La Cina ai confini dell'al di là

La Cina ai confini dell'al di là La Cina ai confini dell'al di là L'ultima religione » Tuntuti e mausolei imperiali: sugli um e sugli altri l'incantesimo di una disperata solitudine (DAL NOSTRO INVIATO SPECIAIE) SHAN-HAI-KWAN. Il treno dalla locomotiva aeroinamica, la « freccia internazioale» che unisce Pechino a Muken, la capitale della provincia ell'Hopei a una delle principali ittà del Manciukub, fermo alla tazione di Shan-Hai-Kwan. Qui finisce la Manciuria, qui cominia la Cina; l'ultimo settore della Grande Muraglia è tagliato netto al varco della ferrovia, prima di mmergerai in mare. Alla consuea imponenza della Grande Muraglia, la locomotiva, che passa da nni innanzi e indietro, congiunendo la Cina alla Manciuria, la Manciuria alla Siberia e all'Euopa, ha aggiunto una patina nea e grassa. La Grande Muraglia ella breccia di Shan-Hai-Kwan a il colore del carbone. E l'aparato di una stazione moderna, on serbatoi d'acqua in cemento rmato, binari di scambio, cataste ì rotaie, pile di casse sotto coertoni d'incerato, piramidi di boti di Asahi Bier, e grovigli di filo pinato completa la profanazione. Le sentinelle, disposte ai lati dela scarpata fanno il presentatrm al passaggio del treno: solati, con la baionetta inastata la Viano sul calcio della rivolella vigilano il carico e lo sca-ico della posta. Sacchi, centinaiadi sacchi, che si convoglieranno,dopo due giorni di ferrovia, suibinarli della transiberiana. llna hara Ulld Udì a Tutto è già moderno, e occiden-ale, e «vivo», a. questo incrocioerroviario vigilato da. invisibilibocche di mitragliatrici e da indolenti spie che camminano su < giù per le banchine tra lo scam panellio elettrico dei segnali dipartenza e di arrivo^ Qualchearo passeggero di pnma clas-e si arrischia a discendere ed avvicinarsi alle bancherelle do-e si vendono uova, pasticcini, ac-ue gassose. Altri venditori «in-esiderabili », agitano polli arro-titi, gabbie di piccioni vivi e Dot-i glie, da dietro gli steccati nerdella strada ferrata. Un lutto pe-ante di polvere di carbone sada-già su tutte le cose; l'azzurro dele lunghe vesti cinesi non rompe quell'alone di miniera che sembra egnare la fine all'Impero delle porcellane e delle lacche! Non siamo più in Cina, non ancora in Giappone dove ci porterà il pirocafo donmni. Siamo sull'orlo dela estrema Cina, della gelata e ragica Manciuria, ribattezzata dal 1932: Manciukuò. Come nelle ranquille acque marine, dove fociano i fiumi, e le onde incominciano appena a ridiventare azurre e salate. Dimenticherei, domani, questa tazione affacciata alla bocca dela Grande Muraglia, a duecentoessanta miglia da Pechino, a dueentosessantun miglia da Mukden,a confonderei con tutte le altretazioni del mondo, se, a un certomomento, non vedessi che hannocaricato di faccia a me, sulla anchina, una bara. Una grande, massiccia, rispetabile bara in legno di canfora, ifesa da una cintura di canapi ialli che ne arrotondano gli spigoli, agganciata alla testa da un nello di corda e di stracci dai uali sventolano come bandierete i cartigli rossi con l'indicazioe del luogo di provenienza e di estinazione: e il nome; il nome ualunque d'uno di quei milioni di inesi emigrati che si pagano, in ita, la bara o l'accettano come l dono più gradito per ritornare, morti, in Cina. Questa ha fatto qualche giorno i treno in America, imbarcata a eattle ha impiegato un mese e mezzo di navigazione per attraersare il Pacifico. Sosta qualche ra sotto la pioggia di carbone nelala estrema della Grande muraglia': riparte domani per un vilaggio di terra sull'orlo della riaia: un villaggio X; ma cinese. ■ L'ultima religione — Curiosa mania anche queta... — E' l'ultima religione dei cinesi che, ormai, le hanno perdute utte. La religione dell'al-di-tàIl mio compagno di viaggio miguardava attraverso gli occhialo-i di finta tartaruga e, per tro-vare le precise parole inglesi e in/sniiri air/omenti, allargava con n moto nervoso del dito il colleto di celluloide. Era un cinese euopeizzato in un collegio... ameri roio, un ibrido, figlio di due pa-dri, Confucio e Ford! Appaitene-va a quella «élite* cinese chedia il Giappone, ma vuol imìtar-e l'esempio assoggettando le for- so dell'occidente