A PARIGI ci sono due versioni

A PARIGI ci sono due versioni A PARIGI ci sono due versioni Parigi, 7 notte. Il colpo di testa sovietico a Roma solleva un quesito primordiale: il governo francese, era o non era informato di quanto si tramava? La massonica Oeuvre scriveva stamattina che « a Parigi l'intervento russo era previsto da qualche giorno ». Tale versione sembrerebbe accreditata dalla circostanza che ieri sera Delbos aveva avuto al Quai d'Orsay un colloquio con l'incaricato di affari sovietico Hirschfeld. Informazioni attinte a fonte ufficiosa dal giornale di Doriot pretendono, invece, oggi che il governo francese ignorasse ogni cosa, e che l'avvenimento l'abbia tanto maggiormente sorpreso in quanto che, oltre al colloquio fra Delbos e Hirschfeld, un'altra conversazione aveva avuto luogo ieri stesso a Mosca fra l'incaricato di affari francese e il commissario aggiunto agli esteri. In nessuna delle due visite i rappresentanti di Mosca avrebbero fatto la minima allusione alla nota russa. A dire il vero il caso sembra incredibile. Sconcordanze Gli stessi fogli parigini incorrono infatti in contraddizioni significative. Se la Liberto sostiene che Hirschfeld e Delbos non parlarono della nota spedita all'Italia dal governo di Mosca, il collaboratore diplomatico di un organo del mattino, VExcclsior, scrive che i due uomini esaminarono insieme ie conseguenze del gesto di Mosca in rapporto con l'energica reazione provocata a Roma. La sconcordanza fra le due tesi è palmare. Se Delbns durante la visita del rappresentante sovietico ignorava il cclpo di scena, è impossibile che ne abbia parlato, e se ne ha parlato, è assurdo che l'ignorasse. Di fronte all'urto delle due versioni, la conclusione che si impone è che la Francia era a giorno dei fatti, ma che l'esito disastroso dell'iniziativa, e sopratutto la violenta irritazione manifestatasi a Londra, hanno consigliato al Quai d'Orsay di battere precipitosamente in ritirata procurando, nella misura del possibile, di separare le proprie responsabi'ità da quelle del compromettente alleato orientale. Si dirà che è assurdo supporre che la Francia tenesse bordone al ■ la Russia in una manovra il cui risultato più probabile sarebbe stato quello di creare gravi ostacoli a "ina conferenza indetta ir. gran parte in adesione ai desido-i francesi. Ma non dimentichianti che sino a pochi giorni addietro le speranze più ardenti coltivate negli ambienti del Fronte popolare erano quelle di vedere l'Italia rifiutarsi a intervenire alla riu nione. Quando si seppe che Roma accettava, le ninfe egerie del fi-' losoviettismo francese fecero il viso lungo. Fu allora che si pretese l'invito alla Russia. Senonchè Roma replicò immediatamente, imponendo l'invito alla Germania. Segreta speranza ? Diventato un convegno di Do dici Stati, la conferenza mutava aspetto e prospettive: invece di un conciliabolo ai nostri danni, atto a creare fra Roma e Londra malintesi irrimediabili, esso si annunciava come una onesta variante del Comitato Plymouth, al quile Mosca e Parigi non hanno perdonato i molti scacchi soffertivi. Fu allora, verosimilmente, che si pensò a lanciare la bomba della nota comminatoria. Se per tal mezzo si poteva ottenere che Roma e quindi Berlino si astenessero da; recarsi a Nyon, le sorti de1 l'operazione potevano trovarsi di punto in bianco ristabilite. Le prime reazioni della stampa francese ci provano quanto l'ipotesi sia fondata. Da questa mal. tina uno sforzo intenso viene esplicato, infatti, per convincere a pubblica opinione che l'Italia, offesa dalla nota russa, L>on parteciperà alla conferenza, come non vi parteciperà la Germania, mentre in pari tempo lunghi dispacci londinesi e gli stessi giornali proclamano ai quattro venti che l'Inghilterra non soffrirà indugi s che la riunione avrà luogo alla data prefissa, siano o no presenti le due Potenze autoritarie. Questa smania di vedere Italia e Germania assenti dal convegno di Nyon non è forse nella sua puerilità più eloquente di una confessione? Quel che precede si riferisce al movente del gesto sovietico e ai ■suoi retroscena effettivi. Passando ora all'atteggiamento ufficiale della Francia, ci affretteremo a rilevare che esso si riassume