Significato fascista dell'«estremo in roccia» di Vittorio Varale

Significato fascista dell'«estremo in roccia» Significato fascistadell'«estremo in roccia» Ogni (/ionio si avvertono delle correnti spirituali e politiche nella vita dei popoli (quanto dire nella, vita degli uomini) che anche all'osservatore meno acuto rivelano profondi e sostanziali mutamenti avvenuti, o in via di realizzarsi, in questo o quel campo del pensiero, — e conscguentemente dell'azione. Proprio ieri ho avuto fra le mani un libricino,, potrei anche dire un volume trattandosi di dwcentocinquanta- pagine in 16", per l'immediata lettura del quale avrei trascurato ogni dovere tanto la materia e l'autore CDas Letzte im Fels - « L'estremo in roccia* di Domenico Rudatis Gesellschaft Alpiuer Biicherfrevnde e. V. - Miinchen) m'attirano; senonchè, dopo averne trascorso cc,n occhiate rapidissime te facciate e le illustrazioni, per vecchia abitudine il mio sguardo e la mia attenzione si posarono sull'elenco bibliografico — come dire sulle fonti alle quali solitamente gli scrittori attingono per documentazione e riferimento^ e per fiancheggiare le espresse opinioni e giudizi con le prove d'uno studio compiuto non sul vuoto bensì sul vasto campo delle altrui esperienze, non importa se contrarie talvolta. In mclti casi, più la bibliografia è ricca e meglio risulta la serietà dell'opera e la forza delle idee in questa espresse. Così avviene che della profonda, addirittura radicale trasformazione che durante gli ultimi quindici anni s'è verificata nel pensiero e nell'azione alpinistici, quasi non se ne sono accorti o l'hanno sdegnosamente ignorata e caparbiamente negata, quei Paesi che anche in altri rampi ideologici e pratici mostrano ogni giorno di preferire, lo stare ài muoversi — ancorati come sono a posizioni mentali sorpassate ormai dalla realtà in, marcia. Infatti, neanche un'opera e un autore inglesi sono citati nella bibliografia del Rudatis, c mica per cattiva volontà, siatene certi; e appena, d'un Francese è fatto cenno in confronto della valanga di pubblicazioni tedesche o d'una congrua rappresentanza italiana, in. gran parte dovuta allo stesso Rudatis. Oome dire che Inghilterra e Francia, un tempo alla testa, dell^alpinisma, ora han dovuto cedere il passo ad altri Paesi, e non solo sul terreno pratico delle conquiste delle vette, ma anche in quello del pensiero e della discussione, che dal primo non vanno mai disgiunti. Come e perchè l'Italia si sia svincolata dalla mentalità francoinglese in quanto è concezione e realizzazione dell'ideale alpino è fatto notorio ai nostri lettori, i quali furono, pei primi (or è quasi un decennio! informati del /orinarsi d'una tendenza o idea-forza fra i giovani frequentatori delle Dolomiti che immediatamente suscitò l'opposizione (poscia dimostratasi vana) dei tradizionalisti. Via via demmo notizia del progredire e del rafforzarsi di questa tendenza anche in altri ambienti alpinistici, anzi nel cuore stesso della roccaforte antimodernista, ed a vittoria ottenuta non è di buon gusto infierire sui vinti, sicché il dìsaorso può esser dato per letto. Ma l'attualità, dico la pubblicazione del Rudatis e altri avvenimenti pur etll'infuori della sfera sportiva, cade a proposito per ricordare che l'identità del pensiero alpinistico nella gioventù germanica e in quella italiana non è un fatto casuale, come un fenomeno che può verificarsi indifferentemente dei una parte o dall'altra ai una frontiera purchessia. Se cronologicamente sono stati i Tedeschi i primi ad imprimere alla loro azione in ferito d'alpinismo la spinta che sappiamo e che ammiriamo, gl'Italiani heinno preso et marcieire sulla stessa strada e con sveltissimo passo non già per pe dissequa smania d'imitazione (come ci sentivamo rimproverare nelle fasi cruciali della polemica) quanto perchè, a un momento dato, apparve luminosamente chiara ed evidente la perfetta corrispondenza fra spirito fascista e tendenza a compiere in roccia (poscia in ghiaccio) imprese estremamente diffìcili, davvero al limite delle umane possibilità, immensamente più ardue dì quanto s'era fatto fino allora in alpinismo superando le «colonne d'Ercole» poste ai vec chi limiti dall'imperante coneczio ne tradizionalmente democratica, per sua stessa natura antieroica Fa piacere, dunque, in questo volume — primo e originalissimo nel suo genere, e che ha avuto che favorevole giudizio del Duce — fa piacere rileggere e sentir riaffermeito e documentato che lo stato attuale delle valutazioni alpinistiche e l'ascesa mirabile e improvvisa dell'alpinismo italiano proprio' dal rinnovamento spirituale creato dal Fascismo hayino preso le mosse, tanto le idealità di chiarezza, di azione e di vita eroica della dottrina mussolinianet si riflettono ncll'arrampicamento spinto all'estremo. Non più speirse negli articoli scritti dal Rudatis e dai suoi battaglieri amici nel corso della polemica, queste idee devono pur possedere una loro singolare forza se ci ha pensato un editore tedesco a raccoglierle ed a stamparle pel diletto e la meditazione non solo dei pochi alpinisti italiani che mostrano di essersene eiccorti quanto di quelli austro-germanici — le cui pretese in materia, è noto, sono molte per giusta competenza e maturità. Il vero è, come nota il critico J. Braunstein in una ampia recensione del libro sulla rivista Berg und Ski, che « il pensiero alpinistico tedesco è in vari punti affine a quello italiano. Questa affinità si manifesta anzitutto nella cosidetta concezione eroica dell'alpinismo... ». E più oltre: « Nella ideologia nazionale si incontrano quindi l'arrampicatore sportivo italiano del sesto grado e il giovane tedesco assalitore di vette ». Il discorso potrebbe venir lungo per mettere in evidenza come unicamente dal rinnovato clima spirituale italiano provenga la moderna concezione in alpinismo (individualistica e aristocratica, lontanissima dalla mediocrità delle masse e delle regole) che ci ha portato indiscutibilmente all'avanguardia con una serie formidabile di « sesti gradi » ai quali recentemente s'è aggiunta l'impresa, addirittura sbalorditiva, d'un arrampicatore (il Còmici) che uno di questi « estremi in roccia » riesce a ripetere da solo, senza l'ausilio almeno morale di sapersi seguito da un compagno di cordata; natura classica e quindi polilicet, l'Italiano diventa eroe in l'n clima e in un ritmo epico, in armonìa con una certa atmosfera. La controprovafaAlaumsdsnslollomddtddtelgfmolsrpnrbcc„di quanto affermiamo, consiste in fatti alla, portata di chiunque: gli Americani, che pur si gloriano della loro sfrenata passione sportiva, una scaletta estrema, non l'hanno mai osatet ne sognata; gl'Inglesi sono rimasti sul terreno della tradizione, facendosi, cioè, onore nel superare notevoli difficoltà organizzative ed esplorative, ma eclissandosi al momento in cui etl ruolo dell'impresario deve subentrare l'affermazione immediata del valore individuale — cioè nel compimento delle estreme scalate moderne, esclusivo dominio, queste, degli arrampicatori dei Paesi autoritari. Vittorio Varale

Persone citate: Berg, Domenico Rudatis, Duce, Fels, Rudatis

Luoghi citati: Francia, Inghilterra, Italia