alsthom-Empaim, azienda elettrica controllata dai Rothschild. Che cosa succede? Succede che, al congresso del Partito comunista francese di Villeurbanne, la mozione approvata all'unanimità dice fra l'altro: « Il governo di fronte popolare sarà un governo che farà pagare i ricchi, nazionalizzerà le industrie, metterà finn alla dittatura delle banche ». Il lavoro paziente di mesi e mesi, la difficoltà superate dopo la scomparsa di Barthou per convincere i suoi successori dell'utilità politica e militare del patto, verranno compromesse dal ritorno all'intransigenza dei comunisti ? René Mayer, appunto, si precipita a Mosca per chiarire le cose. Pare trattarsi di un ricatto da parte dei dirigenti moscoviti, inquieti per le tendenze frontiste di Lavai. Mayer dà le necessarie assicurazioni e ritorna. Di contraccolpo, l'intransigenza comunista scompare, la ratifica avviene e il fronte popolare, unito e deciso, si presenta alle elezioni primaverili. La campagna elettorale La vittoria, tuttavia, non deve essere di stretta misura. Affinchè l'Alta Banca possa raccogliere tutti i frutti del suo paziente lavoro, occorre che sia clamorosa ed assoluta. Ma tale non si prospetta, malgrado l'unione delle sinistre e lo scivolamento verso sinistra della massa elettorale, registrato fin dal 1932. Come fare? Tra i decisi simpatizzanti delle destre, e i decisi simpatiszanti delle sinistre, in Francia, esiste una massa amorfa, una massa che, ad ogni elezione, vota secondo i proprii interessi immediati e le circostanze del momento. La vittoria del fronte popolare sarà clamorosa solo se esso saprà attrarre dalla propria una massa del genere. Ma non è facile, questa essendo . composta ■di piccoli commercianti, di piccoli \ borghesi, del francese medio, cioè, | un esemplare umano che è, nello Isfesso tempo, diffidente e credulo, ] testardo ed entusiasta, recalcitrante e facilone, amante a parole della libertà e, nella, realtà, schiavo di questa sua presunzione con tutti i pregiudizi ed i preconcetti ad essa inerenti. Votando, il francese medio pretende di avere < son idée à lui ». L'abilità dei partiti in lotta sta tutta nel sapere creargli quest'idée à lui mediante un programma politico, che non urti certe sue convinzioni universali come la proprietà privata e la famiglia: ma, nel contempo, solletichi e favorisca il suo egoistico desiderio di benessere ed i suoi interessi materiali e contingenti come la diminuzione delle tasse. Le grandi promesse demagogiche, tuttavia, non ottengono sempre buoni risultati e, molto spesso, un programma severo, sereno e succinto non l'impressiona a sufficienza. Qualunque elemento esteriore -— uno sciopero, uno scandalo, una campagna giornalistica, un ballon d'essai — può produrre sul francese medio le reazioni più impensate. Per ottenerne l'appoggio, perciò, occorre conoscere una specie, di chimica sociologica, con la quale provocare e regolare a tempo le giuste reazioni. Se dobbiamo dare a Cesare quello che è di Cesare, è nostro dovere rilevare che, in vista delle elezioni del '36, i propagandisti delle sinistre si dimostrano migliori alchimisti degli avversari. Eppure, il loro compito si presenta più difficile. Non è, appunto, la massa dei piccoli borghesi e dei piccoli commercianti quella che è rimasta maggiormente scottata dai prestiti dello Zar andati in malora per colpa dei comunisti russi? Come indurre a «voler comtnuniste », quando gli psicologi affermano senza esitazione non esservi al mondo rancore eguale a quello del francese medio toccato nel portafogli ? Una volta tanto, gli psicologi sbagliano, perchè, r ridentemente, non conoscono quale tonico potente siano mai le chiacchiere per il francese medio. Che chiacchiere ? Quelle dei giornali, perdinci! Questi che, a suo tempo, suggerirono e consigliarono al risparmiatore la sottoscrizione dei prestiti zaristi, tanti anni appresso sapranno suggerire e consigliare al medesimo risparmiatore l'alleanza con coloro che hanno rinnegato e distrutto questi prestiti. I prestiti e doni zaristi / prestiti zaristi? Parliamone un po, dal momento che ritornano con tanta frequenza nel corso della, presente inchiesta. Ma, per non farla troppo lunga, incornilidamo soltanto dal 190!,. A quell'epoca, i risparmiatori francesi, che hanno già sottoscritto in miliardi-oro, inquieti per la piega che stanno prendendo lo relazio¬ na e o n r a ¬ ni russo-giapponesi, incominciano a gettare i titoli sul mercato. Come rassicurarli? Come smentire le voci allarmistiche? Come frenare il panico? In un modo semplice: affermando che tutto in Russia va bene, che la Russia è un paese pieno di risorse, che la Russia di Nicola II è più potente che mai, che il