Il treno e la patata

Il treno e la patata Il treno e la patata Gusto e buon gusto sono parenti stretti. Il secondo, estensione traslata, ampliazione figurativa e spirituale del primo, e figlio simbolico di quel reale e concreto padre. Si dice « buon gusto », come regola di intelligenza e di vita, per via del senso del gusto, funzione propria al palato. E già questo dimostra la nobiltà di tale senso primario. Avere buon occhio, buon fiuto, udito sottile, avere tatto, sono lodi al paragone volgari o ambigue. Limitate imagini, implicano non so che associazione di scaltrezza, o di bassezza, o di banalità. Il gusto è qualità aristocratica fra tutte, che permea di sè le più sottili, elevate e complesse papille cerebrali. Non implica solo l'intelletto, ma l'anima; è cosa propria, anche, del sentimento. se zonNon posso concepire, e non credo che esista, un genuino conoscitore e amatore d'arte — dunque una persona di gusto •— che non sia golosa; a cui manchi «il gusto» per eccellenza, quello propriamente detto. Conoscitrice e amatrice appassionata d'arte, io sono gioiosamente golosa, in modo schietto, raffinato ed elementare. Perchè dovrei nasconderlo ? Non me ne vergogno; me ne vanto. Si, lo so: «la dannosa colpa d,ella gola... che s'altra è maggio, nulla è più spiacente ». Belle parole, e anche giuste. Ma chi parla di ghiottoneria? E' peggio di una colpa, è un peccato contro la levità, un peccato materiale e grossolano. E pur troppo, come dirò poi, si sconta in questo mondo. La golosità è tutt'altra cosa : un péché mignon, una grazia una squisitezza. Mangiate poco, ma bene. Del resto, Dante stesso, che usa quelle fiere parole, era certamente un buongustaio goloso. Lo provano gli aneddoti antichissimi, che già lui vivo, o poco dopo la sua morte, gli formano intorno quell'alone, in cui la persona di un grand'uomo si rifrange, un poco deformata, ma ingigantita ; e accentuata nei tratti essenziali. Buon mangiatore, alla Corte di Can Grande lo beffano come tale, ammucchiando segretamente ai suoi piedi le ossa spolpate di mezza tavolata, come avesse divorato tutto lui; con sottile motto, egli punge coloro che gli avevano ammannito un pesciolino di poco conto, e lo vuole grande; il carrettiere ve ronese, a lui buon intenditore chiede, quale sia il migliore boc cone, ed egli non disdegna di rispondere, una prima volta, l'uovo; e una seconda volta, l'anno dopo, suggerisce, per ot timo condimento, il sale. Anche nell'Inferno, tratta golosi con una certa indulger! za, compatisce affettuosamente alla loro pena (ciò gli avviene solo per i peccati di cui non si sente del tutto immune e assolto) e non sdegna di consultare Ciacco, quale cittadino savio, di buon consiglio e di alto animo, sulle sorti di Firenze, e le comparate virtù e demeriti dei contemporanei. Lo tratta e lo.ascolta, da uoirio di buon gusto « Ancor vo' che m'insegni, e che di più parlar mi facci dono ». Trovatene un altro, in tutto l'inferno, a cui il protervo Dante faccia l'onore di sollecitarne, con insolita deferenza, il giudizio ! Doveva essere un uomo straordinario, quel golosone del signor Ciacco. Mro Coallnacotatdedecildocoficl'Apopaluova25imtenpoto malpeciastcoinferitrtorisugediil buuAlla stregua di Dante modestamente, anch'io tengo in alta considerazione le uova. E non m'importa che traversino un brutto quarto d'ora, nella moda fisiologica attuale. Queste mode fisiologiche sono più volubili e labili che la foggia degli abiti femminili. Maniche corte, spalle quadre, o a rigonfi, durano più delle crociate prò o contro la carne, il crudo o il cotto. Preconizzo prossima la riabilitazione delle, uova nei nuovi figurini di alta scienza dietetica. Del loro periodico avvento, è bene tenere conto — ma non troppo. ^ , Il vero buongustaio è eclettico, versatile e spregiudicato, animato da quell'amore della cultura, da quella disinteressata avidità di sapere, che sono fonte di tanta gioia, edificazione, consolazione. Chi ha delle curiosità, ha delle intelligenze e dei piaceri; non si annoia e non è noioso. Il vero buongustaio, non occorre che sia ricco. Molti ricchi hanno un palato ottuso dalle salse e dalla consuetudine. Il vero goloso può essere popola : no : è, comunque, un artista, innanzi al quale tutte le cose sono uguali, e tutte diverse, ognuna secondo la sua generazione. Non vi sono cibi stupidi, vi sono stupidi modi di cucinarli. Qualsiasi cosa a me piace, purché ottima nel suo genere: la polenta e il caviale, il manzo alesso e la pernice, ciascuno nella sua gerarchia. Il rango dinastico del tartufo, o gloria del Piemonte! profumo di Alba, fragranza della fondila! è indubbiamente sovrano. Ma non è degno della regalità chi non re- qudorafel'zicagddtrFnletaacmddflvgntinsdileQbsladcttscsdspsmt—rpddpdvgèmmtcgmcentidplcllnzdU ealmente la tiene. Nobiltà obbliga. Perciò, se il tartufo è solanto mediocre, io ho il coraggio di preferirgli un'ottima paata. Un contadinello