agli spiriti dell'Oriente. Fanno parte di essa molti avventurieri gialli, specula tori, accumulatori di dollari nei caveaux delle concessioni internazionall, viziosi decadenti e scetti- C1 0 f^°sofanti come eunuchi delBasso Impero; ina ci sono anche giovani (la generazione delle Uni-tersità e degli Istituti tecnici è lupf{i convinta ed ammirevole) c7ie cinesi. A\cn del Fascismo e ielle sue teorie rt almeno idealmente> a Mosca, Vo liono sradicare « contadino ci ' aa iutte ,e tradigioni da tntte e reiif/ioni e modeUarlo sul clichè dej tavarisc _f wor«> L'al-di-là? Non liusciremo a fnrne deaU erai e dei hn,oratori organizzati finché si sentìrannoC0A oppressi dal «senso costruttrici; ma, molti, fanno cri-della morte », perseguitati dagli spiriti. Ancora oggi nelle città, avrete notato che alcuni bei tipi attraversano la strada, davanti la vostra automobile, sfiorano il radiatore dei camion all'ultimo momento! E qualcuno ci lascia la pelle... — Ma, questo rischio, a che scopo'! — Per far perdere il cammino agli spiriti dai quali si sentono inseguiti. Doppiezza e simbologia — Lo spirito del morto ha, nel'al-di-lù, un'altra vita malto si- mite a quella terrena: e può an-cora soffrire le privazioni, le in-emperie, i digiuni che afflissero la éua vita qui. Io ho visto davanti alle toni-be uno scaldino acceso durante le giornate invernali e un parasole li estate. — Puerilità che ci rendono ri-dicali agli occhi degli europei.Puerilità che costano. Per avereuna bara solida e ornatissima, eper rimpatriare morti, molti deinostri emigranti impegnano i loroaveri o vendono le loro proprietàn vita. Ognuno arricchisce il lugubredialogo con argomenti e notiziead hoc. — Il più poetico rito è quello che si svolge sulle acque del grancanale di Pechino. Centinaia eentinaia di candelette galleggiati- i vengono accese e abbandonate alla corrente perchè illuminino la via agli spirili degli annegati: che,n Cina, ncn si contano... — Ma l'offerta più curiosa è quella delle monete! Per aiutaregli spiriti nel disbrigo delle lorofaccende nell'al-di-là si brucia «alla loro intenzione » della car-a moneta... falsa, s'intende. — E questa è forse una delle poche usanze che illuminano l'in-guaribile doppiezza dell'anima ci-nese. — Voi occidentali confondete la doppiezza con la simbologia. Quan-do l'Asia sarà riunita sotto unsimbolo solo... — completò il ci- nese dagli occhiali dì tartaruga, — Quale f — interruppe il ne-goziante di Dairen. — La falce e martello. Dai morti si era passati ai vivi e il tema era troppo scottante peresser discusso in un treno che an- dava ad allacciarsi colla tra n si-baiana.Esifinìalvagonc-ristorunte. La notte è discesa; il vagone passeggeri è trasformato in Wl vagone-letto; un corsello va, da un capo all'altro, tra due file di cuccette sovrapposte. Dietro le cortine azzurre, calate sopra ognuna di esse, si agitano, come in uno spogliatoio di teatro, i gesti degli assonnali che si corica no. I « nottambuli :■> cercano il son-no leggendo l'ultimo numero del Manchiiria Daily News. Ma, su ne di Shan-Hai-Kwan dei suo cinese rimpa riconduce all'idea della me a un'idea fondamentale della più grande civiltà asiatica in extremis. Il sonno di 13 imperatori L'ultima mia gita da Pechino col caricoMante, mi morte: co-è stuta alla valle che raccoglie le tombe dei tredici imperatori. Tre-dici tombe, tredici mausolei. La preoccupazione della sepoltura è la stessa per i poveri e per i ricchi; per i grandi e per i piccoli Nella sterminata Cina ci son terra e Dermi per i cadaveri dei mi¬ Jioni di contadini che scompaionooryni anno, per le dinastie impe- riali che scompaiono ogni milieu-nio: ma il contadino si acconten-ta di un piccolo spazio all'ombradi un albero o sulla destra deVfiume quale gli vien indicato prò- peratori Ming hanno sistemato,per il loro ultimo sonno, una lar-ghissima valle: hanno modellaloarchitettonicamente un'immensitàdi terra per un'eternità di tempo.precede il luogo famoso è terri-pizio dal c/comante. I tredici im-L'aspetto della campagna che bile, ma non spaventoso: il ferri- bile della solitudine e del silènzio come dovevano essere, verso l'ini-no mille, i dintorni di Roma. Si scende alla stazione di Nankcu: col permesso dei