Stamani a Monaco di Baviera Mussolini incontrerà Hitler

Stamani a Monaco di Baviera Mussolini incontrerà Hitler Stamani a Monaco di Baviera Mussolini incontrerà Hitler Centodieci milioni di italiani e. di tedeschi seguono con un cuore solo lo storico avvenimento Monaco, 24 notte. Monaco vive la sua grande vigilia, che è vigilia europea. Un grande giornale ha ricordato le parole con cui il Duce espresse una Volta a un suo biografo il sentimento con cui egli considera il suo eccezionale destino di uomo che appartiene alle folle. «Il pensiero e la certezza — diceva egli press'a poco: o domandiamo venia al pubblico italiano se dobbiamo necessariamente storpiare la sua alta porrla, che siamo costretti qui per qui a ricavare da un testo tedesco — di non appartenere più a se stesso, ma di essere in qualche modo proprietà di tilt iflegdzrvplsndrglgti, 'un elemento necessario della* »emselElemento necessario della vMa\rdegli altri. Poche volte è stara] pronunziata una così profenda pa-pvita degli altri, mi dà talora una sorta di ebbrezza celeste vi. Portata umana rala, e rarissime volte nella storia una parola così densa di significati umani è stata potuta, come oggi, levare in alto come insegna sulla pompa di un avvenimento politico internazionale, di uno dei consueti incontri di uomini di Stato. E' precisamente questa parola che potrebbe oggi iscriversi a lettere rosse di sangue sugli innumerevoli verdeggianti archi di trionfo di quercia e di pino che segneranno nei prossimi giorni il passaggio sulla terra tedesca dei due grandi Capi al cui incontro tutto il mondo oggi guarda. E' essa che conferisce a questo eccezionale avvenimento un significato, ed una portata umana, che supera perfino quello politico. Due elementi della vita degli altri, due forze gelose, diventate essenziali per l'umanità intera — non già soltanto di questo o di quel popolo — e che l'umanità sente espresse da se come il proprio prodotto più elevato c migliore, e dalle quali essa non vuole più separarsi, e tiene a sè avvinte, e a cui si stringe, perchè] esse sono lo specchio continuo e ammonitore della propria vita morale e collettiva, e fonte inesauribile di energie per andare avanti nella via crucis senza cadere. E' quest'empito immenso dell'amore,', della speranza e della suprema rir-\ tu, umana, di milioni e milioni di uomini, che accende le due gloriose fronti che domani si guurdc-, ranno da vicino e dà. loro l'anreo-\ la di un lucore e di una febbre, che sono certamente superbamente umane — e tali infatti appaio-'; ho — perchè sono una moltiplica-] zione all'infinito di tùlio ciò che\ è umano. Quanti sono gli uomini che' stanno oggi dietro a. Hitler c a Mussolini che si incontrano ? Essi non sono soltanto i quarantacinque o i scssanlticinque milioni che formano le rispettive popolazioni dei due Paesi, c nemmeno sono la pura somma aift-ì metica di tulli e due. dappoiché la storia insegna che quando due' popoli si sommano, la loro addi-t zione si moltiplica e si volatilizza] nella sfera ultra aritmetica: in quella zona cioè dilatata e incalcolabilmente esplosiva dello spirito umano che forma la disperazione di statistici e di politici di ogni tempo e di ogni lungo, perchè de-] Inde immancabilmente tutti i loro] calcoli di previsioni. Non sono semplicemente i centodieci mtlto'iti di italiani e di tedeschi, che si^ dg ncontrano domani in uno stesso fluido e di pensieri e di idee, con 'incontro di Mussolini e di Hitler; e ai quali sono poi anche da aggiungere gli altri milioni e milioni di connazionali delle due popolazioni, che vivono espanse al di fuori, dei confini delle due Patrie, levando insieme la bandiera di una più, grande Patria comune che è l'Europa e il mondo intero. Ma vi sono poi altri milioni e milioni, un numero incalcolabile, di non tedeschi e di non italiani, i quali però oggi sentono indubbiamente germogliare e urgere in fondo ai loro cuori, un considerevole margine — per cosi dire — di italio »° e di tedesco, per il fatto che essi potentemente c intrattenibil mente, anche se segretamente, a spirano a lutti quei beni preziosi e imprescrittibili che le due Rivoluzioni italiana e tedesca hanno restaurato nei loro paesi, e a tut ti quegli altri beni che esse, senza per questo poter