Da Bismark e Crispi a Hitler e Mussolini

Da Bismark e Crispi a Hitler e Mussolini Da Bismark e Crispi a Hitler e Mussolini Berlino, 24 notte. Questa stampa continua ad analizzare e passare in rassegna le più profonde ragioni morali e storiche dell'amicizia italo-tedesca culminante con la visita del Duce in Germania e pubblica notevoli scritti al riguardo. Così la ■; Frankfurter Zeitung» dopo aver gettato uno sguardo indietro nella storia della Germania e dell'Italia spesso avverse l'una all'altra scrive: < Dopo lunghi secoli quando si iniziava il riordinamento del nuovo Stato italiano prigioniero dello spirito del tempo del XIX secolo, Bismark e Crispi si strinsero la mano in un'alleanza. Questa alleanza non resse alle scosse passate perchè essa poggiava su basi d'argilla: c'era infatti allora una Italia risorgente, ma non c'era un'Italia forte e quindi indipendente nè all'interno nè all'estero. Aggiungiamo però subito che dopo Bismark neppure il Reich è stato mai più guidato con dirittura e con chiarezza di vedute. Oggi i rapporti italo tedeschi sono talmente solidi che non dobbiamo temere di riandare il passato. La decisione che l'Italia ha preso contro la Germania durante la guerra mondiale non poteva sorprendere nessuno che fosse al corrente in quale misura i nostri due Paesi si fossero allontanati sia nella politica interna che in quella estera dalla concezione di Bismark e di Crispi. Nè ci nascondiamo neppure l'incontestabilità del fatto che l'Italia di fianco agli Imperi centrali non poteva sperare di raggiungere l'ampliamento del suo territorio nazionale nella misura Icui essa agognava e che ha otte-nuto, mentre per contro le forze sareo-nero SgTMent" pcrnp"rot^ t^BSRSEZZS: ì-Idebole Italia parlamentare non era jtagliata alla concezione sulla qua-le Bismark e Crispi si erano ac- cordati quando lo statista sic1'101"1precisamente cinquantanni or so-no visitò a Friedrichsruhe il vecchio Cancelliere. Era necessario il rinnovamento dell'Italia per permettere che 1' amicizia italo-tedesca divenisse una realtà europea, così come dopo il tremendo crollo del 1918 era necessario che anche la Germania si rinnovasse e eambiasse per poter scrivere un nuovo capitolo nella storia dell'Europa a. Il giornale prosegue quindi: € Noi tedeschi siamo per espe rienza propria i più adatti per riconoscere e ammirare ciò che Mussolini-ha compiuto ponendo il \suo popolo su basi politiche e sen- timentali del tutto nuove. L'Ita|Iia ò «tato sti'ajipata alromantì <->smo dei mandolini e del chiaro li luna e dalla, decadenza dellasua politica ed è stata rialzata1 VìFa7"piena di Terza e «"là" voro■». Dopo avere riavvicinato l'opera-(a Mussolini e di Hitler la Frank-fH,ter Zeitung dice: 0ra ,a roiiaborazione italo-te-dcsra può svilupparsi liberamente perchè essa non è più disturbata d'ai pesi clic gravavano sulla co-struzione bismarkiana e finirono per schiacciarla La via non è più\**^ JS.Ì';"£™„Si>S.ffSlopo averne tratto i migliori au-spici per la sua efficacia futura, no,,a;so,uzio,io_ delle più difficili questioni europee, il giornale conclude o Pensino gli altri ciò che vogliono dei sistemi autoritari di go- verno, continuino per antipatia centro questi sistemi a giudicare con diffidenza, la nostra lotta co- ninne contro il bolscevismo: a noi tedeschi e italiani basterebbe sol- tanto che essi si persuadessero fi- ! Miniente che è la pace che noi perseguiamo: naturalmente una[Dacc che è assolutamente diversn dall'unilaterale ordinamento mondiale franco-inglese il quale per pura grazia ci vorrebbe lasciare i soltanto 'ie'liricioie nèèessarirpcr- 'che un miope possa credere alla sua giustizia ». ' h'HambiirgerFrcmdcnblatt esa-| mina a sua volta la venuta deliDuce in Germania sia dal lato dei : rapporti fra i due paesi sia nei ri-i guardi delle altre nazioni europeo e scrive: ; Quando Benito Mussolini e «™r£\8™™ £ amichevolmente la lmlU1^ 0,0 «Km«cliw* perfetta a Mussolini un accoglienza eoe ai- mostrerà quanto forte sia 1 ani- & tK. Fmno'1valore dell Impero romano ■». Il giornale, esaminando poi par ticolareggiatamcnte nelle sue sva riate manifestazioni lo scalpore c]le negrli ambienti di certa stam cstera ha suscitato la visita in r,„„„ „ „.,„,.„ Germania del Duce e avere riaf fermato che essa non è che un at to di amicizia fra due popoli ed è ben lungi dall'avere scopi di mi-naccia per terze potenze quali che ,siano, dire- Con la sua venuta Mussolini rafforza il suo detto che non si ar-J,1!;'*., a Roma fasciando da parie ferllno e.l1"n si ttr£lva a f^wort^i?S^tóU?to^S«ii ma in" (,ne in economia l'Italia e la Germania si trovano davanti agli iden-tici problemi; infatti entrambi i paesi si sono visti costretti ad assicurare i proprii rifornimenti quanto più e possibile a mezzo di Spieghi nazionali. Oltre a ciò, le 2l«SSte&a^&*bSl^S fa'San a8'è" U fempo stesso il miglior cliente e amicizia politica che oggi non è piu soitanto tra i due governi ma E^'^S^ potergli dimostrare che noi salutiamo in lui il Duce del Fascismo, il geniale uomo di stato e ardente patriota, salutiamo in lui l'amico della Germania e della cultura tedesca, salutiamo il compagno di battaglia del Fuhrer contro il pe ricolo bolscevico e salutiamo nel Duce la giovane fortissima Italia del Fascismo ».