soldati di senti- iiella e con la presentazione della carta da visita al capo-posto si è autorizzati a salire su un asiaci- lo o in un palanchino o, nei casi migliori e più fortunati, a noleg- giare una vecchia Ford che impie- ga decentemente più di un'ora a percorrere 12 chilometri! Si procc- de a scossoni, per avallamenti di terra rapinata dalla pioggia, s varcano letti di fiumane pulveru lente e quando, fatti i primi chi lometri, affiorano le grandi lustre marmoree di una Via Sacra in gran parte sradicata o distrutta, gli scossoni si tramutano in soli- balzi che vi obbligano a scendere dalla vettura e a percorrere un centinaio di passi a piedi. Incro-ciate il carro di qualche contadinoche s'è venuto a rifornire di pie- tre come a una cava, passano allargo della Ford, come al largo di uno spauracchio, branchi di cn-vallucci mongoli. Se attraversici- mo un villaggio di poche case ter- rose è un fuggi-fuggi di fanciulli seminudi, un appiattarsi di donnedietro gli schermi delle porte chetengono lontano i cattivi spiritia Su qualche muro, tra affissi di mobilitazione o di requisizione, sipavoneggiano colorate immagini di Yu-Lei e di- Shen-Tu, le bar- bitte, baffute, divinità che custo- discono la soglia delle case ccn- tio gli spiriti del male. Qualche giovane donna dai piedi artificio- samente schiacciati, cammina sulle punte delle pantofole rossecome una ballerina di rango! Tradizioni e costumi, trenta chi- lometri fuori di Pechino, in questi isolotti senza vie di comunicazione, lontani dalle ferrovie e dai fiumi, non mutarono dai tempi di Marco Polo, e, ai tempi di Marco Polo, erano già millenarii. Forse il paesaggio e mutato. La più rabbiosa necessità di combustibile e di legname da costruzione ha di boscato migliaia di chilometri quadrati in tutte le Provincie del di gibbose montagne che circon-\drillo 7o valle per due terzi facen-hI,™''",.'.0!fame. E soltanto ioiaseminagioiic'di soia, per infiniti solchi paralleli,'condncc lo sguardo all'anfiteatro sit citi riiHa e beccheggia la scoti q'uassata Ford. Il cielo, abbassato su quelle crete, fumanti come vili è còme°' folate dì tormenta UaMM0 Zo stesso coìorc dcUe nu. voje iLa mOStrilOSa Compagnia \Un implacabile sgretolìo mina\a fatica della natura a comporsi n forme, finche, inaspettata, una geometria marmorea, una soiilia'Jdi sei pilastri che distaccano cìn-ique porte rettangolari, segnano\'ingresso della via sacra. \ Essa corre matematica come i un rettifilo, per una lunghezza ! di chilometri e costituisce, an-\verulenta, paesaggio. Con quelle proporzioni e la precisata traccia retto ineare, in una lontananza chilo metrica, riesce ad ida le apparenze del mondo che franata, soverchiata e puh\la spina dorsale del!riesce ad armonizzare montagne e pianura: quasi coiiso-\ 1 che' sembra dissolversi in un polvcrone. Così il color rosso di una solidissima porta turrita che incolltriamo, qualche chilometro più ontano, passali uno o due ponti marmorei sfondati e divelti dai geli, accentua la colorazione del'infinito pallore. Senza ejuci punti fermi, e i richiami monumentali di quattro altissime colonne istofiate, il senso del tempo e la mistira dello spazio si smarrirebbe- ro. Ma fatalmente perdala è la traccia, l'emozione dell'umanità: attorno alle colonne trionfali, sul e loro basi, si divincolano draghi]unghi come piloni c zannuti come coccodrilli: la dolcezza delle nuvole o delle onde è fissata ed espressan una forma di geometriche curve scolpile su rigide bandiere di nini ino. Ne l'architettura, nè la scoltura, malgrado ì tocchi vio- diti della policromia azzurra rossu o gialla vi commuovono. Non vi ispirano immagini, vi suggerìscono cifre: la mal ematica ha preso il posto della fantasia: come a Nuova York o a Detroit. Il ge.nio del disegnatore di questa planimetria colossale è astratto, come quella del calcolatore di cemento armato. Le prospettive si richiamano l'una all'altra, fino all'arco estremo della valle dove i boschi, cre- scinti intorno alle tombe, segna no, chilometricamente equidistanti uno dall'altro, i tredici mausolei della Dinastia Ming... (Sono sempre nella cuccetta de! vagone letto o ancora nella Ford che procede verso la tomba del fondatore di Pechino monumenta