essere accusate di volere esportare merce ideologica, vogliono tuttavia a buon di ritto proiettare, e realizzare nelle relazioni fra i popoli: gli ideali cioè dell'ordine e della giustizia internazionale. Il cuore del Reich fi mondo ha bisogno di pace. Questa è cosa che lutti sanno. Ma questa parola non ha nella storia altro senso che' come aspirazione ad un regolamento e ad una norma gerarchica, e ad un sicuro sentimento di comprensione e di giustizia reciproca, senza di clic l'umanità precipita nella tenebra. Sono queste cose che le due Rivoluzioni hanno saputo attuare a casa loro. Ed, è questo «aver saputo » che forma il segreto della loro presa sulle 'masse e sulla gioventù di tutto il mondo nuovo. Non s'impennino affatto le piccole cricche dei politicanti di tante capitali, che in questo momento — magari qui a Monaco attorno a. noi che scriviamo — sono intente a escogitare forse le menzogne più ingenue quanto astruse, per gettare la diffidenza sull'incontro dei due « congiurati ». Questa ve- rìtà la possono dire senza in venta- re, e a viso aperto come la diciamo noi: rivoluzionario in questo senso, nel senso cioè della necessaria giustizia interna zioimlé da restaurare nel mondo, l'asse RomaBerlino lo è senza dubbio. Lo scriveva ieri con formula esatta un grande giornale, la Koelnische Zeitung, dicendo che l'asse è «la espressione di una rivoluzionaria solidarietà in tutte le questioni, di politica estera». Ed è questa una indubbia verità che oggi centodieci milioni di italiani e di tedeschi sottoscrivono insieme. L'ansioso entusiasmo di cui la città «capitale del movimento» impronta la sua attesa in questa vigilia, e che alla notizia della partenza del Duce da Roma riferita dai giornali ha raggiunto il diapason massimo dì vibrazione, sembra veramente,1 a chi come noi ha la fortuna di viverlo a contatto con questa popolazione, profondamente intriso di tali sentimenti, a cui abbiamo tentato di dare espressione, sulla scorta delle sue manifestazioni indubitabili. Fra le quali non sono soltanto le voci di stampa, ma è anche quell'eloquente vivido architettonico c pittoresco, che parla attraverso gli spettacolosi preparativi e gli addobbi con cui la città si appresta a. dimostrare al Duce a qual grado di deferentc cura si debba misurare la sua accoglienza. Se volessimo [are un paragone fra ì preparativi che lasciammo a Berlino e quelli che troviamo qui a Monaco, diremmo che la maestosa solennità di quelli della capitale cede, qui ad una maggiore armonia d'insieme e a più delicata intimità di toni e di tinte, che meglio si attagliano allo spirito della città, e parlano al cuore più che alla mente. Non si possono fare divisioni nette, ma all'ingrosso direm ino che la mente è a Berlino, il cuore è a Monaco: ed è il cuore di lutto il popolo tedesco, in quello del suo Fiihrer, che Mussolini incontrerà domani per primo a Monaco. II Palazzo del Principe Carlo Speciale menzione merita al ri guardo — perchè sembra interamente riflettere questa, stupenda armonia di magnificenza serenità e confidenza, che è come lo stile della forza — la sede che il grande gusto artistico del Filhrer ha destinato al Duce come suo soggiorno durante le ore che egli resterà domani nella «capitale del movimento »: il cosidetto palazzo, cioè, del Principe Carlo. Si tratta di una palazzina o piccolo castello, come se ne costruivano in Germania e in Francia sulla fine del Settecento, di squisito delicato e discreto stile classicista. Il palazzo fu costruito nel 1803, per sua sede, dal ministro del Re Max I, l'Abate Salabert, sull'area del giardino del convento dei Frati Teatini, di cui abbraccia precisamente il tratto che contiene gli lavami più notevoli tuttavia esiistenti, sul bastione cittadino, e sul bastione dell'antica Porta Schivabinger. Una parte dell'antico giardino dei Frati lì accanto fu trasformato dal Salabert in un giardino inglese. L'abate Salabert, che era un raffinato, commise la coistruzione all'architetto Carlo Fì\scher, dalla cui matita, ai suggerimenti fastosi del ministro venne fuori un fine intimo Snns Solici di una magnificenza piuttosto rigale —. din mino — che ministeriale. Il che i discendenti di Salabert [dovi "ero in qualche modo «con- DUCE RISPONDE AL SALUTO DELLA FOLLA