Le case popolari

Le case popolari Le case popolari I nuovi criteri: costruzioni con materiali nazionali, vicine alla campagna, di proprietà collettiva, a pigioni untissime Un' opera profondamente sociale e umana sta intensificandosi in tutta Italia per volontà del Duce. E' all'ordine del giorno con la bonifica di molti centri urbani la costruzione di case popolari con caratteristiche rurali confacenti ai bisogni delle popolazioni più disagiate. Lo sfollamento delle città nelle zone a più densa popolazione, rappresenta indubbiamente con l'estensione delle strade e dei servizi un onere per le amministrazioni comunali; ma questa considerazione di carattere puramente materiale cade prevalendo il concetto che il miglioramento della sanità della razza trova proprio nelle abitazioni vi. cino alla campagna, migliori condizioni igieniche di vita. Le attività nel campo delle costruzioni delle case popolari si sono iniziate in Italia già a principio del secolo ; ma un indirizzo preciso per le abitazioni del popolo lo ha dato soltanto il Regime. Questo indirizzo, accompagnato da provvidenze economiche ha avuto recentemente uno sbocco unitario nella trasformazione degli istituti fascisti autonomi delle case popolari in enti provinciali e nella costituzione al centro del Consorzio Nazionale. La materia tanto importante delle case popolari è stata non solo unificata, ma le direttive si sono affermate unitariamente e sono state indicate quelle derivate dall'esperienza acquisita dagli istituti in attività da più lungo tempo. Alcune norme sono state aggiornate alle esigen ze specifiche delle classi popolari. E' necessario rilevare che alcuni istituti avevano deviato parzialmente la rotta e che dalle origini giustamente rivolte a gettare le basi per una edilizia destinata al popolo, in alcuni centri si era incamminati verso costruzioni di lusso, sia nella scelta delle aree troppo centrali e quindi costose, che per il tipo di fabbricati. Da ciò era derivata una quota alta di affitti non proporzionata alle possibilità delle classi meno agiate. Anche questa volta per il richiamo alle funzioni dell' edilizia popolare, il colpo di timone ci viene dal Duce che nell'indicare il programma al Consorzio ha chiaramente espresso la sua volontà affinchè siano costruite case con carattere popolarissimo prevalentemente rurale e con risparmio del ferro nell' impiego dei materiali da costruzione. Questa direttiva si è rapidamente propagata dal centro alla periferia e oramai nelle 64 Provincie finanziate per 1' anno XVI, verranno edificate prevalentemente case di tipo rurale con orti e giardini annessi. In questi giorni il Consiglio Centrale del Consorzio Nazionale ha distribuito agli istituti provinciali parte dei mutui per la costruzione delle case nell'anno XVI stabilendo pure l'apporto dello Stato a fondo perduto, degli interessi dal 2,50 per cento al 3 per cento. Sono stati così suddivisi, fra 64 Provincie, mutui in capitale per lire 150 milioni 650 mila e assegnati contributi per 50 anni per lire 4.102.150. Rimane ancora a disposizione del Consorzio un ulteriore importo da assegnarsi a quegli istituti che non hanno ancora perfezionato la loro base costitutiva o non hanno fatto in tempo a chiedere i finanziamenti e a predisporre i piani di costruzione. A proposito dell'indirizzo tecnico, gli istituti provinciali, oltre a tenere conto delle direttive per cui le case devono avere le caratteristiche nettamente popolari, devono pure uniformarsi alla politica autarchica dello Stato e devono di conseguenza adoperare il ferro in misura limitatissima. A questo scopo gioveranno le istruzioni restrittive già date per l'impiego nelle costruzioni di muratura in cemento armato che non rappresentano attualmente una inderogabile necessita costruttiva. Sulla costituzione e sulle attività del Consorzio qualche dato sommario indica la strada percorsa che non si può considerare però mèta definitiva. Un anno fa, cioè alla fine dell'anno XIV, gli istituti fascisti autonomi provinciali riconosciuti erano 25 con un patrimonio di 1 miliardo 857 milioni con complessivi 66.360 alloggi. Attualmente gli istituti riconosciuti sono 50 con un patrimonio di 2 miliardi e 22 milioni e 74.652 alloggi, e poiché in avvenire la media delle costruzioni si aggirerà annualmente intorno ai 200 milioni di lire, il patrimonio aumenterà di questo importo e all'incirca di 12.000 alloggi. Il patrimonio alla cui formazione in conto interessi concorre lo Stato non ha possibilità di riscatto; è quindi intangibile. La proprietà degli istituti è di natura collettiva e gli istituti devono conservare il patrimonio per eventuali nuove investizioni con i redditi e comunque a tu¬ tafcrdvdtsC tela della misura dei canoni di affitto che devono rispondere a funzioni di calmiere. Questo concetto di proprietà collettiva, senza possibilità di riscatto individuale, in una legge in favore del popolo, risponde molto meglio dal punto di vista morale di altre precedenti disposizioni che per determinate categorie ammettevano il riscatto pur gravandosi lo Stato di^un contributo a fondo perduto sugli interessi. Ho detto a principio che il Consorzio sta imponendo all'attività edilizia popolare un carattere unitario. Benefici generali di questa attività si manifesteranno pieni e evidenti a non lunga scadenza. Il cammino di ogni istituto provinciale era, prima dell'indi' rizzo attuale, individuale e quindi le esperienze, sia in materia finanziaria amministrativa, che tecnica, erano fatte da ogni istituto per conto proprio. Oggi possono beneficare di queste esperienze anche gli organismi nuovi che incominciano a fare i primi passi. Il Consorzio ha già in funzione un ufficio di controllo snello e risolutivo che a mezzo di funzionari dà sul posto consigli per le soluzioni e attuazioni. Cosi sono stati costituiti durante l'anno XV otto nuovi istituti provinciali e altri ne seguiranno. Gli stessi membri del Consiglio del Consorzio e i presidenti degli istituti che hanno più anni di vita serviranno alla bisogna. L'indirizzo finanziario - amministrativo è debitamente inte. grato da un indirizzo tecnico. Si estende il concetto che in materia di edilizia popolare i canoni costruttivi che derivano da fondamentali esigenze di spazio, di luce e quindi di igiene, siano debitamente rispettati. Le norme in proposito sono già in parte pubblicate e in parte si renderanno mano mano di pubblica ragione, anche perchè è da auspicarsi che in questo campo una legge unica regoli tutta la materia dell'edilizia popolare e cioè non solo quella degli enti collettivi ma anche quella privata. L'Italia è a una svolta nelle costruzioni edili in genere, questa svolta deve essere tanto più decisiva e ponderata in materia di case popolari. Le necessità inderogabili di economia di alcuni materiali, il] rispetto delle leggi igieniche e; l'opportunità di edificare case popolari ai margini dei centri j urbani sono elementi concor-1 danti per un ritorno a case non troppo alte con murature di pietrame e di cotto e con aree va-j ste in parte adibite a orti ej giardini. Quésta direttrice di marcia è quella che si seguirà in obbe-j dienza agli ordini del Duce, chej sono in materia precisi e.senza equivoci. Giuseppe Cobolii Gigli Ministro dei Lavori Pubblici

Persone citate: Duce, Giuseppe Cobolii

Luoghi citati: Italia