conflitto russogiapponese sarà evitato e, se avverrà, non potrà risolversi che in una schiacciante vittoria delle arinole imperiali I giornali francesi affermeranno tutto questo su preghiere insistenti di Raffalowic, agente del governo russo a Parigi, preghiere, naturalmente, accompagnate da oboli aurei, dapprima mensili, poi quindicinali, poi settimanali. Per dirla chiara, più gli affari russi nanno male, più la stampa francese intasca per dire che vanno bene: la, contabilità di Raffalovic, infatti, se.gna un'uscita di t,Jf7 mila franchi dal l.o gennaio 1905 al 13 marzo (battaglia di Mukden); e di un milione 35 mila, dal rovescio di Mukden alla pace. Risultato? Malgrado le batoste a il movimento rivoluzionario, il governo sarista ottiene ancora nel 1905-06 altri sei miliardi di crediti. L'influenza del denaro russo sulla stampa francese non si limita ai prestiti. Fra il 1912-13, esso agisce pure sulle direttive politiche. I radicali socialisti, in quegli anni, combattono le idee di Poincaré, il quale, spinto da Schneider, fondatore, del cantiere di Nicolaiev e padrone della Putilov, vorrebbe allearsi con lo Zar. I giornali radicali ne dicono corna e conducono nel pubblico una violenta campagna antirussa. Per farli tacere Isivolski, ambasciatore a Parigi, con lettera del 12 luglio 1913 informa il proprio governo che occorrono almeno 3 milioni. «E' un grande sacrifizio • — scrive l'ambasciatore — ma non bisogna dimenticare che il governo turco ha speso 5 milioni per influenzare la stampa francese, in occasione della guerra itala-turca*. I tre milioni richiesti dal solerte ambasciatore arrivano a stretto giro di posta. D'incanto, la Lanterne di Milletrand, allora socialistoide, Z'Aurore di Clemenceau, e una mezza dozzina di altri intransigenti giornali francesi cambiano parere. Due tattiche Nella storia del riavvicinamento franco-sovietico, si è proceduto nell'identico modo? Tutto fa credere di si, la teoria dei corsi e dei ricorsi di Giambattista Vico non essendo pai sballata quanto si crede. Esiste una differenza, tuttavia: non è più il governo russo che da solo sostiene l'onero della campagna di stampa per il patto franco-sovietico e relativo corollario, il fronte popolare, ne i banchieri francesi si limitano a servire da trait-d'union. Essendone parte "interessata, anch'essi cooperano a sovvenzionare la stampa. Nel 1935, essi sovvenzionano persino Z'Humanité, venutasi a trovare all'improvviso in cattive acque. Le pressioni dei banchieri della rivoluzione, nondimeno, si svolgono, non tanto sulla stampa nettamente politica come J'Humanité, il Populaire, la République, ('Ere Nouvelle o t'Oeuvre, quanto sulla stampa di grande informazione. A questo punto, una spiegazione s'impone. Grosso modo, posso dire che in Francia esistono due categorie di quotidiani: i giornali politici e quelli di grande informazione. I primi appartengono ad un. partito o, per lo meno, non nascondono di essere i portavoce Idi un partito, di un singolo personaggio o di diversi personaggi ^politici. I secondi rappresentano \dellc aziende commerciali, che sarebbero organizzate unicamente per informare, distrarre c istruire i lettori con un abbondante notiziario, con racconti, inchieste, viaggi e particolareggiati resoconti della cronaca nera o scandalistica. In politica, sono degli equilibristi. Per la politica estera, essi affermano di non avere di mira che gli interessi superiori della Repubblica, e, per l'interna di essere senza partito o al disopra dei partiti. Per la prima, in realtà, prendono sempre l'imbeccata al Quai d'Orsay, qualunque sia il ministro degli esteri; per l'altra, sì regolano secondo l'aria del momento, senza troppo esporsi a destra o a sinistra, limitandosi, per lo più. a dare un colpo ni cerchio c uno alla botte c sempre riservando il colpo definitivo all'ora opportuna c per conto di chi paga di più. Detto questo, converrete che una formula giornalistica del genere sembra preparata su misura per influenzare il francese medio e creargli, senza rhc se ne accorga, v. son idée à lui». E capirete pure come, nel periodo preparatorio delle elezioni o in occasione di qualsiasi campagna giornalistica o politica, i giornali di grande informazione siano estremamente ricercati e come esista fra i vari partiti o fra i vari trusts una vera corsa onde ottenerne l'appoggio. Il quale appogV/io si ottiene in modi diversi. ^Corrompere il giornalista è un ìmetodo appartenente oramai ad una fase superata. Né sempre è ìnecessario comperare il giornale [ih blocco. Qui, si nota la divera*

Persone citate: Auguste Detoeuf, Clemenceau, Ernest Mercier, Giambattista Vico, Nicolaiev, Poincaré, René Mayer, Rothschild, Schneider