Esistenza di tempi andati di Amerigo Ruggiero

Esistenza di tempi andati MERIDIANO DI TER JRJLXTO VA. Esistenza di tempi andati Una razza nata dal miscuglio di molte razze, fiera e orgogliosa della propria terra, libera dai vizi, amante del più puro costume familiare, della sua religione, dei suoi sport (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) San Giovanni di Terranova. La ricchezza dell'isola di Terranova in proporzione alla sua superficie di circa 62.000 chilometri quadrati è semplicemente fantastica. Può considerarsi da questo lato uno dei più fortunati e provveduti angoli del globo. Però, da quando fu scoperta fino ai giorni nostri, su di uno solo dei suoi prodotti s'è concentrata l'attività degli abitanti: la pesca. L'abbondanza di pesce in queste acque non può esser descritta a parole. Se,tutto il merluzzo che nuota nelle'vicinanze delle coste dell'iscla si facesse allo stesso tempo strada nei suoi porti essi ne rimarrebbero ingorgati fino a non contenere più una goccia d'acqua. Questa dovizia strabocchevole di uno degli elementi più essenziali all'alimentazione umana fu immediatamente notata dai navigatori che seguirono le orme di Caboto, i quali ne riportarono la notizia ai loro rispettivi paesi. Invasori da tutti i paesi In quei tempi il pesce salato che doveva servire al nutrimento invernale delle popolazioni nordiche proveniva quasi tutto dalla Islanda ed era tanto caro da costituire un genere di lusso. Non appena la notizia della scoperta di Caboto si sparse ai quattro venti si precipitarono sull'isola spagnuoli, portoghesi, olandesi, francesi. Forniti delle patenti dei rispettivi governi che concedevano loro la facoltà di esplorare terre sconosciute e d'impadronirsene, questi navigatori misero tutto il loro impegno a stabilire diritti particolari dell'isola. I più tardi a muoversi, a dir il vero, furono proprio gli inglesi, sia per l'inerzia del governo che non aveva capito l'importanza della scoperta, sia per la riluttanza degli stessi pescatori britannici a far conoscere le fonti della nuova ricchezza su cui avevano posto mano. Ma il tentativo più serio per stabilire un dominio definitivo sull'isola fu fatto dai francesi. Fin dai primi anni che seguirono alla gesta di Caboto s'incontrano i nomi di esploratori e uomini di guerra francesi: i Jacques CarRoberval tier, i Champlain, i Roberval, guIberville e molti altri fino all'arri-vo del Marchese di Frontenac che era determinato a spazzar via gli inglesi dall'America del Nord. Verso la metà del secolo decimosettimo, quando i francesi fissarono la capitale a Placentia, sulla costa meridionale, sembra uà che i loro piani avessero ottenuto piena riuscita. Nel corso di queste nostre corrispondenze avremo occasione di ritornare spesso sulle vestigia della gigantesca lotta impegnatasi ti a una nazione latina e una nazione anglosassone per lapadronanza del continente nord-americano. Come al solito, all'Inghilterra caddero i frutti dell'iniziativa, della ricerca e dell'aspro lavoro altrui! E non c'è cosa più pietosa e nello stesso tempo più romantica, più vibrante d'interesse umano che imbattersi nei ruderi etnici e culturali dell'impero francese nell'America del Nord. Come conseguenza di questa corsa di navigatori e di avventurieri di molte nazioni verso laterra scoperta da Caboto, le costedi Terranova appaiono quale unvero campionario di nomi in varie lingue, di cui alcuni tanto alteratda non potersene rintracciare la origine. C'è, per esempio, un pic- ^ cj„. £ p0rt-au-Basques che colo villaggio di pescatori -nelle vicinanze di S. Giovanni, che porta il nome quasi latino di Quidi Vidi. Nessuno me ne ha saputo spiegare il significato nè dirmene la derivazióne esatta. Il bello si è che più di un nativo lo ha domandato a me, nella convinzione che si tratti di latino. E' probabile sia il risultato di una corruzione di parole spagnuole o portoghesi. Il nome francese dell'isoletta di Bacalieu sulla costa orientale non è che la modifica di quello originario di Bacalaos postole dai porto- i delia freddezza, nei rapporti urna-ni che caratterizzano le comunità dove predomina esclusivamente 'lsangue inglese. Il carattere degli' abitanti è vivace, semplice, cor-, diale. Vi accolgono come un vec-\ fa;Icerimome. La < città stessa nel suo aspetto gene- sembra un'antica cono- ricordano l'inizio di una colonizzazione portoghese e basca; Rose Bianche e Port-au-Mort; Portugal. Cove, Biscay Bay e Spaniard's Bay; L'Argent, Langue de Cerf, Furchette Bay e Pistolet Bay, nonché cittadine che portano nomi tutt'altro che anglosassoni come Catalina, Placentia e Argentia. La. stessa capitale San Giovanni non vi dà l'impressione di una città anglosassone. Manca della rigidità, della compassatezza e phio amico col quale non c'è mettersi in tante rico vi scenza. Povertà, dignità, virtù Se non fosse per le case di legno essa rammenterebbe in alcuni punti