L'ITALIA PRECISA LE CONDIZIONI per il ritiro dei volontari dalla Spagna

L'ITALIA PRECISA LE CONDIZIONI per il ritiro dei volontari dalla Spagna L'ITALIA PRECISA LE CONDIZIONI per il ritiro dei volontari dalla Spagna Un numero eguale dalle due parti e serie garanzie perchè non vi ritornino - Esercizio di un severo controllo e riconoscimento della belligeranza - Il comitato Plymouth riconosce il contributo realistico della proposta fascista che, insieme a quella (ranco - inglese, viene sottoposta ai singoli governi Londra, 16 notte. La riunione odierna del Comitato Plymouth, che ha iniziato lo esame del problema spagnolo in seguito alla accettazione anglofrancese delle controproposte italiane contenute nella nota del conte Ciano del 9 ottobre scorso, era attesa con vivissimo interesse negli ambienti politici e diplomatici di Londra e sul suo svolgimento i giornali vespertini pubblicano lunghi resoconti. Come era da prevedere, la massima importanza viene attribuita alle dichiarazioni del delegato italiano che sono riprodotte integralmente da quasi tutti i giornali, mentre quelle di lord Plymouth e dell'ambasciatore Corbin vengono semplicemente riassunte. Non è dato ancora di sapere l'impressione degli ambienti ufficiali britannici, ma a giudicare da quanto si dice stasera nei circoli politici della capitale, le direttive italiane enunciate dal conte Grandi ispirano una nuova fiducia nella possibilità di raggiungere una formula per la soluzione del delicato problema spagnolo. La seduta odierna non ha bisogno di commenti perchè si commenta da sè e perciò ci limitiamo a riferirne dettagliatamente lo svolgimento. Corbin e Plymouth La seduta del Comitato sotto la presidenza di Lord Plymouth ha avuto inizio in una sala del Foreign Office alle 10,30. Erano presenti: per l'Italia Grandi, per la Germania Ribbentrop, per il Portogallo Monteiro, per la Gran Bretagna Plymouth, per la Francia Corbin, per la Russia sovietica Maisky, per il Belgio Carrer, per la Cecoslovacchia Masaryk, per la Svezia Palmstierne. Ha parlato per primo il rappresentante della Francia, Corbin, il quale ha fatto una dichiarazione a nome del suo Governo. Dopo aver descritto l'attuale situazione a foschi colori, Corbin continua dicendo che il suo Governo ha accettato di tornare a discutere i problemi del « non intervento » nel Comitato di Londra come ultimo tentativo. Il Governo francese considera la questione del ritiro dei volontari come estremamente importante ed urgente, di cui occorre trovar subito una adeguata soluzione. Basandosi sulle proposte britanniche del luglio scorso, il Governo francese domanda che il Comitato decida senz'altro il ritiro di tutti i volontari dalla Spagna. Soltanto dopo che il ritiro dei volontari sarà in via d'esecuzione il Governo francese è disposto a considerare una limitata concessione di belligeranza. Il Governo francese chiede anche che sia fissato un limite di tempo per le decisioni del Comitato. Se entro tale limite nessuna decisione sarà presa, il Governo francese riprenderà la sua libertà d'azione. Prende quindi la parola Lord Plymouth, il quale dichiara che il Governo britannico ha di buon gradi aderito alla proposta italiana di riprendere la discussione sul problemi del « non intervento » nel Comitato di Londra. Plymouth continua dicendo che la situazione internazionale è assai delicata e che il Governo britannico spera che nel più breve tempo possibile un accordo sarà raggiunto sul piano britannico del luglio scorso e particolarmente sulla questione del ritiro dei volontari che il Governo britannico considera la più urgente di tutte. Il Governo britannico, riprendendo una sua antica proposta, suggerisce che intanto si provveda al ritiro preliminare e parziale di un numero di volontari da ambo le parti, in attesa di misure più generali da prendersi in seguito. Plymouth conclude dichiarando che, ove quest'ultimo tentativo dovesse fallire, nel Comitato il Governo britannico sarà costretto a riprendere la sua libertà d'azione. Il delegato italiano Prende quindi la parola il conte Grandi. Egli dice: «Ho ascoltato con interesse le dichiarazioni fatte dai rappresentanti inglese c francese a nome dei loro rispettivi Governi, e non mancherò di informarne il mio Governo. Ritengo, ad ogni modo, a titolo preliminare dover fare io pure una dichiarazione. ~-' « Il punto di vista del Governo fascista è conosciuto, ed ancora una volta ripetuto e confermato nella Nota consegnata sabato scorso dal Ministro degli Esteri, conte Ciano, ai rappresentanti dell'Inghilterra e della Francia. In tale nota il Governo fascista si dichiara