D'Annunzio Presidente dell'Accademia d'Italia L'offerta del Duce e la risposta del Poeta

D'Annunzio Presidente dell'Accademia d'Italia L'offerta del Duce e la risposta del Poeta D'Annunzio Presidente dell'Accademia d'Italia L'offerta del Duce e la risposta del Poeta Badoglio a capo del Consiglio delle Ricerche Roma, 22 notte. Il Duce ha ufficiato Gabriele d'Annunzio alla Presidenza dell'Accademia d'Italia. Il Poeta ha risposto con il seguente messaggio: « Grande Compagno, « Capcdei combattenti d'Italia, « mio Capo, « Pur conoscendo la mia avverse sione agli offici e avendola ap- * provata e secondata in tempi -* più sereni, Tu oggi mi designi « alla Presidenza dell' Academia * d'Italia come per risollevare 60 « anni di coltura latina e di pura « devozione alla Patria latina. « Da novissima Academia acco« glie e raccoglie il fiore dell'in« gegno e degli studii onde s'orna « la nostra Alma parens. Di que« gli ingegni appresi a comporre « la mia dottrina umana. Per que« gli studii conobbi fin nelle ori<: gini prime e divinai nelle estre« me forme del futuro la nobiltà « e l'opulenza de! linguaggio che -< io parlo- e scrivo. « Perciò designato, io non entro e se non in una fucina insigne, « ove l'opera più fulgente sorge « dal più duro lavoro. Labor orniti« bit-s unus. « O compagno, in Te serro sul « mio petto- fede-e il più italiano « dei cuori, il più invitto dei de< stini. Patinavi refers. « Il Vittoriale, 21 settembre 1937. « GABRIELE D'ANNUNZIO ». Il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio, Duca di Addis Abeba, è stato nominato Presidente del Consiglio Superiore delle Ricerche, altra carica lasciata vacante in seguito alla morte di Guglielmo Marconi. 1clausura per entrare, comparino e II solitario del Vittoriale rinuncia dunque alla sua volontaria guida dei più eletti ingegni d'Italia, nella «fucina insigne, ove l'opera più fulgente sorge dal più duro lavoro» ? Sul seggio lasciato dolorosamente vuoto dal più grande scienziato latino sta per succedere il più glorioso poeta d'Europa? La lettera e lo spirito del nobile messaggio di Gabriele d'Annunzio tolgono ogni dubbio intorno al suo « obbedisco ». Il suo Grande Compagno, il Capo dei combattenti d'Italia, gli ha offerto la Presidenza dell'Accademia: un'offerta fatta con cuore fraterno, ma un'offerta che è anche un comando. In un'ora in cui il nostro Paese impone al mondo tutto il suo prestigio perchè le sorti della civiltà siano salve, è il Condottiero del nostro Popolo che chiama al suo posto di battaglia colui che « sessant'anni di coltura latina e di pura fuQuts\dcvozionc alla Patria latina » han i ho additato alla venerazione di \tutti gli Italiani ed alla ammira|;to)ir di chiunque, da Roma a Ta\kio, da Berlino a Neio York, sap | pi» ciò che valgono nella vita di 1 un uomo.e nella grandezza di una Uin-toite potenza d'ingegno c intre ! pidezza ncll'agirc. : Tutti ricordano il rifiuto di id'Annunzio ad entrare nell'Acca ](temiti d'Italia il giorno della sua fondazìone. Parve, e non fu, allora quel gesto un segno d'orgoglio forse eccessivo. Ma erano, come il Poeta stesso ora ci rammenta, « tempi più sereni », se pur tempi duri. Oggi il clima politico c ino- rate si è fatto anche più aspro;forze ed ideologie rhc sono e sa- ranno sempre in inconciliabile con- ; trusto con l'ordine, la saggezza, la j.'/C''a''c'"n ài Roma sì scatenano ai' \margini di questa grande isola cui é ormai ridotta la vera civiltà me- diterranca che nel bimillenàrio au-! guslco dovrebbe rifulgere ptft chemai luminosa, e che se ancora nonè offuscata, unicamente lo si devealla volontà incrollabile di Chi dai fatali Colli di Roma addita alla umanità le vie della salvezza. Quella di d'Annunzio non è dunque una palinodia. Egli ha inteso tutto il valore ed il significato della richiesta del Duce; e la sua adesione è un'altra prova che le antiche virtù del combattente sono ancor fresche e intatte nel suo animo come cent'anni or sono. « Fiore dell'ingegno e degli studii onde s'orna la nostra Alma Parens >, egli ha definito quell'Accademia della quale pure un giorno non aveva voluto far parte. E' un omaggio che onora coloro che la compongono. Ma a sua volta è un onore altissimo per l'Accademia d'Italia accogliere quale sua guida non soltanto il poeta che per trent'anni fu il dittatore artistico d'Italia, ma anche e soprattutto il combattente di terra, di mare, del cielo, colui che salvò Fiume dal dominio straniero e che solo contro l'Europa intera, e contro i nostri stessi pai-idi governanti d'allora, osò l'inosabile. Dalle solitudini del Garda Gabriele d'Annunzio torna dunque a Roma. Ed è un ritorno che trascende forse lo stesso ufficio altissimo cui il Duce lo designa. Da Roma egli mosse incontro alla gloria. A Roma la volontà del suo Capo lo richiama, perchè sia ben chiaro che l'Italia sa onorare i suoi ingegni, c che oggi in Italia nessuno lascia il suo posto di battaglia, rinunzia alla sua possibilità di azione. *** La nomina del Maresciallo Badoglio. Duca di Addis Abeba. a presidente del Consiglio delle Ricerche, nella carica cui dette lustro e concreto impulso Guglielmo Marconi non solo assicura all'importante organismo l'apporto di una formidabile energia costruttiva metodica e scientifica nel senso più alto dell'espressione, ma è garanzia che l'attività dell'Ente sarà sempre più decisamente rivolta al raggiungimento dell'autarchia in ogni campo dilla produzione nazionale. Il Maresciallo Badoglio, che come Capo di Stato Maggiore Generale conosce a fondo le esigenze del Paese ai fini di quella potenza militare che è garanzia delle crescenti fortune del popolo, saprà assolvere il suo compito con energia e competenza, acquistando una nuova non trascurabile benemerenza verso la Nazione. GABRIELE D'ANNUNZIO