FARO DI PORT VENDRES di Curio Mortari

FARO DI PORT VENDRESFARO DI PORT VENDRES L'"interzona,, mediterranea - La Francia e l'Africa - Che cosa nasconde una etichetta rossa - Le petroliere russe (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) PORT VENDRES, agosto. Si possono ammirare le bellezze innegabili della Francia; ma non si può dire che, d'Estate, Port Vendres sia un posto ameno. Nascosta tra colline basse, arroventate, fulve come dorsi di sciacalli piuttosto che di leoni, Port Vendres evoca già l'Africa, il cui fiato belluino giunge a tratti, col vento del Sud. Per arrivare dalla stazione di Port Vendres al porto e alla città dello stesso nome, bisogna scendere rìpide scalette di pietra e seti tieri da capre, fra orti sitibondi e\ casette calcinate da un sole idra fobo. Infine ecco il panorama, curvato a ferro di cavallo intorno alle tranquille acque della cala. Panorama piatto, che si rileva soltanto nel gigantesco capannone della « Compagnia di Navigazione Mista Touache » e nel vicino grande albergo: — lusso magnifico ma pressoché inutile, entro questa atmosfera infernale. Tuff'intorno, fino alle punte e ai fari, girano caffè, magazzeni, casette. Odor di aperitivi, di verdure fràdice, di salmastro. Sensazione di tropicalità desolante ed eccitante insieme: — una sensazione commista di putredine e di esuberanza. Non so perchè io pensi, in questi momenti, al brivido argntissimo d'una lucertola, lungo una muraglia affocata. Psicopatia Ma basta con le descrizioni: vediamo piuttosto i significati. Che cosa significa infatti Port Vendres 1 Dopo Marsiglia esso è il secondo porto mercantile della Francia, specialmente in rapporto all'Algeria: 3Jf ore di viaggio, tanto per Algeri che per Orano. Data anzi la posizione di Orano (quasi ai confini del Marocco) Port Vendres sembra destinata a disservire il traffico della zona marocchina, come Marsiglia disserve quello dell'Algeria propriamente detta. Ma Port Vendres, a differenza di Marsiglia, non ha una tradizione: è una creazione di quest'ultimo cinquantennio. Prima dcll'SO gli Atlanti dell'epoca non la menzionavano affatto. Era un villag gio di pescatori catalanizzanti, an cara ignaro della propria fortuna. Port Vendres è dunque senza sto ria, anche se, sulle banchine del suo molo, sono piantati, culatta all'aria, i vecchi cannoni di ferro risalenti all'epoca di Suffrcn e dei vascelli. Ho usato per Port Vendres la parola «fortuna », nut nel suo si gnificato latino, non sempre otti mistico. Port Vendres infatti ha una apparenza pacifica, di buoni traffici (banane, arachidi, ecc., come si legge nei Bollettini commer ciali del giorno) ma la verità su questi traffici è un'altra... Port Vendres~, ho detto, non ha storia; ma attende di averne una. Questo centro portuario non rappresenta ancora una realtà; esso significa piuttosto un'inquietudine sul Mediterraneo. Questa città improvvisata è, in gran parte, la creazione di quella psicopatìa che per pili di un cinquantennio ha agitato la Francia ufficiale prima della Guerra mondiale, e l'ha ripresa ora in forme nuove e preoccupatiti. Si tratta di quella psicopatìa che ha spinto la Francia a fare della propria politica un romanzo giallo, popolato di spie, di trabocchetti, di macchinazioni; ma spesso, come i romanzi gialli, illogico e puerile. Questa psicopatia politica della Francia consiste nella paura di tutto, contro tutti. Paura degli eventi e dei mutamenti di ogni genere. Paura dei ne. mici e degli amici. Paura di trovarsi isolata e accerchiata. Paura sopratutto di essere tagliata fuori dai suoi serbatoi africani: Tunisia, Algeria, Marocco, Senegal. Ah, le comunicazioni marittime tra