certe nostre città di provincia situate in collina con le stradette in forte pendìo inghiaiate e senza marciapiedi, con curve e svolte brusche, androni coperti e vicoletti ciechi. Il gran numero delle chiese cattoliche vi fa pure, in un certo modo, sentire a casa propria. Tanto il carattere idegli abitanti come la diffusione'del ceittohcismo si spiegano quein-\dosi tien mente alla coshtuzione etnica dell'isola. Mentre la parte Quasil è abitala settcnt rionale esclusivamente da inglesi e da seo^esi, la parte meridionale fit\colonizzata preponilerantemente \dagli irlandesi, i quali, sia per lai\affinità di temperamento che per\la comunanza della religione, siifusero prontamente e stàbilmcntecon l'elemento francese che areraoriginariamente popolata questaparte dell'isola, nonché con „li scarsi rimasugli dei colonizzatorispagHuoli e portoghesi. Persone dell'elemento migliore con cui 0)incontrate vi parleranno con orgoglio della loro doppia discendenza irlandese e francese, nè mancheranno di mettere in rilievo quel po' di sangue spaglinolo -j ìportoghese che possano avere nel \le vene. E la fusione è tanto ben riuscita che questa popolazione colpisce come una delle più tran-quillc, delle più civiij e dulie più ben disposte che ci siano al mondo. Povertà ce n'è e molta, ma non abbietta miseria. E' una povertàdignitosa da cui ognuno cercatrarsi d'impaccio con i proprimezzi e soprattutto col durissimoe mal rimunerato lavoro a cui so-no abituati. E non c'è vizio. Nonl'ubbrlachezza sconcia che vi of-i fende ad ogni passo nelle città \americanc piccole o grandi che siano, non quell- maleducazioni diffusa, rumorosa, aggressiva chi vi rende tante volte insopportabile il contatto con la folla nel pae- se di Uncle Sam. Cinque cinema tografi, in tutto e di tipo primitivo, che si vuotano presto la sera, modesti locali pubblici di cui nessu no resta aperto dopo la mezzanotte, poche ragazze in giro net fiorili feriali e quelle poche sevi plici nell'apparenza e nel vestire. Completa assenza del «make up», cioè della complicata tecnica- di colori e di creme con cui te donne in America si provano a migliorare i propri connotati. Vita familiare .Ebbi subito l'intuizione che la vita religiosa e familiare dovesse essere assai fervida e infensa. // numero delle chiese, sia di quelle cattoliche che delle varie denominazioni protestanti, è grandissimo per una popolazione di ^2.000 abitanti quanti ne conta San Giovanni, ai quali bisogna aggiungerne 20.000 dei sobborghi che gravitano attorno alla città. Il fatto che le strade la sera son quasi deserte indica che la vita deve svolgersi attivissima nell'intimità delle case. La cosa mi vien confermala dalla segretaria dell'Ufficio Turistjco deìvisola> „„„ ragazza inta nte t e instancabile, cattolica fervente che non permette neon he ^ SC,IC,.,0 ptò innocente sulla sua fede _ Ma come paKSnte qui ìe sc. rate? — le domandai. — L'esi utenza deve svolgersi piuttosto riesoZata in unrl cittadina come questa priva di divertimenti e ài distrazioni! — Niente affatto — mi rispose — è un'impressione erronea la sua. Prima di tutto noi siamo un popolo assai religioso e molto del nostro tempo è preso dalle funzioni religiose. — Afa non starete sempre in chiesa — replicai. — No, stiamo molto a casa e la nostra vita familiare è assai viva, colorita e calda di affetto e di simpatia. Ci scambiamo visite e pranzi, si balla ora in una fami-)/Ua ora in un'altra. Le qtoie e i 'doiori dell'uno sono le gioie e i dolori dell'altro. Ci domandiamo per telefono se il giovanotto he. passato gli esami, se la ragazza ì que- andata in vacanza, se la bambinaha fatto la prima Comunione, _ „ mire — insistetti , u femore uditale ' „ " . ' '." — No— mi affermo con una cert« vivacità — noi non sentia m° \a mancanza dei « cabarets» e de} «,"'•"''' ^»bs» l" !'e"tc, profonde stupidamente denaro col ™1» risultato dt perdere il sonno, UVòriaearsi e rovinarsi la sante, \Oome avrà notato, non c'è ubriachezza qui e neanche delinquenza.] ! i ] ] l ] \ A sfogo dell'attività giovanile abbiamo sports di ogni genere. (E me ne citò in pochi minuti tanti da farmi girar la testa). La nostra terra sembra fatta apposta per questo e desideriamo rimanga tale. Io per mio conto sono fiera di esser nata qui e non desidero di andare altrove. La immensa maggioranza dei miti compatrioti la pensa allo stesso modo. Così parlò la ragazza di Terranova. E la sua non era una biaiuta di fronte a uno stranieroAvevo già avuto occasione di con[statare durante il viaggio questa Ifierezza degli abitanti di Terranova per il loro paese, fierezza che, come vedremo in seguito, l'■fa scattare in una calorosa prote\sta quando li si scambia per cal.nadesi o, peggio ancora, per mì glesi. 1 Amerigo Ruggiero ENTRATA TERRANOVA

Persone citate: Caboto, Cerf, Port, Rose Bianche, Terranova

Luoghi citati: America, America Del Nord, Inghilterra, Islanda, Terranova