pronto ad esaminare con ogni possibile buona volontà — come ha sempre fatto nel passato — tutti i mezzi che possono essere ritenuti atti a rendere ef¬ fvnqmvnhCqnvnsiGnnprcddvpstiIsèsn o o o , i n i e à o ¬ ficace la politica di « non intervento ». La stessa Nota italiana, nel ricordare la lunga storia della questione dei volontari e nell'enumerare le molteplici dichiarazioni verbali e scritte fatte dal Governo fascista (alcuna delle quali io ho avuto l'onore di fare in questo Comitato), conferma che, per quanto concerne l'intera questione del «non intervento », nei suoi vari aspetti ed elementi, il Governo fascista mantiene, oggi, lo stesso ordine di idee che ha sempre informata la sua politica. « Sono lieto di constatare che i Governi britannico e francese sono d'accordo con il mio Governo nel ritenere che è essenziale riprendere a trattare la questione del ritiro dei volontari, al punto in cui essa era stata lasciata nella discussione del Comitato di oltre due mesi fa. La questione stessa viene così rimessa nel quadro del progetto britannico del 111 luglio scorso. « Ho udito i rappresentanti britannico e francese dichiarare che i loro Governi ritengono che il problema dei volontari riveste oggi estrema importanza ed urgenza. Il Governo fascista condivide questo punto di vista. Ma l'importanza e l'urgenza di questo problema è, nel pensiero del Governo fascista, esattamente la stessa che il medesimo problema aveva un anno fa, quando l'Italia, la Germania ed il Portogallo si battevano nel Comitato contro l'indifferenza, l'ostruzionismo ed i procedimenti dilatori di altre Delegazioni. « E' dunque fuori discussione che questa cosi difficile questione dei volontari reca in sè un peccato originale e che la responsabilità di questo peccato, con tutte le conseguenze che ne sono derivate o ne possono derivare, non spetta, in nessuna parte, neanche minima, al Governo fascista ». Tre franti fondamentali « Io mi auguro sinceramente cito le difficoltà che si sono frapposte, due mesi or sono, all'unanime adozione del piano britannico — difficoltà che tutti conoscono, e che non ritengo il caso di ripetere in questo momento — possano essere immediatamente eliminate e che tutti gli Stati daranno al progetto la loro volenterosa adesione. « Per quanto riguarda il mio Paese esso ha realmente e senza indugio accettato il piano britannico basato, come tutti sanno, sui tre punti fondamentali: controllo, neutralità, volontari. Non ho quindi bisogno di mettere ulteriormente in chiaro la posizione dell'Italia, ne di fronte al progetto, nè — in particolare — di fronte alla questione del ritiro dei volontari. Permettetemi, ad ogni buon fine, di ripetere le mie testuali dichiarazioni fatte, a nome del mio Governo, il 26 luglio scorso: «Il Governo Fascista accetta interamente il punto settimo del piano britannico e cioè, esso accetta il rapporto del Sottocomita to tecnico: l'invio di una commis sione in Spagna. Esso è inoltre di sposto a collaborare in tutte quel le misure che saranno accettate dalle due parti in Spagna, alle quali, evidentemente, spetta l'ulti ma parola circa il metodo di esc dizione del piano britannico. Na turalmente l'Italia accetta il punto settimo se e in quanto le altre Potenze accetteranno i punti tela tivi al controllo ed al riconosci mento dei diritti di belligeranza, vale a dire i punti uno, due, tre, quattro, cinque, sei. Confido che questa mia dichiarazione chiarificherà, ulteriormente, la situazione e che eliminerà le illusioni palesi ed evidenti iti alcuni ambienti, che sia possibile attribuire all'Italia la responsabilità del fallimento totale o parziale del piano, fallimento sperato da alcuni, ma non certa mente dal mio Governo. Per attuare la proposta « Fin qui le mie dichiarazioni del 26 luglio; sono oggi autorizzato dal mio Governo a dichiarare che l'Italia fascista accetta anche e sin d'ora la proposta della evacuazione di un certo nu mero di volontari, da ambo le parti, ed in quantità uguale, co me essenziale inizio di attuazio ne del piano britannico e nelle condizioni fissate dal piano me desimo. « Il Governo fascista propone, pertanto, che siano immediatamente avvicinate e presentite le due parti in conflitto, onde co noscere il loro avviso al riguardo e dar modo al Comitato di esaminare con la maggiore sol leeitudine i termini, la procedi! ra e le condizioni per realizzare tale proposta. « Oltre la questione dei volontari, vi sono, tuttavia, delle questioni che il mio Governo considera non meno, anzi assai più urgenti ed importanti e la cui soluzione non può essere più ulteriormente prò- L ror/ata ne