Francia e Africa! Questo è l'ossessionante problema. Di questo passo però si finisce col dare agli altri delle idee che non avevano, e si finisce anche col vedere attuati i propri incubi. Così si spiegano forse i patteggiamenti di vari governi francesi, patteggiamenti fatti anche col diavolo (rappresentato questa volta dal Mejisto sovietico) e magari anche coi vari Diavoletti di Cartesio, rappresentati da nazioni minori, agitantisi nell'orbita della co- stellazione rossa. Ecco quindi la chiave di Port Vendres, porto improvvisato dalle apparenze pacifiche, ma dalla realtà militare. — Esaminando infatti la rete dihlinee marittime che congiungono]drscmtcogusPort Vendres all'Africa, vediamo chiaramente che esse costituiscono una specie di « interzona » marit. Urna tra Francia e Africa settentrionale. Anzi questa « interzona» non ha anche l'aria di una specie di « linea d'arroccamento » marittimo, dietro la quale pullulano i serbatoi di contingenti africani, tanto invocati da noi in caso di conflitto? Ma se osserviamo ancor meglio la carta, scopriamo che questa « interzona » interessa in misura quasi eguale la Spagna. Quante cose si comprendono allora, in un solo batter di ciglio! E si finisce per capire addirittura, dal traguardo di Port Vendres, la ragione vera dell'interesse (rosso o ròseo che sia) dimostrato dalla Francia ufficiale nei riguardi della guerra di Spagna e il motivo vero per cui la resistenza dei « rossi », su tutto il litorale mediterraneo, dura da mesi, ostinatamente, disperatamente... Chi mi parla in questo modo è proprio un francese, uno di quei francesi che dicono pane al pane. Ma pur ragionando in modo superiore, questo francese non è immune dalla psicopatia collettiva cui ho accennato più sopra... Egli ammette quindi come la cosa più naturale del mondo che la resistenza dei « rossi » di Valencia e di Barcellona sia alimentata dalla Francia ufficiale. Ne fa anzi una questione di principio. — Dal punto di vista della nostra sicurezza presente e futura — egli dice — la cosa è logica Non vi pare? — ... purché non si tratti — ohbietto — del punto di vista di un miope. La Catalogna "testa di ponte,, Il francese si accalora: — Parliamoci chiaro — egli dice — e vediamo la realtà non attraverso la. retorica e le "oesie di Deroulède. Per rendere effettiva la propria sicurezza, la Francia ha bisogno di certe garanzie anche al di là delle sue frontiere. La Catalogna non e sempre stata per noi una « testa di ponte » contro mi pericolo- d'invasione futura f Questa « testa di ponte » non garantisce da questa parte, oltre la sicurezza- della nostra frontiera, anche quel certo prestigio egemònico che non soltanto la Repubblica, ma tutti ì grandi Sovrani di Francia, da Luigi XIV a Napoleone I, hanno cercato di mantenereT — Concetto imperialistico, allora! — Come credete meglio! Al Sud, la Catalogna; al Nord, la Biscaglia... — ... prima delle vittorie nazionali d'Irun, di. San Sebastiano, di Bilbao e di Santander. Il mio interlocutore francese si morde i baffi, si toglie gli occhiaci,ii deterge col fazzoletto e: — Infatti! sospira. — / tempi mutano. E anche le politiche devono seguirne il ritmo, specialmente quando sono di carattere eminentemente elastico e sopratutto difensivo come la vostra. he: questo programma d'alleanza Coi « rossi » s'identifica col vecchio — Per noi, infatti, è questione di vita o di morte. Bisogna quindi resistere a qualunque costo. Le nostre opinioni non devono essere considerate soltanto dal lato polemico. Meritano una più penetrante riflessione. L'ostinazione, l'accanimento della Francia- ufficiale o ufficiosa nel rifornire la Catalogna, Valenza e il Governo