Sullo schermo del Lido di Mario Gromo

Sullo schermo del Lido Sullo schermo del Lido «ELEPHftNT BOY,, di fla* herty, e un film giapponese o 0 1 r l ì r e ì ì a e ; , e l o e , o l o , . e , , , a o : 0, si f. di ed e oouo a oue uà, a ra ». a vi il age li eule e li e. oel ci ore iarnle di di (DAL NOSTRO INVIATO) Venezia, 30 notte. Ed eccoci a Elcphant Boy, l'ultimo film di Robert Flahcrty, il poeta dell'Uomo di Arati, Dopo che l'epico poema cinematografico gli aveva dato i premi che sapete, questo artista orgoglioso e scontroso, a un banchetto offertogli a New York ebbe a dire in un brindisi: «New York: quale meraviglioso film si potrebbe creare; andando alla scoperta di questa giungla di ferro e di pietra, dove la lotta per la vita è ogni giorno mortale ». La scortesia era pari alla sincerità; e se ebbe molti applausi, il film della metropoli, cosi come all'artista era balenato, si ridusse poi a star cheto, chissà fra quanti altri progetti. Ora Flaherty è andato alla scoperta della vera giungla, di quella indiana, e come guida si è preso Kipling, che il film è tratto da « Tomai degli elefanti >. Ha detto egli stesso: «In Nanuk, nell'Uomo di Aran e In Elephnnt Boy io ed i miei collaboratori abbiamo cercato di cogliere il cuore della realtà che volevamo rappresentare, e per questo siamo andati nei tuguri degli Individui che avevamo prescelti — esquimesi, isolani di Aran; indiani — e abbiamo fatto di loro, del loro ambienti e degli animali che 11 circondavano, le « stelle » delle pellicole realizzate. In Elephant Boy vi è una trama, interpretata anche, da attori inglesi; ma i veri protagonisti sonò la giungla, gli elefanti e il ragazzo indigeno ». Il film ha parecchi episodi che sono certo le pagine più belle di tutta questa Mostra, e tra le più significative del Cinema di questi ultimi anni. La vicenda è semplicissima. Tomai, un ragaz zetto di dodici anni, vive nella giungla con suo padre. Il suo mi gllore amico è Kala Nag, un eie fante centenario. Un cacciatore organizza una spedizione, alla quale sarà aggregato anche Kala Nag; e il piccolo Tomai ottlenj di non separarsene. La spedizione si addentra nella giungla. Il padre di Tomai 6 ucciso da una tigre. SI vorrebbe allontanare il ragazzo; ma Kala Nag, insofferente del nuovo guardiano, lo atterra. Per evitare la condanna del bestione Tomai fugge nella giungla con Kala Nag; e lo si ritrova soltanto dopo quattro giorni di ricerche affannose. Il fanciullo ha visto, quella stessa notte, un grande branco di elefanti selvaggi, quello che la spedizione invano perseguiva da settimane. Il branco è catturato; e il ragazzo, più che mal felice con il suo fedelissimo Kala Nag, si chiamerà per ricompensa, da allora in poi, « Tomai degli elefanti », 11 sopranome che già era stato di suo nonno, il miglior guidatore di elefanti che la giungla ricordi. Quello che sullo schermo appare ha ancora un profumo di Kipling, 11 che non guasta affatto; ma è sovente di uno schiettissimo Flaherty. Il mattutino bagno degli elefanti, le visioni notturne del ragazzo nella giungla, gii echi che si ripercuotono per le radure, il branco costretto al guado d'Un fiume, sono gli episodi migliori del film, pagine d'un grande artista; ed in queste ancora predominano Tomai e i suoi duetti con Kala Nag, L'agile gracili tà del fanciullo, questa statuina di bronzo che In Sabu ha un nativo, adolescente grande attore, si contrappone e s'unisce al rugoso pachiderma centenario, immane gigante sempre docile a qualsiasi cenno del suo piccolo amico-padrone; con qualche trovata che ha le sue origini nel Circo equestre ma che qui giunge all'autentica poesia (Tomai dorme, -ricoperto di foglie, ai piedi di Kalu Nag; al mattino questi lo sveglia, dapprima scostando le foglie, e scuotendolo poi dolcemente, con la proboscide: giungla materna). Sono tutti elementi ripresi da un acutissimo osservatore, e trasfigurati poi da un montaggio the arriva alla vera e propria composizione. Tuttavia qualche elemento intruso s'insinua. Comparse visibilmente truccate, episodi rifatti in studio, Illuminazioni sommarie si denunciano tra le quinte. La assoluta purezza dell'Uomo di Aran ha dovuto qui piegarsi a più d'una concessione; -come in certi casi il tema forse esigeva, come in altri, però poteva suggerire il pensiero d'un successo sicuro. Anche Flaherty si tradisce? Il suo film è semplicemente mirabile in molti e molti episodi; ma ne affiorano qua e là alcune incrinature che non vorremmo dover considerare del sintomi. Al pomeriggio s'era avuto Lri luna sulle rovine, un film giappo- nLpsac«tappbggilCcsIlidpgIsusmettdMepsNsrnHnBsicAptdsdnSCntnscdip«mqCsc a à a e e nese diretto da Keisuke SasaW. Lento ed ingenuo, talvolta d'un profumo che emana dalla sua stessa ingenuità, ha parecchi istanti commossi, ispirati dalla canzone «KÓJ6 No Tsuki» di Taki Rentaro, un giovane musicista giapponese morto nel 1930. Musica pregevole, anche se con strani timbri pucciniani; ed alcuni paesaggi e alcuni particolari d'ambiente giungono all'atmosfera. I corti metraggi della giornata: il polacco Tre studi, variazioni su Chopin, dagli esempi d'un Fieschinger e d'un Vuillermoz; un disegno a colori della Paramount; e Il mistero della vita, un altro bellissimo film scientifico tedesco, dedicato alla fecondazione, con sorprendenti riprese microcinematografiche. Mario Gromo I Mid fi

Luoghi citati: New York, Venezia