subordinata ad alcuna altra. « Un altro peccato originale al quale risale in buona parte la responsabilità dell'odierna situazione è stato infatti la mancanza, fino ad oggi, di una dichiarazione di neutralità legale in un conflitto che dura ormai da più di 15 mesi. « L'esperienza ci ha insegnato che una politica di « non intervento » non può esistere se essa non è, di diritto e di fatto, una politica di neutralità. Sino a che non esiste una dichiarata osservanza delle norme internazionali che regolano le posizioni di un terzo Stato neutrale di fronte ai due belligeranti, è assurdo parlare di politica di « non intervento ». Ad un certo punto del suo sviluppo ogni politica di « non intervento » deve fatalmente incontrarsi con la necessità di negoziare con le due parti in conflitto, di chiedere il loro consenso e la loro partecipazione a certe misure e quindi implicitamente riconoscerle come belligeranti. « Coloro che dichiarano di essere favorevoli al «non intervento » e contrari al riconosciménto del diritto di belligeranza non sono da considerarsi come neutrali nel conflitto spugnualo. « Un altro punto essenziale del progetto britannico è costituito dal controllo e anche esso, per lo I sfato insoddisfacente del suo aiutiate funzionamento, è in buona 'parte responsabile della delicata situazione di oggi. L'Italia è sempre stata in favore di un controllo '.quanto più possibile completo e ri\ garoso. Essa ha accettato le con¬ clusioni del rapporto van DulmHemming ed è pronta a contribuire a qualunque misura atta a rafforzarne l'esecuzione. « A questo proposito vorrei tuttavia chiedere al nostro Presidente se a lui risulti qualche ulteriore elemento chiarificatore sull'atteggiamento della Russia sovietica in relazione alla ricostruzione del controllo e alla intera politica di « non intervento » dopo la risposta data dal Governo sovietico con la i sua Nota del 29 settembre 1931 al rapporto van Dulm-Hemming. « E' evidente che la questione del ritiro dei volontari è strettamente connessa e non può essere risolta se- non venga attuato e fun-1 zìoni un sistema di controllo rigo-, roso, il quale impedisca che i volontari i quali lascieranno il suoloì spaglinolo possano facilmente} rientrarvi o esservi sostituiti da altri. « Su altre questioni, non meno importanti e imprvrogabili e connesse con l'attuale situazióne, mi riservo di parlare alla prossima seduta. « Ne indico per il memento una sola, e cioè l'intollerabile- abuso che nel Mediterraneo si è fatto e si continua a fare della bandiera di alcune Grandi Potenze da parte di navi che trasportano contrabbando di guerra per i rossi s<pagnuoli e persino da parte di navi appartenenti ai rossi spagnuoli. Evidentemente questo abuso non può essere gabellato sotto il pretesto del diritto di libertà di commercio, a memo che quest'ultimo non si voglia intendere come diritto alla libertà di proteggere e favorire i rifornimenti di materia^ li da guerra, a una delle pa: ti in conflitto. Il che ancora più evidentemente non può certo identificarsi con la politica di non intervento. «Sono state emesse in questi ultimi tempi critiche sulla lentezza e incoMcttistutfà del nostro Comitato. Dopo oltre un anno di vita il Comitato di « non intervento » può registrare al suo attivo almeno i seguenti benefici risultati. Un discorso inopportuno « In molti degli attacchi che ad esso sono stati mossi io non posso vedere altro che l'aspirazione di alcune oscure forze internazionali, deluse per non essere riuscite a trasformare, come avrebbero voluto, il nostro Comitato da organo di cooperazione europea in uno strumento di azione torbida e partigiana. Il Comitato deve tuttavia, se esso vuole mantenere un criterio di imparzialità c di obiettività, resistere alla tentazione, nella quale troppe volte è stato indotto nel corso degli ultimi mesi, di considerare all'improvviso coinè gravi e urgenti problemi che in un dato momento sembrano toccare gli interessi particolari di determinati Governi, lasciando da parte, insoluti e sospesi, i problemi che altri Governi considerano invece di necessaria e immediata soluzione. ■ « Dubito molto, per esempio, che le dichiarazioni fatte ieri dal Ministro degli Esteri britannico — se effettivamente riflettono l'atteggiamento ufficiale del Governo inglese — siano le più adatte ad aiutare i lavori di questo Comitato e soprattutto la causa della politica di « non intervento ». « Il Governo Fascista ha sempre dato al problema del «non intervento » una considerazione proporzionata a obbiettivi non influenzati dàlie fluttuazioni dei suoi particolari interessi e dulie circostanze