in una quasi unanime riprovazione dell'iniziativa moscovita. « Il meno che si possa dire del passo sovietico — scrive il « Temps » — è che esso è inopportuno. Tanto più inopportuno in quanto che proprio ora Francia e Inghilterra avevano invitato alla conferenza le potenze rivierasche del Mar Nero onde tener conto di tutte le suscettibilità e prevenire ; tutte le obiezioni. Fin da domeni1 ca sera, Mosca sapeva che l'Unio|ne soviettica era ammessa a parj tecipare ». «Il passo che esso ha fatto fare a Roma data invece da lunedì. ; Ora questo passo rischia di com; promettere il successo della riu' nione progettata ed è per lo meno strano ohe il governo sovietico abbia creduto di dover prendere una iniziativa cosi grave e cosi gravida di conseguenze politiche l senza consultarsi prima cor. le , due Potenze che hanno convocato | la conferenza e preparato iusie: me la sua organizzazione ». 1 L'organo ufficioso, nel -suo de. siderio di purificare Parigi da i ogni sospetto di complicità, dice anche di più, e aggiunge cioè che « è da sperare che a Roma e a Berlino la calma e il sangue freddo prevarranno sulle passioni scatenate », come pure che a Mosca si terrà conto che « nessuna disposizione dei patti e degli accordi vigenti potrebbe mai obbligare altre Potenze europe»; a intervenire in un'eventuale vertenI za italo-russa », accenno interessante in quanto sembrerebbe lecito dedurne che, tutto ben considerato, la Francia non si sente disposta, almeno nelle condizioni attuali, a diventaro il solda'o mediterraneo della Russia por tro¬ varsi poi sulle braccia anche la Germania. L'asse Roma-Berlino fa già sentire fortemente la propria virtù persuasiva. In quanto agli altri giornali repubblicani, eccezion fatta per gli organi del fronte popolare, i loro commenti non sono molto diversi da quelli del Temps. Doriot scrive ohe la nota di Mosca è una provocazione alla guerra «» che la Russia vuol creare della confusione per la paura di vedersi smascherata; il Journal des Debats, il Petit Journal, il Journal, VIntransigeant, l'Epoque accolgono la tesi italiana, che i sovieti abbiano tentato di silurare la conferenza. Tutti poi tradiscono un senso di malessere di fronte all' incognita costituita dalle mire misteriose del comunismo e al dubbio che alcuni almeno dei membri del governo francese ne siano gli agenti, diretti o indiretti. Intanto 1 contatti diplomatici con Londra continuano ininterrotti, e giovedì mattina un consiglio dei ministri esaminerà la situazione, circa la quale Delbos si è intrattenuto ripetutamente con l'ambasciatore Corbin, qui di passaggio. Ancora sul « C. 4 » Relativamente all' affare del sommergibile rosso « C 4 » importa rilevare che, proprio all'in'lrimani della visita di Hirschfeld al ministro degli esteri, un giornale della sera ospitava nelle sue colonne un breve, comunicato datato da Rochefort sur Mer, cosi concepito: «Informazioni da Roma, da Berlino e da San Sebastiano hanno indicato che il sommergibile governativo spagnuolo «C 4». attualmente in riparazione a Verdon alle foci della Gironda, sarebbe l'autore del tentato siluramento del cacciatorpediniere britannico « Havock ». Il raffronto delle date smentisce il fatto. Il k C 4 » è entrato nella Gironda il 28 agosto alle 7 del mattino, ora ufficialmente constatata dall'ammiragliato francese, mentre l'attacco all'« Havock » nel Mediterraneo ebbe luogo il giorno dopo ». Contemporaneamente al comunicato in questione che riprendiamo da Paris Soir, il Petit Parisien pubblica — strana coincidenza — una dichiarazione del capitano della nave avariata, dalla quale risulterebbe che il sommergibile venne colpito da un aeroplano nelle acque di Gijon. La versione che ci viene servita con tanto ritardo conferma i nostri sospetti più che non li infirmi. La data indicata nel comunicato di sapore ufficioso di cui sopra, non corrisponde infatti a quella che lo stesso Petit. Parisien Indicava nel suo numero del 4 settembre, in base al bollettino marittimo della Petite Gironde di Bordeaux. Quest'ultimo ebbe a segnalare con tutta la precisione desiderabile che il « C 4 » giunse a Verdon giovedì, 2 settembre, e non già il sabato precedente. La smentita cade quindi nel vuoto. C. P.