basco, ultimi baluardi della resistenza rossa, ha una logica. Interessi e civiltà — Quindi la parola « rosso » non sarebbe che un'etichetta! — Usate le parole che vi convengono meglio. La. verità è una sola. Certo è che si nota un fenomeno che sembrerebbe paradossa programma nazionalista e direi anche imperialista della Francia. I comunisti e i socialisti, tradizionali nemici della guerra, diventano oggi, in? virtù di- questa strana alchimia politica, i più accesi sostenitori del motivo bellico, veri e proprii « revanchisti »... — Può sembrare un successo di politica interna. Ma bisogna vederlo anche sul piano della politica estera! Non bisogna dimenticare che nel '70 al grido «A Berlin! » successe Sedan, e a Sedun la Comune... Non bisogna anche dimenticare che questo piano d'azione per la sicurezza della Francia e per le sue mire egemoniche non giustifica gli spaventosi massacri compiuti nel luglio e nell'agosto dell'anno scorso dai «rossi»; tanto i anno suorav oui «rwa»^ vurnivpiù quando a sostenere i « rossi » erano allora (e sono ancor oggi) paesi che predicano l'eccellenza della loro civiltà e dei loro ideali di pace... — / massacri di luglio e agosto ? Si può credere ancora che essi siauo stati compiuti ? Se volete credere a una persona che, come me, si è trovata, proprio in quel periodo nell'Alida lusia, appena abbandonata dalleorde dei«Dynamiteros » e dei « pi-stole.ros » di Madrid e di Barcel¬ lona! — Comunque — osseina il mio interlocutore con ironica sufficienza — questi avvenimenti sono ormai così lontani... — Non è una buona ragione per dimenticarli e per dimenticare che essi hanno determinato l'insorgere indignato di coloro che credono ancora negli ideali umani. L'esser riusciti (come è riuscita certa sor- dida stampa) a far obliare questapagina- indegna della stona urna na può costituire un successo — come dire? — d'abilità giornalìstica e diplomatica; ma non una giustificazione degli aiuti dati agli slessi massacratori... Il mio interlocutore tace. Ha capito che il gioco è stato smascherato. Non ha più ragioni, logicheo illogiche, da oppormi. Questo preambolo d'ambientepuò essere sembrato lungo ai micilettori; ma esso spiega Port Ven-dres, la sua attività portuaria, ilsuo traffico di armi e di materialeda guerra, il suo «caffè sovieti-co» i suoi arrabbiati bolscevichi,te minacce agli italiani che abita-no nel territorio, e tante altre co-se ancora. Port Vendres, porto chesembra essere stato frettolosa-mente disegnato sopra un foglio di taccuino, comincia a essere una realtà proprio oggi; una realtà da studiare attentamente, coi dati alla mano. Questi dati — dall'estate 1936, inizio della guerra di Spagna, all'estate 1937 — abbondano, anzi HhoccrtJto. Il traffico verso il fer¬ritorio ibeWco è stato ed è enorme: sopratutio per ria marittima. Gli stessi « rossi » jion si preoccupano ormai più di nasconderlo. D'altra parte bisognerebbe essere ciechi per non vederlo! Di quando in quando, non vie- ne, arrancando, a gettar le ancore nel porto un vapore da carico, colpito, silurato o inseguito da unità nazionali? II « Canarias », uno dei nuovi incrociatori di Franco, non pattuglia sempre davanti a queste acque? Un cacciatorpediniere francese non staziona forse nella rada, coi fuochi sempre accesi, pronto ad accorrere in aiuto dei piroscafi contrabbandieri in perìcolo f Di quando in quando echi di cannonate giungono, col vento, dal largo. Atmosfera di guerra! Se si potessero consultare tutte le « agende commerciali » di Port Vendres si troverebbero, ogni giorno, dati che non riguardano né il commercio degli arachidi, né quello dei tappeti algerini. Ogni giorno la popolazione