momentanee. Ciò appare tanto più necessario in un momento, come il presente, in cui. appunto la mancanza di calma e di senso delle proporzioni, ha creato in Europa una situazióne di artificiosa delicatezza. Prolungate campagne di insinuazioni di allarmismi hanno evocato fantasmi dì guerra pericolosi, anche se privi di consistenza, hanno creato nei rapporti internazionali ombre, sospetti e nervosismo, rivelando lo scopo chiaro e premeditato di mettere in grave rischio la pace dell'Europa. « L'Italia fascista riafferma ancora una. volta davanti a questo Comitato la sua leale e ferma volontà di collaborazione. Essa si rifiuta, di credere che il Comitato, che ha già superato nel passato crisi e ostacoli, non possa trovare oggi un terreno di accordo emuline, evitando di disperdersi nel labirinto di sterili discussioni e polemiche ». Responsabilità comuniste Dopo le dichiarazioni fatte dal rappresentante del Governo fascista, prende la parola l'ambasciatore Ribbentrop. Egli dichiara che il Governo nazista è interamente d'accordo ccn il Governo fascista,] e, pertanto, egli si associa completamente alle dichiarazioni del rappresentante dell'Italia. Ribbentrop continua rifacendo la storia e i precedenti della questione dei volontari dal momento in cui Italia, Germania e Portogallo posero la questione del bando dei volontari stranieri in Spagna come misura indispensàbile per ogni politica per il non intervento. Le proposte di queste tre Potenze furono rigettate. La responsabilità della situazione attuale non è quindi della Germania e dell'Italia. Dopo aver ricordato le dichiarazioni del Duce e del Fiihrer a Berlino, che invitano alla pace e alla collaborazione europea, Ribbentrop critica anche egli vivamente il discorso pronunciato ieri sera dal ministro degli esteri britannico, discorso non destinato certamente ad aiutare la politica del non intervento. Il rappresentante tedesco si augura che le potenze che fanno parte del Comitato si trovino finalmente d'accordo nell'approvare il piano britannico del luglio scorso di cui l'ostruzionismo sovietico ha impedito l'adozione. Maiskj interviene a questo punto per fare uno dei suoi soliti attacchi all'Italia, Germania e Portogallo che accusa di essere i responsabili dell'attuale guerra civile spagnola. Il. rappresentante sovietico sostiene che, essendo fallito il non intervento, i rossi di Valencia debbono essere autorizzati a rifornirsi di armi. Le affermazioni de] rappresentante sovietico sono rintuzzate dall'ambasciatore del Portogallo, Monteiro, il quale mette in rilievo la grave e sempre crescente responsabilità della Russia comunista nel prolungarsi della guerra civile spagnola. Monteiro insiste sulla necessità di isolare il pericolo sovietico in Europa e si associa interamente alle dichiarazioni di Grandi e di Ribbentrop. Il rinvio a martedì Dopo queste dichiarazicni una prolungata discussione si è aperta, nella quale sono intervenuti successivamente Plymouth. Grandi, Corbin, Ribbentrop, Maiskj, Cartier e Palmenstierne. Lord Plymouth, dopo avere det¬ to che egli non poteva evidentemente associarsi ad alcuni dei giudizi espressi dal rappresentante d'Italia, riconosceva tuttavia che le dichiarazioni fatte dall'ambasciatore Grandi a nome del governo fascista rappresentano un contributo realistico e pratico alla risoluzione dei problemi del non intervento. Egli ha pregato tuttavia il comitato di non insistere nelle recriminazioni del passato e di cercare un terreno d'accordo comune. Anche il rappresentante svedese Palmenstierne ha rilevato che l'atteggiamento del governo italiano rappresenta un contributo effettivamente importante per risolvere le attuali difficoltà e fa un appello alla concordia. Nello stesso senso si esprime il rappresentante del Belgio, Il comitato decide di nominare un sottocomilato tecnico per iniziare senz'altro Io studio per un rafforzamento e l'adozione di un più rigoroso sistema di controllo. I rappresentanti delle varie Potenze si riservano quindi di comunicare ai loro rispettivi governi i suggerimenti contenuti nelle varie dichiarazioni fatte nella seduta di stamane, onde i governi medesimi possano fare le loro osservazioni e dare istruzioni perchè nella prossima seduta i vari punti esaminati quest'oggi siano oggetto di una pratica discussione e soluzione. Il comitato dei nove si riunirà nuovamente martedì nel pomeriggio. Nessun limite di tempo naturalmente è stato fissato per i lavori del comitato il quale procederà con la sollecitudine che sarà consentita dall'effettiva volontà di tutti gli Stati di trovare una soluzione ai problemi del non intervento.