in piena forma vale meglio di un principe squalificato; e un vestito di cotone ben tagliato ha più classe di un velluto stinto, raffazzonato dalla sartina. Non a caso nomino la patata. Molte cose squisite ci vennero d'oltre Oceano, Cristoforo Colombo è responsabile di un allargamento di orizzonti culinari, quale, prima di lui, solo le conquiste romane avevano portato, dall'estremo settentrione delle ostriche inglesi, all'oriente delle spezie asiàtiche. Pesche, ciliegie, albicocche, tutto il mondo delle frutta, che' per i greci consisteva principalmente nel fico, fu esteso dall'Asia. Ma l'America ci donò il tacchino, il pomodoro, il fagiolo, il mais, la patata; e per ultimo, e in primo luogo, il tabacco, la'voluttà nuova del fumo. In questi giorni, 25 agosto, ricorre un centenario importantissimo: il primo centenario della patata rigonfia, la potutile de terre sotifflée, dorato e croccante orgoglio delle mense parigine. Come per la maionese, legata all'assedio di Magonza; come per il pollo alla Marengo, associato a Napoleone; anche questa memorabile invenzione va connessa a una data storica, la inaugurazione della prima linea ferroviaria in Francia, tra Parigi e Saint Germain. « Viene il treno », e il cuoco del banchetto, che doveva festeggiare l'arrivo del nuovo mostro, con i suoi personaggioni ufficiali, frigge le patate. « No, vi è errore di orario, non arriva ancora », e il cuoco ritira le patate, che ributta nell'olio bollente più tardi. Come il pomo di Adamo, e uello di Newton ; come il 'pen- Ud(atnoral'acosmgdimtichStoVtagndingCpmaddsLn a , o l a i a — e i è n l : o a . e, : o l a, è - quell dolo di Galileo, eccetera eccetera, salutiamo così il caso, che feconda felicemente la scienza, l'esperienza, l'arte e. l'osservazione degli uomini. Ciminiera sbuffante, trenino a carrozze aperte, come le diligenze, con le panchette e le tende di colore svolazzanti al vento della velocità (ben 15 chilometri all'ora); caro trenino Luigi Filippo, caffettiera ritagliata nello stagno, antenato di tutte le nostre vertigini, e della patata soufflée, che portasti sulle ali del tuo fumo impennacchiato ! Si festeggia in questo momento anche il quadricentenario dell'inventore della marmellata di ribes sgranellato, industria florida, che molta gente fa vivere nel lavoro, e molta rallegra negli ozi. Prodigio, l'umanità si metterebbe a essere grata a chi.la benefica? Una cometa passeggia, a me invisibile, per il diletto e il disturbo esclusivo di un centinaio di astronomi, essi soli, in tutto il pianeta, muniti di competenza e lenti sufficienti per godersela. Quella cometa attraversa le orbite della nostra, oppure di chissà quale, remotissima, altra galassia, a inconcepibile distanza di milioni di anni-luce. Quella cometa, se pure esiste, nelle sue traiettorie capricciose, che perturbano l'onesto tran-tran dei soli e delle congiunzioni cosmiche, mi reca il gran beneficio di sconvolgere alquanto le leggi del creato a noi note, scuotere sugli arrugginiti cardini la troppo fiduciosa sicumera dei mezziscienziati, preparare forse il germe di una verità — o di un'ipotesi ingegnosa di scienza nuova — che durerà quello che durerà, per dare filo da torcere ai professori e agli allievi, i quali dovranno disimparare le precedenti'ipotesi accreditate, e impararla per disimpararla, quando verranno una cometa, o una verità più nuove, lucenti e ingegnose a detronizzarle. Una nuova ricetta di cucina è meno importante di quella cometa per la grande stella Sirio; ma che cosa fa, che cosa importa poi, la grande Sirio, alla piccola terra? La ricetta di cucina m'insegna delle leggi, umane, terrene, ma certo anche celesti, morali e cosmiche, molto più importanti, e universali. Ahimè, insegna che nulla si dona, che tutto costa fatica e redenzione. Anche la gioia innocente, sana, lecita e onesta del ben mangiare — una delle poche gioie accessibili agli isolati, ai vecchi, ai solitari — non ci viene regalata. Quello Shylock implacabile della natura ce la fa pagare a libbre di carne. E non vi è barba di doge di Venezia che da simile contratto di dare e avere possa assolverci. Un occhio al piatto della portata, e uno al-piatto della bilancia. La vita di noi donne moderne, altro che le tragedie lagrimose del romanticismo ottocentesco, si aggira nelle ansie di questo folgorante dramma a ripetizione. Sorelle negli affanni della linea, consorti nel brivido della minaccia, quante capriole, flessioni ed espiazioni ginnastiche in più, domani, per ogni ricetta nuova gustata in più, quest'oggi? Che spietata ragioniera, la vita ! E non vi sono sofismi, né cavilli speciosi per imbrogliarla ; non lusinghe di grazie e sorrisi, per placarne, ammansirne le addizioni. Margherita G. Sarfatti uappvsmpgBg«edsvlcas

Persone citate: Cristoforo Colombo, Luigi Filippo, Newton, Sarfatti

Luoghi citati: Alba, America, Asia, Firenze, Francia, Parigi, Piemonte, Saint Germain, Venezia