portuaria di Port Vendres è, per cosi dire, all'affusto, gli sguardi rivolti al mare. Il traffico è più che mai intenso e palese. Il Re di danari D'altra parte non è soltanto una questione d'idee politiche, come vogliono far credere i puri del bolscevismo locale. Dietro questo gioco ideologico c'è il Re di Danari. Il truffico rende. Esso permette tanto agli avvoltoi del contrabbando, quanto alle maestranze del porto, di guadagnare lautamente. Si può mangiare, bere a- sazietà, fumare fino all'intossicazione. Che importa se tutto ciò avviene alle spese di migliaia di morti e di massacrati al di là della frontiera t Di questo stampo è l'«uma ni i - ■ - V . —, ! ^arismo >> di questa gente! Che tutto questo benessere sia poi superficiale, artificioso, che importa f Nessuna massa più di quella francese mi ha dato l'impressione di vivere alla giornata. I dati di questo traffico di guerra f Li potrete raccogliere a manate, nei caffè, negli alberghi, nei ritrovi. Li udrete citare perfino dagli anonimi che siedono presso il vostro tavolino, mentre bevete ], 1la b,rra- tal"' florilegio di que ste conversazioni: — Quelle navi che passano al largo sono evidentemente petroliere, dirette verso Ovest. La Imo marcia del resto è caratteristica. Procedono lentamente, quasi strisciando sul sedere, come cul-dejatte. Sono petroliere russe, cariche di petrolio dei pozzi caucasici. Migliaia di tonnellate di benzina sono cos'i affluite e affluiscono nei porti di Barcellona, di Valencia, di Almeno. Naturalmente \queaté „„,-i-cisterna sì anardano , ,_ bene dall'issare la bandiera sovietica. Sventolano di solito bandiere di repubbliche americane... E se un pericolo sì profila e c'è necessità di una sosta- sicura, ecco l'accogliente Port Vendres, che perfino di notte ammicca furbescamente ai timidi con l'occhio I <jej 3II0 faro —Dei nomi? Eccoli! Il luglio ' è approdato il piroscafo «Storni», 'così ribattezzato dopo essersi chiu\mato più ibericamente « Carmen ». ì Proveniva da Marsiglia con 260 ] tonnellate di benzina e casse di \ munizioni. Ci sono poi i viaggi del ] « Goulois »: una volta con 300 tonìnellàte circa di materiale bellico i vario; un'altra volta con 100 casse di maschere antigas, che furono \ scaricate proprio a Port Vendres. Xon saranno certo state inviate a noi... — E del « Fiuterò » che ne dite? Questo piroscafo è passateportando circa 150 tonnellate di prodotti chimici, destinati allafabbricazione di gas tossici. Z5ire-zione: Valencia. La pirateria hamutato evidentemente etichetta;ma è ogni più odiosa che ai tem-degli arrembaceli con sciabolacorta! Meno fortunato è stato a«Ciudad de Barcelona». Alcunicolpi bene aggiustati di una H«i/à nazionale lo hanno affondato al largo di Port Vendres. presso le coste iberiche. La stampa ufficiosa voleva polemizzare anche questa volta... Tanto, la nave era ormai in fondo alle acque! Ma quando si riuscì a recuperare il suo carico, si scoperse che consisteva in... casse di munizioni. — L'organizzazione in favore dei « rossi » ha continuato a intensificarsi fino all'epoca dell'offensiva di Brunete. Era stata creata perfino una Compagnia marittima ad hoc, la « Franco-Spaoiiola » con sede a Marsiglia e un agente a Port Vendres. Le navi battevano bandiera francese. — E conoscete il treno-merci che passa ogni mattina alle 9 per la stazione di Port Vendres? Materiale da guerra... A questo punto interrompo i miei interlocutori. Di treni di questo genere vi parlerò la prossima volta, da Ccrbère. Curio Mortari. I precedenti articoli dell'inchiesta di Curio .Mortari « Alla frontiera dei Pirenei» sono usciti nei numeri del 12, 19, 25 • 23 agosto. IU PORTO DI PORT-VENDRES