e ? O sono un numero dcll'cqua- zione che va dalla nascita alla morte ! Qualcuno russa; il treno romba passando sopra un ponte; accendo la lampadina azzurra per vedere le ore). Ma, appena è tornata la notte, quello stesso procedere rettolineare delle rotaie fa risorgere davanti ai miei occhi la più mostruosa delle compagnie. Quella delle statue che fiancheggiano l'ultima parte della « Via Sacra ». Dove l'architettura cessa e inco- mincia. la scottimi, l'arte cinese. ha allineato in un parallelismo jra-! peccabile le creature d'una gi.jan-[tescu popolazione e di una c'olos- sale fauna. Le solennità statiche\eie proporzioni monumentali di|quei mandarini e guerrieri, c„,„-1metti ed elefanti, cavalli ed uni- corni, annitrenti puledri e digrignanti leoni di pietra grigia, ha la vita (0 la morte?) del paesaggio circostante. Si direbbero veramente partoriti, «omini e animali, dalla matrice dura, grigia, rocciosa delle montagne che, ad arco e in fondo alla pianura, si vengoilo coprendo man mano di una tenda gialla di sabbia. Se la pietra prendesse vita c questo corteo si mettesse in cammino, i cinesi non stupirebbero. I cinesi non hanno modo di stupire. I mostri, che circondano la loro esistenza nei villaggi sgretolali, sono più spaventosi di questi: della pietra hanno il cuore, l'implacabilità e lo sguardo. La polvere del caos Gli imperatori Hanno messo Questi giganti di pietra lungo la via che conduce alla soglia delle loro sepolture, uomini e animali fatti della stessa materia, feroci della stessa grinta, per allonta- direbbe in icerch io ospitano \ La ,lnìdl^ sottovoce> )ni mostra h troncìli rìir hanno preso strane !/°,'»f « tormentati dragoni e diavvoltolati serpenti. Ma forse è fa ossessioilé dell'elemento decorati-vo inscritto, ripetuto a profusionei'PccM,w ,a ,,e,,f,0 ìf1 sen 'dci dodM mausoie( „on nemmeno i corvi! »e»'' ììe!'n archivolti e nei piedistalli. Cercherete invano l'c/-i figie dell'imperatore: di lui solfnn-to il nome: delincato verticalmcn \te >" una precisione di caratteri \Mcolomci, oro su fondo azzurro, GU ",tri sm"ni dclìe tegole, c le lacche dei pilastri di legno, e ilJondo azzurro dei pavimenti han- "° 0,'"ìnl » colore delle /OffTiemorte- Salgo a quella che, ritualmcnte, è definita la Torre della e '" -Pianta del succedersi di rettangoli e di cortili che formano lt Mausoleo di un Imperatore mi \aVPaiono come il puro simbolo del- '" legge crudele, della legge pececcellenza. Intanto, ad aumentare quelpauroso incantesimo di solitudine disperata s'è addensato il «vento Hlan° », '« Peste di Pechino, il Ire- niendo soffio desertico che ne ini-mobilizza la vita. Prima dì lentir ne la violenza e il fiato, l'atmosfera è divenuta cupa: e la luce sinistra come durante un'eclisse. Sulla sfera del sole, che appare scompare senza raggi, scorre kk tendone uguale di sabbia, sempre più fitto. Respiriamo l'odore sfe-rile della creta, come in una 'or- nrice di mattoni: il disegno delk montagne si confonde, poi si crin- cella; un crepitio corrosivo sfioraJil contorno delle mura, sul cui ci- glio la sabbia si arrovescia a ondate. Sabbia del deserto di Gobi. ]?"' aialla di 9«e«a del Sahare trasportata dal ghibli, e impalpabile come una cipria. Ogni foglia. "^"' ramo, nel recinto della toni ba, sì patina in un momento di quel colore terreo: e al di là del muragllone di cinta, dove tutti i monticali fumano come solfatare. nomini, masi ri di pietra prendono vitei e voce dulie folate, occupali-do minacciosamente maggior san- zio. Intorno il paesaggio ha lo aspetto spettrale del Golgota e di Gerusalemme nelle pitture rfriprimitivi a sfondo della morte di Cristo! E ancora, questa, è l'ultima vi-sione della Cina. Invece di cancel-larla, la penombra azzurrina de.'vagone letto, l'insonnia, il fragoredel treno che ingoia la strada del la Manciuria. l'accrescono. MI pendi risentire l'odore di quella polvere in cui si confondono le ceneri dei grandi e piccoli morti, la 'totvere del caos che è la Cina. Vedremo se, in Giappone, fervono gli elementi della ricostruzione. Raffaele Calzini LA BARA DEL CINESE CHE RIMPATRIA: IN CONTRASTO COL TRENO ESPRESSO CHE UNISCE LA CINA ALLA MANCIURIA

Persone citate: Bier, Kwan, Raffaele Calzini, Sacchi, Viano